Capitolo decisamente corto, di intermezzo e soprattutto per
non lasciare insospesa troppo a lungo questa storia! Scusate se ci ho
messo tanto!
Grazie per aver commentato a:
luciadom
romanticgirl
ilary
chichilina
silviasilvia
CAPITOLO 3
- Credevo che rivedere Mamoru le avrebbe fatto
cambiare idea… - sussurrò Rei al telefono con Ami
– Come diavolo ha fatto a resistere e non dirgli nulla?!
- Usagi ama tantissimo Mamoru. Fa questo per proteggerlo.
– disse Ami, attorcigliando, pensierosa, una ciocca di
capelli intorno al dito. In quegli ultimi tempi li aveva lasciati
crescere.
- Ma così soffrono entrambi! Io non ce la faccio a
vederli così. Usagi chiama Mamoru ogni notte, nel sonno!
– disse Rei. – Ami, dobbiamo intervenire di nuovo e
non mi importa se Usagi ci odierà, ma Mamoru deve sapere
tutto!
Ami rimase in silenzio – Hai ragione… - disse
infine.
Era deciso allora. Le quattro ragazze si incontrarono con Mamoru quello
stesso pomeriggio, in un café.
Dissero a Usagi che andavano a fare compere e che non doveva andare con
loro, con la scusa di doverle fare una sorpresa. E Usagi la sorpresa
l’avrebbe avuta…
Quando ci furono tutti, seduti attorno ad un tavolino, Ami
guardò Mamoru.
- Dobbiamo dirti una cosa importante… riguardo
Usagi – disse la ragazza.
- Qualunque cosa vogliate dirmi… non mi importa.
Voglio accettare la decisione di Usagi.
Rei scattò in piedi, furibonda, con una venetta della tempia
pronta ad esplodere – E tu ti arrendi così?!
– sbottò, mentre Minako e Makoto la trattenevano
per le braccia.
Mamoru la guardò perplesso e anche gli altri clienti del
café.
- Siediti, Rei, falla finita! – disse Makoto
costringendo l’amica a risedersi.
Ci fu un attimo di silenzio, poi Makoto prese parola –
Credimi, quanto stiamo per dirti ti farà cambiare
idea…
- Mamoru… - fece Ami – Usagi
è incinta… di due mesi! Aspetta Chibiusa!
- la voce le tremò dall’emozione.
Mamoru la fissò a lungo in silenzio. Poi guardò
le altre, senza dire niente.
Rei gli agitò una mano davanti – E’
partito… - disse.
Poi Mamoru guardò nuovamente Ami – Mi aveva detto
che era sterile… che non poteva avere bambini…
- Ti ha mentito per proteggerti… - disse Minako.
- Che sciocca! Dove vuole arrivare con questa storia del
proteggermi?! – Mamoru si alzò in piedi
– Bé non le permetterò di tenermi
lontano da lei o da Chibiusa!
- Stai andando da Usagi?! – esclamò
Makoto con un sorriso.
- Certo! E non le permetterò di opporsi questa
volta!
- Bene, meglio per te! – fece Rei incrociando le
braccia, seria – Usagi è a casa mia.
Mamoru annuì e fece per correre via, ma si voltò
a guardare le quattro ragazze.
- Grazie – disse sorridendo a tutte.
Loro ricambiarono il sorriso.
- Coraggio, vai da lei! – disse Minako impaziente.
- E se non riesci a trascinarla a casa tua, non puoi nemmeno
immaginare quello che ti farò, Mamoru! – lo
minacciò Rei.
Tutte le altre risero, mentre guardavano Mamoru correre via, per
raggiungere la sua adorata Usako.
Usagi era appena uscita dalla doccia. Con un sospiro entrò
nella camera di Rei e indossò dei vestiti puliti.
Poi si sdraiò sul letto dell’amica e si mise a
fissare le ombre sul soffitto.
Chissà cosa avevano in mente quelle quattro matte.
Forse volevano comprare qualcosa per Chibiusa…
Si portò una mano sul ventre. Era leggermente gonfio, ma
ancora non si notava ad occhio…
Chibiusa sarebbe nata e non avrebbe mai conosciuto suo padre. Lo
sguardo di Usagi si fece serio. Ma almeno così Mamoru,
l’uomo che amava, sarebbe stato salvo.
In quel momento sentì bussare alla porta. Rei si era di
nuovo dimenticata le chiavi?
Si alzò dal letto e si trascinò fino alla porta.
- Rei, sei la solita smemorata – disse aprendola.
Poi il suo sguardo si trasformò da annoiato in sorpreso, poi
sconcertato.
Stava per sbattere la porta in faccia al ragazzo davanti a lei, ma
Mamoru si sovrappose prontamente nello spazio lasciato dalla porta semi
aperta, spalancandola del tutto.
Usagi indietreggiò – Mamoru… -
sussurrò.
- Usako, ora basta con questa storia – disse lui
serio – Coraggio, prendi le tue cose e vieni a casa con me!
Usagi scosse la testa – Vattene, Mamoru! È finita,
lo sai!! Cosa vuoi ancora da me?! – esclamò mentre
le lacrime minacciavano di uscire dai suoi occhi.
- Voglio vivere con te e con la nostra Chibiusa, Usako,
perché ti amo! Ecco cosa voglio.
- Non c’è nessuna Chibiusa, lo hai
dimenticato?! – urlò Usagi, sentendosi in colpa
nei confronti dell’esserino che cresceva nel suo ventre, che
era lì, che esisteva, mentre lei negava il contrario.
- Non mentirmi… so che sei incinta, me lo hanno
detto le altre! – disse Mamoru.
Usagi sussultò.
- Sì, Usako, lo so e non puoi nemmeno immaginare
quanto io sia felice! Ti prego, non privarmi dell’affetto di
Chibiusa!
Ma Usagi non sapeva che dire. Si sentiva tradita dalle sue amiche, che
avevano promesso di non dire nulla a Mamoru e avevano infranto quella
promessa contro la sua volontà.
Come avevano potuto. Era stata una stupida a tornare. Ora doveva
andarsene nuovamente. Era l’unica cosa da fare.
Guardò Mamoru in lacrime, poi lo superò, correndo
alla porta. Spalancandola si lanciò fuori e
iniziò a correre, sotto che la pioggia che aveva iniziato a
cadere incessante in quel momento, buttandosi a capofitto nelle tenebre
che stavano per calare.
- Usako! – gridò Mamoru correndole
dietro.
Usagi era già arrivata alla fine delle scale e si era
infilata in una via nascosta tra gli alberi, una piccola scorciatoia
che lei e le altre usavano sempre.
Quando Mamoru raggiunse a sua volta i piedi delle scale del tempio, si
guardò attorno, spaesato. Di Usagi non vi era più
traccia.
- Usagi?! – la chiamò ancora.
Poi vide la piccola via nascosta e vi si infilò,
inoltrandosi tra gli alberi del piccolo bosco adiacente al tempio.
- Usagi, dove sei?!
Continuò a correre, cercandola, con il cuore in gola,
chiedendosi che fine avesse fatto, temendo per lei.
- Usagi, torna indietro!
Si fermò un attimo a riprendere fiato e a guardarsi intorno.
Poi sentì un tonfo e un singhiozzo.
Corse in quella direzione.
Usagi era a terra, con un ginocchio sanguinante, in lacrime. Sembrava
non curarsi della ferita però.
Mamoru le fu subito accanto.
- Usako… - fece chinandosi.
- Mamoru… ho così paura… -
disse con voce tremante. – Io ho pensato anche di liberarmi
della nostra Chibiusa… perché non so se riesco a
farcela da sola… ma non potevo tornare da te, Mamo-chan!
Mamoru le cinse le spalle e l’attirò in un
abbraccio – Certo che potevi, sciocca… - disse
piano – Dovevi! Dovevi tornare subito da me e dirmi di
Chibiusa. Non ti lascio sola, Usako, mettitelo in testa, ti
seguirò ovunque andrai! Potrai fuggire quanto vuoi, ma
sarò sempre la tua ombra…
Usagi lo guardò con i grandi occhi azzurri – Ti
amo, Mamoru! So che devo stare lontana da te! Ma è
così difficile non pensarti… se mi abbracci
così… non riesco a resisterti…
La ragazza ricambiò l’abbraccio.
- Ti amo anche io… - le disse Mamoru in un
orecchio – Non andartene più, ti prego…
Usagi annuì, continuando a tenerlo stretto e Mamoru non
poteva quasi crederci.
Poi si alzò prendendola in braccio – Ti ammalerai
se continui a stare sotto questa pioggia. Andiamo a prendere le tue
cose e poi dritti a casa mia, per una doccia calda…
Usagi annuì, poggiando la testa sulla sua spalla.
Le previsioni di Mamoru però, furono del tutto errate: fu
lui a prendersi una bella influenza con i fiocchi e Usagi
passò una settimana intera a prendersi cura di
lui…
Usagi correva… e correva tanto.
Teneva tra le braccia qualcosa.
Un fagottino piccino. Una copertina rosa che avvolgeva qualcosa di
piccolo.
Scostò la copertina e vide il visetto di una neonata. La sua
Chibiusa.
La bimba le sorrideva dolcemente.
- Stiamo facendo tardi, il papà si
arrabbierà tanto con la mamma, sai? – le disse
Usagi con un sorriso.
Poi lo vide, Mamoru la aspettava sul ciglio della strada, davanti al
café dove erano soliti fare colazione prima di andare a
lavoro.
La vide anche lui. Le sorrise. Usagi lo raggiunse.
Poi accadde tutto all’improvviso. Lo stridio dei freni di una
macchina che sbandava sulla strada. Il muso di questa che andava
proprio dritto verso Usagi e Chibiusa e Mamoru che le spingeva via,
venendo colpito al posto loro.
L’urlo di Usagi uscì forte dalla sua bocca.
La ragazza si mise seduta di scatto, ansimando. Il sudore le colava
lungo il viso e sulla schiena. Si rannicchiò, poggiando la
testa sulle ginocchia e cercò di calmarsi.
Era solo un sogno. Mamoru era vivo accanto a lei e Chibiusa sarebbe
dovuta nascere solo di lì a sette mesi…
Eppure era quel sogno… il solito sogno in cui
Mamoru…
Usagi si voltò a guardare il ragazzo che dormiva accanto a
lei. Osservò il suo volto sereno. Non si sarebbe allontanata
da lui di nuovo.
Non avrebbe fatto questo errore ancora…
Era solo un sogno! Solo uno stupido sogno!
Si rimise giù, cercando di convincersi di
ciò… eppure continuava a sentire dentro di
sé, che quel sogno aveva qualcosa di vero…
qualcosa di terribilmente vero…
CONTINUA
|