Embarassing Questions

di Kamala_Jackson
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Embarassing Questions.

Ovvero di come Pervinca Periwinkle fu messa alle strette da una peste di sei anni e cercò di uccidere suo marito con una padella – tutto questo in perfetto stile Rapunzel.


Pervinca Periwinkle era una donna adulta, vaccinata, sposata, madre, senza timore di nessuno – certo, se il Terribile 21 evitava di tornare, era meglio – e poteva tranquillamente dire che la sua vita matrimoniale non era nulla di eclatante o fuori dalla norma, con una famiglia del genere.
Insomma, lei e sua sorella erano rispettivamente Buio e Luce, la Sacra Alleanza, suo marito era il sindaco di Fairy Oak – chiamatela “Sindachessa” e vi trasformerà in melma senza pensarci due volte – e sua figlia, nonostante fosse destinata ad essere una perfetta streghetta della Luce, aveva un caratterino niente male e probabilmente soffriva di iperattività.
Quel giorno, però, Camilla era abbastanza tranquilla, seduta al tavolo della veranda del giardino, disegnando – scarabocchiando – non si sa bene cosa.
Pervica, accoccolata sulla sedia a dondolo mentre leggeva un libro, riusciva a distinguere un guazzabuglio di blu, gialli e neri da far paura. Ah, arte astratta...
Forse Vì avrebbe dovuto rendersi conto che la piccola mostriciattola dai capelli color cannella era fin troppo tranquilla, ma aveva commesso il madornale errore di non farlo. 
Felì, che era stata chiamata per fare da tata non a uno, ma a ben due bambini, era uscita con Vaniglia e lo scalmanatissimo Willow, di appena otto anni, a fare compere in città. Anche per lei, ipoteticamente parlando. Insomma, Vì odiava andare in giro per i negozi, con la calura di quei giorni poi, avrebbe volentieri passato le giornate buttata sul letto, rigirandosi continuamente per cercare una posizione più fresca.
La giovane donna lanciò un'occhiata all'orologio appeso fuori, che segnava l'imminente scoccare delle dodici e anche l'imminente ritorno dal lavoror di quel Burdock che si ritrovava per marito.
Si alzò, brontolando leggermente, e posò il libro sul dondolo. Si recò in cucina, iniziando ad apparecchiare, lanciando di tanto in tanto un'occhiata a Milla dalla finestra.
Allo scoccare preciso delle dodici, la porta di casa si aprì, e Grisam lasciò cadere la ventiquattro ore a terra, slacciandosi la cravatta e sospirando per il caldo. Si recò in cucina, il sorriso stampato sulle labbra e i primi bottoni della camicia bianca sbottonati.
-Ciao, Vì.- disse, scoccandole un bacio a fior di labbra, per poi versarsi un bicchiere d'acqua.
-Mhm...ciao.- brontolò la giovane, sentendo il calore affluirle alle guance. Possibile che dopo tanti anni le facesse ancora quell'effetto?
Grisam ridacchiò, notando il viso rosso. E Pervinca alzò gli occhi al cielo, sibilando.-Ho caldo, Burdock. Levati quell'espressione dal viso.
L'uomo rise ancora di più, posando il bicchiere sul tavolo e affacciandosi alla porta-finestra che dava sulla veranda.
-Salve, pulce. Non mi saluti nemmeno?- domandò facendo il finto offeso.
La bambina trattenne a stento un sorriso, premendo più forte i coloretti a cera sul foglio impiastricciato. 
Grisam alzò le sopracciglia, sorridendo, e balzò all'attacco della figlia, iniziando a farle il sollettico.
Milla scoppiò a ridere e iniziò a dimenarsi, lanciando strilletti e suppliche verso il padre.
-Solo se mi dai un bacino.- decretò lui, con aria solenne.
Lei rise ancora e scoccò un bacio sulla guancia del padre, con il fiato corto e gli occhi  di quel colore indefinito tra il grigio, il verde e l'azzurro che brillavano.
Grisam la lasciò andare, piegando la testa di lato di fronte al disegno della piccola, mentre sul volto di Pervinca nasceva una smorfia divertita.
L'uomo si voltò verso di lei, sorridendo raggiante e Vì ricambiò il sorriso, sentendosi colma di quella felicità che sapeva tanto di pura follia, inebriante e a sua detta anche appiccicosa, perché quando ti prendeva non ti lasciava più. Ma a lei – anche se non l'avrebbe mai ammesso – andava bene così.
Fu uno sguardo che durò pochi secondi, ma che di certo non passò inosservato agli occhi fin troppo attenti della figlia, che posò i coloretti con cui si era sporcata tutta le mani sul tavolo, e si voltò verso la madre, con uno sguardo curioso e un po' inquietante, identico a quello del padre.
-Mamma?- chiamò, con un tono estremamente intelligente e di chi aveva pensato a lungo, prima di parlare.
Pervinca rabbrividì, prevedendo guai in arrivo, e si voltò verso la piccola, dipingendosi un sorriso un po' forzato sul viso.
-Sì, Milla?
-Come vi siete innamorati tu e papà?
Oh-oh.
Il sorriso sul volto della donna si trasformò in una smorfia, chiedendo aiuto con lo sguardo a Grisam, che dal canto suo ghignò, mettendosi comodo sulla sedia e aspettando la risposta della moglie.
Quell'idiota di un Burdock!
-Ehm...ecco...- biascicò, cercando di prendere tempo. La bambina si girò completamente verso di lei, infilando le gambette nello spazio vuoto ai lati della sedia e posando la testa sopra le braccine, appoggiate allo schienale. In attesa.
Pervinca prima deglutì, poi sbuffò.
-In realtà, non ti so dire come e perché, Milla. Sai, sono cose che capitano. Te ne puoi accorgere subito, come è successo per zia Babù e zio Jim. O puoi accorgertene da un momento all'altro, quando hai deciso di rivoluzionare il Codice Stregonesco e un genio ti regala un anellino. E in seguito ti minaccia di trasformarti in melma se non lo sposi.- borbottò, arrossendo di nuovo.
Grisam scoppiò a ridere, buttando la testa all'indietro e lasciando che il sole gli accarezzasse i capelli color del grano.
La bambina, invece, corrucciò la fronte, non capendo.
-Ma quindi come fai a capire se ti sei innamorato?- insistette, mettendo in seria crisi la giovane donna.
-È...una cosa che senti dentro, difficile da spiegare. Lo sai e basta, credo.- esalò esasperata, passandosi una mano tra i capelli cannella, ormai lunghi fino alle spalle.
Milla brontolò qualcosa, non soddisfatta dalla risposta della madre. Insomma, mica aveva capito, lei, come ci si innamorava!
Grisam. Dal canto suo, continuava a ridere, ignorando le occhiatacce che gli mandava la moglie. 
L'avrebbe trasformato in qualcosa che striscia e tace. Oh, se l'avrebbe fatto!
-È pronto.- sbottò, iniziando a scolare la pasta, che si era sicuramente sfatta, nel frattempo. Non era una grande cuoca come sua sorella, lo ammetteva.
Ma mentre per Flox cucinava Acanti, che qualcosa di cucina la sapeva, quando si mettevano lei e Grisam ai fornelli combinavano un casino, perché erano due imbranati.
Dopo che ebbero mangiato e  che Milla fosse crollata a dormire sul dondolo fuori, Grisam le si avvicinò, con sorriso furbo sul viso.
-Vììì.- cantilenò, passando un braccio intorno alla vita della moglie. Pervinca alzò gli al cielo, cercando di scostarsi dalla presa del marito.
-Che vuoi, Burdock?- biascicò, fulminandolo con un'occhiataccia. Grisam si avvicinò ancora, gongolante, e lei si ritrasse ancora di più.
-Come ci si fa ad innamorare? Credo che mi sia sfuggito qualcosa...- ridacchiò.
La strega afferrò la prima cosa che si ritrovò sotto le mani – una padella – e la puntò minacciosamente contro il maritò, che senza smettere di ridere si allontanò prontamente.
-Sparisci, Burdock, se non vuoi che te la tiri in testa e sia io, a trasformarti in melma!- ringhiò. Nonostante il rossore sul viso, con le guance gonfiate in quel modo adorabile.
Grisam uscì dalla cucina ridendo come un matto, non prima di averle lanciato un bacio volante, per poi scappare di sopra.
Pervinca, in cucina, emise un sospiro esagerato, meditando di assassinarlo con la fidata padella.
Maledetto Burdock!




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Kamala's Corner

Ehm...saaalve.  Sì, sono tornata, e questa volta con una Grisinca, finalmente.
Inutile dire che sono terrorizzata dal poter essere caduta nell'OOC e se questo è accaduto, vi prego, shame on me >.<
La piccola Milla è, ovviamente, frutto della mia malsana fantasia. All'inizio dovevo chiamarla Camomilla, con il nome di un fiore, anche se poi è uscito Camilla – lo ammetto, anche in onore del meraviglioso personaggio del Ladro Nero, appartenente alla saga La Scacchiera Nera, di Miki Monticelli – quindi perdonatemi per questa mancanza!
Willow, invece, significa “salice” in inglese, ed è un nome che mi piace da impazzire, qui di ho deciso di chiamare così il figlio di Vaniglia e Jim.
Ovviamente Felì è la fata-tata dei due bambini, anche se non compare in questa OS.
Insomma, non so davvero da dove sia uscita fuori questa cosa, e  come e perché.
Quindi non posso che augurarmi che vi sia piaciuta, e speero possiate dirmi cosa ne pensate. 
Un buffetto affettuoso,
Kamala.




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