Anche
Questa è Fatta
Anche
il terzo anno finalmente è
finito.
Guardo
distrattamente l'ora sul display
del cellulare: le 13:30, mia madre è in ritardo.
Questa
mattina, tra la foga nel
prepararmi e l'ansia per le interrogazioni, avevo completamente
dimenticato che giorno fosse. Anzi, veramente sapevo che era il 10
Agosto, l'ultimo giorno di scuola, ma non ricordavo cosa sarebbe
accaduto nel tardo pomeriggio di questa calda giornata.
Mentre
sto li sul
bordo della strada a pensare, un clacson mi riporta alla
realtà.
E' mia madre, vistosamente nervosa, al volante della nostra macchina,
una vecchissima punto grigio chiaro. Non ho voglia di affrontare
un'altra discussione, quindi con un movimento veloce, apro lo
sportello e mi adagio sul sedile del passeggero. Lei, come se fossimo
inseguiti da qualcuno, affonda il piede sull'acceleratore facendo
stridere le ruote sull'asfalto. Come se niente fosse, prendo il
lettore mp3 dalla tasca del mio zaino e, buttando la testa
all'indietro, faccio scorrere velocemente le canzoni cercando
qualcosa che mi aiuti a rilassarmi. Ho appena il tempo di ascoltare
la mia canzone preferita che siamo già arrivate a casa. Come
sempre, dopo un breve pranzo silenzioso, mia madre si dirige in
camera sua per riposare un po e io, contenta di rimanere finalmente
sola, svuoto lo zaino sul mio letto per riempirlo subito dopo con
tutto ciò che da li a poco avrei portato da mia nonna. Mi
sentivo agitatissima e non riuscivo a stare ferma. Tra sole poche ore
avrei rivisto alcune delle persone a cui tenevo di più. La
cosa mi rendeva felicissima ma allo stesso tempo mi sentivo morire
pensando alle persone che sapevo di aver perso per sempre. Cercai di
non pensarci e cominciai a canticchiare saltellando qua e la per la
casa . Le ore passarono veloci e ormai era tempo di uscire. Avevo
appena preso il capotto quando sentimmo squillare il telefono. Mia
madre mi guardò in viso per qualche secondo, poi corse in
cucina a rispondere. Mentre aspettavo che finisse di parlare aprii la
porta e chiamai l'ascensore. Finalmente la chiamata terminò
e
mia madre mi raggiunse sul pianerottolo di casa.
-Sono
già
arrivati, ci stanno aspettando.-
-Come
sono
arrivati? Manca ancora più di un'ora!-
-La
nave è
stata più veloce del solito e in autostrada non hanno
incontrato traffico.-
Non
sapevo cosa
dire, ero contenta ma spaventata allo stesso tempo. E se fosse
cambiato tutto? Se tutte le promesse che custodivo con cura dentro di
me fossero state infrante? Avevo paura che mi trovassero cambiata,
che... non mi volessero più bene come prima... Ma non potevo
continuare a torturarmi in eterno, dovevo smettere di pensarci, tutto
sarebbe andato come doveva. Il viaggio durò solo 10 minuti,
non saprei dire se furono troppi o troppo pochi, ma la prima cosa che
vidi fu la loro macchina, posteggiata davanti al portone del palazzo.
L'avevano comprata solo da pochi mesi quindi non avrei dovuto
riconoscerla, ma mi avevano mandato una foto in modo che potessi
essere una delle prime persone a vederla. Non mi intendo molto di
macchine quindi non saprei dire che marca fosse ma il colore era
stupendo: un celestino chiarissimo che a seconda della luce diventava
improvvisamente bianco o blu. Mi precipitai al portone,
fortunatamente già aperto, e salii di corsa le scale fino al
quinto piano. Suonai alla porta e attesi silenziosamente che mi
aprissero, ascoltando attraverso le pareti le loro voci familiari
alle quali si aggiunse il rumore di alcuni passi pesanti, troppo
veloci per essere quelli di mia nonna. Trattenni il fiato quando vidi
la porta aprirsi... non gli diedi neanche il tempo di dirmi ciao che
le mie braccia erano già strette intorno al suo collo.
Restai
in quella posizione parecchio tempo, facendomi cullare dal suo odore
familiare. Quando infine mi staccai da lui mi accorsi che era
cresciuto parecchio dall'ultima volta che ci eravamo visti, ormai era
alto quasi quanto me.... Il mio piccolo e adorato cugino... Mi
allontanai un po per osservarlo e il mio viso s'illuminò. Si
avvicinò scoccandomi un sonoro bacio sulla guancia, mi prese
per mano, e mi condusse in salone, dov'era riunito il resto della
famiglia. A turno ripetei quasi la stessa scena con tutti: l'altro
mio cugino, con lui dovetti alzarmi il più possibile in
punta
di piedi, e i miei zii. Il giorno passò così, tra
dolci
ricordi e nuovi racconti. Il tempo sembrava volare via così
in
fretta da non lasciarmi quasi il tempo di respirare. Era tardi e loro
il giorno dopo avrebbero dovuto alzarsi presto. Decisi di restare li
per la notte ma mia madre, dopo avermi aiutato a trasformare il
divano in un letto improvvisato, tornò a casa. Era difficile
riuscire a dormire, oltre al cando soffocante, nella mia mente si
accavallavano centinaia di pensieri che non riuscivo a controllare ma
alla fine vinse la stanchezza e sprofondai in un sonno profondo.
***
Quando
mi svegliai la mattina seguente, mi ci volle un po di tempo per
ricordare gli avvenimenti del giorno prima. Mi girai su un lato per
guardare che ore fossero e un sorriso si dipinse sulle mie labbra.
L'orologio segnava le 10:00, era stupendo svegliarsi senza il
pensiero di dover passare cinque ore seduta a scuola in compagnia di
persone che ti rivolgono la parola solo perché sono
costrette
a farlo. Mi alzai, mi sciacquai il viso e feci un giro per la casa
per assicurarmi di essere davvero sola. Probabilmente mia nonna era
andata a fare un po di spesa. Accesi la tv e scorsi i canali ma non
trovai niente che attirasse la mia attenzione. Indecisa su cosa fare
mi guardai in torno e fu in quel momento che notai un disco sul
tavolo del salone. Un gioco, per la play station 2, i miei zii
l'avevano regalato a mia cugina e lei probabilmente l'aveva
dimenticato li o, forse, l'aveva lasciato di proposito considerando
che avrebbe passato la maggior parte dei giorni seguenti in quella
casa. Lessi la presentazione del gioco sul retro della custodia e fui
attratta dai disegni dei personaggi. Completamente annoiata e ancora
un po intontita, avviai la PS e inserii il disco. Il gioco cominciava
con un filmato... la grafica mi piaceva molto e la canzone era molto
carina. Sapendo che probabilmente quella sarebbe stata l'unica
occasione, riavviai il gioco diverse volte per poter ricordare il
più
possibile di quella canzone. A pensarci ora mi sembra un gesto
stupido, ma d'altronde sono umana anch'io e quindi ben lontana dalla
perfezione.
Il gioco
non era male. Il protagonista era un ragazzo di nome Sora ,
affiancato dagli amici Riku e Kairi. Lo scenario iniziale era l'isola
dei ragazzi ma più in la c'era l'opportunità di
visitare altri mondi. Cominciai a completarne uno dietro l'altro, ed
ero arrivata al quarto quando mi accorsi che erano già
trascorse due ore. Strano che ancora non tornasse nessuno. In quel
lasso di tempo mi ero concentrata sui diversi personaggi cercando ci
capirne il carattere e comprendere il motivo delle loro azioni. Era
strano accorgersi come una stessa cosa poteva apparire talmente
diversa a seconda da chi la guardasse. Improvvisamente
cominciò
a girarmi la testa, mi alzai, e mi diressi in cucina per bere un
sorso d'acqua. Questa è l'ultima cosa che ricordo...
Finalmente
,dopo un'eternità di tempo, ecco il nuovo capitolo... una
buona lettura a tutti... ^^''
Fatemi
sapere cosa ne pensate...
Un
bacione, alla prossima ^-^
|