XVIII.
Of
Guardians and Gifts
«Sirius!»
«Harry! Allora non mi hai abbandonato!»
Il sorriso non scomparve dal volto del quindicenne, si
attenuò appena. «Perché avrei mai
dovuto? Sono così felice di averti trovato! Credevo...
credevo...»
Sirius gli restituì
il sorriso. «Che non mi avresti mai più
raggiunto?» gli suggerì, in viso la solita smorfia
divertita.
Harry
raggelò seduta stante. Aveva già visto quella
scena, già udito quelle parole.
E quello
di certo non era il vero Sirius. Non poteva essere.
Sirius
era in un letto dell'infermeria, comatoso e in pericolo di vita.
E lui...
lui era solo.
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Harry
respirava sempre più a fatica, anelando per l'aria come un
naufrago in procinto di annegare. Dalla sua gola fuoriuscivano solo
rantoli disperati, mentre la sua testa pulsava di un'agonia causata dalla
cicatrice in fiamme e rimbombava di una voce non sua.
«Il ragazzo è mio,
Severus,» Harry udì se
stesso formulare le parole, incapace di controllare i propri convulsi
movimenti, «non hai altra scelta che quella
di distruggerlo...» Un freddo
glaciale si impossessò del giovane, che si dimenò
ancora di più nel disperato tentativo di liberarsi dell'entità mostruosa nella sua testa.
«Legilimens!»
Il ragazzo
avvertì una seconda presenza nella sua mente, la stessa che già altre volte aveva accolto nel proprio
inconscio e che Harry riconobbe subito, nonostante lo stato di
smarrimento in cui si ritrovava. Il terribile vuoto che aveva sentito
dentro di sé fino a quel momento fu presto colmato da una
serie di memorie che il giovane aveva quasi dimenticato di possedere.
...
Ricevere Edvige in regalo da Hagrid...
... L'incontro con Ron ed Hermione sull'Hogwarts Express...
... La prima volta su una scopa...
... La promessa di Sirius che sarebbero andati a vivere insieme...
... Stringere tra le mani la
lettera scritta da sua madre tanti anni prima...
«Controlla le tue emozioni e
occludi la mente!»
Eccola, infine, la sua
ancora di salvezza.
Harry si
aggrappò a quella voce amica con tutte le proprie forze;
allo stesso tempo, percepì Voldemort gridare dalla rabbia e
- per un attimo - l'agonia esplose più forte in lui, come se
potesse sentire anche ciò che l'altro stava patendo
- prima che una mano gli stringesse una spalla
così forte da far sparire ogni traccia del dolore appena
sperimentato, come se qualcuno lo stesse sottraendo alla morsa del
mostro e stesse cercando di guidarlo nuovamente verso la ragione. La
folle e cieca ira che aveva provato fino a poco prima scomparve,
sostituita dai sentimenti che lo legavano alle persone a lui
più care.
«Stupido! Non potrai sfuggirmi per
sempre... alla fine perirai, come tutti gli altri...»
Il
ragazzo sentì la presenza della propria nemesi via via
allontanarsi, abbandonare il suo corpo e la sua mente, fino a che
respirare smise di essere doloroso. L'angoscia prese a diradarsi
così come la nebbia che aveva obnubilato la testa del
quindicenne fino a quell'istante.
«Harry,»
pronunciò una voce vicina a lui, e il giovane
poté percepirne tutto il sollievo di cui essa era impregnata.
Faceva
ancora così freddo. Il Grifondoro avvertì
qualcosa di caldo avvolgersi attorno a sé nel momento in cui
riemergeva completamente dalla terribile visione di Voldemort che si
impossessava della sua mente e tornava ad avere controllo delle proprie
facoltà sensoriali. Piton era accanto a lui, trattenendolo
in una posizione seduta mentre con l'altra mano manteneva una coperta
ben stretta attorno al suo corpo.
«Non
voglio rimanere solo,» sussurrò tremante il
giovane, in un filo di voce.
«Non
succederà mai,» rispose immediatamente l'uomo, in
tono deciso e rassicurante, andando inconsciamente a rafforzare la
presa sulle spalle del ragazzo, come a rimarcare ancora di
più le proprie parole. «Te lo prometto,»
aggiunse, nascondendo anche le ultime tracce di paura che aveva provato
alla vista di quel terribile spettacolo dietro alle proprie barriere,
in modo da dare forza al giovane.
Harry
affondò il viso contro la veste di Piton, lasciandosi
avvolgere dallo stesso aroma che lo aveva già confortato una
volta. Ora che ci pensava, poteva riconoscerne le fragranze: cannella e
chiodi di garofano. Il ritmico e basso tum tum emesso dal
petto dell'uomo contribuì a produrre un effetto calmante sul
ragazzo, cullandolo come un piacevole mantra finché la sua
respirazione non prese lentamente a regolarizzarsi.
Benché non avvezzo a simili effusioni, Severus lo
lasciò fare, attendendo che Harry fosse del tutto rilassato
contro di sé prima di aprire bocca per parlare. Peccato che
un arrivo imprevisto non gli diede il tempo di proferir parola.
«Severus,»
la voce di Silente suonò quasi sorpresa di fronte alla scena
che si ritrovò davanti non appena varcata la soglia
dell'Infermeria.
Harry
avvertì Piton irrigidirsi leggermente, come se fosse stato
colto in flagrante.
Questo sì che si
chiama 'tempismo', vecchio... maledisse il Pozionista
nella propria testa, e apprezzò il fatto che Harry si mosse
per primo per sciogliere l'abbraccio, come intuendo il disagio
dell'uomo.
«Credevo
di averti suggerito di rispettare le volontà
dell'Ordine,» proseguì il Preside, dopo un attimo
di incerto silenzio. Harry scorse i suoi occhi brillare di una luce
soddisfatta, cosa che non poteva stonare di più con il tono
serio che il vecchio mago stava usando.
«Potter
ha appena ricevuto un altro attacco,» disse Piton con voce
neutra, voltandosi verso Silente e inarcando un sopracciglio.
«Se non fossi stato qui, mi spieghi come avrebbe fatto Poppy
a gestire la situazione da sola?»
Silente
fissò i propri occhi azzurrini sul giovane Grifondoro, che
ricambiò. «È così
Harry?»
Il
ragazzo annuì, ma smise subito per non farsi male.
«Il professor Piton mi ha aiutato,» disse, con
quanta più voce ferma possibile, sottolineando l'ultima
parola con particolare enfasi, «Voldemort non si aspettava
che avrebbe usato la Legilimanzia per contrastare la sua
possessione.»
«Albus,
dobbiamo parlare immediatamente,» disse Piton, facendo per
alzarsi, prima di essere costretto ad afferrare la sedia per non
vacillare.
«Severus,
stai sanguinando,» osservò Silente in tono grave,
avanzando verso di lui in modo da valutare ciò che stava
accadendo.
Harry
notò con crescente paura che la veste attorno al braccio
sinistro di Piton gli si era letteralmente incollata addosso, fino ad
inzupparsi del sangue che ora poteva chiaramente veder colare dalla
manica bianca a terra - sul pavimento di pietra -, in quelle che
apparivano grosse e dense gocce cremisi.
«Non
è nulla,» disse immediatamente Piton,
allontanando la mano di Silente da sé e nascondendo il
proprio braccio dalla vista di Harry. Il ragazzo immaginò la
quantità di dolore che l'uomo doveva celare in quel momento
per apparire così calmo e indifferente; l'unico segnale
tangibile di quello che stava patendo, a parte il sangue, era il
sottile velo di sudore che aveva iniziato a imperlargli la fronte.
«Ho solo bisogno... di riorganizzare la mente...»
Severus
si chiese perché avvertisse solo ora gli effetti causati
dall'essersi immerso nei pensieri di Potter, e quindi anche di
Voldemort, durante il tentativo di possessione del ragazzo. Che prima
fosse troppo occupato a badare al Grifondoro per accorgersene?
«Professore,
dobbiamo fare qualcosa!» esclamò Harry angosciato,
rivolgendosi a Silente dato che Piton sembrava ostinato a fare finta
che nulla stessa accadendo.
«Concordo
con te, Harry. Severus,» disse il Preside, costringendo
l'altro mago ad accettare la presa sul suo braccio sano.
«Perché non ti risiedi così che possa
dare un'occhiata al tuo braccio...?»
«Non - qui -
Albus,» pronunciò il Pozionista con irritazione
crescente. Possibile
che il vecchio non capisca? Per nessuno motivo avrebbe
mostrato il braccio nelle condizioni in cui sapeva essere davanti ad un
già sufficientemente traumatizzato Potter.
«Come
preferisci,» sospirò Silente, prima di chiamare
Madama Chips perché stesse con il Grifondoro e li avvisasse
in caso di un altro attacco. «Harry, tornerò
presto ad accertarmi delle tue condizioni, ti lascio nelle ottime mani
di Poppy.»
«Professore...
starà bene?» Harry non poté fare a meno
di chiedere, cercando di non ricadere nel panico che la vista
scioccante di prima gli aveva procurato.
Severus
si voltò leggermente verso di lui, prima di uscire
dall'infermeria. «Non sono ancora sul mio letto di morte,
Potter, puoi stare tranquillo,» rispose, arricciando le
labbra nel suo solito ghigno beffardo. I loro occhi si
incontrarono in quel frangente. E
ricordati che non sei solo, gli comunicò,
sforzando ancora una volta la connessione mentale, nonostante il
terribile mal di testa che stava prendendo piede.
La luce
riconoscente nello sguardo chiaro di Harry gli fece capire che il
giovane aveva afferrato il concetto.
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«Stai
ancora cercando un modo per rimuovere il Marchio, Severus?»
L'Esperto
di Pozioni lanciò al Preside un'occhiata obliqua.
«Ho smesso di farlo diversi anni fa, Albus, dovresti saperlo
ormai,» rispose, seccamente, mentre continuava a dedicarsi
alla medicazione. «Mi serve per ricordare--»
«--non
ne hai più bisogno, Severus. Così come non ne hai
più bisogno per fare penitenza,» disse Silente.
Severus
grugnì, chiaramente contrariato. «Non esistono
metodi magici, Albus, almeno che tu non stia offrendo l'amputazione del
braccio come soluzione,» tagliò corto, tamponando
sulla ferita esposta, «in tal caso, preferirei mantenere
entrambi gli arti per non essere costretto ad abbandonare anche
l'ultima delle mansioni rimastemi.»
«Lieto
di sentire che il tuo senso dell'umorismo non sia cambiato,
Severus,» offrì Silente, con un lieve sorriso.
«Tuttavia, considerando quanto tenessi al tuo lavoro di spia,
devo dire che sono rimasto positivamente sorpreso che tu non stia
rimuginando sulla sua perdita,» osservò, mentre
con un gesto della bacchetta faceva sparire i bendaggi insanguinati,
«deduco che tu abbia trovato un'altra ragione per--»
«Oh,
risparmiami le tue lezioni, Albus,» interruppe Severus, che
non era dell'umore adatto per simili discorsi,
«sì, io e Potter siamo arrivati ad una convivenza
sufficientemente civile da sopportarci a vicenda, immagino che questo
fosse il tuo obiettivo fin dall'inizio, per cui tanto di cappello,»
sbottò aspramente. «Ora, credevo fossimo qui
proprio per parlare del tuo prezioso Ragazzo d'Oro, e non di una mia eventuale
rivelazione mistica.»
Silente
sollevò le mani in segno di resa. «Sono solo
contento di vedervi andare d'accordo, Severus, tutto qui. Ho sempre
pensato che tu ed Harry aveste potuto trovarvi sotto diversi punti e,
per quanto avrei preferito che nessuno di voi attraversasse le
terribili esperienze dei giorni scorsi, sono convinto che sia proprio
grazie a queste che il vostro rapporto si sia rafforzato ancora di
più,» si limitò a spiegare.
«Ora, parlando di quanto accaduto oggi...»
«Potter
pensa di essere trascurato,» disse Severus, arrivando subito
al dunque, «e temo che l'attacco subito quest'oggi sia
collegato con il suo umore particolarmente depresso. È
evidente che il Signore Oscuro stia sfruttando le sue emozioni negative
per penetrare nel suo subconscio e portarlo alla follia. Vuole farlo
sentire abbandonato, inutile... non all'altezza di se stesso.»
Silente
parve pensarci su per diversi istanti. «Questo spiegherebbe i
suoi recenti attacchi d'ira,» commentò,
«il giovane Ronald Weasley, per esempio, ha lasciato il mio
ufficio tramite Metro-Polvere con aria tutt'altro che... allegra, dopo
la visita al suo amico.»
«Dubito
che la permanenza in infermeria migliorerà l'umore di
Potter,» aggiunse Severus, casualmente, mettendo da parte
l'Essenza di Dittamo e dedicando la propria attenzione a spalmare
l'unguento adatto ad alleviare il dolore del Marchio. «Essere
costretto nella stessa stanza vuota - all'infuori del suo padrino in
stato comatoso - per diversi giorni, non può che continuare
a nuocere alla sua salute mentale.»
«Cosa
suggerisci dunque, Severus?»
«Ho
proposto a Potter di dargli lezioni private,»
continuò l'uomo, con aria perfettamente indifferente.
«Sembra intenzionato ad imparare come si sopravvive nel mondo
magico, e non solo ad improvvisare qualche incantesimo in un momento
fortuito, come invece è avvezzo fare. Sarebbe un vero
peccato deludere le così
alte aspettative del pedante
marmocchio a causa di una presa di posizione negativa da parte
dell'Ordine...»
«Oh,
Severus, puoi anche abbandonare la recita.» Silente dovette
trattenere una bonaria risata, cosa che non gli risparmiò,
tuttavia, un'occhiata fulminante dall'Esperto di Pozioni.
«Ormai anche le mura sanno che Harry ha un talento naturale
nel fare breccia nei cuori delle persone. E sai bene che mi fido
ciecamente di lasciarlo nelle tue mani; lo stesso non si può
dire, invece, del resto dell'Ordine.»
«Non
ho la minima idea di cosa tu stia insinuando, Albus,» disse
Severus, senza battere ciglio di fronte ai precedenti commenti
dell'uomo. «E non m'importa di quello che dice
l'Ordine,» insisté, «È Potter
stesso a dover decidere del proprio futuro.»
«Molly
Weasley potrebbe obiettare che Harry sia solo un ragazzo, per giunta
minorenne,» gli fece notare Silente.
«Quella
donna ha fin troppe teste rosse a cui badare, ha davvero bisogno di
aggiungere anche un
povero,
piccolo Calimero nel suo nido?» rispose
immediatamente Piton, inarcando un sopracciglio. «E da
quando, esattamente, Molly Weasley può considerarsi custode
di Potter, in ogni caso?»
Il
silenzio che ne seguì fece dedurre a Severus che Silente
stava riflettendo su quanto gli era appena stato detto, come colto da
un'improvvisa illuminazione. L'uomo dai capelli corvini quasi temeva di
chiedere al Preside il motivo di quello scintillio dietro agli
occhialetti a mezzaluna, poiché - di solito - esso non
portava mai a qualcosa di buono. Almeno per lui.
«C'è
solo un modo per essere certi che tu non sia estromesso dall'Ordine e
che ti si vieti di interagire con il ragazzo, anche solo come
insegnante,» Silente lo guardò intensamente,
preparandosi a esporre la sua idea: «Dovrai diventare il
guardiano di Harry, Severus.»
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Harry
fissava quel poco che riusciva a vedere dalla finestra accanto al suo
letto, completamente incurante della posizione scomoda a cui aveva
costretto il proprio collo per diversi istanti. La sua mente era
immersa in pensieri tutt'altro che piacevoli.
Per esempio, il fatto che Piton sarebbe stato torturato a distanza tramite il
Marchio - per causa sua
- non sembrava volergli dare tregua. Possibile che non ci fosse un modo
per liberarsene? Non
credi che Piton lo avrebbe già fatto se fosse
così semplice, Harry? Ma prima era diverso.
Prima Piton doveva essere costretto a fingere la sua parte con
Voldemort, a fare il doppio-gioco...
Possibile
che l'Ordine volesse sbarazzarsi di lui ora che non sarebbe stato
più utile?
Harry
sospettava che dietro alla proposta dell'uomo di fargli da mentore
nell'addestramento ci fosse l'intenzione di avere ancora uno scopo
all'interno delle loro schiere. Il ragazzo tentò di
accantonare quel pensiero scomodo e di concentrarsi sui lati positivi
che Piton aveva rivelato fino a quel momento.
Il
giovane di certo non immaginava che l'uomo potesse starsene con le mani
in mano mentre altri combattevano perché la guerra cessasse.
In un certo senso, almeno in questo, lui e Sirius si somigliavano
parecchio. Il coraggio che Piton aveva dimostrato nei lunghi anni
impiegati come spia doveva pure significare qualcosa. Come poteva
l'Ordine dimostrarsi così irriconoscente nei suoi confronti,
dopo tutti i rischi che l'uomo aveva corso per portare loro
informazioni di vitale importanza?
Harry
scosse la testa. Tutto si sarebbe aggiustato senz'altro. Silente non
avrebbe mai permesso che Piton fosse consegnato al Ministero.
Quello che ancora non
sapeva, era come
il vecchio mago sarebbe riuscito nel proprio intento.
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«Credo
che tu abbia seriamente picchiato la testa, Albus, sicuro che non serva
un incantesimo diagnostico?»
«Posso
assicurarti di non essere mai stato meglio, Severus,» rispose
Silente, con un ampio sorriso. «Sai bene che non è
cosa rara che ai giovani maghi - specialmente se orfani - venga
assegnato un guardiano magico che si occupi di loro fino
all'età adulta.»
«Potter
ha già un padrino, Silente, o lo hai forse
dimenticato?» ribatté acido Severus, serrando la
presa sui braccioli della poltrona a cui era seduto. «E
l'ultima volta che ho controllato, Black era pur sempre magico... se
così si può dire,» aggiunse, storcendo
leggermente il naso nel parlare del suo rivale.
«Nelle
condizioni in cui Sirius versa, temo che nessuno possa appellarsi al
suo status di padrino,» rispose Silente. «E i due
ruoli non coincidono esattamente.»
«Perché
diavolo l'Ordine dovrebbe accettare me, come nuovo
guardiano per Potter?» Severus non sapeva se ridere o
piangere. «Hai immaginato cosa succederebbe se la stampa lo
venisse a sapere? Perché lo verrà a
sapere quando andremo davanti al Ministero per le pratiche da sbrigare.
Pensa ai titoli, Albus! Mangiamorte
pentito prende il Ragazzo Sopravvissuto sotto la sua ala.
Per non parlare del Signore Oscuro, scommetto che non vedrà
l'ora di poter prendere due piccioni con una fava non appena
saprà della lieta
novella!»
«Severus,
vorresti calmarti un istante?»
Piton lo
fulminò con lo sguardo. Odiava quello scintillio negli occhi
azzurri del Preside. Il motivo per cui il vecchio mago sembrava trovare
estremamente
divertente tutta quella storia andava oltre la sua immaginazione.
«Penso
che tu stia semplicemente esagerando,» proseguì
Silente, posandogli un amichevole mano sulla spalla. «Nessuno
deve necessariamente sapere che tu sei il nuovo guardiano di Harry.
Faremo in modo di avere un Custode Segreto e la notizia sarà
condivisa esclusivamente con i membri dell'Ordine più
vicini. Tutto ciò di cui avremo bisogno sarà fabbricare i
documenti necessari che servono a provare il nuovo rapporto di
parentela tra te e Harry--»
«Oh,
quanto Serpeverde da parte tua, Albus,» lo prese in giro
l'altro uomo, con finta aria di rimprovero. «E se intendi
vincere la folla a Grimmauld Place andando a sbandierare ai quattro
venti la promessa che ti feci quattordici anni fa, ti dico
già che la mia risposta è no.»
«Bada
bene, Severus, per fabbricare intendo riprodurre solo i documenti
riguardanti il tuo nuovo status, affinché il Ministero non
lo venga a sapere. Ma non dimenticare che tu diverrai il guardiano di
Harry a tutti gli effetti: faremo in modo di tenere una cerimonia
segreta, alla presenza di due testimoni, uno per te e uno per Harry. E
per quanto ciò che mi giurasti la notte che i Potter furono
assassinati... Severus, forse è il caso che la gente
finalmente sappia chi ha segretamente vegliato sul ragazzo in tutto
questo tempo. Potrebbe essere l'unica possibilità di
salvarti dall'essere consegnato al Ministero.»
Severus
si passò un mano sul viso stanco, soffermandosi a
massaggiare l'area intorno alle tempie, cercando di lenire il mal di
testa che ancora non passava. Nonostante il suo conflitto interno, la
scelta si presentava più facile del previsto: se avesse
rinunciato e fosse stato mandato dritto dritto in tribunale, chi
avrebbe continuato a proteggere il figlio di Lily? «Hai
pensato a come Potter potrebbe prendere questa notizia?»
disse infine. «Tanto per cambiare, non è che tu ci
lasci altra scelta, Albus,» proseguì, senza
preoccuparsi di velare la propria irritazione per i metodi manipolatori
adottati - ancora una volta - da Silente. «Mi auguro che tu
abbia almeno la decenza di interpellare il volere del ragazzo al
riguardo.»
«Se
ho proposto questo tipo di soluzione, Severus, è
perché so
che Harry accetterà.»
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«Il
professor Piton... ha acconsentito al suo piano, signore?»
«Sì,
Harry,» rispose Silente, che occupava la stessa sedia
dell'infermeria usata precedentemente da Severus, «e mi fa
piacere sentire che la sua opinione conti tanto per te quanto la tua
per lui.»
Harry ci
rifletté su ancora per diversi istanti. Di tutte le teorie
che aveva fatto durante l'assenza dei due uomini, questa le batteva
sicuramente tutte per stravaganza. Severus Piton... il suo guardiano.
Gli sembrava quasi inverosimile che l'uomo che un tempo aveva provato
gusto a tormentare la sua esistenza potesse accettare un titolo del
genere. Improvvisamente, il ragazzo aveva la testa piena di domande che
necessitavano di risposte chiare e oneste.
«E
Sirius? Voglio dire...»
«Sirius
Black rimarrà sempre il tuo padrino, Harry, e nessuno
cambierà mai l'affetto che vi lega. Ma in sua assenza, al
momento, è innegabile che tu abbia bisogno di un protettore
all'interno del mondo magico. E in forma ufficiale.»
Harry
annuì, pensando allo shock che avrebbe provato Sirius nel
momento in cui avrebbe appreso la notizia. «E che ne
sarà dei Dursley, signore? Dovrò tornare da loro
ogni estate?» domandò il ragazzo, speranzoso,
pensando che passare un'estate con Piton non potesse essere peggio che
trascorrerla a essere bistrattato da Dudley e a eseguire tutte le
mansioni stabilite dai suoi zii. Per non parlare del fatto che non
potesse toccare cibo fino a che anche l'ultimo angolo di patio non
fosse stato abbondantemente lustrato...
«È
così, Harry,» disse Silente, rivolgendo uno
sguardo simpatetico all'occhiata di supplica offertagli dal giovane,
«la protezione di tua madre è ancora attiva e lo
rimarrà fino al compimento della tua maggiore
età. Non vogliamo farla assottigliare prima del tempo con un
tuo mancato rientro dai tuoi parenti.»
Il
ragazzo storse il naso all'idea. Parenti.
Come no. Se morissi, probabilmente gli farei solo un favore.
«Hai
già pensato a chi potrebbe essere il tuo testimone per
l'occasione, Harry?»
«Mmh,
non saprei... magari Remus?» rifletté il ragazzo,
pensando che al momento fosse l'unica valida alternativa a Silente, che
a quanto pare avrebbe fatto da testimone a Piton. «In cosa
consiste esattamente la procedura? Voglio dire, è una specie
di cerimonia o cosa...?»
«Farò
in modo che Remus ne sia messo al corrente allora. Per quanto riguarda
il rituale in sé, è molto simile al Voto
Infrangibile per esecuzione - tranne che per i suoi effetti a dir poco
spiacevoli in caso di mancato adempimento -, e noi seguiremo in tutto e
per tutto l'iter predisposto dal Ministero della Magia,» si
accinse a spiegare Silente, «non è nulla di
complicato, Harry, si tratterà semplicemente di formule da
recitare da parte tua e del professor Piton; io e l'altro testimone
giureremo di vigilare affinché le condizioni di legame tra
il guardiano e il tutelato vengano sempre rispettate, e il tutto
sarà seguito dall'esecuzione dell'Incanto Fidelius, di cui
i presenti saranno i Custodi Segreti principali.»
Harry
cercò di immagazzinare l'intero ammontare di quelle
informazioni senza dare a Silente l'impressione di essere in
difficoltà. «Potrò dunque decidere a
chi rivelare il mio nuovo legame con il professor Piton e chi no,
giusto?»
«Precisamente,
Harry,» disse Silente, con un sorriso rassicurante,
«se tu volessi mettere i tuoi amici più stretti a
conoscenza del fatto, potrai farlo senza problemi. I Custodi Segreti
secondari non hanno alcuna possibilità di rivelare il
segreto ad altri, a differenza nostra.»
Harry
immaginò la faccia di Ron che apprendeva la
novità e cercò di trattenere l'espressione delusa
che minacciava di affiorargli in volto. No, dubito che
racconterò loro qualcosa, almeno per il momento. Se voglio
una chance per ricostruire il rapporto con Ron, credo proprio che sia
meglio che non sappia nulla di tutta questa storia.
«Se
non hai altre domande per me, Harry,» disse Silente,
interrompendo ancora una volta il suo flusso di pensieri,
«avrei una cosa da mostrarti, ora che ti sei completamente
ristabilito.» Il giovane Grifondoro lo guardò
cercare nella tasca della veste color blu mezzanotte che l'uomo
indossava quella sera, prima di estrarre qualcosa che lo
lasciò completamente senza fiato.
La sua
bacchetta in legno di agrifoglio e piuma di fenice riposava tra le mani
di Silente in perfetto stato, come se non fosse mai stata spezzata.
Harry la fissò con il cuore che gli rimbalzava letteralmente
in gola, in viso un'espressione meravigliata ed estasiata al tempo
stesso, tanto da impedirgli di emettere qualsiasi suono.
«Il
professor Piton me l'ha consegnata la notte stessa in cui siete tornati
ad Hogwarts,» spiegò Silente, con un allegro
brillio dietro agli occhiali a mezzaluna di fronte alla gioia
esterrefatta del ragazzo. «Inutile dire che era in condizioni
pietose... ma con un piccolo aiuto da parte della mia bacchetta, devo
dire che sembra essere tornata nuovamente in forma, non
trovi?»
«Wow,»
sussurrò Harry, sentendosi pervadere dallo stesso calore che
lo aveva travolto la prima volta che l'aveva impugnata, ormai quattro
anni prima. «È fantastico... Grazie,
professore!» esclamò, al settimo cielo. Era
incredibile poterla stringere ancora tra le mani dopo più di
una settimana di assenza e in seguito alla fine che le aveva visto fare
per mano di Mulciber.
«Di
nulla, Harry,» sorrise ancora Silente, dandogli un buffetto
affettuoso sulla testa. «Assicurati di ringraziare anche il
professor Piton, senza di lui a recuperarla, non avrei -
ahimè - potuto fare nulla.»
Harry
annuì vigorosamente. Ora capiva cosa l'uomo si fosse
soffermato a raccogliere, prima di iniziare la corsa verso l'uscita
dalla selva insieme a Sirius e Remus. Il ragazzo non poteva credere di
aver dimenticato un dettaglio così importante come la
propria bacchetta; le condizioni in cui si trovava al momento non
giustificavano affatto la sua dimenticanza, pensò con
rimorso. Era tuttavia piacevolmente colpito da come Piton avesse dato
tanta importanza a qualcosa che poteva non avere alcun significato per
sè stesso, ma che sapeva essere fondamentale per lui - Harry
-, il legittimo proprietario.
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«Dovrà
svolgersi in infermeria?»
«Harry,
sarei stato ben felice di poter accomodare il rituale nel mio ufficio,
ma è preferibile che sia fatto qui nel caso in cui tu ti
senta debilitato in seguito all'uso della magia dopo tanto
tempo,» spiegò Silente, rivolgendogli uno sguardo
apologetico.
Harry
annuì, pensando che effettivamente non avrebbe fatto
granché differenza. Semplicemente non vedeva l'ora di
abbandonare quel tetro luogo in cui si ritrovava da quasi una settimana
intera.
«Severus,
Remus.»
Il
ragazzo si voltò a guardare l'arrivo dei due uomini. Piton
nel suo usuale abito nero il cui mantello svolazzava alle spalle in un
turbinare elegante, e Lupin nella solita veste trascurata di sempre. Mmh, da quello che ho capito la
cerimonia ha ben poco di formale, se non l'esecuzione... pensò,
lanciando uno sguardo al proprio pigiama.
«Sei
pronto, Harry?» Remus gli sorrise benevolo, posandogli una
mano sulla spalla, prima di lanciare uno sguardo a Piton, i cui occhi
erano intenti a fissare il ragazzo. «Severus?»
«Ho
portato la pozione,» disse semplicemente Piton.
«Occorrerà dopo aver pronunciato la formula di
giuramento,» spiegò, in risposta allo sguardo
interrogativo di Harry. «Quello che stiamo per effettuare,
signor Potter, è la suggellazione di un estremamente potente
e antico contratto magico: una volta accettato, non vi sarà
nessuna possibilità di annullarlo - a meno che, uno di noi
due non si dimostri indegno del tipo di legame che esso richiede. Se
non sei assolutamente
sicuro di questa scelta...» incalzò Severus,
ignorando l'occhiata di Silente. Il ragazzo aveva il diritto di sapere.
«Lo
sono,» rispose Harry, mandando giù il nodo alla
gola che lo aveva improvvisamente attanagliato. Piton stava forse
cercando di metterlo in guardia contro qualcosa? Di fargli cambiare
idea? Magari lui era proprio il primo a non voler andare fino in fondo
alla cosa... Il ragazzo accantonò anche quel pensiero.
Pensò all'alternativa, e cioè alla
possibilità che Piton fosse mandato al Ministero senza
alcuna possibilità di appello. No. Dopo tutto quello che
l'uomo aveva fatto per lui, Harry non poteva permettere che facesse
quella fine. Non
c'è nulla di cui avere paura, pensò.
«Lo sono davvero, professore,» aggiunse,
offrendogli un piccolo sorriso, come a voler confermare ulteriormente
le proprie parole.
Severus
non ricambiò, limitandosi a osservare l'espressione sincera
del giovane con intensità. Dietro alla maschera di
impenetrabile calma e freddezza, si nascondeva più tensione
di quella che l'uomo avrebbe mai voluto ammettere.
«Bene,
direi che possiamo procedere,» disse Silente, richiamando la
loro attenzione. «Harry, Severus, uno di fronte all'altro,
per favore. Ora, stringete l'uno il braccio destro dell'altro,
così. Severus, vorresti iniziare tu?»
«Io,
Severus Tobias Piton, accetto di ricoprire il ruolo di guardiano magico
di Harry James Potter e giuro solennemente di provvedere al suo
benessere e a proteggerlo con ogni mezzo a mia disposizione, sempre e
comunque, fino al suo compimento dell'età adulta,»
pronunciò Severus, i cui occhi d'onice non lasciarono
nemmeno per un istante quelli verdi.
Harry
attese che l'uomo terminasse, mentre il cuore aveva preso a
rimbombargli in gola dall'emozione derivata dall'attesa per il proprio
turno. «Io, Harry James Potter, accetto Severus Tobias Piton
come mio guardiano magico, giurando solennemente di rispettare ogni sua
decisione riguardante la mia salute e la mia sicurezza,»
recitò il ragazzo, ricordando la formula impartitagli da
Silente il giorno prima.
Il
vecchio mago si schiarì allora la gola. «In
qualità di testimone e garante di questo magico contratto,
giuro di vigilare affinché i suoi principi vengano
rispettati in ogni loro parte, da ora fino al raggiungimento
dell'età adulta da parte del tutelato.»
Harry
osservò la bacchetta del Preside disegnare un cerchio al di
sopra del braccio che il giovane aveva stretto attorno a quello di
Piton, prima che Remus facesse lo stesso, dopo aver pronunciato la
stessa frase appena enunciata da Silente. Al segnale dato da
quest'ultimo, sia Harry che Severus puntarono la bacchetta verso i due
cerchi che ondeggiavano ancora in aria, pronunciando all'unisono:
«Custodis Pactum,» prima
di bere dalle due fiale le identiche pozioni.
I due
filamenti che aleggiavano come serpenti volanti si intrecciarono
attorno alle braccia unite dei due, scintillando brevemente di una luce
scarlatta, prima di diventare via via invisibili, come se non fossero
mai esistiti.
Harry
avrebbe giurato che nulla fosse cambiato rispetto a prima, se non che
ora aveva la consapevolezza di dovere a Piton un rispetto addirittura
maggiore a quanto richiesto tra insegnante e alunno. Era strano avere
un tutore da poter chiamare tale. È vero, aveva pur sempre
Sirius come suo padrino ufficiale, ma il ragazzo poteva sentire che non
era lo stesso tipo di rapporto che avrebbe ora avuto con Piton.
Perché
Piton sapeva chiedere e avere, e sembrava anche molto serio riguardo al
nuovo ruolo che avrebbe ricoperto nella vita di Harry.
Il
ragazzo fu distolto dai propri pensieri poiché Silente era
già passato a lanciare l'Incanto Fidelius sui presenti,
affinché essi diventassero i Custodi Segreti di
ciò che si era appena compiuto.
«Molto
bene,» sorrise Silente, al termine del rito. «Direi
che abbiamo concluso con successo. Ora, Harry,» si rivolse al
giovane, che aveva appena sciolto la stretta con Piton e attendeva un
segnale dagli adulti per sapere cosa sarebbe successo di lì
in poi, «suggerirei che tu torni a letto e riposi, visto il
recente impiego di magia da parte tua.»
Harry
guardò Piton, come se si aspettasse un suo intervento di
qualche tipo, ma ciò non arrivò e il giovane
dedusse che l'uomo non avesse obiezioni al riguardo. Effettivamente,
ora che ci pensava mentre tornava nel suo letto lì accanto,
poteva sentire la testa più leggera rispetto a prima, come
se il rito avesse prosciugato parte delle proprie energie.
«È
normale che mi senta così... leggero?»
«Sì,
Harry, perfettamente,» rispose il mago più anziano
con un piccolo sorriso, «propongo che tu sfrutti quest'ultimo
giorno che ti rimane da passare in infermeria a godere del necessario
riposo per ristabilirti completamente. Sono sicuro che il professor
Piton abbia molto di cui parlarti non appena sarai... com'è
che si dice? Ah, un uomo libero,» disse, con una gentile
strizzatina d'occhio, identificando il regno di Madama Chips alla pari
di una prigione. «Signori,» aggiunse, prima di fare
segno agli altri di precederlo nell'uscita.
«Un
momento, Albus,» disse Piton, immobile nella sua posizione.
«Ho bisogno di un minuto con Potter.»
«Come
desideri, Severus. Ricordati di questa sera... a più
tardi.»
«Cosa
ci sarà questa sera?» chiese Harry, attendendo che
gli altri fossero usciti dall'infermeria.
«Una
riunione dell'Ordine in cui i membri più stretti saranno
messi al corrente del recente... sviluppo di eventi,»
spiegò Severus. «Mi sono soffermato per dirti che,
per tale motivo, questa sera non mi sarà possibile venirti a
trovare come mio solito.»
Harry
avrebbe trovato divertente il fatto che Piton sembrasse doversi
giustificare con lui della cosa, se non fosse stato per la grande
delusione nel ricevere la notizia. Passare la sua ultima notte in
infermeria nuovamente da solo ed esclusivamente sorvegliato da Madama
Chips proprio mentre tutti gli altri erano radunati a Grimmauld Place
per una riunione che riguardava anche lui appariva incredibilmente
ingiusto al ragazzo.
«Non
c'è proprio nessuna possibilità che io
possa--?»
«No,»
rispose l'uomo, senza tanti giri di parole. «E faremo in modo
che anche i tuoi piccoli amici questa volta non abbiano alcuna
possibilità di... ah, inciampare su qualsiasi informazione
lasciata così sbadatamente incustodita, come è
invece accaduto l'ultima volta.»
Harry
annuì, cercando di mettere su un'espressione
sufficientemente matura. «D'accordo, signore,»
rispose, in un tono basso.
«Lieto
che tu abbia capito,» disse Piton, apprezzando che il giovane
non avesse insistito più del necessario. «Oh, e un
ultima cosa: dal momento che il rito appena svoltosi presume un tipo di
legame più stretto di quello che avevamo prima... puoi anche
non appellarti in modo così formale a me, quando siamo
soli.»
«Oh,»
disse Harry, sorpreso dall'insolita spiegazione. «Va bene,
sig-- ehm, come dovrei chiamarla?»
«Il
mio nome proprio andrà più che bene,
Harry,» Piton scosse la testa, sfoderando uno dei suoi soliti
mezzi sorrisi sardonici, che il ragazzo aveva la netta impressione
fossero usati esclusivamente per farlo sentire un idiota.
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«Come
sarebbe a dire? Severus
Piton... il guardiano
di Harry?»
Severus
roteò gli occhi di fronte ad una versione starnazzante di
Molly Weasley.
«Molly,
per favore, calmati,» intervenne Remus, con un semplice gesto
della mano, «ti assicuro che Harry è in perfetta
sicurezza con Severus e che non hai nulla da temere per la sua
incolumità--»
«Immagino
che dovrò vederlo con i miei occhi per giudicare da me, dal
momento che sembriate tutti perfettamente d'accordo con la situazione,
tanto da presentarcela già a fatto compiuto... dico bene,
Albus?» ribatté Molly, decisa a non desistere.
«E Remus, credevo che fossi il più assennato tra
James e Sirius, ma evidentemente mi sbagliavo se riponi così
tanta fiducia in chi più di una volta ha leso - volente o
nolente - Harry...»
«Severus
si è sempre dato da fare per mantenere Harry in vita, come
tutti noi e - in alcuni casi - anche di più,»
disse in tono grave Silente, che accettava tutto meno che non fossero
riconosciuti i giusti meriti dell'Ex-Mangiamorte. «Per ben
quattordici anni ha vegliato sul ragazzo costantemente, ricoprendo -
allo stesso tempo - il pericoloso ruolo di spia che per poco non gli
costava la vita la scorsa settimana, quando ha tratto il Harry in salvo
da Lord Voldemort.»
Il
braccio di Severus pulsò dolorosamente sotto ai bendaggi, ma
l'uomo non mosse un muscolo, a differenza di alcuni degli altri
componenti al lungo tavolo.
«E
così,» esordì Malocchio Moody,
grattandosi distrattamente quel poco di barba stopposa che aveva sul
mento, «Piton ti avrebbe giurato di vegliare sul ragazzo per
il resto dei suoi giorni?»
«Esattamente,»
rispose Silente, in un tono che non ammetteva repliche, «e io
ora invoco il suo diritto a diventare il guardiano di Harry Potter a
tutti gli effetti, dato che è ciò che
è stato segretamente in tutti questi anni, solo in forma non
ufficiale.»
Un
mormorio concitato si accese sulla sala riunioni, interrotto
prontamente dal battito di mani che Silente utilizzò per
richiamare l'attenzione di tutti, dal momento che non aveva ancora
terminato il proprio discorso.
«Naturalmente,
per evitare che la sicurezza di Severus - il cui doppiogioco
è stato ormai scoperto da Voldemort -, quanto quella di
Harry siano messe a serio rischio, saremo costretti a non far uscire
questa discussione da Grimmauld Place per alcun motivo.»
«E...
e Harry dovrà semplicemente essere costretto a sottostare a
questa decisione, Albus?» disse Molly, quasi singhiozzante
per la sconfitta.
«Ti
posso assicurare, Molly, che Harry ha scelto di accettare
il nuovo ruolo ricoperto da Severus nella sua vita,»
replicò Silente, con quanta più dolcezza
possibile, guardando Arthur cingere le spalle della donna in una
stretta di supporto. «Sappiamo tutti quanto tu tenga a Harry
come ad un figlio, Molly cara, e ti assicuro che nessuno ti
vieterà di trattarlo ancora come tale ora che il ragazzo
avrà un guardiano nel mondo magico.»
La donna
annuì, soffiandosi il naso in un largo fazzoletto. Severus
si limitò a fissare in un punto alla propria destra,
incurante di ciò che accadeva attorno a lui. Molly Weasley
sembrava voler completare la scena della classica madre perfetta fino
alla fine...
Severus
era certo che il mal di testa gli sarebbe presto tornato solo per causa
sua.
Ah, questa riunione è
stata un vero supplizio.
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Harry si
svegliò nel suo letto di infermeria per quella che sperava
essere con tutto il cuore la sua ultima notte lì. Il ragazzo
fece una smorfia, prima di raddrizzarsi seduto e massaggiarsi il collo
incriccato per la posizione scomoda in cui era stato.
Eppure
era convinto di avere fatto un sogno piacevole per una volta.
Gli era
sembrato di aver sognato ancora una volta la stessa magnifica cerva
argentata che già aveva visto due volte, sia dal vivo, che
in stato onirico...
Harry si
voltò verso la propria sinistra, adocchiando il tavolo alla
quale solitamente poteva vedere Madama Chips intenta a trascrivere
prescrizioni e sistemare etichette alle boccette. La donna non c'era. Probabilmente anche lei
necessita del bagno a volte, vuol dire che è pur sempre
umana nonostante sembri non chiudere mai occhio,
pensò Harry, trattenendo un sorrisetto.
Ora che
sapeva che la capo-infermiera era assente, il ragazzo si
sentì libero di fare qualche movimento in più e
inforcò gli occhialetti rotondi per guardare fuori dalla
finestra, cercando di capire che ora fosse e quante gliene mancassero
ancora per abbandonare quel luogo. Poi, un'idea improvvisa gli si
parò in mente.
È un buon momento per
visitare Sirius indisturbatamente.
Il
ragazzo si lasciò scivolare giù dal letto e
pattinò con le ciabatte fino a quello opposto al suo.
Scoprendo le tendine con mano trepidante, non poté che
rimanere profondamente colpito da ciò che vide.
Sirius
giaceva nel letto in maniera completamente rilassata, come se il grosso
cane nero stesse facendo il più profondo dei sogni; le sue
fauci erano semi-aperte e Harry poté vedere la punta della
sua lingua violacea sporgere tra di esse; il suo respiro era irregolare
e a malapena udibile.
Il giovane
sapeva che i medici non avevano ancora individuato l'antidoto adatto a
questo genere di problema. Tutti i farmaci inviati dal St. Mungo erano
serviti per il momento solo a ritardare gli effetti del veleno, mentre
il resto delle pozioni usate venivano impiegate per lenire i dolori causati dallo stesso.
Il
ragazzo appoggiò una mano sul manto scuro e spettinato
dell'Animagus, chiedendosi se Sirius potesse sentire qualcosa nello
stato in cui si trovava. Gli accarezzò con gentilezza il
pelo, che era stato disincrostato da fango e sporcizia con un semplice
incantesimo di pulizia.
«Mi
dispiace, Sirius,» mormorò Harry, ripensando a
come il suo padrino si era interposto tra lui e Voldemort per fare da
distrazione. «Ma ti prego... ti prego, non
mollare la tua battaglia,» continuò, fissando
l'espressione quasi pacifica che il cane aveva in volto.
«Anch'io ne ho una da combattere... e ti prometto che
farò di tutto per diventare più forte e
vincerla,» pronunciò il ragazzo, prima di
asciugarsi distrattamente un occhio con la manica del pigiama.
Guardò
intensamente il punto in cui sapeva che lo sguardo grigiastro di Sirius
sarebbe stato se solo avesse potuto vederlo e pensò agli
avvenimenti della giornata. Cosa avrebbe pensato il suo padrino della
decisione di accettare Severus Piton come suo custode? Come sarebbe
stato avere quel
tipo di uomo nel ruolo di tutore? Era evidente che ci sarebbero state
regole da rispettare, laddove con Sirius non c'era mai stato nulla del
genere nel corso dell'estate... Piton si sarebbe preoccupato
di consolarlo come Sirius aveva fatto nei momenti di tristezza?
Laddove
Piton era riservato e calcolatore, Sirius era caotico e impulsivo.
Eppure
Harry sapeva che, nonostante Piton sapesse nascondere bene le proprie
emozioni, l'uomo non ne era assolutamente privo: in più di
un'occasione, infatti, era stato spettatore del crollo della sua
apparentemente granitica muraglia.
Harry
lisciò un'ultima volta il manto di Felpato e si
rialzò, pronto a dirigersi, infine, verso il proprio letto
prima che Madama Chips potesse scoprirlo. Una volta lì,
notò qualcosa di cui non si era avveduto precedentemente,
quando era ancora intontito dal recente risveglio.
Sul suo
comò si trovava un libro e un pezzo di pergamena,
accuratamente ripiegato in modo da spuntare dall'angolo destro del
volume. Harry ebbe un tuffo al cuore quando il suo occhio scorse il
titolo sulla copertina, vagamente illuminato dalla luce penetrante
della luna: 'Milleuno Spunti per Perfetti
Incanti', di Barnabis Crockford.
Era il libro che il giovane aveva scoperto diversi giorni prima nella libreria del laboratorio di Piton e che gli era costato una sgridata da parte
dell'uomo per aver ficcato il naso nei suoi affari, tanto per cambiare.
Il
ragazzo non poté fare a meno di chiedersi se ci fosse
anche...
Con il
cuore in gola, Harry aprì il tomo e la vide: la lettera di
sua madre era proprio lì, nello stesso punto in cui l'aveva
lasciata, a infondergli le stesse emozioni di quando l'aveva aperta e
letta per la prima volta in assoluto.
Con
trepidazione crescente, il ragazzo aprì la nota lasciata da
Piton e vi lesse - nella sua calligrafia stretta ed elegante:
Il tuo compleanno è stato
più di una settimana fa,
ma in qualità di tuo guardiano è mio dovere
provvedere anche alle questioni più... triviali.
Questo libro ha per me un grande valore. Mi auguro che tu sappia
prendertene cura.
Severus
Sì, Piton
si preoccupava per lui, concluse il ragazzo con il petto colmo di
calore, mentre riponeva con cura la breve, ma significativa lettera
lasciatagli dall'uomo insieme a quella di sua madre.
In un
modo maturo e responsabile, che teneva conto di bisogni che Harry
stesso non sapeva di avere, poiché situati negli angoli
più reconditi del suo subconscio, come era emerso
dall'ultima volta che Voldemort aveva provato ad attaccarlo.
Ed il
ragazzo era certo ormai che Severus Piton fosse la persona
più adatta in circolazione al momento per ricoprire il ruolo
di suo guardiano.
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