1. La rosa blu
La
“Rosa Blu”, “The
blue Rose”, “die blau Rose” erano solo
alcune delle traduzioni
con cui gli stranieri solevano chiamare quel piccolo paesino. Rosa
perchè la struttura della città aveva assunto la
forma di una rosa
e blu...beh, blu nessuno sa davvero il perchè. I
più anziani
dicevano che il blu stava per dei bellissimi fiori che negli anni
venti crescevano in un campo oltre la collina. Una teoria dalle fonti
non accreditate. In realtà, quel piccolo paese non sembrava
poi
essere cambiato molto dagli anni venti. Era come se tutto il mondo si
fosse evoluto e la “Rosa Blu” fosse rimasta
immobile, sempre
uguale, negli anni successivi. Sembrava che fosse una piccola isola,
fuori dal mondo, che fosse uscita fuori da qualche libro di fiabe.
Era un luogo alquanto singolare per essere situato in Corea del sud.
Non c'erano monumenti tipici che ti facevano pensare alla storia
della Corea o qualcosa del genere; sembrava, più che altro,
che un
gigante avesse staccato l'interno di un carillon un po' barocco e lo
avesse posizionato in quel bellissimo angolo del mondo, così
com'era, tutto intero. Visitare la “Rosa Blu” era
come aprire uno
scrigno e restare a bocca aperta per la meraviglia. Ovviamente la
tecnologia era arrivata anche lì: c'erano macchine
nuovissime,
smartphone, computer, televisioni ma non appena vedevi uno dei
bellissimi palazzi che si erigevano nel paese ti sembrava di essere
la protagonista di qualche storia fantasy.
Era
come si era sentita
Jorinde non appena aveva varcato la soglia del paese. Un po' come
“Alice nel paese delle meraviglie” e si guardava
intorno a bocca
aperta. Aveva lasciato la Germania, il Niedersachsen di cui era
originaria, per intraprendere un viaggio in Corea, la Corea che tanto
le mancava, che non vedeva da quando era bambina. Dopo svariate
settimane a Seoul, trascorse da una carissima amica della madre, si
era messa in viaggio per ammirare le bellezze della “Rosa
Blu”.
Aveva sentito dire da qualcuno che era bellissima ma non immaginava
che fosse così straordinaria. I palazzi maestosi che vedeva
in giro
le facevano avvertire di meno la mancanza di casa sua grazie al loro
aspetto un po' occidentale. I primi tempi aveva preso alloggio in un
bed and breakfast per visitare per bene la città e un giorno
mentre
era seduta fuori da una caffetteria, intenta a ritrarre il palazzo
che aveva di fronte, un uomo le si era avvicinato. Si era presentato
come Jung Chul Moo e non poteva avere più di cinquanta anni.
Era
rimasto colpito dalla bravura di Jorinde nel disegnare e la trovava
estremamente talentuosa. Jorinde amava disegnare e dipingere,lo
faceva praticamente da sempre ma era anche abbastanza modesta e
quindi arrossì davanti a tutti quei complimenti. Chul Moo
rimase
ancora più estasiato quando seppe che Jorinde parlava molto
bene il
coreano e senza chiederle né perchè né
come le offrì un posto di
lavoro particolare. L'uomo,
dallo sguardo dolce, si rivelò essere il proprietario del
palazzo
che la ragazza stava dipingendo e le chiese di disegnare e dipingere
quadri per il suo palazzo e per le altre sue case sparse per il
territorio, in Giappone e in Cina. All'inizio Jorinde pensò
fosse
una truffa ma poi decise di accettare. Avrebbe provato e se non le
andava bene, tanti saluti. Il giorno dopo si presentò al
palazzo e
non avrebbe mai immaginato quale gioia le avrebbe portato accettare
quella proposta. Jung Chul Moo era un uomo ricco, ricchissimo ma
anche dal cuore buono. Aiutava tutti coloro che avevano bisogno, dava
lavoro a chi pensava che sarebbe morto di stenti e fame e inoltre
pagava molto bene. Ospitava nel suo palazzo tutti i ragazzi che
lavoravano per il suo conto e riservava loro un trattamento
speciale,come se fossero figli suoi. Erano tutti ragazzi talentuosi
che sapevano ballare, cantare, disegnare, pittare. Li pagava per
vederli esibire. Anche a Jorinde propose la medesima cosa: di
dipingere per abbellire le pareti delle sue case e di alloggiare nel
suo palazzo. La ragazza accettò senza neanche rifletterci e
trascorse i quattro mesi migliori della sua vita. Conobbe una ragazza
lì con cui strinse amicizia, Choi Yoora. Una brava ragazza
che,
rimasta orfana, ora intesseva delle splendide tele per Chul Moo. Era
davvero piccola, magrolina, con il viso rotondo e il naso a patata ma
aveva davvero gli occhi più dolci che avesse mai visto.
Condividevano la stessa stanza e si erano raccontate molte cose delle
loro vite. Passavano le giornate lavorando per il signor Jung e poi
la sera uscivano mettendo i vestiti più belli che il loro
stipendio
permetteva loro. La gente che incontrava per strada ragazzi o ragazze
vestiti con abiti cosi belli e in comitiva, era solita dire
“Ah,
sono i ragazzi di Chul Moo” oppure “Sono le perle
del signor
Jung”. L'arrivo di Jorinde poi aveva suscitato ancora
più stupore.
Un'Europea, tedesca, con i capelli rossi e gli occhi acqua marina.
Yoora era convinta che prima o poi le avrebbero trovato un
soprannome. Era davvero un sogno fare quella vita. Fare per lavoro
ciò che più ami e in compagnia di persone
meravigliose.
Però,
si sa, tutte le cose belle hanno una fine. La fine di questo sogno
non tardò ad arrivare. Il signor Jung si ammalò e
inevitabilmente
morì. Sembrava essere la fine per i ragazzi di Chul Moo.
Aveva un
unico figlio, che risiedeva in India, e del lavoro del padre non
voleva proprio saperne. Aveva tagliato i ponti con lui molto tempo
prima e decise che avrebbe venduto tutte le proprietà del
padre. Non
seppe quanto pianse Jorinde alla morte di Chul Moo però
così tanto
che nei suoi grandi occhi verde acqua sembrava fosse passato un fiume
in piena.
Stava
cercando di trattenere le ennesime lacrime quando Yoora
entrò di
corsa nella loro camera.
La rossa
si voltò lentamente. Sembrava in fibrillazione per qualcosa.
- Non indovinerai mai che cosa sto
per dirti!- disse precipitandosi al suo fianco.
- Girano delle strani voci in paese.
Pare che Kim Jonghyun voglia comprarsi il palazzo.- sussurrò
poi con un filo di voce.
Jorinde
sgranò gli occhi e la guardò allibita, incapace
di proferire
qualsiasi suono.
Kim
Jonghyun?
Tutti sapevano
che Kim Jonghyun era un
tipo che preferiva starsene sulle sue, senza esporsi troppo, senza
interessarsi troppo a ciò che accadeva nel paese. Aveva ben
altro a
cui pensare, altro a cui badare.
La sua casa
risiedeva sul punto più
alto della montagna, un grandissimo palazzo, il cui interno i
cittadini amavano immaginare.
Kim
Jonghyun era anche un
tipo particolare, avvolto da un alone di mistero. Spesso metteva i
brividi a causa dei suoi modi di fare.
Non
l'aveva mai visto da vicino. Solo da lontano, dalla finestra della
sua camera.
- Perchè mai dovrebbe
comprarsi questo palazzo?! Ne ha uno grande uguale! -
replicò Jorinde - Di certo non vorrà aiutare noi,
ci sbatterà ugualmente fuori. - .
- Lo pensano tutti qui. -
mormorò Yoora con tristezza.
Le due
amiche scesero di sotto tenendosi per mano, c'era molta confusione. I
funerali per il signor Jung si erano svolti il giorno prima e molti
ragazzi erano già pronti per farsi le valigie e andare via.
A tutti
era giunta la voce che Kim Jonghyun voleva comprarsi il palazzo dal
figlio del signor Jung e alcuni dicevano che in realtà la
trattativa
era già conclusa. Nessuno nutriva la speranza che Jonghyun
volesse
tenerli lì proprio come il signor Jung, anzi pensavano che
li
avrebbe sbattuti fuori a calci. Tuttavia Park Minhyuk, bravissimo
scultore, aveva convinto i ragazzi a restare almeno per la notte o
almeno finchè non ci fossero state notizie più
sicure sull'atto di
vendita.
Jorinde
era andata via, voleva prendere un po' d'aria, lontana da tutti e
tutto. Camminava da sola per le strade, avvolta in una giacchetta
crema, con le mani nelle tasche. La testa le pulsava terribilmente,
erano successe troppe cose in quei giorni e nessuna che fosse
positiva. Prima la morte di Chul Moo, ora quel Kim Jonghyun che
sicuramente avrebbe portato solo guai. Come se non bastasse, una
volta aveva sentito dire da delle ragazze che tutte le donne che
erano entrate a casa sua, non avevano più fatto ritorno.
Nessuno in
paese le aveva più viste. Un brivido le percorse la schiena.
- Potresti prenderti un raffreddore
se vai in giro solo con questa giacchetta. L'aria si è
raffreddata.- disse improvvisamente una voce.
Jorinde
stava per girarsi seccata e dire a quell'idiota di lasciarla in pace
ma qualsiasi tentativo di pronunciare anche solo una sillaba le
morì
in gola quando vide chi aveva davanti.
Era un
ragazzo che, a occhio e croce, poteva avere una ventina d'anni. Non
sembrava particolarmente alto, aveva la pelle leggermente bronzea e i
suoi capelli erano bianchi, di un particolarissimo bianco argentato.
Le mani in tasca e lo sguardo fisso su di lei. Indossava dei semplici
jeans chiari e una camicia bianca, casual, con il colletto nero e
abbottonata quasi fino al collo, solo il primo bottone era fuori
dall'asola. Su entrambi i lobi delle orecchie aveva numerosi
orecchini che ad un primo sguardo, Jorinde non seppe dire quanti
fossero.
Come per
magia o per sfiga, Kim Jonghyun era ora davanti a lei.
- Non è leggera la mia
giacca e poi non fa per niente freddo.- mormorò sentendosi
incredibilmente stupida a rispondergli in quel modo – Poi,
scusami, so badare a me stessa e non credo di averti mai visto prima.-
aggiunse stizzita e fece per andare via.
- Penso, invece, che tu sappia
benissimo chi sono ed è proprio per questo che stai cercando
di svignartela. - la sua voce la bloccò.
La rossa
si morse un labbro innervosita e poi si voltò di nuovo nella
sua
direzione.
Quel
ragazzo era di una bellezza imbarazzante.
Si diede
ancora della stupida per aver pensato una cosa del genere per uno che
di lì a poco, avrebbe sbattuto lei e i suoi amici fuori da
casa di
Chul Moo.
- Non ti conosco affatto. Dovrei? -
ribattè impassibile.
- Non lo so se dovresti ma io
conosco te.- replicò il giovane avvicinandosi di qualche
passo.
- Tu sei una dei ragazzi di Jung
Chul Moo, dico bene? - sussurrò con un sorriso che alla
ragazza parve più un ghigno – Sai, in paese ti
chiamano l' “orchidea scarlatta” ma io trovo che
chiamarti Jorinde sia molto meglio. Sarebbe un peccato non pronunciare
un nome cosi bello.- pronunciò le ultime parole con un tono
lascivo.
La rossa
si pietrificò sul posto. Come faceva a sapere il suo vero
nome?
Adesso
il ragazzo la scrutava, l'ombra di un sorriso sornione sulle labbra,
sembrava quasi leggerle nella mente.
Jonghyun
non si avvicinava mai a nessuno e non dava a parlare mai a nessuno.
- Sei una ragazza intelligente.-
disse sfilando le mani dalle tasche.
- Ho qualcosa da proporti e non
credo che rifiuterai alla leggera. - .
Jorinde
sentiva puzza di guai.
-Tuttavia,
questo non è il luogo più adatto per parlare di
“affari”.-
disse mimando le virgolette con le mani.
- Vieni, spostiamoci più
in là, dove occhi indesiderati non possono vedere e orecchie
indiscrete non possono udire. - .
Le diede
le spalle e scese le scalette di pietra alla loro destra. Jorinde lo
seguì anche se non avrebbe dovuto, quel tizio era
probabilmente
pericoloso ma sentiva che quello che voleva proporle doveva essere
interessante.
Si
sedettero su di un muretto, situato proprio sotto il ponte di pietra
su cui stavano parlando poco fa. Nessuno li avrebbe visti
lì. Un
brivido percorse la schiena della ragazza per la seconda volta. Si
voltò verso il suo interlocutore e ne studiò il
profilo perfetto:
il naso dritto, le labbra carnose, gli occhi scuri erano come pietre
di ambra incastonate all'interno di mandorle sgusciate, sembravano
brillare di luce propria.
Improvvisamente
Jonghyun si voltò verso di lei.
- Allora Jorinde, vediamo di
inquadrare subito la situazione. Tu e i tuoi compagni state
praticamente per perdere tutto dopo la morte di Chul Moo: non avrete
più un lavoro o un posto dove stare. Per molti sarebbe la
fine. Insomma, tu puoi sempre tornare a casa tua ma gli altri? Non
saprebbero cosa fare.- disse Jonghyun.
La
ragazza non capiva dove voleva arrivare.
- Si dà il caso che io
abbia appena comprato il palazzo in cui vivete e sai, non saprei
esattamente cosa farmene, insomma, non posso utilizzarlo di certo come
soffitta. - .
Parlava
molto lentamente e Jorinde cominciava a innervosirsi.
- A me non darebbe alcun fastidio se
i tuoi amichetti restassero a vivere lì,anzi, potrei
lasciare stare tutto com'è. Lascerò che lavorino
come quando c'era Chul Moo, saranno ben pagati da me come quando lo
erano da lui. Posso farlo, non ho problemi.- disse il ragazzo alzandosi
in piedi.
Jorinde
non poteva credere alle sue orecchie. I suoi occhi si illuminarono.
- Tuttavia, c'è un ma.- aggiunse lapidario.
- C'è qualcosa che
voglio o meglio qualcuno. Voglio te, in cambio.- .
Le sue
parole arrivarono come uno schiaffo in faccia. Fredde come il vento
che si era alzato.
- Come...? - sussurrò la
ragazza stordita.
- Voglio che tu venga via con me.-
ripetè quello impassibile.
- Hai solo due opzioni: accetti la
mia proposta e i tuoi compagni saranno salvi o rifiuta e io domani
comunicherò a tutti che devono andare via.-
pronunciò le ultime parole come se stesse leggendo la lista
della spesa.
Jorinde
aveva gli occhi puntati sulle sue scarpe bianche.
- Questo...- sussurrò
– questo è un ricatto! Come puoi essere
così crudele da propormi una cosa simile?!-
esclamò arrabbiata stringendo i pugni e sporgendosi in
avanti.
- Ricatto? Io ti ho fatto
semplicemente una proposta. Non ti sto costringendo a fare nulla. Sei
libera di accettare come di rifiutare.- ribattè Jonghyun con
un sorriso.
- Io...io non te lo
permetterò. Non farai del male a nessuno! -
ringhiò saltando giù dal muretto.
- Cosa vuoi farmi? Uccidermi qui e
poi nascondere il cadavere?! - la derise il ragazzo.
- Non essere stupida, non puoi farmi
proprio nulla. Ho il coltello dalla parte del manico. Ora sta a te.-
disse poi avvicinandosi a lei.
Jorinde
indietreggiò istintivamente.
- Non mordo mica. - disse il biondo
divertito.
- Perchè me?
Perchè vuoi me? - chiese esasperata.
- Perchè le orchidee
rosse sono così rare.- rispose lui sfiorandole i capelli con
due dita.
- Non toccarmi! - sbottò
Jorinde scattando di lato.
- Hai tempo fino a domani mattina
per darmi una risposta. Ci ritroveremo qui.- sibilò il
ragazzo.
Si
diresse verso le scale e la lasciò lì sotto,
sola.
**
Jorinde
sapeva, fin da quando le labbra di Jonghyun avevano pronunciato
quelle anguste parole, di non avere scelta. L'unica opzione
plausibile era una sola.
Non
avrebbe abbandonato i suoi amici. Non poteva e non voleva farlo.
Seppure
a malincuore, aveva preso la sua decisione. Non sarebbe tornata
indietro.
Dopo
averci ragionato su, decise che non avrebbe aspettato la mattina
seguente per dare la sua risposta a Jonghyun, sarebbe andata via
quella notte stessa e avrebbe raggiunto quella maledetta casa da
sola. Fece le valigie quando tutti erano a cena, così che
Yoora non
potesse vederla. Non le avrebbe mai permesso di svendersi in quel
modo per loro. Dopo aver sistemato le sue ultime cose, nascose la
valigia sotto il suo letto e scese di sotto ma la cena era
già
finita da un pezzo e ora tutti cercavano di rilassarsi senza pensare
a quello che sarebbe accaduto. Yoora e altre due ragazze si erano
sistemate su delle comode poltrone rosse e chiacchieravano fra di
loro.
- Jorinde! Sei scesa finalmente! -
esclamò l'amica accorgendosi della sua presenza.
- Non hai mangiato nulla. Hai fame?
- chiese subito dopo.
- No, non preoccuparti. Sto bene,
non ho fame al momento. - rispose la rossa sedendosi con loro.
Era
vero, aveva lo stomaco completamente chiuso da quel pomeriggio.
- Comunque quello che vi ho detto
è tutto vero. - disse poi Eunsoo, una delle ragazze sedute
lì con loro, ritornando al discorso che stavano tenendo in
assenza di Jorinde.
- Piantala! Così mi
spaventi.- esclamò Hye Min stringendosi nella maglia larga.
- Di cosa stavate parlando? - chiese
allora Jorinde incuriosita.
- Di Kim Jonghyun e delle tizie che
ha fatto sparire.- rispose Eunsoo prontamente.
Il
sangue nelle vene di Jorinde si gelò.
Sembrava
proprio che Jonghyun la stesse perseguitando.
- Si dice che abbia dei complici,
sai, per far sparire le povere malcapitate. - aggiunse sempre Eunsoo a
bassa voce.
Anche la
rossa aveva sentito di queste storie ma non aveva mai saputo se
crederci o meno. Potevano essere benissimo le solite malelingue che
gettavano veleno su chiunque ma ora che aveva visto Jonghyun
così da
vicino e ci aveva parlato, quelle storie non potevano essere poi
impossibili.
- Ha ragione Eunsoo! - disse Do Hee
– dicono che nei pressi della sua casa, di notte, si aggirino
spesso dei ragazzi e non hanno delle belle facce. - .
Tutti
quei discorsi non facevano altro che stringerle la presa allo
stomaco.
- Smettila di tremare Hye Min, non
verrà certo a prenderti questa notte dal letto e poi sono
solo storie. - disse divertita Yoora – Andiamo a letto ora,
è tardi! Non sappiamo cosa accadrà domani ma
sarà meglio riposare. - aggiunse poi alzandosi dal divano.
Se
avesse dovuto trasferirsi in quella casa da lì a poche ore,
non le
avrebbe reputate solo storie. Se lo avesse sentito parlare quel
pomeriggio, anche Yoora avrebbe creduto a quei racconti
probabilmente.
- Buonanotte Jorinde. -
sussurrò l'amica voltandosi di lato.
- Buonanotte. - le
mormorò di rimando.
Spense
la luce e rimase a scrutare la figura della ragazza.
Forse
quella era l'ultima volta che avrebbe visto Yoora.
Sentì
le lacrime affacciarsi agli spigoli degli occhi, la pizzicavano ma
lei le mandò via: non poteva permettersi di essere debole in
quel
momento.
Si
accertò che Yoora si fosse addormentata profondamente e si
alzò dal
letto. Si vestì silenziosamente, pose una lettera sul
comodino
affianco al letto e una volta presa la valigia si diresse verso la
porta.
Si voltò
un'ultima volta e gettò un'occhiata all'amica.
Dormiva.
I capelli scuri sparsi sul cuscino.
Non
aveva più nulla da temere Yoora, né lei
né gli altri. Avrebbero
condotto una vita dignitosa. Sorrise debolmente e andò via.
**
Una
volta fuori il palazzo, l'aria fresca della sera le
schiaffeggiò il
volto. Si allontanò di qualche passo e chiamò un
taxi. Fare a piedi
la salita per arrivare a casa di Kim Jonghyun sarebbe stato da pazzi,
specialmente con una valigia.
Quando
disse al tassista la sua meta, questi la guardò sconvolto.
Nessuno
doveva avergli chiesto una cosa del genere prima. Esitò
prima di
mettere in moto.
Dopo
essersi passato una mano fra i radi capelli l'uomo mise in moto e
finalmente partirono. Dopo circa un quarto d'ora arrivarono di fronte
a un grande cancello.
- Siamo arrivati. -
bisbigliò il tassista.
Scese dall'auto, scaricò
la valigia della ragazza e dopo essersi preso i soldi,
rientrò nella macchina e ripartì velocemente
lanciando occhiate furtive al palazzo.
Ora
Jorinde era completamente sola. Si voltò per fronteggiare il
maniero
che si intravedeva alla luce della luna. Era buio pesto quindi non si
vedeva molto ma il palazzo sembrava avere molte finestre e grandi
balconi. Sembrava infinito. Guardò poi il cancello che si
ergeva
minaccioso, era davvero altissimo. Per un attimo ebbe paura ma poi si
fece coraggio e decise che avrebbe affrontato Jonghyun.
Cercò un
campanello o un citofono ma non c'era nulla di tutto questo.
D'altronde, nessuno doveva mai fargli visita.
Gettò
la valigia oltre il cancello e arrampicandosi su di esso lo
scavalcò
giungendo dall'altra parte. S'incamminò lungo il viale
costeggiato
da alberi, si fermò a qualche metro dalla porta e si
appiattì
contro un tronco. C' era una piccola luce accesa sotto il porticato e
due persone, una vestita completamente di bianco l'altra di nero, che
parlavano in modo fitto. Jorinde cercò di avvicinarsi e fare
meno
rumore possibile ma una foglia sotto i suoi piedi
scricchiolò
rumorosamente nel silenzio della notte. Maledì quella
stupida foglia
ma era troppo tardi. Si erano accorti di lei e una delle due figure
se l'era svignata. Non era riuscita nemmeno a vederla in volto.
Allora decise di uscire allo scoperto, non avrebbe avuto via di fuga
lo stesso.
Si
rimise nel viale centrale e si diresse verso la figura bianca che
altri non era se non Jonghyun. Quando la vide rimase sorpreso.
Jorinde gettò la valigia ai suoi piedi.
- Questo che significa? - chiese il
ragazzo guardando prima la valigia e poi lei.
- Questa è la mia
risposta. - replicò la rossa nascondendo il suo nervosismo.
Il
ragazzo dai capelli bianchi sorrise beffardo.
Jorinde
non rispose.
-
Anche se non lo fossi più, sai che non ti lascerei
più andare lo
stesso, vero? - .
Ciao a
tutti! ^^
Questa è
la mia prima fanfiction riguardante gli SHINee. Questa storia si
baserà sull'avventura che i nostri personaggi principali
vivranno
nel villaggio sudcoreano della “rosa blu”. Spero
che la storia
possa piacervi. Buona lettura! ^^
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