10. Me la caverò?
“Sarah?” Matthias strinse la
cornetta e l’avvicinò ancora di più all’orecchio “Sono Matthias!” Morse un
labbro, in attesa di una risposta, prima di inspirare “Quanti Matthias conosci?”
Andrew sentì le urla della
bambina anche a distanza e cominciò a sghignazzare mentre l’altro allontanava
il ricevitore dall’orecchio, con una smorfia divertita.
Wilson continuò ad osservarlo
mentre parlava e gesticolava “E tu saresti il duro che fuma erba?” Si domandò
alzando un sopracciglio “Vallo a raccontare ad un altro!”
“Sarah, la mamma è a casa?”
Chiese Matthias, facendosi serio.
Ci fu qualche istante di
silenzio, prima che il giovane mormorasse un “Ciao.”
La sua espressione diventò
ancora più tesa “Sì, sì, lo so… tranquilla, va tutto bene.” Matthias continuò ad
annuire, come se avesse di fronte a sé l’interlocutore “Sto bene… scusa… mi
dispiace…” mormorò muovendo la mano sul copriletto, come a voler togliere tutte
le pieghe che lo increspavano.
“Scusa…” disse ancora “Fra
qualche giorno sarò a casa.”
Lanciò una rapida occhiata ad
Andrew prima di tornare a fissare un punto sul letto. Annuì ancora un paio di
volte “Certo, tranquilla… ciao!”
Chiuse la conversazione e
restituì il cordless a Wilson.
“Tutto bene?” chiese Andrew
fissando il volto scuro di Matthias.
“Sì, tutto ok…” disse il giovane
distendendosi.
“Sei sicuro che sia tutto a
posto? È successo qualcosa?”
Matthias non rispose, girandosi
dall’altro lato e coprendosi con il lenzuolo fin sopra ai capelli.
“Ehi…” mormorò Andrew.
“Va’ via, voglio dormire!”
Il giovane Wilson rimase qualche
istante a guardare il fagotto immobile; socchiuse le labbra e prese fiato, ma
alla fine non disse nulla, limitandosi ad annuire e ad uscire dalla stanza,
chiudendosi la porta alle spalle.
Matthias avvertì i passi del
ragazzo farsi sempre più flebili nel corridoio e, con uno sbuffo, tolse il
lenzuolo dalla testa, rimanendo a fissare il vuoto.
“E ora?” Si domandò con una nota
di panico “Cosa succederà?”
Inspirò e si agitò sul letto,
mettendosi supino.
“Merda!” Mormorò ridacchiando
“Merda Matt! Che domande del cazzo ti fai? Neanche fossi un adolescente in piena
crisi puberale!” Con un braccio si coprì gli occhi, l’addome ancora scosso dalle
risate.
“Non succederà nulla.” Borbottò
ancora “Ritornerò a casa, subirò qualche fottuta tirata d’orecchie, prometterò
di fare il bravo bambino… e poi ricomincerò tutto come prima.”
Matthias strinse le labbra,
irrigidendosi “Andrò a beccare quegli stronzi che mi hanno fatto aspettare come
un idiota e li obbligherò ad offrirmi da bere per un mese… come minino.” Pensò
accennando un mezzo sorriso “Se lo meritano.” Sussurrò togliendo il braccio; la
luce improvvisa lo costrinse a socchiudere gli occhi.
“Sì che se lo meritano… forse
era meglio se fossi rimasto senza memoria ancora un po’.” Sbuffò “Che idiota che
sono… forse dovrei calmarmi un po’… forse non è così male aiutare Sarah con i
suoi stupidi compiti, forse…”
Il giovane si mise a sedere
“Matt, ma ti stai sentendo? Parli come una ragazzina! Che ti prende? Si può
sapere che cazzo…” Con una mano massaggiò una tempia; la testa aveva
ricominciato a fargli male “Merda… ho avuto paura! È successo giorni fa ma
ricordarlo… una fottuta paura; potevo ammazzarmi quella dannata sera!” Matthias
portò le mani in grembo e rimase a fissarle, mentre la consapevolezza di quello
che sarebbe potuto succede si faceva sempre più forte.
Il giovane strinse i pugni nel
tentativo di fermare il tremore improvviso e si guardò intorno, come in cerca di
qualcosa, ritornando ad abbassare gli occhi.
“Non era la prima volta che
guidavo ubriaco, no?” Si disse “È stata una fottuta coincidenza, forse… forse
ero più sbronzo del solito, forse… dannazione!” Con un gesto improvviso scese
dal letto.
Raggiunse velocemente la porta e
strinse con forza la maniglia.
“Ora chiamo Andrew così la
faccio finita con questa storia… è durata fin troppo!” Pensò guardando la sua
mano; le nocche stavano diventando bianche. Inspirò profondamente ed uscì dalla
stanza.
“Sei sicuro? Non vuoi che venga
anche il paparino?”
“Sta’ zitto!” Sbottò Andrew
chiudendo con forza la portiera dell’auto.
I due erano seduti nell’auto del
padre di Andrew, di fronte casa Wilson.
Matthias continuò a ridacchiare
con gli occhi incollati al cellulare “Wow, ho giusto un paio di chiamate perse,
qui.” Borbottò “Ma tu sei sicuro di riuscire a riportarmi a casa senza
incidenti?”
“Fottiti!” Sbottò Andrew
mettendo in moto.
“Su, Andrew, cosa vuoi di più;
non ho riportato danni permanenti, non ti denuncerò per sequestro di persona e
per liberarti di me ti basta offrirmi un passaggio.” Matthias mise il telefono
in tasca e fissò l’altro con un sorriso ironico.
“Sì, certo, ho capito, grazie
per la tua immensa bontà!” Wilson scosse la testa con una smorfia “Senti…” disse
poi, tornando serio “Sei sicuro che sia tutto ok?”
“Sono arrivato alla macchina con
le mie gambe, direi che sto bene. E poi l’ha detto anche il tuo medico, no? Ora
sei tu che hai perso la memoria?”
“No… non…” Andrew sospirò
“Intendo dire a casa tua. Dopo la chiamata, ieri sera, ho avuto l’im…”
“Non c’è nessun problema, avevo
solo bisogno di riflettere da solo.” Mormorò velocemente Matthias prima di
aggiungere “E poi non sono cazzi tuoi!”
“Ok, non ti agitare… e con i tre
tizi che ti hanno pestato?”
“Non mi hanno… uff… loro non
cercavano me, e comunque non ritornerò in quel locale, non voglio rischiare di
essere investito di nuovo.”
Andrew gli lanciò un’occhiata
torva, ma l’espressione divertita di Matthias non lo infastidì. “Sei sicuro di
riuscire a star fuori dai guai al meno per una settimana?”
Il moro fece spallucce “Posso
provarci… sì, forse posso sopravvivere una settimana senza vita notturna.”
Mormorò mentre l’auto si fermava davanti ad una casa color mattone.
“Ho capito, fra qualche giorno
ti ritroverò a vagare per la strada, in stato confusionale.”
Matthias scosse la testa,
scendendo dal veicolo “Nel caso, però, chiama l’ambulanza!”
Andrew scoppiò a ridere “Ci puoi
giurare!”
Il moro si lasciò sfuggire un
sorriso, alzando una mano in segno di saluto, prima di voltare le spalle al
giovane Wilson. Guardò per qualche secondo il portone “Ok… me la caverò,
giusto?” Si chiese con un po’ di apprensione prima di suonare il citofono, con
un sospiro di sollievo.
Fine
Grazie a tutti quelli che hanno avuto la pazienza e la
costanza di seguire la mia storia fino alla fine.
Baci Prue
|