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Autore: Fiamma Drakon    25/01/2009    0 recensioni
Quando Alphonse la vide rimase estasiato, mentre un sentimento nuovo che mai aveva provato fino ad allora si faceva lentamente strada dentro di lui...
[dedicata with love alla mia onee-chan]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Verdementa 5_Un triste addio Un triste addio
Quando Alphonse si risvegliò il mattino seguente, sentì come una voragine aprirsi nel suo inconscio, mentre la realtà gli pioveva addosso con la forza di una valanga: Nina non c’era più. Non l’avrebbe mai più rivista. Era una constatazione che gli provocava un immenso dolore che quasi superava il leggero confine che separava il dolore emotivo da quello fisico. Era un sentimento orribile, che lo dilaniava come una spada conficcata nell’anima, dato che non era altro che quello: un’anima legata ad un’armatura. Non aveva niente dell’Alphonse che era stato, l’unica cosa che gli era rimasta era l’anima.
Quando Edward si svegliò, Alphonse era già in piedi. Osservava silenzioso il cielo oltre la finestra e sembrava non essersi reso conto del biondo. Edward sospirò e si accostò al fratellino.
- Al, forse è meglio ripartire... - esordì l’alchimista. Alphonse rimase in assoluto silenzio.
- Sì, cioè... se a te va bene... - precisò il biondo.
Alphonse non rispose di nuovo: stava soppesando l’ipotesi di partire. Se era condannato a non rivedere più Nina, che cos’altro lo tratteneva a Lilium? Però era anche vero che forse avrebbe potuto incontrarla di sfuggita, magari sarebbe riuscito a spiegarle la situazione. Il dolore emotivo, però, lo spinse ad accettare la partenza.
- Sì, fratellone... è meglio ripartire... - mormorò.
Fu il turno di Edward di rimanere in silenzio: l’idea che Alphonse si fosse arreso al dolore gli dava una profonda preoccupazione, ma non ne accennò con lui.
Appena il biondo fu pronto, i due uscirono dalla camera e, riunitisi a Fiamma, andarono a fare colazione.
La ragazza, non appena vide Alphonse, capì che qualcosa non andava: era stranamente lento a reagire, a rispondere. Probabilmente, gli era accaduto qualcosa di brutto durante l’appuntamento della sera prima.
Durante la colazione, mentre Edward mangiava e Alphonse fissava un punto fisso dinanzi a sé, la ragazza si decise.
- Mi scusate un attimo? - chiese, alzandosi.
- Dove vai? - domandò Edward, alzando gli occhi su di lei.
- Ecco... mi sono ricordata di un impegno... torno fra poco! - gli rispose lei, avviandosi di corsa verso l’uscita.
Edward rimase a guardare per qualche istante il punto oltre il quale era appena sparita la ragazza, prima di riportare la sua attenzione sulla colazione.
Alphonse non si era neanche accorto che Fiamma se ne era andata: era imbrigliato in un forte conflitto interiore: la sua voglia di rimanere contro lo sconforto che lo spingeva a partire. Era uno scontro che sembrava non dover finire mai. In mezzo a quel campo di battaglia emotivo, c’era una “zona di sicurezza”, la postazione dalla quale Alphonse cercava di prendere una decisione: rimanere e tentare di riparare a ciò che aveva involontariamente scatenato o partire e cercare di lasciarsi tutto alle spalle? Era una decisione che spettava solo e unicamente a lui.
Appena Edward ebbe finito di fare colazione, lui e il suo fratellino si diressero verso la loro camera per preparare i bagagli.
Nell’atrio, però, Fiamma li fermò.
- Aspettate! Possiamo andare un’ultima volta al fiume? Vi prego...! - li supplicò lei.
- Ma perché?! Ci siamo stati pure ieri pomeriggio! - ribatté Edward.
- Dai, Ed... Al... vi prego...? - chiese ancora, in tono più supplichevole.
- Aw... e va bene... andiamo... - concesse il biondo, esasperato da tanta insistenza.
Seguito da Alphonse, ancora perso nella sua battaglia emotiva che si stava lentamente trasformando in una guerra, Edward si avviò verso la stradina che, dalla piazza, portava al fiume.
- Ora mi spieghi il perché di tanta insistenza! - mormorò l’alchimista all’orecchio di Fiamma, che procedeva a passo svelto verso la meta.
- Spiacente... non posso anticipare niente a... nessuno... - gli rispose lei. Il biondo lasciò cadere il discorso: era incuriosito dalla strana euforia che la sua fidanzata sembrava avere. Che cosa la rendeva tanto allegra? Suppose, senza scervellarsi troppo, che fossero “cose da femmine”.
- Eccoci! Siamo arrivati... - esclamò Fiamma, voltandosi verso i due fratelli Elric, che la seguivano a rilento.
Edward si guardò intorno e posò lo sguardo sulla ragazza. Con sua sorpresa, notò che l’attenzione di lei era rivolta ad Alphonse, che teneva gli occhi bassi, come assorto in chissà quali pensieri.
- Siamo arrivati...! - ripeté lei, enfatizzando le parole.
Alphonse uscì momentaneamente dalla guerra emotiva che stava vivendo e contemporaneamente combattendo e alzò lo sguardo, guardandosi intorno: erano di nuovo lungo il fiume.
Una fitta di dolore lo colpì al ricordo di quando aveva per la prima volta incontrato lì Nina. Il suo sguardo si spostò automaticamente sul punto dove l’aveva...
I suoi occhi caddero sull’ultima cosa o meglio, persona, che si sarebbe aspettato di rivedere. Un’esile figura che avanzava incerta, le mani strette al petto, gli occhi arrossati e cerchiati. Alcuni dei ciuffi di capelli che circondavano il suo viso erano attaccati alla pelle.
Era lì, in uno stato pietoso e gli stava venendo incontro. Un flebile sorriso apparve su quel volto candido, deformato dal dolore. Alphonse rimase impietrito, incapace di muoversi. Nonostante la sofferenza che lei sembrava emanare come un’aura nera, rimaneva comunque un angelo. Un candido angelo addolorato che gli corse incontro e affondò il viso nel suo petto.
- Alphonse... - mormorò Nina, in preda ai singulti.
Lui rimase in perfetto e assoluto silenzio.
- Alphonse... sono stata una stupida... non avrei dovuto trattarti così! - pianse lei.
Lui le cinse la schiena con le braccia: adesso capiva lo strano impulso di Edward di cingere Fiamma quando gli era vicina. Sentiva un senso di dovere nei suoi confronti. Si sentiva in dovere di proteggerla.
Alphonse le prese dolcemente il viso fra le mani e lo alzò, mentre le asciugava le lacrime.
- Nina... - sussurrò lui, togliendole i capelli dal viso.
- Oh, Alphonse... potrai mai perdonarmi? Ti ho fatto soffrire, lo so e ho mentito a me stessa... perché Alphonse... io ti amo... - disse lei tutto d’un fiato, lasciandolo spiazzato. Era innamorata di lui, come lui era innamorato di lei.
- Non m’importa se sei solo un’armatura vuota, io ti amo Alphonse... - proseguì lei.
- Anch’io... - proferì lui in un sussurro quasi inudibile.
Alle loro spalle, Fiamma e Edward osservavano la scena.
- Dì la verità, hai combinato tu l’incontro, vero? - la punzecchiò il biondo.
- Non so di cosa tu stia parlando... - gli rispose lei, alzando lo sguardo al cielo con fare innocente.
- Uhm... va bene... meglio così, altrimenti avrei dovuto ringraziarti... - aggiunse Edward.
- E allora...? Sto aspettando! - esclamò lei, indignata.
- Che cosa? - domandò lui.
Fiamma gli si piazzò di fronte.
- Il tuo ringraziamento... - rispose, avvicinandosi al ragazzo.
Automaticamente, il braccio destro del biondo scattò e circondò i fianchi di Fiamma, che sorrise.
- Vedo che capisci quando ti parlo... - disse in tono ironico.
- Bizzarra circostanza... sarà un effetto collaterale... - mormorò lui, avvicinandosi a lei.
- Malato d’amore? - chiese Fiamma, guardandolo di sottecchi.
Lui fece finta di rifletterci su.
- Sì... malato d’amore... - concluse Edward, prima di baciarla.
Alphonse e Nina erano stretti in un abbraccio pieno d’affetto. La ragazza aveva di nuovo affondato il viso nel petto di metallo di Alphonse e pareva essere intenzionata a non separasi mai più, per nessun motivo, da lui. Però...
Alphonse sciolse la presa e Nina alzò lo sguardo su di lui.
- Nina... noi dobbiamo ripartire... - mormorò lui tristemente.
Lei si rattristò.
- Sì... lo so... sapevo che prima o poi te ne saresti andato... - disse lei.
Alphonse si voltò verso suo fratello, impegnato in un lungo bacio appassionato con Fiamma.
- Ehm... Ed... possiamo posticipare la partenza di qualche ora? - domandò l’armatura.
Edward sciolse il bacio e fissò suo fratello.
- Ti è venuta voglia di restare, eh? D’accordo. Io non ho nulla in contrario... ti va bene se rimandiamo per le tre? - disse lui.
- E io non conto niente? - esclamò Fiamma, indignata.
- Oh, sì... certo che conti... - le rispose il biondo con fare ironico.
- Ed, sei sempre il solito! - disse lei, arrabbiata.
Alphonse lasciò perdere il piccolo litigio e ritornò a fissare Nina. Le iridi azzurre dei suoi occhi sembravano ancora più belle del solito.
- Alphonse... verrò a salutarti... - mormorò lei e fece per allontanarsi, ma lui la fermò.
- No, aspetta... non te ne andare, per favore - le chiese Alphonse.
Lei si voltò di nuovo verso di lui e gli si avvicinò. In punta di piedi, la ragazza riuscì a dargli un bacetto.
- Allora? Che cosa vuoi fare? - chiese lei.
Alphonse ci rifletté su qualche istante.
- Uhm? Dove sono andati a finire Al e Nina? - chiese Edward, perlustrando con lo sguardo la strada vuota.
- Saranno andati a cercare un luogo dove potranno stare un po’ più tranquilli... probabilmente erano stufi di sentirci bisticciare.... - gli rispose Fiamma.
- Già... che cosa facciamo noi nel frattempo? L’ora della partenza è lontana... - disse Edward, sconsolato.
Fiamma si voltò verso il biondo.
- Ti va una sessione di allenamenti extra? Acciaio contro Cuorardente? - gli propose lei entusiasta.
- Ci sto! Non credere che avrò pietà solo perché sei la mia fidanzata... - disse lui, scendendo giù per il pendio erboso.
Fiamma si fermò di fronte a lui.
- Detto da te suona un po’ strano... comunque non credere che ti chiederò pietà! - ribatté lei, partendo all’attacco.
Nel frattempo, Alphonse e Nina erano tornati di nuovo al torrente della sera precedente. Lui le cingeva dolcemente le spalle, mentre le spiegava in linea generale come aveva fatto a diventare un’armatura.
- ... e così il mio fratellone ha legato la mia anima ad un’armatura per salvarmi, sacrificando il braccio destro - concluse Alphonse.
- Dev’essere stato doloroso... aspetta. Hai detto “fratellone”... non sarà mica quel tappetto biondo che litigava con Fiamma? - chiese Nina.
- Sì. Lui è il famoso Alchimista d’Acciaio... spesso ci confondono... - le spiegò lui.
- Be’... mi sembra ovvio... - commentò lei, accennando un sorriso.
Rimasero in silenzio per qualche istante.
- Mi mancherai tantissimo quando te ne andrai... - mormorò Nina.
- Ti ricorderò per sempre... magari un giorno potremmo tornare... - disse Alphonse, cercando di farla stare di buonumore: l’idea di doverla abbandonare lo faceva sentire un verme.
- Alphonse... prima o poi tornerai normale, no? - chiese lei.
- Non lo so... io e mio fratello stiamo cercando di riparare a ciò che abbiamo fatto... perché? - domandò Alphonse, incuriosito.
Nina arrossì.
- Se mai ritornerai normale, verrai di nuovo a trovarmi? Vorrei tanto vederti... normale... e magari... - disse, ancora più rossa.
Lui rimase in silenzio. Aveva capito a cosa alludeva, ma non se la sentiva di prometterle un prossimo ritorno, dato che non era sicuro che potesse riavere il suo corpo. Malgrado la mancanza di sicurezze riguardo la riuscita della loro ricerca, si sentì in dovere di darle almeno una certezza.
- Sì... te lo prometto... - le rispose lui.
Nina si alzò lievemente dal posto e baciò Alphonse di nuovo. Lui avrebbe tanto voluto poter sentire il contatto con le sue labbra, ma non poteva. Ecco perché Nina avrebbe voluto rivederlo da normale essere umano: avrebbe voluto baciarlo. Baciarlo come si baciavano Edward e Fiamma. Avrebbe voluto un bacio da umano a umano e, in chissà quale remota parte di sé, anche lui sentiva di volerlo. Per due persone che si amavano, baciarsi era normale. Ma nelle sue condizioni attuali Alphonse non avrebbe mai potuto dare quella soddisfazione né a Nina né tantomeno a se stesso.
Stretti in un dolce e fragile abbraccio, i due rimasero lì a parlare, osservando il torrente, mentre i minuti trascorrevano velocemente e si trasformavano in ore.
Le tre del pomeriggio giunsero rapidamente e con esse arrivò per Alphonse e Nina il momento della separazione.
Sotto l’arcata dell’ingresso in città attendevano Fiamma e Edward. Alphonse li raggiunse seguito da Nina. Quando fu sotto l’arcata si voltò verso Verdementa, che lo osservava con gli occhi colmi di lacrime e le carezzò il viso.
- Non devi piangere... ti ho promesso che, umano o non, tornerò... - la consolò l’armatura.
- Mi mancherai Alphonse... spero che tu possa tornare presto... fino a quel momento ti aspetterò... - disse lei, sorridendo fra le lacrime che ormai scendevano copiose, rigandole le guance.
Alphonse la strinse ancora in un abbraccio che Nina ruppe dopo pochi istanti.
- A presto... buona fortuna per il viaggio... - mormorò Nina, alzandosi in punta di piedi per baciare un’ultima volta Alphonse. Il suo bacio era incerto, timido, intriso di un amore profondo.
Una leggera brezza spazzò il luogo, alzando leggermente la capigliatura venata di verde menta della ragazza, che fece qualche passo indietro, osservando Alphonse intensamente.
Lui ricambiò quel suo sguardo profondo per qualche istante, prima di voltarsi e avviarsi fuori città, insieme a Edward e Fiamma.
Alphonse si sentiva stranamente svuotato, ma sapeva che quello non era un vero addio, era solo una separazione temporanea. Con quella certezza nell’animo, si lasciò Lilium alle spalle.
Nina fissò il profilo dell’armatura accompagnata da Edward e Fiamma fino a che non fu indistinguibile all’orizzonte. Alphonse se n’era andato, ma le aveva lasciato una speranza, la promessa che sarebbe tornato da lei, che non l’avrebbe abbandonata per sempre. Una fitta di dolore al pensiero della lontananza di Alphonse la colpì improvvisamente, ma fu scacciata quasi immediatamente dalla speranza che prese vita come una fiammella dentro di lei. Non le importava quanto, sarebbe rimasta in attesa. Avrebbe aspettato finché non fosse tornato, perché glielo aveva promesso.
   
 
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