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Autore: Sux Fans    03/08/2015    1 recensioni
[...]Jillian tirò giù le maniche della felpa e Brian rivide in lei gli stessi gesti di anni prima. Non era una sconosciuta, non era una donna diversa da quella che abitava i suoi ricordi.
-No.. ma io voglio sapere perché. - Brian s'interruppe per un attimo. -Vuoi saperlo? - lei annuì. -Jillian è tornata ad Huntington.-
-Non ti permetterò di trattarla così mai più, semmai succedesse ti ammazzerei con le mie stesse mani. Mark, ti giuro, cazzo, che ti ammazzo..- [...]
Jillian ritorna otto anni dopo al suo paese d'origine e poco è il tempo che impedisce ai suoi vecchi amici di liceo, Brian e gli altri di riunirsi di nuovo nonostante ora non siano più dei ragazzini, ma piuttosto degli adulti con un traguardo lavorativo già raggiunto e vite già avviate. Solo gli amori di un tempo appassiti sembrano essere tornati a punzecchiare qualche nervo scoperto ma anche troppi anni sembrano separare quelle che sarebbero potute essere le facili scelte adesso intrappolate solo in qualche ricordo. Purtroppo non saranno solo questi tormenti astratti il vero problema, ma più concreti legami a frenare i desideri.
Tema dedicato in modo leggero alla violenza sulle donne. 25 Novembre
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Synyster Gates
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Camminava da solo finché le gambe non tremavano; c'era un freddo forte che scuoteva funesto le cime degli alberi e gli tagliava il viso, e Brian lo avvertiva ma poco se ne curava. Tutto il vorticare irrequieto dei pensieri gli riempiva la testa, fosse bastato a farlo stare meglio avrebbe quasi cercato di vomitarle: ma nulla era così semplice. Era andato via di casa lasciandola vuota, passeggiando per le strade deserte di una Huntigton dormiente; non sopportava quel silenzio padrone che gli facesse finalmente capire quanto fosse rimasto solo. Voleva solo ricongiungere i tasselli persi della sua adolescenza e invece aveva sparso quelli attuali, del suo presente, mettendo in discussione la sua band, la sua casa, la sua personalità. Tutto era adesso coperto da una coltre nera, come fumo denso di una sigaretta che si stava accendendo aiutandosi con il palmo di una mano. Aspirò una boccata e al freddo si condensò appannandogli la vista per qualche secondo. Fasci di luce dei fanali delle auto che di rado slittavano sul manto stradale gli accecavano gli occhi, per poi morire qualche miglio lontani; le strade asfaltate luccicavano dei grandi lampioni invece, in toni caldi, circolari, che allungavano la sua ombra solitaria in entrambi i lati del suo corpo. Ma poco se ne curò. Non avrebbe dormito a casa quella notte, avrebbe fatto meglio a trovare un posto dove stare. Dato il modo in cui se ne era andato dalla sala prove però, non voleva far capo ai suoi vecchi amici, per non metterli nella condizione di scegliere fra lui e Matt, nè per far arrivare nessuna voce a Michelle che potesse metterlo ancor più in cattiva luce. Quella donna doveva odiarlo in quel momento, probabilmente avrebbe fatto in modo di non vederlo per molto tempo e non poteva darle torto. Avrebbe preferito scomparire per quella notte per sapere quanto sollievo avrebbe giovato a tutti la sua mancanza.



***


-Bri? - Brian sventolo una mano in modo imbarazzato, mentre il padre gli aprì la porta d'ingresso a quell'ora della notte.

-Che fai quì? -

-Posso dormire nel garage stanotte? - Brian Senior si sporse sull'uscio della porta per guardarsi intorno, come se non l'avesse udito, ben oltre le spalle del figlio, per accertarsi che non ci fosse nulla di strano.

-Ma che dici? Hai bevuto?-

-No, papà.-

-Hai assunto droghe? -

-Oh, ti prego! - le iridi del giovane si portarono al cielo in un gesto esasperato mentre lo sguardo dell'uomo si corrucciò per cercare vagamente tracce di instabilità nei suoi occhi marroni.

-Dov'è la tua auto? -

-Posso entrare o vuoi farmi l'interrogatorio quì alla soglia? - l'uomo sembrò pensarci un pò, poi si scostò facendo cenno col capo di entrare piano.

-Dormono tutti, vieni. - Brian si mosse con cautela, attendendo il genitore prima di procedere nel corridoio buio dell'appartamento. Sembrò imbarazzarsi, camminare nervosamente finché non tornò a rivolgergli la parola.

-Puoi spiegarmi che succede? Hai perso di nuovo le chiavi di casa o hai fatto arrabbiare tua moglie? - accompagnò il tutto con una risatina sommessa, versando del caffè in una tazza, peccato che voltandosi finalmente ad osservarlo Brian Jr non avesse ricambiato la stessa espressione divertita.

-Qualcosa del genere. - si limitò a dire, accettando la bevanda calda. -Non volevo darti fastidio, prendo le chiavi del retro e vado.- Fece per allontanarsi con l'oggetto ma il padre lo seguì cautamente.

-Hei, hei, campione, guardati..- lo fece voltare osservandolo in viso. -.. è vero che sei una rockstar ma non dovresti avere uno guardo così serio anche con il tuo vecchio. E' alquanto inusuale averti a casa dopo tutto questo tempo. Tua madre lo sa che sei quì? - disdì col capo.

-Non lo sa nessuno e gradirei che la cosa rimasse fra di noi. - nonostante l'espressione seria, Brian Senior non smetteva di risultare simpatico nel suo caratteristico modo di fare. Cominciò ad assumere una smorfia pensosa e a gesticolare.

-Brian in che guaio ti stai cacciando? Mi farai morire di crepacuore. - Il giovane sorrise mestamente, con uno sguardo malinconico che cercava con poca convinzione di tranquillizzare il suo vecchio; gli portò una mano sulla spalla e la strinse come ai vecchi tempi, nonostante le loro altezze e i tratti somatici del viso mutati nel tempo.

-Nessuno papà, te lo assicuro, ho bisogno solo di un posto tranquillo dove pensare. Domattina non ti accorgerai neanche che sono stato quì. -

-Spero sia davvero così.. cioè, nel senso che.. Oh, diavolo! Hai capito! - Stavolta anche a lui sfuggì un risolino.

-Posso usare il telefono? -


***

-'chelle, stai riposando? - La testolina platinata della donna si sporse all'uscio dopo qualche ticchettio alla porta.

-No, entra. -

-Volevo augurarti la buonanotte, come stai tesoro? - le posò un bacio sulla fronte e le si sedette accanto. Michelle ricambiò un sorriso debole, e nascose sotto le coperte qualche fazzoletto strimizzito che aveva raggomitolato selvaggiamente fra le mani ore prima.

-Adesso sicuramente molto meglio. Mi dispiace del disturbo che sto recando a te e Matt, io.. -

-Non dirlo neanche, per me e Matt non è nessun problema. Resta anche quanto vuoi. - l'assicurò, cadendo dopo qualche attimo in un silenzio ristoratore. -Ne vuoi parlare?-

-Non c'è nulla da dire. - l'ammonì la mora, cercando di non incrociare i suoi occhi. Non ci sarebbe stato nulla di peggio se non piangere davanti a lei. -Davvero, sto bene. Avevo bisogno di stare da sola, tutto quì. - Valary si commosse, un rantolo alla bocca dello stomaco le fece salire quasi le lacrime agli occhi. Che le due sorelle di Benedetto vivessero della stessa aria era risaputo, e che entrambe soffrissero della situazione andatasi a creare non volgeva in positivo per loro.

-Su tesoro, vedrai che tutto si risolverà.-

-Avevi ragione! - l'interruppe con un singhiozzo. -Come ho fatto a non accorgermene prima? A non capire i segnali che mi stava lanciando? Vivevamo nella stessa casa, per Dio! - la voce si affievolì ad un flebile sibilo; non ci si abituava mai a vedere il viso dolce della donna contrarsi dal rancore.

Valary si allungò a carezzarle i capelli, interrompendo una lacrima che scivolava sulla guancia della giovane, ormai in preda ad un triste epilogo.

-Ho aspettato paziente che la dimenticasse, ho tollerato le notti che ha passato fuori da solo pochi mesi dopo che se ne era andata. Non dimenticherò mai la volta che mi strinse chiamandomi col suo nome.. - fu un'inspiegabile sensazione di vuoto che le colpi lo stomaco, fino a riprendere a singhiozzare con più frequenza. -Lo odio, con tutte le mie forze. Non credevo che.. -

-Non c'è mai stato da fidarsi di Brian, lo sai! Non mi sorprende che sia tornato a pensare come un ragazzino e fare chissà quali porcate! - inveì Valary; la tristezza aveva fatto spazio ad una collega incontentabile.

-Non lo conosci! Ci aveva messo tempo ma stava cambiando, lui ci stava provando.-

-'chelle, smettila di credere che lo avrebbe fatto, questa cosa continuerà solo a farti male. Brian non cambierà mai, lui è propenso solo a far del male a se stesso e agli altri, ed è per questo che ama quella donna: sono esattamente identici! Non saranno contenti finché dopo essersi rincorsi per anni non torneranno ad allontanarsi.-


***


-Lieve trauma cranico: dovrebbe stare più attenta quando scende le scale di casa, è stata davvero fortunata a non essersi fratturata. - Jillian annuì e si rialzò adagio dal lettino del medico come le era stato ordinato; l'uomo incamiciato sedette alla sua scrivania e annotò velocemente sistemandosi meglio le lenti sul naso.

-Adesso le prescriverò qualche antidolorifico, così da rendere più semplice i tempi di guarigione, ma non ne faccia abuso. Nel frattempo, c'è qualche altra cosa che vuole chiarire della caduta, signorina Gordon? - la donna disdì col capo e accigliata cercò di interpretare la strana espressione del professionista, poi respirò piano.

-Non è stato nulla di ecclatante, solo sbadataggine. Per quello che ricordi credo di essere inciampata per colpa della fibia dello stivale. - l'uomo sembrava annuire come ad accondiscendere ad una versione poco convincente, poi le porse il foglio ritornando di fronte a lei.

-L'unica cosa che non riesco a spiegarmi sono i diversi lividi circolari sulle sommità dei bicipiti, ecco guardi.- la convinse a scoprire le braccia indicando leggermente con la punta di un indice gli aloni violacei sulla pelle diafana. -Sembrano più che altro prese di un palmo, come se l'avessero agguantata. Riesce a notare la forma? Sono molto diversi da questi sulle coscia, dovute forse alla caduta e..-

-No, non noto nulla di strano, ma sarà stato sicuramente quando ho cercato di afferrare un appiglio. In momenti del genere non è facile capire cosa si ha intorno, almeno abbastanza affidabile alla quale aggrapparti. -

-Ha animali in casa per caso? - Jillian negò col capo audacemente, trovando fastidiose le continue domande volte ad indagine e apprestandosi ad infilare finalmente la giacca per lasciare intendere che la conversazione fosse finita.

-Le auguro buona giornata. - Jillian infilò gli occhiali da sole coprendo il viso tumefatto e fece per uscire con passo spedito.

-Anche a lei, spero di non rivederla tanto presto. E' un augurio ovviamente.- Si interruppe per voltarsi ad osservare lo sguardo serio che le porgeva, prima di tornare a confondersi fra la clientela della sala.


***


La tastiera del cordless si accese al buio in luminescenze aranciate e nel digitare gli ultimi numeri rimuginò selvaggiamente prima di tornare a cancellarli di nuovo nel giro di qualche minuto. Brian si rannicchiò scomodamente nel sacco a pelo che aveva sistemato in un angolo del garage, borbottando nervosamente su quanto lo ricordasse più grande rispetto alla realtà. Ormai era fatta, avrebbe passato lì la notte poi l'indomani avrebbe pensato al da farsi, inutile continuare a pensarci con una mente così affollata di pensieri. Non sapeva bene cosa fare. Chiamarla? Non chiamarla? Avrebbe voluto sentirlo? Forse il messaggio lasciato il segreteria era stato abbastanza da non convincerla a richiamarlo. Sbuffò per la rabbia e lanciò via con forza lo stupido cuscino in piuma che non voleva saperne di farlo sistemare comodo. Si sentiva come un adolscente idiota e sperava che quel posto, come anni prima, gli avrebbe giovato alla mente, invece ovunque guardava gli veniva a galla solo il viso sorridente di Jimmy che picchiettava con le sue bacchette sui tamburi, facendogli esplodere la testa. Aveva scelto il luogo più tormentato di ricordi: si vedeva quasi abbracciare gli amici, con diversi centimetri in meno di altezza e di capelli, con quei stupidi pantaloni attillati e la maglia della sua band preferita madida di sudore. Il sentirsi a casa, mentre a casa non era. Il sentirsi grande, quando grande non lo era neanche adesso, anzi si sentiva piccolo, più piccolo di un moscerino, più inutile e insignificante.

Gli servì molto coraggio per riscrivere il numero sul display e chiamare finalmente, porgendoselo all'orecchio con un attimo di esitazione.

L'attesa fu assillante, gli solleticava sulle dita la voglia di chiudere il telefono e tornare a rimanere il stallo, ma non cedette e attese ancora.

-Sì..? - la voce debole gli fece venire un sussulto. Era notte fonda, diede un'occhiata all'orologio da polso ed indicava le 3:02 AM poi fece un respiro profondo sapendo che l'avrebbe riconosciuto subito e sperò che non riattaccasse.

-Hei.. - ci fu qualche secondo di silenzio dove entrambi presero tempo per ristabilirsi e dall'altro capo ritornarono a parlare.

-Da dove stai chiamando? -

-Non sono a casa.. -

-Perché? Dove sei? Sei con quella? - avvertì un tono agitato che gli raggelò il sangue.

-No, 'chelle.. sono da solo. - ci fu dell'altro silenzio poi un sospiro instabile.

-Che cosa vuoi? -

-Sono un coglione, mi dispiace.-

-Anche a me dispiace, adesso ti conviene cavartela da solo. - Fece per riagganciare ma cercò di persuaderla a rimanere.

-Aspetta, aspetta! Ti prego.. io non so neanche come giustificarmi, non posso dire nulla per spiegare il mio stupido comportamento.-

-Hai lasciato la band? È vero? - Brian disdì nonostante lei non potesse vederla e si portò una mano ad asciugarsi la fronte.

-No.. no, è stato un momento di rabbia. -

-Non riesci a vedere cosa sei diventato? - avvertì un singhiozzo. -Hai distrutto le vite di tutti in poco più di un mese e il tuo duro lavoro se non quello dei tuoi amici! Maledetto stronzo che non sei altro! Come pensi che tornerà tutto come prima? -

-Non lo so..-

-Non contare su di me Brian. Io non... non ci sarò più per te. - strinse gli occhi e cercò di controllare la forte emozione che gli stava attanagliandogli il petto.

-Ho bisogno di vederti. -

-No... n-no, Brian. -

-Pensa con la tua testa, cazzo! Non farti convincere da altri su quello che vuoi! Credi che non sappia che mi hai lasciato per tutte le puttanate che ti hanno ficcato in testa?-

-Smettila.. - mormorò la donna cercando di calmarlo.

-No! Porca puttana! .. - prese un respiro che avrebbe dovuto aiutarlo a calmarlo. -Michelle sei tu a conoscermi e non gli altri. È vero, faccio molte stronzate, ti ho trascurata, sono stato.. stupido, insignificante, posso rimediare e farti capire che ormai ho capito.. ho capito.. - Capito che se non poteva averla non poteva perdere anche lei. Le amava, in modi diversi, in mondi diversi, in menti diverse, ma le amava.

-Ti prego, vediamoci a casa fra qualche giorno, sarò lì. È troppo vuota senza di te, aspetterò che sarai pronta.-

-Domani.. - Brian si sorprese credendo di aver capito male.

-C-cosa? -

-Domani, ci vediamo a casa..- non seppe bene cosa dire, rimase senza parlare, rantolò qualcosa poi annuì.

-Grazie. -

-Non è per te Brian, ho bisogno di essere felice, non deludermi. -



   
 
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