12
L'indomani
fu colto da un risveglio brusco, con la serranda del garage aperto di
botto e con i forti raggi del sole che lo andarono a colpire in
faccia proprio come un pugno in un occhio. Mai nulla fu più
traumatico; Brian mugugnò poi rotolò di lato per
cercare di
proteggere gli occhi quel poco che gli restava da sperare. Pochi
secondi dopo una figura snella lo adombrò e solo al momento
in cui
si sentì pronto aprì un occhio ad osservarla:
McKenna stava in
piedi a fissarlo, con le mani poggiate ai fianchi ed un espressione
stranita sul viso, tanto che il sopracciglio sottile assunse una
strana impennata.
-Che.
Diavolo. Fai. Lì? - sillabò lentamente, quasi
fosse un rimprovero.
L'uomo si prese qualche secondo per stiracchiarsi per sentire ancora
se le ossa intorpidite fossero tutte intere, poi si alzò,
ringraziando per quella benedizione.
-E
cosa facevi nel mio sacco a pelo? È irriconoscibile! Non
è questo
quello che intendevo quando ti ho detto di venirci a fare visita ogni
tanto! -
-Frena
la lingua ragazza, ho un'emicranea pazzesco. - La giovane dalla fulva
capigliatura di sfumature violacee ormai sparse quà e
là
boccheggiò, sbuffò, cercò di calarsi
per acconciare il disordine
lasciato dall'ospite. Poi, quando dopo qualche borbottio
tornò in
piedi, lo fissò interrogativa mentre egli si era appoggiato
alla
parete ancora assonnato.
-Che
facevi lì disteso? -
-Non
dovresti essere a scuola? - cercò di tagliare corto, ma la
ragazza
prontamente lo ammonì.
-Hai
visto che ore sono? - Brian aprì un occhio per sbirciare
l'orologio.
-Cazzo..
- recuperò la giacca poggiata agli scatoloni poco lontani e
la
infilò velocemente.
-Dove
vai adesso? - l'uomo fermò la sua corsa verso l'entrata del
garage
ancora spalancato e sospirò, voltandosi a guardarla di nuovo
mentre
attendeva risposta.
-Ho
fatto un sacco di casini, Ken.. - confidò, gettandosi
fiaccamente
contro la parete, maledicendosi sottovoce continuamente. A cosa
sarebbe servito correre? Correre dove poi? Non ne aveva più
idea. La
ragazzina gli si avvicinò, tamburellando con i piedi per
darsi del
tempo di pensare a qualcosa per consolarlo.
-Qualsiasi
cosa sia non sarà mica così grave, vero? Cerca di
non peggiorare le
cose con comportamenti impulsivi e concentrati su quelle importanti.
- Brian si sentì stupido, affidare i suoi problemi ad una
ragazzina,
ma cosa gli era venuto in mente? Sua sorella era sicuramente
più
matura di quanto lui lo fosse mai stato in vita sua.
-Hai
proprio ragione, sei sicura che siamo davvero fratelli? - risero per
la stupida battuta e si abbracciarono, fino a che ella non si
allontanò arricciando il naso.
-Fatti
una doccia maledizione, e...! - gli mollò un forte pugno
sulla
spalla. -Non chiamarmi Ken! Lo sai che lo odio! -
-Dio,
come sei diventata suscettibile.. - mormorò massaggiandosi
il
braccio come fosse un bambino. -Sarà meglio che vada, ho da
fare
visita ad una persona prima. Sono davvero molte miglia.. ma
è da
molto che manco, non me lo perdonerà mai. - McKenna lo
osservò
mentre si allontanava, prima di vederlo posare uno sguardo furbo
verso la bici con la quale era appena tornata da scuola.
-Senti,
non è che..-
-Neanche
per sogno. -
***
Matt
bevve un altro sorso di caffè prima di tornare ad alzare lo
sguardo
verso la moglie, con voce bassa per evitare di farsi udire.
-Come
sta Michelle? - Valary si voltò, interrompendo per un attimo
le sue
faccende con la cucina per dirigersi alla tavola penisola che si
trovava ad un metro da lei.
-Distrutta.
Come darle torto? - Matt aveva già notato il piglio
arrabbiato, la
conosceva bene e quel suo lato la caratterizzava alquanto.
Allungò
una mano per posarla sulla sua e la carezzò per
tranquillizzarla.
-Come
stai tu, piuttosto.. - non riuscì a nascondere un certo
disagio e
tornò a sorseggiare il suo caffè. -Matt.. - lo
rimpoverò e l'uomo
alzò le mani in segno di resa.
-Non
so come uscirne. Dovrò dire tutto ai ragazzi.. -
-Tutto
cosa? - Lo vide tacere ancora e allora incalzò.
-Sulla
band. Ho avuto una discussione con Portnoy e non ne siamo usciti
proprio bene, credo che la collaborazione sia finita quì. Ed
infondo
è meglio così, oscurava il nostro potenziale e
soprattutto ha la
sua band della quale occuparsi, io.. -
-Matt!
- l'interruppe la donna, vedendo come il tono di lui si facesse
sempre più remissivo. -Calmati, ti prego. Vedrai che puoi
contare
sui tuoi amici più di quello che credi. Dopotutto lo hai
detto tu,
c'erano altre cose della quale doveva occuparsi. - l'uomo
annuì e
calò il capo verso il marmo nero della tavola,
giocherellando con i
pollici.
-E'
che questo non avrebbe ancora comportato un vero e proprio
cambiamento alla band, rimaneva un tournista e noi saremmo rimasti
ancora stretti alla figura di Rev. Questo significa che..
dovrò
indire delle selezioni, un nuovo membro, un qualcosa di estraneo,
cazzo. - strinse i pugni e li battè con rabbia.
-Dovrò chiamare
Jacob, non sa nulla neanche lui e non ne sarà per nulla
felice,
finirà tutto sui tabloid in meno di qualche giorno; credevo
di
risolvere la cosa in meno tempo invece quella testa calda di Brian
aveva già capito tutto. - la donna circondò il
tavolo per andare ad
abbracciare le spalle dell'uomo.
-Sei
un grande leader, una brava persona e un ottimo amico, Rev non
vorrebbe mai vi fermaste ora. Devi farlo per la band, so che hai
paura che Jimmy venga dimenticato, che la gente possa vedere gli
Avenged Sevenfold con occhi diversi, ma non succederà..
né tu né
tutti quelli là fuori lo dimenticheranno. -
***
-E
spostati! -
-Ti
sembra il caso di metterti così per strada? -
-Cammina
a piedi che è meglio! - Brian si corrucciò
stringendo sempre più
forte il manubrio della bici. Gran bella idea, non c'era che dire. I
rumori di clacson erano stati un vero toccasana per tutta la
mattinata, aveva la testa così piena che quasi credeva di
volare
via. Con sua grande fortuna notò Gran Park Avenue e a soli
pochi
metri gli si formò un groppo in gola difficile da mandare
giù.
Imboccò la prima stradina scoscesa che l'avrebbe portato
all'altro
lato della strada e cominciò a rallentare la corsa alla
vista del
cancello recintato del cimitero di St.Vincent. Diverse persone in
silenzio si diressero verso le cancellate, e alla vista mesta di quel
traghettare di figure accostò ad un muretto la bici,
unendosi
successivamente al via vai e al dolore dei parenti di defunti senza
neanche conoscere i loro nomi e i loro vissuti. Che tristezza,
rimuginò, nessuno di quei uomini sarà mai stato
ricordato in
eterno, e poco importava, se non il bene di coloro che si sarebbero
sporti al loro angolo di terreno. Brian notò la targhetta
nera e
argento sbucare dai fili di erba verde e rigogliosa, pulita ogni
giorno con cura dove neanche un fiore risultava mai fuori posto. Si
calò a toccare con la punta delle dita il nome che sporgeva
luccicante e lo portò alla labbra per baciarlo.
-So
che non ti va che ti tratti così ma salutarti con un pugno
chiuso
contro l'epitaffio risulterebbe un pò... da pazzi. E la cosa
non
sarebbe divertente se qualcuno mi vedesse, se non per te amico mio. -
Brian si sedette poco lontano a gambe incrociate, quasi rilassato,
facendosi carezzare da un sole brillante che sembrava nascondersi
dietro il fogliame increspato di un albero. Era passato del tempo che
non aveva mai tenuto a mente, e che non gli sembrava mai trascorso.
Era fermo a qualche giorno prima di quel maledetto epilogo e mai
più
da lì si sarebbe mosso. Ormai fargli visita non lo faceva
più
soffrire o almeno cercava di non farlo più vedere,
nonostante non
credesse a nulla di particolare, non avrebbe mai voluto ferirlo
ancora facendosi vedere in uno stato così pietoso. Brian
parlava e
parlava come se a controbattere ci fosse stato lui, a stringergli le
spalle, pizzicarlo, sgridarlo se necessario. Non era più la
stessa
cosa, non era più la stessa vita. Tutto era influenzato dai
suoi
amici e dopo quella notte aveva una fottura paura di perderli tutti.
Cosa avrebbe fatto senza loro? Era un guscio vuoto ed inutile,
futile, infertile, come quando aveva perso lei,
e tornare a riaverla era stato anche peggio di prima. Si
toccò il
mento puntellato di barba e sopperì con un sospiro.
-Hai
capito che guaio.. se si sta meglio dove sei tu spero di non metterci
troppo ad arrivare. - un fruscio di siepe lo interruppe e si
concentrò su un animaletto peloso sbucato di lì.
-Cosa stai
cercando di dirmi? Lo sai che sono un pò locco.-
d'improvviso sentì
la vibrazione al suo cellulare, non credeva di averlo ancora addosso.
Si agitò forsennatamente per cercarlo in tutte le numerose
tasche
dei jeans e della giacca in pelle, e quando lo trovò rispose
senza
attendere oltre.
-Bri,
riunione in sala, ci sarai vero? - Brian guardò alla
targhetta
brillante di James, lesse il nome per intero, ebbe alla mente ricordo
di qualche momento passato insieme finché il suo sguardo non
fu
catturato dallo stesso animaletto di prima raggruppatosi alla sua
famiglia poco lontana per salire solo infine fra i rami delle
piantagioni che ombreggiavano la sua postazione.
-S-sì...
- esclamò ancora sovrappensiero. -Arrivo subito. - non seppe
bene se
allegare quello che era accaduto al fatto che Jim avesse ascoltato i
suoi problemi o meno, fatto sta che gli lasciò un fiore di
campo
bianco; avrebbe tanto desiderato un forte abbraccio, ma si
limitò a
lasciarsi andare ad una lacrima prima di andare.
***
-Non
può darmi venticinque dollari per una chitarra del genere!
Varrà
almeno qualcosa in più! - Jillian cercò di
mantenere la calma
ancora per qualche istante, ma sapeva bene che il suo interlocutore
cercava di farla traboccare nel peggior modo possibile.
-Mh,
nenche più di tanto, se ne vedono tantissime in giro e
oltretutto è
scordata. - La donna roteò gli occhi in modo esausto,
trattenendo
convulsivamente lo strumento fra le mani. Stava cercando di vendere
tutti gli oggetti di Mark che aveva in casa per cercare di racimolare
il più possibile e per liberarsi finalmente di tutte quelle
cianfrusaglie che davano alla casa ancora un aspetto di lui.
-D'accordo
la tenga, maledizione. - gliela porse nel modo più sgarbato
possibile e afferrò fra le mani i suoi venticinque dollari.
-Che
ne dici di questi vinili? Sono degli anni '80. Questo invece
è un
vaso che acquistò mia nonna trent'anni fa in Vietnam,
è fatto
completamente a man..-
-Guarda
che il mio è un negozio non una discarica. - Jillian
sbuffò e lo
guardò mentre era distratto a darsi un'occhiata in giro per
casa.
Doveva avere almeno una quarantina di anni, lo conosceva bene
perché
già prima che andasse via da Huntington Beach gli vedeva
acquistare
cose strane e fuori dal comune. Si era fatto crescere i capelli e li
teneva in un codino spettinato, gli abiti erano laschi e ancor di
più
facevano intravedere il corpo troppo snello, mentre da dietro le
lenti tonde una luce gli illuminò gli occhi vispi.
-E
questo? - Jillian gli si avvicinò per vedere meglio
l'oggetto che
aveva tra le mani.
-No,
questo è mio.- non le diede attenzione e continuò
a rigirarsi la
confezione rigida fra le mani.
-Un
inedito del nuovo album degli Avenged Sevenfold.. -
-Sì,
ma.. -
-Di
una cosa del genere non si vede ombra neanche in internet, come hai
avuto una cosa simile? -
-È
un regalo di amici.-
-Devo
averlo! Quanto vuoi? - Jillian si catapultò verso di lui e
lo
strappò via dalle dita.
-Hei
hei, questa è roba mia è il resto che deve
interessarti! - l'uomo
disdì col capo divaricando le braccia.
-Dai,
questa è tutta robaccia, non ci guadagnerai mai nulla!
Quello è una
bomba invece, capisci che se non è un falso allora
è davvero il
primo inedito? Si credeva che la band fosse ferma invece quella
è la
prova che Matt e i ragazzi pubblicheranno un nuovo disco e ce l'hai
fra le tue mani. - Jillian lo ripose sul ripiano e si poggiò
anche
ella ormai stanca della giornata.
-Senti
per favore, ti faccio spazio in macchina così potrai
caricare la
chitarra e il resto della roba che hai pr..-
-Ti
do trecento dollari!-
-Cosa?
C-cosa hai detto? - Jillian si voltò spalancando gli occhi
credendo
di aver capito male. L'uomo dal canto suo la osservò
ridacchiando.
-Credevi
stessi scherzando? Voglio quell'inedito e trecento dollari mi sembra
più che ragionevole.- davvero stavolta dovette tenersi al
ripiano
per evitare di crollare a terra, si portò una mani fra i
capelli
arruffati che gli cadevano davanti gli occhi per concedersi
più
aria. Sembrava che d'un colpo la stanza fosse rimasta senza.
-Mio
Dio, Sten..-
-Sven.-
-S-sven..
stai scherzando? T-trecento dollari? Oh Mio Dio...-
-Sono
un tipo da sorprese io, e posso dartele in contanti solo per quel
piccolo oggetto alle tue spalle. - Jillian si morse il labbro a
guardare il regalo di benvenuto dei suoi amici, un regalo che gli
stava dando forse la possibilità di respirare economicamente
di più
quel mese?
-Non
mi hai ancora detto che diavolo hai fatto a quell'occhio, comunque. -
Nella testa di Jillian vorticava furiosamente la possibilità
di
accettare, ma cosa diavolo stava diventando? Non riusciva a capire
più nulla di quello che le stava succedendo intorno
né della figura
snella e scomposta che continuava a spostarsi fra le cianfusaglie in
attesa di risposta. Questo era davvero il fondo che stava raschiando
con le unghia.
***
Quando
entrò in sala i ragazzi si guardarono con un'occhiata
interrogativa,
mentre si dirigeva verso di loro al centro della stanza in assoluto
silenzio. Matthew al suo arrivo stava già parlando di
qualcosa e gli
altri si erano trattenuti in un sacro torpore, quasi come se non
avessero nessuna voglia che smettesse. Probabilmente era qualcosa di
davvero importante perché nonostante Brian fosse in pessimo
stato
nessuno aprì bocca per metterlo in ridicolo.
-Vieni
amico..- l'invitò Matt, avvicinandosi per stringerlo in un
abbraccio, che Brian ricambiò con fin troppo ardore.
-Sembra
che quel confronto, seppur violento, abbia portato ad una svolta
almeno.- Esclamò Zack, che in tutta risposta
stappò una birra con
un espressione non troppo sollevata.
-Va
bene, ma adesso cosa si fa? - continuò Johnny. -Non abbiamo
neanche
il tempo materiale per indire una selezione e siamo cibo per milioni
di giornalisti. Aspettano di metterci spalle al muro.- Matt
annuì e
storse la bocca amareggiato.
-Jacob
cercherà di essere più discreto possibile,
dopotutto i brani che
abbiamo composto finora erano solo un prototipo e nessuno
avrà modo
di basarsi su quelli.-
-E
sarà meglio che così continui ad essere: la
differenza talentuosa
di Portnoy con un qualsiasi altro batterista raccattato dalle
selezioni non ci darebbe neanche la possibilità di iniziare.
Falliremmo a prescindere, non ci sarebbe confronto. - gli amici
subirono drasticamente le parole forti di Zack, facendo calare in
sala un duro silenzio.
-Io
direi invece di far girare la voce della selezione il più
possibile.. -
-Brian
che diavolo dici? -
-Che
se ne parli. L'importante è che bene o male si parli di noi,
e
avremo più possibilità di ascoltare qualcuno di
veramente bravo
anzichè un buffone da cabaret che vuole mettersi in mostra.
I
tabloid ci catapulteranno in prima pagina? Beh è
lì che vogliamo
finire, no? Dobbiamo aprire subito le direttive per il cast. - gli
amici stettero qualche secondo a riflettere, effettivamente forse non
tutto era perduto. Magari sarebbero riusciti a ritornare in pista
annunciando le selezioni al nuovo batterista e sarebbe stata la nuova
riuscita per l'album.
-Non
lo so, sono completamente fuso.- I ragazzi si avvicinarono al leader
e presero a scuoterlo come facevano di solito per infastidirlo.
-Eddai
Matt, rilassa il cervello! Abbiamo trovato il modo di uscirne! -
***
-Non
correre troppo con la tua pericolosissima bicicletta! - si
lagnò
Johnny, infastidendo l'amico che alzò il medio nella sua
direzione.
-Davvero
non vuoi un passaggio a casa? - Chiese Matthew avvicinandosi a lui
una volta che smise di ridere, quando oramai ognuno se ne stava
tornando a casa proprio dopo la serata passata insieme. Avevano
raggiunto un accordo finalmente, e per domani avrebbe avviato le
procedure indirizzate al manager della band.
-No,
grazie, quest'aria fresca mi farà bene. E poi domani ho un
appuntamento a casa e non posso perdermi in chiacchiere.- Matt non
cercò minimamente di nascondere la sua espressione sorpresa.
-Tu
e..-
-Michelle.
- Lo vide risollevarsi e sospirare cautamente. Matt era in quei mesi
gravemente preoccupato per la sua relazione con Michelle, e non
poteva dargli torto. Gli diede qualche pacca amichevole sulla spalla
che gli fece capire che la conversazione finiva lì.
-Attento
con questo bolide, non farmi avere scrupoli di coscienza. -
-Dormirai
come un ghiro stanotte.-
Ed
effettivamente la notte era fresca, così come era stata la
sera
precedente. Il suo aspetto non era dei migliori, gli serviva una
doccia assolutamente e un cambio pulito o la prima impressione di
Michelle sarebbe stata quella di metterlo in lavatrice insieme al
resto. Magari le avrebbe preparato qualcosa di buono, nonostante lui
non sapesse cucinare poi tanto bene, o le avrebbe fatto trovare la
casa sistemata o... No, stava esagerando, niente di tutto questo,
avrebbe solo cercato di essere sincero con lei e farle capire che
tutto quello di cui aveva bisogno ormai lo aveva capito. Che non
avrebbe preso altre sbandate, che aveva ancora bisogno che lei gli
tirasse le orecchie ogni tanto quando perdeva la giusta strada. Forse
McKenna aveva ragione: doveva smettere di reagire impulsivamente e
avrebbe dovuto piuttosto concentrarsi sulle cose davvero importanti
prima che se le facesse sfuggire tutte di mano una ad una.
Aveva
già percorso diverse miglia, la strada era ancora poco
affollata
della sera e fra tanti fanali quasi sembrava che la notte dovesse
ancora calare. Il manubrio cominciò a farsi scivoloso quando
iniziò
a sudargli il palmo.
-Jillian...
- mormorò a fior di labbra, quando sfregò le
ruote all'asfaldo
chiamando la figura che nella sera passeggiava distrattamente poco
lontano da lui. La donna l'udì, ancora col capo chinato, e
sorpresa,
sbalordita quanto lui del loro incontro fortuito.
Rabbrividì, le si
raggelò il sangue nel guardare lo sguardo di lui sul suo
viso e
seppe quanto la cosa fosse diventata pericolosa e quanto avrebbe
potuto impressionarlo. Aveva cercato di farsi da parte
finchè i
segni non fossero scomparsi e invece il destino li aveva fatti
incontrare nel momento meno opportuno.
-Brian..-
l'uomo non parlò più. Lo vide concentrato
cupamente su di lei,
sulle gote violacee, sui capelli arruffati, sul labbro spaccato che
aveva preso solo in parte a sanarsi.
-..ti
posso spiegare.. è una storia molto lunga, i-io.. - gli si
avvicinò
per sperare che la stesse ascoltando ma quel suo sguardo raggelante
la fece esitare e rimase di qualche passo distante.
-Dov'è?
- Jillian capì che si stesse riferendo a Mark e
cercò bene di
tranquillizzarlo.
-Via.
L'ho allontanato, non lo vedo più da un pò. Che
si vada ad
ammazzare in quei luridi bar che conosce.. io non ne voglio sapere
nulla di lui. Adesso sto bene.. - prese qualche secondo di respiro
pesante. -Avevi ragione, avrei dovuto capirlo anni fa. Cazzo, non
posso prendermela con nessuno, mi sono sotterrata con le miei mani..-
-Luridi
bar.. - gli sentì rimuginare a bassa voce, con ancora la
voce
impastata di rabbia che cercava di nascondere stritolando il manubrio
fra le mani, quasi facendo sbiancare del tutto le nocche. Lo vedeva
vagare con lo sguardo, concentrandosi altrove come se stesse facendo
viaggiare la memoria.
-Brian..
- disdì la donna col capo, cercando di allontanare dalla
proprio
testa l'idea che potesse fare qualcosa di stupido.
-Brian,
ti prego guardami.. - lo vide posizionarsi meglio sui pedali e
porgersi in avanti per darsi la spinta.
-No!
NO! Dove vai? Che diavolo vuoi fare? - cercò di trattenerlo
ma la
strattonò e fu costretta ad allontanarsi iniziando a correre
per
tenergli testa in strada.
-BRIAN
FERMATI! TI PREGO, TORNA QUI! - gridò, fregandosene degli
occhi dei
passanti che continuavano a guardarla come una pazza. Si
dimenò per
cercare il suo cellulare dalla borsa, cercando con mani tremanti di
scorrere la rubrica il più velocemente possibile. Quando se
lo portò
all'orecchio ci volle qualche secondo infinito prima che dall'altro
capo, l'interlocutore, rispondesse.
-Matthew
ti supplico, devi aiutarmi! -
Note
dell'autrice:
Stiamo
giungendo alla fine, non c'è ancora nessun capitolo pronto
ma è
ormai palpabile! Spero vivamente che, nonostante il processo lento,
questa mia esperienza di raccontare questa storia vecchia di anni
(per chi l'avesse seguita già diverso tempo fa) sia piaciuta
a voi
quanto a me. Negli anni comunque ha mutato, è cambiata e
diversi
dettagli si sono intrecciati in modo inaspettato!
Ringraziocomunque
di cuore chi ha recensito la fanfiction dedicando un pò del
suo
tempo, chi l'ha aggiunta fra preferiti, seguite, ricordate!
P.s.
Nomi di strade e del cimitero sono puramente casuali, inventati e non
hanno affinità con la realtà.
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