11
Camminava
da solo finché le gambe non tremavano; c'era un freddo forte
che
scuoteva funesto le cime degli alberi e gli tagliava il viso, e Brian
lo avvertiva ma poco se ne curava. Tutto il vorticare irrequieto dei
pensieri gli riempiva la testa, fosse bastato a farlo stare meglio
avrebbe quasi cercato di vomitarle: ma nulla era così
semplice. Era
andato via di casa lasciandola vuota, passeggiando per le strade
deserte di una Huntigton dormiente; non sopportava quel silenzio
padrone che gli facesse finalmente capire quanto fosse rimasto solo.
Voleva solo ricongiungere i tasselli persi della sua adolescenza e
invece aveva sparso quelli attuali, del suo presente, mettendo in
discussione la sua band, la sua casa, la sua personalità.
Tutto era
adesso coperto da una coltre nera, come fumo denso di una sigaretta
che si stava accendendo aiutandosi con il palmo di una mano.
Aspirò
una boccata e al freddo si condensò appannandogli la vista
per
qualche secondo. Fasci di luce dei fanali delle auto che di rado
slittavano sul manto stradale gli accecavano gli occhi, per poi
morire qualche miglio lontani; le strade asfaltate luccicavano dei
grandi lampioni invece, in toni caldi, circolari, che allungavano la
sua ombra solitaria in entrambi i lati del suo corpo. Ma poco se ne
curò. Non avrebbe dormito a casa quella notte, avrebbe fatto
meglio
a trovare un posto dove stare. Dato il modo in cui se ne era andato
dalla sala prove però, non voleva far capo ai suoi vecchi
amici, per
non metterli nella condizione di scegliere fra lui e Matt,
nè per
far arrivare nessuna voce a Michelle che potesse metterlo ancor
più
in cattiva luce. Quella donna doveva odiarlo in quel momento,
probabilmente avrebbe fatto in modo di non vederlo per molto tempo e
non poteva darle torto. Avrebbe preferito scomparire per quella notte
per sapere quanto sollievo avrebbe giovato a tutti la sua mancanza.
***
-Bri?
- Brian sventolo una mano in modo imbarazzato, mentre il padre gli
aprì la porta d'ingresso a quell'ora della notte.
-Che
fai quì? -
-Posso
dormire nel garage stanotte? - Brian Senior si sporse sull'uscio
della porta per guardarsi intorno, come se non l'avesse udito, ben
oltre le spalle del figlio, per accertarsi che non ci fosse nulla di
strano.
-Ma
che dici? Hai bevuto?-
-No,
papà.-
-Hai
assunto droghe? -
-Oh,
ti prego! - le iridi del giovane si portarono al cielo in un gesto
esasperato mentre lo sguardo dell'uomo si corrucciò per
cercare
vagamente tracce di instabilità nei suoi occhi marroni.
-Dov'è
la tua auto? -
-Posso
entrare o vuoi farmi l'interrogatorio quì alla soglia? -
l'uomo
sembrò pensarci un pò, poi si scostò
facendo cenno col capo di
entrare piano.
-Dormono
tutti, vieni. - Brian si mosse con cautela, attendendo il genitore
prima di procedere nel corridoio buio dell'appartamento.
Sembrò
imbarazzarsi, camminare nervosamente finché non
tornò a rivolgergli
la parola.
-Puoi
spiegarmi che succede? Hai perso di nuovo le chiavi di casa o hai
fatto arrabbiare tua moglie? - accompagnò il tutto con una
risatina
sommessa, versando del caffè in una tazza, peccato che
voltandosi
finalmente ad osservarlo Brian Jr non avesse ricambiato la stessa
espressione divertita.
-Qualcosa
del genere. - si limitò a dire, accettando la bevanda calda.
-Non
volevo darti fastidio, prendo le chiavi del retro e vado.- Fece per
allontanarsi con l'oggetto ma il padre lo seguì cautamente.
-Hei,
hei, campione, guardati..- lo fece voltare osservandolo in viso. -..
è vero che sei una rockstar ma non dovresti avere uno guardo
così
serio anche con il tuo vecchio. E' alquanto inusuale averti a casa
dopo tutto questo tempo. Tua madre lo sa che sei quì? -
disdì col
capo.
-Non
lo sa nessuno e gradirei che la cosa rimasse fra di noi. - nonostante
l'espressione seria, Brian Senior non smetteva di risultare simpatico
nel suo caratteristico modo di fare. Cominciò ad assumere
una
smorfia pensosa e a gesticolare.
-Brian
in che guaio ti stai cacciando? Mi farai morire di crepacuore. - Il
giovane sorrise mestamente, con uno sguardo malinconico che cercava
con poca convinzione di tranquillizzare il suo vecchio; gli
portò
una mano sulla spalla e la strinse come ai vecchi tempi, nonostante
le loro altezze e i tratti somatici del viso mutati nel tempo.
-Nessuno
papà, te lo assicuro, ho bisogno solo di un posto tranquillo
dove
pensare. Domattina non ti accorgerai neanche che sono stato
quì. -
-Spero
sia davvero così.. cioè, nel senso che.. Oh,
diavolo! Hai capito! -
Stavolta anche a lui sfuggì un risolino.
-Posso
usare il telefono? -
***
-'chelle,
stai riposando? - La testolina platinata della donna si sporse
all'uscio dopo qualche ticchettio alla porta.
-No,
entra. -
-Volevo
augurarti la buonanotte, come stai tesoro? - le posò un
bacio sulla
fronte e le si sedette accanto. Michelle ricambiò un sorriso
debole,
e nascose sotto le coperte qualche fazzoletto strimizzito che aveva
raggomitolato selvaggiamente fra le mani ore prima.
-Adesso
sicuramente molto meglio. Mi dispiace del disturbo che sto recando a
te e Matt, io.. -
-Non
dirlo neanche, per me e Matt non è nessun problema. Resta
anche
quanto vuoi. - l'assicurò, cadendo dopo qualche attimo in un
silenzio ristoratore. -Ne vuoi parlare?-
-Non
c'è nulla da dire. - l'ammonì la mora, cercando
di non incrociare i
suoi occhi. Non ci sarebbe stato nulla di peggio se non piangere
davanti a lei. -Davvero, sto bene. Avevo bisogno di stare da sola,
tutto quì. - Valary si commosse, un rantolo alla bocca dello
stomaco
le fece salire quasi le lacrime agli occhi. Che le due sorelle di
Benedetto vivessero della stessa aria era risaputo, e che entrambe
soffrissero della situazione andatasi a creare non volgeva in
positivo per loro.
-Su
tesoro, vedrai che tutto si risolverà.-
-Avevi
ragione! - l'interruppe con un singhiozzo. -Come ho fatto a non
accorgermene prima? A non capire i segnali che mi stava lanciando?
Vivevamo nella stessa casa, per Dio! - la voce si affievolì
ad un
flebile sibilo; non ci si abituava mai a vedere il viso dolce della
donna contrarsi dal rancore.
Valary
si allungò a carezzarle i capelli, interrompendo una lacrima
che
scivolava sulla guancia della giovane, ormai in preda ad un triste
epilogo.
-Ho
aspettato paziente che la dimenticasse, ho tollerato le notti che ha
passato fuori da solo pochi mesi dopo che se ne era andata. Non
dimenticherò mai la volta che mi strinse chiamandomi col suo
nome..
- fu un'inspiegabile sensazione di vuoto che le colpi lo stomaco,
fino a riprendere a singhiozzare con più frequenza. -Lo
odio, con
tutte le mie forze. Non credevo che.. -
-Non
c'è mai stato da fidarsi di Brian, lo sai! Non mi sorprende
che sia
tornato a pensare come un ragazzino e fare chissà quali
porcate! -
inveì Valary; la tristezza aveva fatto spazio ad una collega
incontentabile.
-Non
lo conosci! Ci aveva messo tempo ma stava cambiando, lui ci stava
provando.-
-'chelle,
smettila di credere che lo avrebbe fatto, questa cosa
continuerà
solo a farti male. Brian non cambierà mai, lui è
propenso solo a
far del male a se stesso e agli altri, ed è per questo che
ama
quella donna: sono esattamente identici! Non saranno contenti
finché
dopo essersi rincorsi per anni non torneranno ad allontanarsi.-
***
-Lieve
trauma cranico: dovrebbe stare più attenta quando scende le
scale di
casa, è stata davvero fortunata a non essersi fratturata. -
Jillian
annuì e si rialzò adagio dal lettino del medico
come le era stato
ordinato; l'uomo incamiciato sedette alla sua scrivania e
annotò
velocemente sistemandosi meglio le lenti sul naso.
-Adesso
le prescriverò qualche antidolorifico, così da
rendere più
semplice i tempi di guarigione, ma non ne faccia abuso. Nel
frattempo, c'è qualche altra cosa che vuole chiarire della
caduta,
signorina Gordon? - la donna disdì col capo e accigliata
cercò di
interpretare la strana espressione del professionista, poi
respirò
piano.
-Non
è stato nulla di ecclatante, solo sbadataggine. Per quello
che
ricordi credo di essere inciampata per colpa della fibia dello
stivale. - l'uomo sembrava annuire come ad accondiscendere ad una
versione poco convincente, poi le porse il foglio ritornando di
fronte a lei.
-L'unica
cosa che non riesco a spiegarmi sono i diversi lividi circolari sulle
sommità dei bicipiti, ecco guardi.- la convinse a scoprire
le
braccia indicando leggermente con la punta di un indice gli aloni
violacei sulla pelle diafana. -Sembrano più che altro prese
di un
palmo, come se l'avessero agguantata. Riesce a notare la forma? Sono
molto diversi da questi sulle coscia, dovute forse alla caduta e..-
-No,
non noto nulla di strano, ma sarà stato sicuramente quando
ho
cercato di afferrare un appiglio. In momenti del genere non
è facile
capire cosa si ha intorno, almeno abbastanza affidabile alla quale
aggrapparti. -
-Ha
animali in casa per caso? - Jillian negò col capo
audacemente,
trovando fastidiose le continue domande volte ad indagine e
apprestandosi ad infilare finalmente la giacca per lasciare intendere
che la conversazione fosse finita.
-Le
auguro buona giornata. - Jillian infilò gli occhiali da sole
coprendo il viso tumefatto e fece per uscire con passo spedito.
-Anche
a lei, spero di non rivederla tanto presto. E' un augurio
ovviamente.- Si interruppe per voltarsi ad osservare lo sguardo serio
che le porgeva, prima di tornare a confondersi fra la clientela della
sala.
***
La
tastiera del cordless si accese al buio in luminescenze aranciate e
nel digitare gli ultimi numeri rimuginò selvaggiamente prima
di
tornare a cancellarli di nuovo nel giro di qualche minuto. Brian si
rannicchiò scomodamente nel sacco a pelo che aveva sistemato
in un
angolo del garage, borbottando nervosamente su quanto lo ricordasse
più grande rispetto alla realtà. Ormai era fatta,
avrebbe passato
lì la notte poi l'indomani avrebbe pensato al da farsi,
inutile
continuare a pensarci con una mente così affollata di
pensieri. Non
sapeva bene cosa fare. Chiamarla? Non chiamarla? Avrebbe voluto
sentirlo? Forse il messaggio lasciato il segreteria era stato
abbastanza da non convincerla a richiamarlo. Sbuffò per la
rabbia e
lanciò via con forza lo stupido cuscino in piuma che non
voleva
saperne di farlo sistemare comodo. Si sentiva come un adolscente
idiota e sperava che quel posto, come anni prima, gli avrebbe giovato
alla mente, invece ovunque guardava gli veniva a galla solo il viso
sorridente di Jimmy che picchiettava con le sue bacchette sui
tamburi, facendogli esplodere la testa. Aveva scelto il luogo
più
tormentato di ricordi: si vedeva quasi abbracciare gli amici, con
diversi centimetri in meno di altezza e di capelli, con quei stupidi
pantaloni attillati e la maglia della sua band preferita madida di
sudore. Il sentirsi a casa, mentre a casa non era. Il sentirsi
grande, quando grande non lo era neanche adesso, anzi si sentiva
piccolo, più piccolo di un moscerino, più inutile
e insignificante.
Gli
servì molto coraggio per riscrivere il numero sul display e
chiamare
finalmente, porgendoselo all'orecchio con un attimo di esitazione.
L'attesa
fu assillante, gli solleticava sulle dita la voglia di chiudere il
telefono e tornare a rimanere il stallo, ma non cedette e attese
ancora.
-Sì..?
- la voce debole gli fece venire un sussulto. Era notte fonda, diede
un'occhiata all'orologio da polso ed indicava le 3:02 AM poi fece un
respiro profondo sapendo che l'avrebbe riconosciuto subito e
sperò
che non riattaccasse.
-Hei..
- ci fu qualche secondo di silenzio dove entrambi presero tempo per
ristabilirsi e dall'altro capo ritornarono a parlare.
-Da
dove stai chiamando? -
-Non
sono a casa.. -
-Perché?
Dove sei? Sei con quella? - avvertì un tono agitato che gli
raggelò
il sangue.
-No,
'chelle.. sono da solo. - ci fu dell'altro silenzio poi un sospiro
instabile.
-Che
cosa vuoi? -
-Sono
un coglione, mi dispiace.-
-Anche
a me dispiace, adesso ti conviene cavartela da solo. - Fece per
riagganciare ma cercò di persuaderla a rimanere.
-Aspetta,
aspetta! Ti prego.. io non so neanche come giustificarmi, non posso
dire nulla per spiegare il mio stupido comportamento.-
-Hai
lasciato la band? È vero? - Brian disdì
nonostante lei non potesse
vederla e si portò una mano ad asciugarsi la fronte.
-No..
no, è stato un momento di rabbia. -
-Non
riesci a vedere cosa sei diventato? - avvertì un singhiozzo.
-Hai
distrutto le vite di tutti in poco più di un mese e il tuo
duro
lavoro se non quello dei tuoi amici! Maledetto stronzo che non sei
altro! Come pensi che tornerà tutto come prima? -
-Non
lo so..-
-Non
contare su di me Brian. Io non... non ci sarò più
per te. - strinse
gli occhi e cercò di controllare la forte emozione che gli
stava
attanagliandogli il petto.
-Ho
bisogno di vederti. -
-No...
n-no, Brian. -
-Pensa
con la tua testa, cazzo! Non farti convincere da altri su quello che
vuoi! Credi che non sappia che mi hai lasciato per tutte le puttanate
che ti hanno ficcato in testa?-
-Smettila..
- mormorò la donna cercando di calmarlo.
-No!
Porca puttana! .. - prese un respiro che avrebbe dovuto aiutarlo a
calmarlo. -Michelle sei tu a conoscermi e non gli altri. È
vero,
faccio molte stronzate, ti ho trascurata, sono stato.. stupido,
insignificante, posso rimediare e farti capire che ormai ho capito..
ho capito.. - Capito che se non poteva averla non poteva perdere
anche lei. Le amava, in modi diversi, in mondi diversi, in menti
diverse, ma le amava.
-Ti
prego, vediamoci a casa fra qualche giorno, sarò
lì. È troppo
vuota senza di te, aspetterò che sarai pronta.-
-Domani..
- Brian si sorprese credendo di aver capito male.
-C-cosa?
-
-Domani,
ci vediamo a casa..- non seppe bene cosa dire, rimase senza parlare,
rantolò qualcosa poi annuì.
-Grazie.
-
-Non
è per te Brian, ho bisogno di essere felice, non deludermi.
-
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