Tutto
per una parola
Quando
Dís rientrò, non poté fare a
meno di notare che Thorin sembrava particolarmente stressato, e
cercò i propri figli con lo sguardo.
Fíli,
seduto sul pavimento, stava costruendo un muro coi
cubetti di legno smaltato che gli aveva regalato Bofur. La sua
espressione era estremamente concentrata, tanto che Dís si
lasciò sfuggire un sorriso.
In
quanto a Kíli, si trovava ai piedi dello zio, intento a
rotolarsi a terra come un gattino. Steso sulla schiena, rivolse un
sorrisone a Thorin e disse, con estrema chiarezza:
«Elfo».
Dís
sbatté le palpebre, mentre le labbra di suo
fratello si contraevano.
Kíli
si girò sulla pancia e si mise a quattro
zampe, alzò di nuovo lo sguardo sullo zio e
ripeté: «Elfo».
Dís,
stavolta, sorrise divertita, perché
l’espressione logorata di Thorin era uno spettacolo.
«Da quanto va avanti questa storia?»
Thorin
le rivolse un’occhiata. «Da
troppo» rispose, con voce sofferente.
«Elfo!»
cinguettò ancora
Kíli, balzando in piedi.
Thorin
gli rivolse una smorfia.
«Questo
ti insegni a non inveire contro gli Elfi in presenza
dei miei figli» commentò Dís.
«Io
non…» iniziò a protestare
Thorin, mentre Kíli proclamava: «Elfo».
«E
allora dove l’ha sentito dire?»
replicò Dís. «Sei fortunato che non
stia ripetendo la volgarità che sono certa tu abbia
accompagnato a quella parola».
«Forse
l’avrei preferito»
borbottò Thorin.
«Be’,
io no» disse Dís, con
voce tagliente.
Sapeva
che Thorin, in realtà, non imprecava molto spesso nei
riguardi degli Elfi, preferendo fingere bellamente che non esistessero.
Doveva essere stato un pessimo scherzo del destino che Kíli
fosse stato in ascolto proprio in quel momento.
Kíli
si appoggiò alle ginocchia dello zio.
«El… fooo» sillabò.
«Lo
terrò a mente» disse Thorin.
«Potresti dirgli di smetterla?»
Dís
scrollò le spalle. «A breve si
stancherà» affermò, «puoi
resistere ancora un po’».
Gli
lesse in volto che non ne era affatto certo. Probabilmente, per
Thorin, avere un nipote che continuava a ripetere
«Elfo» come se fosse stata la parola più
bella del mondo era terribilmente snervante.
Dís,
però, non aveva alcuna intenzione di
venirgli in aiuto – una piccola vendetta per aver imprecato
davanti ai bambini.
«Elfo,
Elfo, Elfo!» acclamò
Kíli.
Thorin
rivolse lo sguardo verso Fíli, che si dedicava alla
sua costruzione con cura religiosa.
«Fíli» disse, «puoi convincere
tuo fratello a ripetere un’altra parola?»
Fíli
quasi non alzò gli occhi dai suoi
mattoncini, e Dís rise sotto i baffi. «Gli piace
quella».
«Elfo!»
confermò Kíli.
«Non
piace a me» affermò Thorin, tra i
denti.
Fíli,
allora, si girò a guardarli con un
mattoncino in mano. «Kíli, di’ zio
Thorin».
«Elfo!»
Suo
fratello ci pensò su. «Di’ Elfo
puzza». A quel che pareva, lo trovava un buon compromesso.
«Zio
puzza!» esclamò Kíli, a
dir poco radioso.
Thorin
si strozzò con la propria saliva, mentre
Fíli considerava la situazione e Dís si dirigeva
rapidamente in cucina per non ridere in faccia a suo fratello.
Anche
dall’altra stanza, sentì nitidamente il
proprio primogenito che constatava: «Ha smesso di dire Elfo.
Sei felice, zio?»
Note:
Non è niente di ché, lo so, ma era da un
po’ che non scrivevo su questa famigliola, e mi mancavano.
Perciò ecco una flashfic di 500 parole :) Spero sia
stata piacevole da leggere… |