Verdementa 5_Un triste addio
Un triste addio
Quando Alphonse si
risvegliò il mattino seguente, sentì come una voragine
aprirsi nel suo inconscio, mentre la realtà gli pioveva addosso
con la forza di una valanga: Nina non c’era più. Non
l’avrebbe mai più rivista. Era una constatazione che gli
provocava un immenso dolore che quasi superava il leggero confine che
separava il dolore emotivo da quello fisico. Era un sentimento
orribile, che lo dilaniava come una spada conficcata nell’anima,
dato che non era altro che quello: un’anima legata ad
un’armatura. Non aveva niente dell’Alphonse che era stato,
l’unica cosa che gli era rimasta era l’anima.
Quando Edward si
svegliò, Alphonse era già in piedi. Osservava silenzioso
il cielo oltre la finestra e sembrava non essersi reso conto del
biondo. Edward sospirò e si accostò al fratellino.
- Al, forse è meglio ripartire... - esordì l’alchimista. Alphonse rimase in assoluto silenzio.
- Sì, cioè... se a te va bene... - precisò il biondo.
Alphonse non rispose di
nuovo: stava soppesando l’ipotesi di partire. Se era condannato a
non rivedere più Nina, che cos’altro lo tratteneva a
Lilium? Però era anche vero che forse avrebbe potuto incontrarla
di sfuggita, magari sarebbe riuscito a spiegarle la situazione. Il
dolore emotivo, però, lo spinse ad accettare la partenza.
- Sì, fratellone... è meglio ripartire... - mormorò.
Fu il turno di Edward di
rimanere in silenzio: l’idea che Alphonse si fosse arreso al
dolore gli dava una profonda preoccupazione, ma non ne accennò
con lui.
Appena il biondo fu pronto, i due uscirono dalla camera e, riunitisi a Fiamma, andarono a fare colazione.
La ragazza, non appena vide
Alphonse, capì che qualcosa non andava: era stranamente lento a
reagire, a rispondere. Probabilmente, gli era accaduto qualcosa di
brutto durante l’appuntamento della sera prima.
Durante la colazione, mentre Edward mangiava e Alphonse fissava un punto fisso dinanzi a sé, la ragazza si decise.
- Mi scusate un attimo? - chiese, alzandosi.
- Dove vai? - domandò Edward, alzando gli occhi su di lei.
- Ecco... mi sono ricordata di un impegno... torno fra poco! - gli rispose lei, avviandosi di corsa verso l’uscita.
Edward rimase a guardare per
qualche istante il punto oltre il quale era appena sparita la ragazza,
prima di riportare la sua attenzione sulla colazione.
Alphonse non si era neanche
accorto che Fiamma se ne era andata: era imbrigliato in un forte
conflitto interiore: la sua voglia di rimanere contro lo sconforto che
lo spingeva a partire. Era uno scontro che sembrava non dover finire
mai. In mezzo a quel campo di battaglia emotivo, c’era una
“zona di sicurezza”, la postazione dalla quale Alphonse
cercava di prendere una decisione: rimanere e tentare di riparare a
ciò che aveva involontariamente scatenato o partire e cercare di
lasciarsi tutto alle spalle? Era una decisione che spettava solo e
unicamente a lui.
Appena Edward ebbe finito di fare colazione, lui e il suo fratellino si diressero verso la loro camera per preparare i bagagli.
Nell’atrio, però, Fiamma li fermò.
- Aspettate! Possiamo andare un’ultima volta al fiume? Vi prego...! - li supplicò lei.
- Ma perché?! Ci siamo stati pure ieri pomeriggio! - ribatté Edward.
- Dai, Ed... Al... vi prego...? - chiese ancora, in tono più supplichevole.
- Aw... e va bene... andiamo... - concesse il biondo, esasperato da tanta insistenza.
Seguito da Alphonse, ancora
perso nella sua battaglia emotiva che si stava lentamente trasformando
in una guerra, Edward si avviò verso la stradina che, dalla
piazza, portava al fiume.
- Ora mi spieghi il
perché di tanta insistenza! - mormorò l’alchimista
all’orecchio di Fiamma, che procedeva a passo svelto verso la
meta.
- Spiacente... non posso
anticipare niente a... nessuno... - gli rispose lei. Il biondo
lasciò cadere il discorso: era incuriosito dalla strana euforia
che la sua fidanzata sembrava avere. Che cosa la rendeva tanto allegra?
Suppose, senza scervellarsi troppo, che fossero “cose da
femmine”.
- Eccoci! Siamo arrivati... - esclamò Fiamma, voltandosi verso i due fratelli Elric, che la seguivano a rilento.
Edward si guardò
intorno e posò lo sguardo sulla ragazza. Con sua sorpresa,
notò che l’attenzione di lei era rivolta ad Alphonse, che
teneva gli occhi bassi, come assorto in chissà quali pensieri.
- Siamo arrivati...! - ripeté lei, enfatizzando le parole.
Alphonse uscì
momentaneamente dalla guerra emotiva che stava vivendo e
contemporaneamente combattendo e alzò lo sguardo, guardandosi
intorno: erano di nuovo lungo il fiume.
Una fitta di dolore lo
colpì al ricordo di quando aveva per la prima volta incontrato
lì Nina. Il suo sguardo si spostò automaticamente sul
punto dove l’aveva...
I suoi occhi caddero
sull’ultima cosa o meglio, persona, che si sarebbe aspettato di
rivedere. Un’esile figura che avanzava incerta, le mani strette
al petto, gli occhi arrossati e cerchiati. Alcuni dei ciuffi di capelli
che circondavano il suo viso erano attaccati alla pelle.
Era lì, in uno stato
pietoso e gli stava venendo incontro. Un flebile sorriso apparve su
quel volto candido, deformato dal dolore. Alphonse rimase impietrito,
incapace di muoversi. Nonostante la sofferenza che lei sembrava emanare
come un’aura nera, rimaneva comunque un angelo. Un candido angelo
addolorato che gli corse incontro e affondò il viso nel suo
petto.
- Alphonse... - mormorò Nina, in preda ai singulti.
Lui rimase in perfetto e assoluto silenzio.
- Alphonse... sono stata una stupida... non avrei dovuto trattarti così! - pianse lei.
Lui le cinse la schiena con
le braccia: adesso capiva lo strano impulso di Edward di cingere Fiamma
quando gli era vicina. Sentiva un senso di dovere nei suoi confronti.
Si sentiva in dovere di proteggerla.
Alphonse le prese dolcemente il viso fra le mani e lo alzò, mentre le asciugava le lacrime.
- Nina... - sussurrò lui, togliendole i capelli dal viso.
- Oh, Alphonse... potrai mai
perdonarmi? Ti ho fatto soffrire, lo so e ho mentito a me stessa...
perché Alphonse... io ti amo... - disse lei tutto d’un
fiato, lasciandolo spiazzato. Era innamorata di lui, come lui era
innamorato di lei.
- Non m’importa se sei solo un’armatura vuota, io ti amo Alphonse... - proseguì lei.
- Anch’io... - proferì lui in un sussurro quasi inudibile.
Alle loro spalle, Fiamma e Edward osservavano la scena.
- Dì la verità, hai combinato tu l’incontro, vero? - la punzecchiò il biondo.
- Non so di cosa tu stia parlando... - gli rispose lei, alzando lo sguardo al cielo con fare innocente.
- Uhm... va bene... meglio così, altrimenti avrei dovuto ringraziarti... - aggiunse Edward.
- E allora...? Sto aspettando! - esclamò lei, indignata.
- Che cosa? - domandò lui.
Fiamma gli si piazzò di fronte.
- Il tuo ringraziamento... - rispose, avvicinandosi al ragazzo.
Automaticamente, il braccio destro del biondo scattò e circondò i fianchi di Fiamma, che sorrise.
- Vedo che capisci quando ti parlo... - disse in tono ironico.
- Bizzarra circostanza... sarà un effetto collaterale... - mormorò lui, avvicinandosi a lei.
- Malato d’amore? - chiese Fiamma, guardandolo di sottecchi.
Lui fece finta di rifletterci su.
- Sì... malato d’amore... - concluse Edward, prima di baciarla.
Alphonse e Nina erano stretti
in un abbraccio pieno d’affetto. La ragazza aveva di nuovo
affondato il viso nel petto di metallo di Alphonse e pareva essere
intenzionata a non separasi mai più, per nessun motivo, da lui.
Però...
Alphonse sciolse la presa e Nina alzò lo sguardo su di lui.
- Nina... noi dobbiamo ripartire... - mormorò lui tristemente.
Lei si rattristò.
- Sì... lo so... sapevo che prima o poi te ne saresti andato... - disse lei.
Alphonse si voltò verso suo fratello, impegnato in un lungo bacio appassionato con Fiamma.
- Ehm... Ed... possiamo posticipare la partenza di qualche ora? - domandò l’armatura.
Edward sciolse il bacio e fissò suo fratello.
- Ti è venuta voglia
di restare, eh? D’accordo. Io non ho nulla in contrario... ti va
bene se rimandiamo per le tre? - disse lui.
- E io non conto niente? - esclamò Fiamma, indignata.
- Oh, sì... certo che conti... - le rispose il biondo con fare ironico.
- Ed, sei sempre il solito! - disse lei, arrabbiata.
Alphonse lasciò
perdere il piccolo litigio e ritornò a fissare Nina. Le iridi
azzurre dei suoi occhi sembravano ancora più belle del solito.
- Alphonse... verrò a salutarti... - mormorò lei e fece per allontanarsi, ma lui la fermò.
- No, aspetta... non te ne andare, per favore - le chiese Alphonse.
Lei si voltò di nuovo
verso di lui e gli si avvicinò. In punta di piedi, la ragazza
riuscì a dargli un bacetto.
- Allora? Che cosa vuoi fare? - chiese lei.
Alphonse ci rifletté su qualche istante.
- Uhm? Dove sono andati a finire Al e Nina? - chiese Edward, perlustrando con lo sguardo la strada vuota.
- Saranno andati a cercare un
luogo dove potranno stare un po’ più tranquilli...
probabilmente erano stufi di sentirci bisticciare.... - gli rispose
Fiamma.
- Già... che cosa facciamo noi nel frattempo? L’ora della partenza è lontana... - disse Edward, sconsolato.
Fiamma si voltò verso il biondo.
- Ti va una sessione di allenamenti extra? Acciaio contro Cuorardente? - gli propose lei entusiasta.
- Ci sto! Non credere che
avrò pietà solo perché sei la mia fidanzata... -
disse lui, scendendo giù per il pendio erboso.
Fiamma si fermò di fronte a lui.
- Detto da te suona un
po’ strano... comunque non credere che ti chiederò
pietà! - ribatté lei, partendo all’attacco.
Nel frattempo, Alphonse e
Nina erano tornati di nuovo al torrente della sera precedente. Lui le
cingeva dolcemente le spalle, mentre le spiegava in linea generale come
aveva fatto a diventare un’armatura.
- ... e così il mio
fratellone ha legato la mia anima ad un’armatura per salvarmi,
sacrificando il braccio destro - concluse Alphonse.
- Dev’essere stato
doloroso... aspetta. Hai detto “fratellone”... non
sarà mica quel tappetto biondo che litigava con Fiamma? - chiese
Nina.
- Sì. Lui è il famoso Alchimista d’Acciaio... spesso ci confondono... - le spiegò lui.
- Be’... mi sembra ovvio... - commentò lei, accennando un sorriso.
Rimasero in silenzio per qualche istante.
- Mi mancherai tantissimo quando te ne andrai... - mormorò Nina.
- Ti ricorderò per
sempre... magari un giorno potremmo tornare... - disse Alphonse,
cercando di farla stare di buonumore: l’idea di doverla
abbandonare lo faceva sentire un verme.
- Alphonse... prima o poi tornerai normale, no? - chiese lei.
- Non lo so... io e mio
fratello stiamo cercando di riparare a ciò che abbiamo fatto...
perché? - domandò Alphonse, incuriosito.
Nina arrossì.
- Se mai ritornerai normale,
verrai di nuovo a trovarmi? Vorrei tanto vederti... normale... e
magari... - disse, ancora più rossa.
Lui rimase in silenzio. Aveva
capito a cosa alludeva, ma non se la sentiva di prometterle un prossimo
ritorno, dato che non era sicuro che potesse riavere il suo corpo.
Malgrado la mancanza di sicurezze riguardo la riuscita della loro
ricerca, si sentì in dovere di darle almeno una certezza.
- Sì... te lo prometto... - le rispose lui.
Nina si alzò
lievemente dal posto e baciò Alphonse di nuovo. Lui avrebbe
tanto voluto poter sentire il contatto con le sue labbra, ma non
poteva. Ecco perché Nina avrebbe voluto rivederlo da normale
essere umano: avrebbe voluto baciarlo. Baciarlo come si baciavano
Edward e Fiamma. Avrebbe voluto un bacio da umano a umano e, in
chissà quale remota parte di sé, anche lui sentiva di
volerlo. Per due persone che si amavano, baciarsi era normale. Ma nelle
sue condizioni attuali Alphonse non avrebbe mai potuto dare quella
soddisfazione né a Nina né tantomeno a se stesso.
Stretti in un dolce e fragile
abbraccio, i due rimasero lì a parlare, osservando il torrente,
mentre i minuti trascorrevano velocemente e si trasformavano in ore.
Le tre del pomeriggio giunsero rapidamente e con esse arrivò per Alphonse e Nina il momento della separazione.
Sotto l’arcata
dell’ingresso in città attendevano Fiamma e Edward.
Alphonse li raggiunse seguito da Nina. Quando fu sotto l’arcata
si voltò verso Verdementa, che lo osservava con gli occhi colmi
di lacrime e le carezzò il viso.
- Non devi piangere... ti ho promesso che, umano o non, tornerò... - la consolò l’armatura.
- Mi mancherai Alphonse...
spero che tu possa tornare presto... fino a quel momento ti
aspetterò... - disse lei, sorridendo fra le lacrime che ormai
scendevano copiose, rigandole le guance.
Alphonse la strinse ancora in un abbraccio che Nina ruppe dopo pochi istanti.
- A presto... buona fortuna
per il viaggio... - mormorò Nina, alzandosi in punta di piedi
per baciare un’ultima volta Alphonse. Il suo bacio era incerto,
timido, intriso di un amore profondo.
Una leggera brezza
spazzò il luogo, alzando leggermente la capigliatura venata di
verde menta della ragazza, che fece qualche passo indietro, osservando
Alphonse intensamente.
Lui ricambiò quel suo
sguardo profondo per qualche istante, prima di voltarsi e avviarsi
fuori città, insieme a Edward e Fiamma.
Alphonse si sentiva
stranamente svuotato, ma sapeva che quello non era un vero addio, era
solo una separazione temporanea. Con quella certezza nell’animo,
si lasciò Lilium alle spalle.
Nina fissò il profilo
dell’armatura accompagnata da Edward e Fiamma fino a che non fu
indistinguibile all’orizzonte. Alphonse se n’era andato, ma
le aveva lasciato una speranza, la promessa che sarebbe tornato da lei,
che non l’avrebbe abbandonata per sempre. Una fitta di dolore al
pensiero della lontananza di Alphonse la colpì improvvisamente,
ma fu scacciata quasi immediatamente dalla speranza che prese vita come
una fiammella dentro di lei. Non le importava quanto, sarebbe rimasta
in attesa. Avrebbe aspettato finché non fosse tornato,
perché glielo aveva promesso.
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