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Autore: Skylark91    11/07/2015    10 recensioni
Sevitus Post-GOF: l'estate immediatamente successiva al quarto anno di Harry porta con se nuovi problemi, sfide e... drastici cambiamenti. Un susseguirsi di vicende molto particolari indurranno il ragazzo ad avvicinarsi alla persona più improbabile nel ricoprire il ruolo di mentore e... qualcosa di più. (Non-Slash)
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Severus Piton, Sirius Black, Voldemort
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
Capitoli:
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XVIII.
Of Guardians and Gifts



«Sirius!»

«Harry! Allora non mi hai abbandonato!»

Il sorriso non scomparve dal volto del quindicenne, si attenuò appena. «Perché avrei mai dovuto? Sono così felice di averti trovato! Credevo... credevo...»

Sirius gli restituì il sorriso. «Che non mi avresti mai più raggiunto?» gli suggerì, in viso la solita smorfia divertita.

Harry raggelò seduta stante. Aveva già visto quella scena, già udito quelle parole.

E quello di certo non era il vero Sirius. Non poteva essere.

Sirius era in un letto dell'infermeria, comatoso e in pericolo di vita.

E lui... lui era solo.
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Harry respirava sempre più a fatica, anelando per l'aria come un naufrago in procinto di annegare. Dalla sua gola fuoriuscivano solo rantoli disperati, mentre la sua testa pulsava di un'agonia causata dalla cicatrice in fiamme e rimbombava di una voce non sua.
 

«Il ragazzo è mio, Severus,» Harry udì se stesso formulare le parole, incapace di controllare i propri convulsi movimenti, «non hai altra scelta che quella di distruggerlo...» Un freddo glaciale si impossessò del giovane, che si dimenò ancora di più nel disperato tentativo di liberarsi dell'entità mostruosa nella sua testa.

«Legilimens!»
 

Il ragazzo avvertì una seconda presenza nella sua mente, la stessa che già altre volte aveva accolto nel proprio inconscio e che Harry riconobbe subito, nonostante lo stato di smarrimento in cui si ritrovava. Il terribile vuoto che aveva sentito dentro di sé fino a quel momento fu presto colmato da una serie di memorie che il giovane aveva quasi dimenticato di possedere.
   

... Ricevere Edvige in regalo da Hagrid...

... L'incontro con Ron ed Hermione sull'Hogwarts Express...

... La prima volta su una scopa...

... La promessa di Sirius che sarebbero andati a vivere insieme...

... Stringere tra le mani la lettera scritta da sua madre tanti anni prima...

«Controlla le tue emozioni e occludi la mente!»

Eccola, infine, la sua ancora di salvezza.

Harry si aggrappò a quella voce amica con tutte le proprie forze; allo stesso tempo, percepì Voldemort gridare dalla rabbia e - per un attimo - l'agonia esplose più forte in lui, come se potesse sentire anche ciò che l'altro stava patendo -  prima che una mano gli stringesse una spalla così forte da far sparire ogni traccia del dolore appena sperimentato, come se qualcuno lo stesse sottraendo alla morsa del mostro e stesse cercando di guidarlo nuovamente verso la ragione. La folle e cieca ira che aveva provato fino a poco prima scomparve, sostituita dai sentimenti che lo legavano alle persone a lui più care.

«Stupido! Non potrai sfuggirmi per sempre... alla fine perirai, come tutti gli altri...»

Il ragazzo sentì la presenza della propria nemesi via via allontanarsi, abbandonare il suo corpo e la sua mente, fino a che respirare smise di essere doloroso. L'angoscia prese a diradarsi così come la nebbia che aveva obnubilato la testa del quindicenne fino a quell'istante.
 

«Harry,» pronunciò una voce vicina a lui, e il giovane poté percepirne tutto il sollievo di cui essa era impregnata.

Faceva ancora così freddo. Il Grifondoro avvertì qualcosa di caldo avvolgersi attorno a sé nel momento in cui riemergeva completamente dalla terribile visione di Voldemort che si impossessava della sua mente e tornava ad avere controllo delle proprie facoltà sensoriali. Piton era accanto a lui, trattenendolo in una posizione seduta mentre con l'altra mano manteneva una coperta ben stretta attorno al suo corpo.

«Non voglio rimanere solo,» sussurrò tremante il giovane, in un filo di voce.

«Non succederà mai,» rispose immediatamente l'uomo, in tono deciso e rassicurante, andando inconsciamente a rafforzare la presa sulle spalle del ragazzo, come a rimarcare ancora di più le proprie parole. «Te lo prometto,» aggiunse, nascondendo anche le ultime tracce di paura che aveva provato alla vista di quel terribile spettacolo dietro alle proprie barriere, in modo da dare forza al giovane.

Harry affondò il viso contro la veste di Piton, lasciandosi avvolgere dallo stesso aroma che lo aveva già confortato una volta. Ora che ci pensava, poteva riconoscerne le fragranze: cannella e chiodi di garofano. Il ritmico e basso tum tum emesso dal petto dell'uomo contribuì a produrre un effetto calmante sul ragazzo, cullandolo come un piacevole mantra finché la sua respirazione non prese lentamente a regolarizzarsi.

Benché non avvezzo a simili effusioni, Severus lo lasciò fare, attendendo che Harry fosse del tutto rilassato contro di sé prima di aprire bocca per parlare. Peccato che un arrivo imprevisto non gli diede il tempo di proferir parola.

«Severus,» la voce di Silente suonò quasi sorpresa di fronte alla scena che si ritrovò davanti non appena varcata la soglia dell'Infermeria.

Harry avvertì Piton irrigidirsi leggermente, come se fosse stato colto in flagrante.

Questo sì che si chiama 'tempismo', vecchio... maledisse il Pozionista nella propria testa, e apprezzò il fatto che Harry si mosse per primo per sciogliere l'abbraccio, come intuendo il disagio dell'uomo.

«Credevo di averti suggerito di rispettare le volontà dell'Ordine,» proseguì il Preside, dopo un attimo di incerto silenzio. Harry scorse i suoi occhi brillare di una luce soddisfatta, cosa che non poteva stonare di più con il tono serio che il vecchio mago stava usando.

«Potter ha appena ricevuto un altro attacco,» disse Piton con voce neutra, voltandosi verso Silente e inarcando un sopracciglio. «Se non fossi stato qui, mi spieghi come avrebbe fatto Poppy a gestire la situazione da sola?»

Silente fissò i propri occhi azzurrini sul giovane Grifondoro, che ricambiò. «È così Harry?»

Il ragazzo annuì, ma smise subito per non farsi male. «Il professor Piton mi ha aiutato,» disse, con quanta più voce ferma possibile, sottolineando l'ultima parola con particolare enfasi, «Voldemort non si aspettava che avrebbe usato la Legilimanzia per contrastare la sua possessione.»

«Albus, dobbiamo parlare immediatamente,» disse Piton, facendo per alzarsi, prima di essere costretto ad afferrare la sedia per non vacillare.

«Severus, stai sanguinando,» osservò Silente in tono grave, avanzando verso di lui in modo da valutare ciò che stava accadendo.

Harry notò con crescente paura che la veste attorno al braccio sinistro di Piton gli si era letteralmente incollata addosso, fino ad inzupparsi del sangue che ora poteva chiaramente veder colare dalla manica bianca a terra - sul pavimento di pietra -, in quelle che apparivano grosse e dense gocce cremisi.
  

«Non è nulla,» disse immediatamente Piton, allontanando la mano di Silente da sé e nascondendo il proprio braccio dalla vista di Harry. Il ragazzo immaginò la quantità di dolore che l'uomo doveva celare in quel momento per apparire così calmo e indifferente; l'unico segnale tangibile di quello che stava patendo, a parte il sangue, era il sottile velo di sudore che aveva iniziato a imperlargli la fronte. «Ho solo bisogno... di riorganizzare la mente...»

Severus si chiese perché avvertisse solo ora gli effetti causati dall'essersi immerso nei pensieri di Potter, e quindi anche di Voldemort, durante il tentativo di possessione del ragazzo. Che prima fosse troppo occupato a badare al Grifondoro per accorgersene?

«Professore, dobbiamo fare qualcosa!» esclamò Harry angosciato, rivolgendosi a Silente dato che Piton sembrava ostinato a fare finta che nulla stessa accadendo.

«Concordo con te, Harry. Severus,» disse il Preside, costringendo l'altro mago ad accettare la presa sul suo braccio sano. «Perché non ti risiedi così che possa dare un'occhiata al tuo braccio...?»

«Non - qui - Albus,» pronunciò il Pozionista con irritazione crescente. Possibile che il vecchio non capisca? Per nessuno motivo avrebbe mostrato il braccio nelle condizioni in cui sapeva essere davanti ad un già sufficientemente traumatizzato Potter.

«Come preferisci,» sospirò Silente, prima di chiamare Madama Chips perché stesse con il Grifondoro e li avvisasse in caso di un altro attacco. «Harry, tornerò presto ad accertarmi delle tue condizioni, ti lascio nelle ottime mani di Poppy.»

«Professore... starà bene?» Harry non poté fare a meno di chiedere, cercando di non ricadere nel panico che la vista scioccante di prima gli aveva procurato.

Severus si voltò leggermente verso di lui, prima di uscire dall'infermeria. «Non sono ancora sul mio letto di morte, Potter, puoi stare tranquillo,» rispose, arricciando le labbra nel suo solito ghigno beffardo.  I loro occhi si incontrarono in quel frangente. E ricordati che non sei solo, gli comunicò, sforzando ancora una volta la connessione mentale, nonostante il terribile mal di testa che stava prendendo piede.

La luce riconoscente nello sguardo chiaro di Harry gli fece capire che il giovane aveva afferrato il concetto.
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«Stai ancora cercando un modo per rimuovere il Marchio, Severus?»

L'Esperto di Pozioni lanciò al Preside un'occhiata obliqua. «Ho smesso di farlo diversi anni fa, Albus, dovresti saperlo ormai,» rispose, seccamente, mentre continuava a dedicarsi alla medicazione. «Mi serve per ricordare--»

«--non ne hai più bisogno, Severus. Così come non ne hai più bisogno per fare penitenza,» disse Silente.

Severus grugnì, chiaramente contrariato. «Non esistono metodi magici, Albus, almeno che tu non stia offrendo l'amputazione del braccio come soluzione,» tagliò corto, tamponando sulla ferita esposta, «in tal caso, preferirei mantenere entrambi gli arti per non essere costretto ad abbandonare anche l'ultima delle mansioni rimastemi.»

«Lieto di sentire che il tuo senso dell'umorismo non sia cambiato, Severus,» offrì Silente, con un lieve sorriso. «Tuttavia, considerando quanto tenessi al tuo lavoro di spia, devo dire che sono rimasto positivamente sorpreso che tu non stia rimuginando sulla sua perdita,» osservò, mentre con un gesto della bacchetta faceva sparire i bendaggi insanguinati, «deduco che tu abbia trovato un'altra ragione per--»

«Oh, risparmiami le tue lezioni, Albus,» interruppe Severus, che non era dell'umore adatto per simili discorsi, «sì, io e Potter siamo arrivati ad una convivenza sufficientemente civile da sopportarci a vicenda, immagino che questo fosse il tuo obiettivo fin dall'inizio, per cui tanto di cappello,» sbottò aspramente. «Ora, credevo fossimo qui proprio per parlare del tuo prezioso Ragazzo d'Oro, e non di una mia eventuale rivelazione mistica.»

Silente sollevò le mani in segno di resa. «Sono solo contento di vedervi andare d'accordo, Severus, tutto qui. Ho sempre pensato che tu ed Harry aveste potuto trovarvi sotto diversi punti e, per quanto avrei preferito che nessuno di voi attraversasse le terribili esperienze dei giorni scorsi, sono convinto che sia proprio grazie a queste che il vostro rapporto si sia rafforzato ancora di più,» si limitò a spiegare. «Ora, parlando di quanto accaduto oggi...»

«Potter pensa di essere trascurato,» disse Severus, arrivando subito al dunque, «e temo che l'attacco subito quest'oggi sia collegato con il suo umore particolarmente depresso. È evidente che il Signore Oscuro stia sfruttando le sue emozioni negative per penetrare nel suo subconscio e portarlo alla follia. Vuole farlo sentire abbandonato, inutile... non all'altezza di se stesso.»

Silente parve pensarci su per diversi istanti. «Questo spiegherebbe i suoi recenti attacchi d'ira,» commentò, «il giovane Ronald Weasley, per esempio, ha lasciato il mio ufficio tramite Metro-Polvere con aria tutt'altro che... allegra, dopo la visita al suo amico.»

«Dubito che la permanenza in infermeria migliorerà l'umore di Potter,» aggiunse Severus, casualmente, mettendo da parte l'Essenza di Dittamo e dedicando la propria attenzione a spalmare l'unguento adatto ad alleviare il dolore del Marchio. «Essere costretto nella stessa stanza vuota - all'infuori del suo padrino in stato comatoso - per diversi giorni, non può che continuare a nuocere alla sua salute mentale.»

«Cosa suggerisci dunque, Severus?»

«Ho proposto a Potter di dargli lezioni private,» continuò l'uomo, con aria perfettamente indifferente. «Sembra intenzionato ad imparare come si sopravvive nel mondo magico, e non solo ad improvvisare qualche incantesimo in un momento fortuito, come invece è avvezzo fare. Sarebbe un vero peccato deludere le così alte aspettative del pedante marmocchio a causa di una presa di posizione negativa da parte dell'Ordine...»

«Oh, Severus, puoi anche abbandonare la recita.» Silente dovette trattenere una bonaria risata, cosa che non gli risparmiò, tuttavia, un'occhiata fulminante dall'Esperto di Pozioni. «Ormai anche le mura sanno che Harry ha un talento naturale nel fare breccia nei cuori delle persone. E sai bene che mi fido ciecamente di lasciarlo nelle tue mani; lo stesso non si può dire, invece, del resto dell'Ordine.»

«Non ho la minima idea di cosa tu stia insinuando, Albus,» disse Severus, senza battere ciglio di fronte ai precedenti commenti dell'uomo. «E non m'importa di quello che dice l'Ordine,» insisté, «È Potter stesso a dover decidere del proprio futuro.»

«Molly Weasley potrebbe obiettare che Harry sia solo un ragazzo, per giunta minorenne,» gli fece notare Silente.

«Quella donna ha fin troppe teste rosse a cui badare, ha davvero bisogno di aggiungere anche un povero, piccolo Calimero nel suo nido?» rispose immediatamente Piton, inarcando un sopracciglio. «E da quando, esattamente, Molly Weasley può considerarsi custode di Potter, in ogni caso?»  

Il silenzio che ne seguì fece dedurre a Severus che Silente stava riflettendo su quanto gli era appena stato detto, come colto da un'improvvisa illuminazione. L'uomo dai capelli corvini quasi temeva di chiedere al Preside il motivo di quello scintillio dietro agli occhialetti a mezzaluna, poiché - di solito - esso non portava mai a qualcosa di buono. Almeno per lui.

«C'è solo un modo per essere certi che tu non sia estromesso dall'Ordine e che ti si vieti di interagire con il ragazzo, anche solo come insegnante,» Silente lo guardò intensamente, preparandosi a esporre la sua idea: «Dovrai diventare il guardiano di Harry, Severus.»
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Harry fissava quel poco che riusciva a vedere dalla finestra accanto al suo letto, completamente incurante della posizione scomoda a cui aveva costretto il proprio collo per diversi istanti. La sua mente era immersa in pensieri tutt'altro che piacevoli.

Per esempio, il fatto che Piton sarebbe stato torturato a distanza tramite il Marchio - per causa sua - non sembrava volergli dare tregua. Possibile che non ci fosse un modo per liberarsene? Non credi che Piton lo avrebbe già fatto se fosse così semplice, Harry? Ma prima era diverso. Prima Piton doveva essere costretto a fingere la sua parte con Voldemort, a fare il doppio-gioco...

Possibile che l'Ordine volesse sbarazzarsi di lui ora che non sarebbe stato più utile?

Harry sospettava che dietro alla proposta dell'uomo di fargli da mentore nell'addestramento ci fosse l'intenzione di avere ancora uno scopo all'interno delle loro schiere. Il ragazzo tentò di accantonare quel pensiero scomodo e di concentrarsi sui lati positivi che Piton aveva rivelato fino a quel momento.

Il giovane di certo non immaginava che l'uomo potesse starsene con le mani in mano mentre altri combattevano perché la guerra cessasse. In un certo senso, almeno in questo, lui e Sirius si somigliavano parecchio. Il coraggio che Piton aveva dimostrato nei lunghi anni impiegati come spia doveva pure significare qualcosa. Come poteva l'Ordine dimostrarsi così irriconoscente nei suoi confronti, dopo tutti i rischi che l'uomo aveva corso per portare loro informazioni di vitale importanza?

Harry scosse la testa. Tutto si sarebbe aggiustato senz'altro. Silente non avrebbe mai permesso che Piton fosse consegnato al Ministero.
 

Quello che ancora non sapeva, era come il vecchio mago sarebbe riuscito nel proprio intento.
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«Credo che tu abbia seriamente picchiato la testa, Albus, sicuro che non serva un incantesimo diagnostico?»

«Posso assicurarti di non essere mai stato meglio, Severus,» rispose Silente, con un ampio sorriso. «Sai bene che non è cosa rara che ai giovani maghi - specialmente se orfani - venga assegnato un guardiano magico che si occupi di loro fino all'età adulta.»

«Potter ha già un padrino, Silente, o lo hai forse dimenticato?» ribatté acido Severus, serrando la presa sui braccioli della poltrona a cui era seduto. «E l'ultima volta che ho controllato, Black era pur sempre magico... se così si può dire,» aggiunse, storcendo leggermente il naso nel parlare del suo rivale.

«Nelle condizioni in cui Sirius versa, temo che nessuno possa appellarsi al suo status di padrino,» rispose Silente. «E i due ruoli non coincidono esattamente.»

«Perché diavolo l'Ordine dovrebbe accettare me, come nuovo guardiano per Potter?» Severus non sapeva se ridere o piangere. «Hai immaginato cosa succederebbe se la stampa lo venisse a sapere? Perché lo verrà a sapere quando andremo davanti al Ministero per le pratiche da sbrigare. Pensa ai titoli, Albus! Mangiamorte pentito prende il Ragazzo Sopravvissuto sotto la sua ala. Per non parlare del Signore Oscuro, scommetto che non vedrà l'ora di poter prendere due piccioni con una fava non appena saprà della lieta novella!»

«Severus, vorresti calmarti un istante?»

Piton lo fulminò con lo sguardo. Odiava quello scintillio negli occhi azzurri del Preside. Il motivo per cui il vecchio mago sembrava trovare estremamente divertente tutta quella storia andava oltre la sua immaginazione.

«Penso che tu stia semplicemente esagerando,» proseguì Silente, posandogli un amichevole mano sulla spalla. «Nessuno deve necessariamente sapere che tu sei il nuovo guardiano di Harry. Faremo in modo di avere un Custode Segreto e la notizia sarà condivisa esclusivamente con i membri dell'Ordine più vicini. Tutto ciò di cui avremo bisogno sarà fabbricare i documenti necessari che servono a provare il nuovo rapporto di parentela tra te e Harry--»

«Oh, quanto Serpeverde da parte tua, Albus,» lo prese in giro l'altro uomo, con finta aria di rimprovero. «E se intendi vincere la folla a Grimmauld Place andando a sbandierare ai quattro venti la promessa che ti feci quattordici anni fa, ti dico già che la mia risposta è no

«Bada bene, Severus, per fabbricare intendo riprodurre solo i documenti riguardanti il tuo nuovo status, affinché il Ministero non lo venga a sapere. Ma non dimenticare che tu diverrai il guardiano di Harry a tutti gli effetti: faremo in modo di tenere una cerimonia segreta, alla presenza di due testimoni, uno per te e uno per Harry. E per quanto ciò che mi giurasti la notte che i Potter furono assassinati... Severus, forse è il caso che la gente finalmente sappia chi ha segretamente vegliato sul ragazzo in tutto questo tempo. Potrebbe essere l'unica possibilità di salvarti dall'essere consegnato al Ministero.»

Severus si passò un mano sul viso stanco, soffermandosi a massaggiare l'area intorno alle tempie, cercando di lenire il mal di testa che ancora non passava. Nonostante il suo conflitto interno, la scelta si presentava più facile del previsto: se avesse rinunciato e fosse stato mandato dritto dritto in tribunale, chi avrebbe continuato a proteggere il figlio di Lily? «Hai pensato a come Potter potrebbe prendere questa notizia?» disse infine. «Tanto per cambiare, non è che tu ci lasci altra scelta, Albus,» proseguì, senza preoccuparsi di velare la propria irritazione per i metodi manipolatori adottati - ancora una volta - da Silente. «Mi auguro che tu abbia almeno la decenza di interpellare il volere del ragazzo al riguardo.»

«Se ho proposto questo tipo di soluzione, Severus, è perché so che Harry accetterà.»
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«Il professor Piton... ha acconsentito al suo piano, signore?»

«Sì, Harry,» rispose Silente, che occupava la stessa sedia dell'infermeria usata precedentemente da Severus, «e mi fa piacere sentire che la sua opinione conti tanto per te quanto la tua per lui.»

Harry ci rifletté su ancora per diversi istanti. Di tutte le teorie che aveva fatto durante l'assenza dei due uomini, questa le batteva sicuramente tutte per stravaganza. Severus Piton... il suo guardiano. Gli sembrava quasi inverosimile che l'uomo che un tempo aveva provato gusto a tormentare la sua esistenza potesse accettare un titolo del genere. Improvvisamente, il ragazzo aveva la testa piena di domande che necessitavano di risposte chiare e oneste.

«E Sirius? Voglio dire...»

«Sirius Black rimarrà sempre il tuo padrino, Harry, e nessuno cambierà mai l'affetto che vi lega. Ma in sua assenza, al momento, è innegabile che tu abbia bisogno di un protettore all'interno del mondo magico. E in forma ufficiale.»

Harry annuì, pensando allo shock che avrebbe provato Sirius nel momento in cui avrebbe appreso la notizia. «E che ne sarà dei Dursley, signore? Dovrò tornare da loro ogni estate?» domandò il ragazzo, speranzoso, pensando che passare un'estate con Piton non potesse essere peggio che trascorrerla a essere bistrattato da Dudley e a eseguire tutte le mansioni stabilite dai suoi zii. Per non parlare del fatto che non potesse toccare cibo fino a che anche l'ultimo angolo di patio non fosse stato abbondantemente lustrato...

«È così, Harry,» disse Silente, rivolgendo uno sguardo simpatetico all'occhiata di supplica offertagli dal giovane, «la protezione di tua madre è ancora attiva e lo rimarrà fino al compimento della tua maggiore età. Non vogliamo farla assottigliare prima del tempo con un tuo mancato rientro dai tuoi parenti.»

Il ragazzo storse il naso all'idea. Parenti. Come no. Se morissi, probabilmente gli farei solo un favore.
 

«Hai già pensato a chi potrebbe essere il tuo testimone per l'occasione, Harry?»

«Mmh, non saprei... magari Remus?» rifletté il ragazzo, pensando che al momento fosse l'unica valida alternativa a Silente, che a quanto pare avrebbe fatto da testimone a Piton. «In cosa consiste esattamente la procedura? Voglio dire, è una specie di cerimonia o cosa...?»

«Farò in modo che Remus ne sia messo al corrente allora. Per quanto riguarda il rituale in sé, è molto simile al Voto Infrangibile per esecuzione - tranne che per i suoi effetti a dir poco spiacevoli in caso di mancato adempimento -, e noi seguiremo in tutto e per tutto l'iter predisposto dal Ministero della Magia,» si accinse a spiegare Silente, «non è nulla di complicato, Harry, si tratterà semplicemente di formule da recitare da parte tua e del professor Piton; io e l'altro testimone giureremo di vigilare affinché le condizioni di legame tra il guardiano e il tutelato vengano sempre rispettate, e il tutto sarà seguito dall'esecuzione dell'Incanto Fidelius, di cui i presenti saranno i Custodi Segreti principali.»

Harry cercò di immagazzinare l'intero ammontare di quelle informazioni senza dare a Silente l'impressione di essere in difficoltà. «Potrò dunque decidere a chi rivelare il mio nuovo legame con il professor Piton e chi no, giusto?»

«Precisamente, Harry,» disse Silente, con un sorriso rassicurante, «se tu volessi mettere i tuoi amici più stretti a conoscenza del fatto, potrai farlo senza problemi. I Custodi Segreti secondari non hanno alcuna possibilità di rivelare il segreto ad altri, a differenza nostra.»

Harry immaginò la faccia di Ron che apprendeva la novità e cercò di trattenere l'espressione delusa che minacciava di affiorargli in volto. No, dubito che racconterò loro qualcosa, almeno per il momento. Se voglio una chance per ricostruire il rapporto con Ron, credo proprio che sia meglio che non sappia nulla di tutta questa storia.   

«Se non hai altre domande per me, Harry,» disse Silente, interrompendo ancora una volta il suo flusso di pensieri, «avrei una cosa da mostrarti, ora che ti sei completamente ristabilito.» Il giovane Grifondoro lo guardò cercare nella tasca della veste color blu mezzanotte che l'uomo indossava quella sera, prima di estrarre qualcosa che lo lasciò completamente senza fiato.

La sua bacchetta in legno di agrifoglio e piuma di fenice riposava tra le mani di Silente in perfetto stato, come se non fosse mai stata spezzata. Harry la fissò con il cuore che gli rimbalzava letteralmente in gola, in viso un'espressione meravigliata ed estasiata al tempo stesso, tanto da impedirgli di emettere qualsiasi suono.

«Il professor Piton me l'ha consegnata la notte stessa in cui siete tornati ad Hogwarts,» spiegò Silente, con un allegro brillio dietro agli occhiali a mezzaluna di fronte alla gioia esterrefatta del ragazzo. «Inutile dire che era in condizioni pietose... ma con un piccolo aiuto da parte della mia bacchetta, devo dire che sembra essere tornata nuovamente in forma, non trovi?»

«Wow,» sussurrò Harry, sentendosi pervadere dallo stesso calore che lo aveva travolto la prima volta che l'aveva impugnata, ormai quattro anni prima. «È fantastico... Grazie, professore!» esclamò, al settimo cielo. Era incredibile poterla stringere ancora tra le mani dopo più di una settimana di assenza e in seguito alla fine che le aveva visto fare per mano di Mulciber.

«Di nulla, Harry,» sorrise ancora Silente, dandogli un buffetto affettuoso sulla testa. «Assicurati di ringraziare anche il professor Piton, senza di lui a recuperarla, non avrei - ahimè - potuto fare nulla.»

Harry annuì vigorosamente. Ora capiva cosa l'uomo si fosse soffermato a raccogliere, prima di iniziare la corsa verso l'uscita dalla selva insieme a Sirius e Remus. Il ragazzo non poteva credere di aver dimenticato un dettaglio così importante come la propria bacchetta; le condizioni in cui si trovava al momento non giustificavano affatto la sua dimenticanza, pensò con rimorso. Era tuttavia piacevolmente colpito da come Piton avesse dato tanta importanza a qualcosa che poteva non avere alcun significato per sè stesso, ma che sapeva essere fondamentale per lui - Harry -, il legittimo proprietario.
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«Dovrà svolgersi in infermeria?»

«Harry, sarei stato ben felice di poter accomodare il rituale nel mio ufficio, ma è preferibile che sia fatto qui nel caso in cui tu ti senta debilitato in seguito all'uso della magia dopo tanto tempo,» spiegò Silente, rivolgendogli uno sguardo apologetico.

Harry annuì, pensando che effettivamente non avrebbe fatto granché differenza. Semplicemente non vedeva l'ora di abbandonare quel tetro luogo in cui si ritrovava da quasi una settimana intera.

«Severus, Remus.»

Il ragazzo si voltò a guardare l'arrivo dei due uomini. Piton nel suo usuale abito nero il cui mantello svolazzava alle spalle in un turbinare elegante, e Lupin nella solita veste trascurata di sempre. Mmh, da quello che ho capito la cerimonia ha ben poco di formale, se non l'esecuzione... pensò, lanciando uno sguardo al proprio pigiama.

«Sei pronto, Harry?» Remus gli sorrise benevolo, posandogli una mano sulla spalla, prima di lanciare uno sguardo a Piton, i cui occhi erano intenti a fissare il ragazzo. «Severus?»

«Ho portato la pozione,» disse semplicemente Piton. «Occorrerà dopo aver pronunciato la formula di giuramento,» spiegò, in risposta allo sguardo interrogativo di Harry. «Quello che stiamo per effettuare, signor Potter, è la suggellazione di un estremamente potente e antico contratto magico: una volta accettato, non vi sarà nessuna possibilità di annullarlo - a meno che, uno di noi due non si dimostri indegno del tipo di legame che esso richiede. Se non sei assolutamente sicuro di questa scelta...» incalzò Severus, ignorando l'occhiata di Silente. Il ragazzo aveva il diritto di sapere.

«Lo sono,» rispose Harry, mandando giù il nodo alla gola che lo aveva improvvisamente attanagliato. Piton stava forse cercando di metterlo in guardia contro qualcosa? Di fargli cambiare idea? Magari lui era proprio il primo a non voler andare fino in fondo alla cosa... Il ragazzo accantonò anche quel pensiero. Pensò all'alternativa, e cioè alla possibilità che Piton fosse mandato al Ministero senza alcuna possibilità di appello. No. Dopo tutto quello che l'uomo aveva fatto per lui, Harry non poteva permettere che facesse quella fine. Non c'è nulla di cui avere paura, pensò. «Lo sono davvero, professore,» aggiunse, offrendogli un piccolo sorriso, come a voler confermare ulteriormente le proprie parole.

Severus non ricambiò, limitandosi a osservare l'espressione sincera del giovane con intensità. Dietro alla maschera di impenetrabile calma e freddezza, si nascondeva più tensione di quella che l'uomo avrebbe mai voluto ammettere.

«Bene, direi che possiamo procedere,» disse Silente, richiamando la loro attenzione. «Harry, Severus, uno di fronte all'altro, per favore. Ora, stringete l'uno il braccio destro dell'altro, così. Severus, vorresti iniziare tu?»

«Io, Severus Tobias Piton, accetto di ricoprire il ruolo di guardiano magico di Harry James Potter e giuro solennemente di provvedere al suo benessere e a proteggerlo con ogni mezzo a mia disposizione, sempre e comunque, fino al suo compimento dell'età adulta,» pronunciò Severus, i cui occhi d'onice non lasciarono nemmeno per un istante quelli verdi.

Harry attese che l'uomo terminasse, mentre il cuore aveva preso a rimbombargli in gola dall'emozione derivata dall'attesa per il proprio turno. «Io, Harry James Potter, accetto Severus Tobias Piton come mio guardiano magico, giurando solennemente di rispettare ogni sua decisione riguardante la mia salute e la mia sicurezza,» recitò il ragazzo, ricordando la formula impartitagli da Silente il giorno prima.  

Il vecchio mago si schiarì allora la gola. «In qualità di testimone e garante di questo magico contratto, giuro di vigilare affinché i suoi principi vengano rispettati in ogni loro parte, da ora fino al raggiungimento dell'età adulta da parte del tutelato.»

Harry osservò la bacchetta del Preside disegnare un cerchio al di sopra del braccio che il giovane aveva stretto attorno a quello di Piton, prima che Remus facesse lo stesso, dopo aver pronunciato la stessa frase appena enunciata da Silente. Al segnale dato da quest'ultimo, sia Harry che Severus puntarono la bacchetta verso i due cerchi che ondeggiavano ancora in aria, pronunciando all'unisono: «Custodis Pactum,» prima di bere dalle due fiale le identiche pozioni.

I due filamenti che aleggiavano come serpenti volanti si intrecciarono attorno alle braccia unite dei due, scintillando brevemente di una luce scarlatta, prima di diventare via via invisibili, come se non fossero mai esistiti.

Harry avrebbe giurato che nulla fosse cambiato rispetto a prima, se non che ora aveva la consapevolezza di dovere a Piton un rispetto addirittura maggiore a quanto richiesto tra insegnante e alunno. Era strano avere un tutore da poter chiamare tale. È vero, aveva pur sempre Sirius come suo padrino ufficiale, ma il ragazzo poteva sentire che non era lo stesso tipo di rapporto che avrebbe ora avuto con Piton.

Perché Piton sapeva chiedere e avere, e sembrava anche molto serio riguardo al nuovo ruolo che avrebbe ricoperto nella vita di Harry.

Il ragazzo fu distolto dai propri pensieri poiché Silente era già passato a lanciare l'Incanto Fidelius sui presenti, affinché essi diventassero i Custodi Segreti di ciò che si era appena compiuto.

«Molto bene,» sorrise Silente, al termine del rito. «Direi che abbiamo concluso con successo. Ora, Harry,» si rivolse al giovane, che aveva appena sciolto la stretta con Piton e attendeva un segnale dagli adulti per sapere cosa sarebbe successo di lì in poi, «suggerirei che tu torni a letto e riposi, visto il recente impiego di magia da parte tua.»

Harry guardò Piton, come se si aspettasse un suo intervento di qualche tipo, ma ciò non arrivò e il giovane dedusse che l'uomo non avesse obiezioni al riguardo. Effettivamente, ora che ci pensava mentre tornava nel suo letto lì accanto, poteva sentire la testa più leggera rispetto a prima, come se il rito avesse prosciugato parte delle proprie energie.

«È normale che mi senta così... leggero?»

«Sì, Harry, perfettamente,» rispose il mago più anziano con un piccolo sorriso, «propongo che tu sfrutti quest'ultimo giorno che ti rimane da passare in infermeria a godere del necessario riposo per ristabilirti completamente. Sono sicuro che il professor Piton abbia molto di cui parlarti non appena sarai... com'è che si dice? Ah, un uomo libero,» disse, con una gentile strizzatina d'occhio, identificando il regno di Madama Chips alla pari di una prigione. «Signori,» aggiunse, prima di fare segno agli altri di precederlo nell'uscita.

«Un momento, Albus,» disse Piton, immobile nella sua posizione. «Ho bisogno di un minuto con Potter.»

«Come desideri, Severus. Ricordati di questa sera... a più tardi.»

«Cosa ci sarà questa sera?» chiese Harry, attendendo che gli altri fossero usciti dall'infermeria.

«Una riunione dell'Ordine in cui i membri più stretti saranno messi al corrente del recente... sviluppo di eventi,» spiegò Severus. «Mi sono soffermato per dirti che, per tale motivo, questa sera non mi sarà possibile venirti a trovare come mio solito.»     

Harry avrebbe trovato divertente il fatto che Piton sembrasse doversi giustificare con lui della cosa, se non fosse stato per la grande delusione nel ricevere la notizia. Passare la sua ultima notte in infermeria nuovamente da solo ed esclusivamente sorvegliato da Madama Chips proprio mentre tutti gli altri erano radunati a Grimmauld Place per una riunione che riguardava anche lui appariva incredibilmente ingiusto al ragazzo.

«Non c'è proprio nessuna possibilità che io possa--?»

«No,» rispose l'uomo, senza tanti giri di parole. «E faremo in modo che anche i tuoi piccoli amici questa volta non abbiano alcuna possibilità di... ah, inciampare su qualsiasi informazione lasciata così sbadatamente incustodita, come è invece accaduto l'ultima volta.»

Harry annuì, cercando di mettere su un'espressione sufficientemente matura. «D'accordo, signore,» rispose, in un tono basso.

«Lieto che tu abbia capito,» disse Piton, apprezzando che il giovane non avesse insistito più del necessario. «Oh, e un ultima cosa: dal momento che il rito appena svoltosi presume un tipo di legame più stretto di quello che avevamo prima... puoi anche non appellarti in modo così formale a me, quando siamo soli.»

«Oh,» disse Harry, sorpreso dall'insolita spiegazione. «Va bene, sig-- ehm, come dovrei chiamarla?»

«Il mio nome proprio andrà più che bene, Harry,» Piton scosse la testa, sfoderando uno dei suoi soliti mezzi sorrisi sardonici, che il ragazzo aveva la netta impressione fossero usati esclusivamente per farlo sentire un idiota.
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«Come sarebbe a dire? Severus Piton... il guardiano di Harry?»

Severus roteò gli occhi di fronte ad una versione starnazzante di Molly Weasley.

«Molly, per favore, calmati,» intervenne Remus, con un semplice gesto della mano, «ti assicuro che Harry è in perfetta sicurezza con Severus e che non hai nulla da temere per la sua incolumità--»

«Immagino che dovrò vederlo con i miei occhi per giudicare da me, dal momento che sembriate tutti perfettamente d'accordo con la situazione, tanto da presentarcela già a fatto compiuto... dico bene, Albus?» ribatté Molly, decisa a non desistere. «E Remus, credevo che fossi il più assennato tra James e Sirius, ma evidentemente mi sbagliavo se riponi così tanta fiducia in chi più di una volta ha leso - volente o nolente - Harry...»

«Severus si è sempre dato da fare per mantenere Harry in vita, come tutti noi e - in alcuni casi - anche di più,» disse in tono grave Silente, che accettava tutto meno che non fossero riconosciuti i giusti meriti dell'Ex-Mangiamorte. «Per ben quattordici anni ha vegliato sul ragazzo costantemente, ricoprendo - allo stesso tempo - il pericoloso ruolo di spia che per poco non gli costava la vita la scorsa settimana, quando ha tratto il Harry in salvo da Lord Voldemort.»

Il braccio di Severus pulsò dolorosamente sotto ai bendaggi, ma l'uomo non mosse un muscolo, a differenza di alcuni degli altri componenti al lungo tavolo.

«E così,» esordì Malocchio Moody, grattandosi distrattamente quel poco di barba stopposa che aveva sul mento, «Piton ti avrebbe giurato di vegliare sul ragazzo per il resto dei suoi giorni?»

«Esattamente,» rispose Silente, in un tono che non ammetteva repliche, «e io ora invoco il suo diritto a diventare il guardiano di Harry Potter a tutti gli effetti, dato che è ciò che è stato segretamente in tutti questi anni, solo in forma non ufficiale.»

Un mormorio concitato si accese sulla sala riunioni, interrotto prontamente dal battito di mani che Silente utilizzò per richiamare l'attenzione di tutti, dal momento che non aveva ancora terminato il proprio discorso.

«Naturalmente, per evitare che la sicurezza di Severus - il cui doppiogioco è stato ormai scoperto da Voldemort -, quanto quella di Harry siano messe a serio rischio, saremo costretti a non far uscire questa discussione da Grimmauld Place per alcun motivo.»

«E... e Harry dovrà semplicemente essere costretto a sottostare a questa decisione, Albus?» disse Molly, quasi singhiozzante per la sconfitta.

«Ti posso assicurare, Molly, che Harry ha scelto di accettare il nuovo ruolo ricoperto da Severus nella sua vita,» replicò Silente, con quanta più dolcezza possibile, guardando Arthur cingere le spalle della donna in una stretta di supporto. «Sappiamo tutti quanto tu tenga a Harry come ad un figlio, Molly cara, e ti assicuro che nessuno ti vieterà di trattarlo ancora come tale ora che il ragazzo avrà un guardiano nel mondo magico.»

La donna annuì, soffiandosi il naso in un largo fazzoletto. Severus si limitò a fissare in un punto alla propria destra, incurante di ciò che accadeva attorno a lui. Molly Weasley sembrava voler completare la scena della classica madre perfetta fino alla fine...

Severus era certo che il mal di testa gli sarebbe presto tornato solo per causa sua.

Ah, questa riunione è stata un vero supplizio.
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Harry si svegliò nel suo letto di infermeria per quella che sperava essere con tutto il cuore la sua ultima notte lì. Il ragazzo fece una smorfia, prima di raddrizzarsi seduto e massaggiarsi il collo incriccato per la posizione scomoda in cui era stato.

Eppure era convinto di avere fatto un sogno piacevole per una volta.

Gli era sembrato di aver sognato ancora una volta la stessa magnifica cerva argentata che già aveva visto due volte, sia dal vivo, che in stato onirico...

Harry si voltò verso la propria sinistra, adocchiando il tavolo alla quale solitamente poteva vedere Madama Chips intenta a trascrivere prescrizioni e sistemare etichette alle boccette. La donna non c'era. Probabilmente anche lei necessita del bagno a volte, vuol dire che è pur sempre umana nonostante sembri non chiudere mai occhio, pensò Harry, trattenendo un sorrisetto.

Ora che sapeva che la capo-infermiera era assente, il ragazzo si sentì libero di fare qualche movimento in più e inforcò gli occhialetti rotondi per guardare fuori dalla finestra, cercando di capire che ora fosse e quante gliene mancassero ancora per abbandonare quel luogo. Poi, un'idea improvvisa gli si parò in mente.

È un buon momento per visitare Sirius indisturbatamente.

Il ragazzo si lasciò scivolare giù dal letto e pattinò con le ciabatte fino a quello opposto al suo. Scoprendo le tendine con mano trepidante, non poté che rimanere profondamente colpito da ciò che vide.

Sirius giaceva nel letto in maniera completamente rilassata, come se il grosso cane nero stesse facendo il più profondo dei sogni; le sue fauci erano semi-aperte e Harry poté vedere la punta della sua lingua violacea sporgere tra di esse; il suo respiro era irregolare e a malapena udibile.

Il giovane sapeva che i medici non avevano ancora individuato l'antidoto adatto a questo genere di problema. Tutti i farmaci inviati dal St. Mungo erano serviti per il momento solo a ritardare gli effetti del veleno, mentre il resto delle pozioni usate venivano impiegate per lenire i dolori causati dallo stesso.

Il ragazzo appoggiò una mano sul manto scuro e spettinato dell'Animagus, chiedendosi se Sirius potesse sentire qualcosa nello stato in cui si trovava. Gli accarezzò con gentilezza il pelo, che era stato disincrostato da fango e sporcizia con un semplice incantesimo di pulizia.

«Mi dispiace, Sirius,» mormorò Harry, ripensando a come il suo padrino si era interposto tra lui e Voldemort per fare da distrazione. «Ma ti prego... ti prego, non mollare la tua battaglia,» continuò, fissando l'espressione quasi pacifica che il cane aveva in volto. «Anch'io ne ho una da combattere... e ti prometto che farò di tutto per diventare più forte e vincerla,» pronunciò il ragazzo, prima di asciugarsi distrattamente un occhio con la manica del pigiama.

Guardò intensamente il punto in cui sapeva che lo sguardo grigiastro di Sirius sarebbe stato se solo avesse potuto vederlo e pensò agli avvenimenti della giornata. Cosa avrebbe pensato il suo padrino della decisione di accettare Severus Piton come suo custode? Come sarebbe stato avere quel tipo di uomo nel ruolo di tutore? Era evidente che ci sarebbero state regole da rispettare, laddove con Sirius non c'era mai stato nulla del genere nel corso dell'estate... Piton si sarebbe preoccupato di consolarlo come Sirius aveva fatto nei momenti di tristezza?

Laddove Piton era riservato e calcolatore, Sirius era caotico e impulsivo.

Eppure Harry sapeva che, nonostante Piton sapesse nascondere bene le proprie emozioni, l'uomo non ne era assolutamente privo: in più di un'occasione, infatti, era stato spettatore del crollo della sua apparentemente granitica muraglia.

Harry lisciò un'ultima volta il manto di Felpato e si rialzò, pronto a dirigersi, infine, verso il proprio letto prima che Madama Chips potesse scoprirlo. Una volta lì, notò qualcosa di cui non si era avveduto precedentemente, quando era ancora intontito dal recente risveglio.

Sul suo comò si trovava un libro e un pezzo di pergamena, accuratamente ripiegato in modo da spuntare dall'angolo destro del volume. Harry ebbe un tuffo al cuore quando il suo occhio scorse il titolo sulla copertina, vagamente illuminato dalla luce penetrante della luna: 'Milleuno Spunti per Perfetti Incanti', di Barnabis Crockford.

Era il libro che il giovane aveva scoperto diversi giorni prima nella libreria del laboratorio di Piton e che gli era costato una sgridata da parte dell'uomo per aver ficcato il naso nei suoi affari, tanto per cambiare.

Il ragazzo non poté fare a meno di chiedersi se ci fosse anche...

Con il cuore in gola, Harry aprì il tomo e la vide: la lettera di sua madre era proprio lì, nello stesso punto in cui l'aveva lasciata, a infondergli le stesse emozioni di quando l'aveva aperta e letta per la prima volta in assoluto.

Con trepidazione crescente, il ragazzo aprì la nota lasciata da Piton e vi lesse - nella sua calligrafia stretta ed elegante:

    
            Il tuo compleanno è stato più di una settimana fa,
            ma in qualità di tuo guardiano è mio dovere provvedere anche alle questioni più... triviali.
            Questo libro ha per me un grande valore. Mi auguro che tu sappia prendertene cura.

                                                                                      Severus

    
Sì, Piton si preoccupava per lui, concluse il ragazzo con il petto colmo di calore, mentre riponeva con cura la breve, ma significativa lettera lasciatagli dall'uomo insieme a quella di sua madre.

In un modo maturo e responsabile, che teneva conto di bisogni che Harry stesso non sapeva di avere, poiché situati negli angoli più reconditi del suo subconscio, come era emerso dall'ultima volta che Voldemort aveva provato ad attaccarlo.

Ed il ragazzo era certo ormai che Severus Piton fosse la persona più adatta in circolazione al momento per ricoprire il ruolo di suo guardiano.
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