Buongiorno! ^^
Non mi sono ancora liquefatta dal caldo e, seppur in
ritardo, porto in dono un capitolo un po’ più lungo del solito, come richiesto
negli ultimi commenti, sperando che vi strappi un sorriso in questa canicola
insopportabile.
Anche qui valgono le stesse indicazioni dei precedenti
capitoli e, in generale, di tutta la raccolta.
Sostanzialmente abbiamo delle fic modern!AU in cui Arthur deve abituarsi a tutto quello che è
moderno. Alcune storie saranno esplicitamente slash,
altre intese come semplice friendship.
Spoiler! Post 5x13 “The Diamond of
the Day (2)”.
Capitolo dedicato a chi ha
recensito il precedente.
A Relie Diadamat, chibimayu, hiromi_chan, HowlingFang, FlameOfLife, Melipedia, ginnyred, DevinCarnes, Yuki Eiri Sensei, lunadistruggi.
Ai vecchi e ai nuovi lettori.
Grazie.
The Once and Future…
Prat.
Capitolo XII: La mentalità medievale di Arthur
Quando Arthur ritorna a casa dal suo ‘giretto pomeridiano di
ambientamento nel mondo moderno’ tutto lacero e sanguinante, Merlin è seriamente
spaventato (prima) e arrabbiato (poi).
Il Re del Passato e del Futuro, invece, non fa una piega di
fronte alla sua espressione inquisitoria.
“Sto seriamente considerando di portarti a spasso con un
guinzaglio, lo sai?!” sbotta l’ex valletto, andando a
prendere disinfettante e cerotti in bagno, per poi tornare con tutta la
cassetta del pronto soccorso appresso per scrupolo. “Cos’hai
combinato, stavolta?”
“Ma non ho iniziato io!” si difende
il nobile rapidamente, forse un po’ troppo querulo,
cercando al contempo di trattenere un sibilo di dolore e le smorfie di
sofferenza – ne va della sua mascolina dignità! – mentre il liquido brucia su
tutte le escoriazioni delle sue mani e del viso (e probabilmente Merlin sta
calcando un po’ troppo con quel batuffolo, appositamente
per punirlo, anche se è innocente, lui!)
La tregua dura esattamente il tempo di fasciare le regali
nocche scorticate, di applicare un paio di cerotti sui graffi in fronte e di spalmare
una generosa dose di pomata sull’ematoma che si sta espandendo su uno zigomo.
“Guarda che disastro… L’occhio è già tutto nero…” borbotta
il mago, preferendo dar voce al risentimento piuttosto che alla preoccupazione.
Arthur si limita a lasciarlo sfogare, mansueto, e intanto
mugugna piano sentendo le mani indelicate del suo vecchio servo tastare con
malagrazia la cute gonfia e dolorante del sopracciglio.
Vorrebbe sorridergli, ammiccando, per fargli capire che non
è niente di grave, in realtà – lo sanno entrambi che è stato conciato molto
peggio di così migliaia di volte e che ora si tratta solo di qualche graffietto
di poco conto – ma Arthur non riesce a chiudere l’occhio che è troppo tumefatto
e il taglio sul labbro punge, così il suo blasonato sorriso ne uscirebbe un po’
ammaccato.
Ma lo stregone sembra capirlo lo
stesso, perché sbuffa scuotendo la testa, stiracchiando le labbra in una fugace
rassegnazione.
Poi allunga due dita e stavolta accarezza la palpebra con
delicato garbo, con la premura che sempre sfocia in devozione, e di colpo
Arthur avverte il familiare formicolio della magia di guarigione. Tempo qualche
battito di ciglia, e l’occhio contuso è tornato normale. Il resto dei cerotti è
ancora lì, come le escoriazioni che si è procurato, come monito per ricordargli
che sì, Merlin è sempre lì per lui, ma no, non per questo lo perdonerà così
facilmente per averlo spaventato.
“Mi piace la caccia!” sbotta di colpo il sovrano di Camelot. “Lo sai, no?”
Il mago lo fissa intensamente per un istante.
“Forse il danno è maggiore di quel che pensavo. Hai per caso battuto la testa?”
“Non fare l’idiota, Merlin…”
“Io? Io farei l’idiota?! Se non
erro, sei tu quello che se n’è appena uscito con una stupidissima affermazione
su… su… No, aspetta un momento…” Lo stregone ansima
rumorosamente, mentre l’idea gli lampeggia in testa a caratteri cubitali. “Hai
cercato di andare a caccia?! Ti prego, ti prego… non
dirmi che hai cacciato dentro ai giardinetti…”
Arthur sfodera lo sguardo più indignato del suo repertorio,
quello che usa ogni volta che il suo compagno lo deride per qualcosa di moderno
che gli sta sfuggendo o sta fraintendendo – il che capita troppo spesso, per i suoi
nobili gusti.
“No! Certo che no! Ma per chi mi hai preso?!”
si difende oltraggiato.
“Ma, allora, cosa…?”
“Stavo camminando per i fatti miei, quando un tizio mi si
avvicina e si presenta, dicendo di chiamarsi Peta e-”
“Volevi dire ‘Peter’?” lo corregge Merlin, per puntiglio.
“Oppure… era un nome straniero?”
“Lasciami continuare!” lo rimbrotta il monarca, gesticolando,
e aspettando il silenzio dell’altro. “Insomma!”, riprende poi, infervorato dal
ricordo: “Quel bifolco mi chiede di firmare non so dove, per abolire la caccia
alla volpe! Ma siamo
matti, dico io!”
“Cioè… aspet-”
“Gli ho detto che non avrei assolutamente firmato nessun
Decreto Reale per l’abrogazione della caccia!” rende noto
re Pendragon. “E quel tipo – che doveva essere un
pazzo, te lo dico io, Merlin – mi ha
chiesto tutto scandalizzato perché gli avessi detto di no! Ma
ti pare?”
“Fammi indovinare la tua risposta…” ironizza il mago.
“Gli ho detto che la caccia è il passatempo più bello del
mondo! Che sarà sempre il mio divertimento preferito!”
“E… lui?”
“Lui mi ha dato del retrogrado, urlandomi contro che non
siamo più nel Medioevo!”
“Oddio…”
“Beh, gli ho risposto che io, nel Medioevo, ci vivevo
benissimo! E ne vado fiero! E ci tornerei, anche!”
“E… quindi ti ha messo le mani addosso?”
“No, continuava a gridare ‘Oscurantismo medievale!’ come se
fosse stato uno sbandieratore…”
“Mmmh…”
“Gli ho detto di smetterla subito di inveire, e che avrebbe
meritato la gogna per il suo comportamento!”
“Ed è stato allora che ti ha colpito…?”
“Certo che no! Era ovvio che avessi ragione io! Gli ho spiegato
che, se non aveva mai provato, non poteva capire la soddisfazione di uccidere
un cinghiale a colpi di lancia o un cervo con la balestra…”
“Ouch!” ansima Merlin, immaginando
il colpo metaforico all’animalista.
“Sì, anche quel tizio si è messo ad ansimare dopo che è
sbiancato. Credevo avesse un mancamento lì davanti a me…”
“Perciò… se stava svenendo, non poteva colpirti, o sbaglio…?”
“No, ma si è ripreso in fretta e ci è
arrivato vicino quando gli ho riferito che ero molto orgoglioso del tappeto
d’orso che avevo nella mia vecchia camera. Ricordi il mio scendiletto,
com’era morbido e folto? Quante volte ti ci sei addormentato sopra?”
domanda ironico e nostalgico al contempo.
“Insomma! Ma come
siete finiti alle mani?” insiste lo stregone, preferendo accantonare i ricordi,
per chiudere la prolissa questione.
“Quando gli ho detto che ad ogni
compleanno regalavo una nuova stola di pelliccia a quella traditrice di mia
sorella… una di volpe, di ermellino, di lupo, di zibellino, di visone…”
“E allora te le ha date di santa ragione…”
“No, Merlin”, lo smentisce, altezzoso. “Avevo tutto sotto controllo…
almeno all’inizio. Perché devi sapere che quel villano è stato un vero farabutto:
si è fatto aiutare da altri tre tizi, che si chiamavano
Peta come lui, e tutti insieme mi hanno sopraffatto
per un istante – uno solo, beninteso
– perché sarò anche fuori allenamento, ma ci vuol molto di più per vincere
contro Arthur Pendragon!”
“E poi?”
“Quando li ho resi abbastanza malconci, se ne sono andati e io sono stato magnanimo a non inseguirli. Quindi, non avendo
più niente da fare, sono tornato da te…”
“Oh, mi sento lusingato!” ironizza Merlin. “Anzi, sai cosa? Anch’io dovrei iscrivermi alla PETA!”
Arthur gli lancia un’occhiataccia guardinga. “E perché mai?”
“Perché ho sempre nutrito un grande amore verso gli animali…
soprattutto per un certo un asino reale!”
“Merlin!” raglia
suddetto asino, indignato, e mentre il compagno ride di lui, entrambi ricordano
quell’imbarazzante incidente con il Goblin e le orecchie pelose che l’erede al
trono si era ritrovato magicamente cucite addosso.
“Erano deliziose…” sospira il mago, nostalgico.
“Erano mortificanti”,
lo corregge il re, indispettito. “E mi hai anche lasciato a ragliare più del
dovuto, solo per puro divertimento…”
“Dovevo pur togliermi qualche sfizio, no?” ammette Merlin,
candidamente, con un sorriso malandrino che fa sempre venire il batticuore al
Re in Eterno.
“Sì, beh, d’accordo…” farfuglia quindi, arrossendo per il
momento di debolezza. “Cioè, no. Non sono d’accordo. Ma ormai è tardi per
recriminare su ciò che abbiamo fatto…”
“Sagge parole”, concorda l’ex valletto, accoccolandosi
contro di lui sul divano, accarezzandogli dolcemente una delle mani bendate che
si è trascinato in grembo.
Arthur si rilassa all’istante a quel tocco così familiare e benefico.
Ma il silenzio dura poco.
“Mi rammarico di non averti mai regalato un bel mantello
foderato di pelliccia, quand’eravamo a Camelot”.
“Hai sempre provveduto al necessario: un paio di stivali
nuovi ogni autunno e mi davi i soldi con cui avrei comprato gli abiti da
sostituire qualora fosse servito…”
“Ma tu, invece che nuovi calzoni, continuavi
sempre ad acquistare quegli stupidi stracci che ti legavi al collo!”
“Per tua informazione, vanno ancora di moda…”
“Mph!”
“…Una volta – ti ricordi? – mi hai donato persino dei guanti
imbottiti con pelo di coniglio. Dèi, erano caldissimi…
la cosa più morbida che abbia mai posseduto”.
“Sì, e alla prima occasione, tu li hai mandati a tua madre”.
“Beh”, Merlin arrossisce, stupito che quel suo piccolo
segreto non sia poi così segreto. “Se li avessi usati, si sarebbero rovinati
subito e… e gli inverni a Ealdor erano sempre più
freddi che al castello…”
Ma entrambi sanno che non c’è bisogno di vere
spiegazioni per quel gesto, perché il ricordo di Hunith
è sempre nei loro cuori.
Il Re del Passato e del Futuro si tira contro il suo mago,
incurante delle proteste per le ammaccature subìte e ricambia le coccole con piccoli
tocchi e baci disseminati su ogni lembo di pelle disponibile.
Poi, come folgorato da un’idea geniale, si scosta un po’ –
giusto quel pochino che serve a concentrarsi, ma non troppo da avvertire il
dolore della perdita.
“Potrei regalartela ora, una bella
pelliccia… magari come copriletto! Credo che le notti invernali siano alquanto
rigide qui e quel coso dai tubi caldi non scalda come un vero caminetto
con la legna e le fiamme!”
“Non mi serve più una pelliccia foderata, Arthur…” ansima Merlin, mescolando i
loro fiati.
“Perché?”
“Perché, adesso, nelle notti lunghe e fredde, ho te”.
- Fine
-
Disclaimers: I personaggi di Merlin, citati in questo racconto,
non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire
di essi, non vi è alcuna forma di lucro da parte mia.
Ringraziamenti:
Un abbraccio alla mia kohai, che subisce le mie
paranoie e mi beta le cose al volo. Ti
lovvo, Giuls!
Note: Per quelli
che non lo sapessero, la sigla P.E.T.A. sta per: People
for the Ethical Treatment of Animals (PETA), che
è un’organizzazione non-profit a sostegno dei diritti animali, o almeno questa
dovrebbe essere la sua missione. Non entro nel merito della questione, perché
non intendo scatenare polemiche pro o contro.
Per fortuna, dal 2005 in Gran Bretagna la caccia alla volpe è
stata definitivamente abolita; e invece, purtroppo, da noi è ancora permessa.
Ç__ç
Va beh, smetto di lamentarmi… ^^’’
Ringrazio tutti gli utenti che hanno messo questa
raccolta nei preferiti, seguiti e da ricordare!
Come sempre, grazie a chi si fermerà a lasciare un parere.^^
Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit:
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Farai felici milioni di scrittori.
(Chiunque voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)
Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.
Grazie (_ _)
elyxyz