Il guerriero fissò il sole morente, lo guardò tingere il cielo del colore del campo di battaglia.
Non ce ne sarebbero state altre di guerre e lui se ne sarebbe andato.
Socchiuse gli occhi e dentro di sé rise strenuamente, non c'era più niente per cui lottare.
Il suo duce era morto, il suo Dio dimenticato e lei era ormai una bambola di cenere e carboni, una creatura vuota, il risultato di un'esule tentativo di dimenticare la sua Lei e la fine che aveva fatto.
Le mancava con quelle sue grandi ali, che le avrebbero garantito una vita libera, se solo la sua famiglia non l'avesse ingabbiata.
Trovava vagamente divertente come il fato si burlasse degli uomini, Lei aveva il nome della libertà, si chiamava Francesca ed aveva sempre un'aria melanconica, incorniciata da dei lunghi capelli neri e i suoi occhi erano verdi come la brughiera, era semplicemente una creatura unica al mondo, forse era sempre stata quella la sua croce.
Non riuscì mai a sposarla perché Francesca morì da lì a due anni, divorata da un male oscuro. fu allora che decise di arruolarsi...
Un raggio di sole, l'ultimo, ma il più intenso distrasse il soldato dal suo flusso di ricordi.
L'astro era stato ormai quasi completamente divorato dalle montagne. Scorse delle ombre tendersi, come mani artigliate, verso di lui, lottó un ultima volta per tenere gli occhi aperti, così da riuscire ad
intravedere un bagliore d'eriche sfiorite negli occhi della morte, rise sguaiatamente mentre tra le lacrime il suo corpo si infrangeva sulla nuda terra. Era certo di averla vista sorridere.
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