CAP
Non riuscivo a respirare.
Non potevo muovermi. Non riuscivo a pensare lucidamente.
Un maremoto di emozioni
mi aveva travolta, spazzando via tutto.
Alex. Solo lui era
rimasto. Dovevo andare da lui, dovevo vederlo.
Mi precipitai fuori dalla
stanza stringendo ancora i fogli in mano. Stavo tremando.
“Aly, stai bene?”,
fece Kay venendomi incontro.
Cosa dovevo risponderle?
No, non stavo bene. Ero felice ma sconvolta, completamente sotto
shock.
Il mio amore mi amava,
ancora non ci credevo. Lui, che aveva passato l'inimmaginabile e mi
aveva confessato di non riuscire a sentirsi amato,
amava me
e anche se questo non cambiava ciò che era successo, in qualche modo
lo rendeva più accettabile.
“A-Alex...”,
blaterai.
“Hai l'aria sconvolta.
Siediti.”
Feci cenno di no indietreggiando. Non avevo tempo. Dovevo andare da Alex.
Era di nuovo quel
bisogno, lo stesso che mi aveva portato in ospedale a giugno. Era un
imperativo assoluto.
Io. Dovevo. Andare. Da.
Alex.
“Cosa c'è scritto?”,
mi chiese Ryler guardando la lettera.
Mi portai i fogli al
petto. Non potevo dirglielo. Era una cosa tra me e Alex. Mi aveva
aperto il suo cuore, ora era mio compito proteggerlo.
Scossi la testa più
decisa.
“Dov'è Tom?”, chiesi
notando l'assenza di mio fratello.
“Fuori. Si è
dimenticato una cosa o roba del genere.”, rispose Ryler con
un'alzata di spalle.
“No. No, no, no,no. Io
devo andare da Alex.
Ora.”
L'urgenza che mi animava
ruggì più forte il bisogno di correre da lui. Non riuscivo a
respirare tanto opprimente era il desiderio.
Ryler e Kailyn si
lanciarono un'occhiata confusa.
“Vuoi andarci così?”
Abbassai automaticamente
lo sguardo verso i pantaloni della tuta logori e le pantofole a forma
di cane. Mi limitai ad annuire.
“Avanti, io mi procuro
un passaggio e nel frattempo ti tiriamo a lucido!”, disse Kay
afferrandomi per un gomito e trascinandomi, insieme a Ry, in camera
mia.
“Hai già deciso cosa
gli dirai?”, mi chiese la mia amica intenta a realizzare uno
chignon laterale non troppo ordinato.
Scossi la testa per la
millesima volta. Non sapevo niente. Se possibile ero ancora più
confusa del solito. Di una cosa però ero sicura: dovevo raggiungere
Alex il prima possibile.
Dentro continuavo a
sentire le emozioni divorarmi. Non mi importava più di quello che
era successo, dei dubbi, delle angosce e di tutte le insicurezze.
Volevo Alex e questo non sarebbe mai cambiato. Se c'era una cosa che
questa brutta storia mi aveva fatto capire chiaramente era questa.
Nonostante il caos dilagante ero certa che avrei saputo cosa fare
quando me lo sarei trovato davanti, o almeno lo speravo.
“Non vuoi dirci proprio
niente.”, piagnucolò Ry facendomi gli occhi dolci.
Non potevo. No, anzi non
volevo, ma anche se avessi voluto non sapevo come esprimere ciò che
provavo. Ancora non riuscivo a credere a tutto quello che il mio
povero Alex aveva dovuto sopportare.
Ora si spiegavano tante
cose. Ora tutto aveva decisamente più senso. Come biasimarlo per
aver chiuso il suo cuore? Io ero disposta a farlo per il tradimento
di un'amica, non potevo nemmeno immaginare cosa aveva provato con sua
madre. E se pensavo a lei mi veniva fuori una rabbia furiosa. Come si
faceva a lasciare il proprio figlio? Come si poteva non amare un
ragazzo come lui?
Doveva essere una donna
fredda e cattiva e Alex non se lo meritava. Nessun bambino si sarebbe
meritato una mamma così.
Tra tutte le paranoie che
per anni mi avevano ossessionato, l'idea che l'amore potesse far paura
non mi aveva nemmeno sfiorata. Per me era associato al batticuore,
alle farfalle nello stomaco, a quella dolce euforia che mi faceva
sentire viva e non avevo mai pensato che per qualcuno potesse essere
diverso. Eppure Alex, il mio Alex, era cresciuto evitando di
amare e temendo di essere amato. La solitudine doveva essere stata
insopportabile, la lettera ne era
intrisa in ogni parola, in ogni spazio, in ogni virgola. Alex era
stato un bambino solo, un ragazzo solo ed un uomo solo.
Tra quelle righe avevo scoperto un ragazzo diverso da quello che immaginavo nelle mie
fantaromanticherie, diverso da quello che conoscevo, o che credevo di
conoscere, eppure proprio per questo ancor più speciale. Quella
lettera era una finestra sul mondo meraviglioso della sua anima.
Leggendo quelle righe mi ero innamorato di Alex per la seconda volta.
Gettai ancora una volta
lo sguardo su quei fogli che mi avevano dato il più grande dei
regali, quello che non avevo osato chiedere. Sospirai sopraffatta dall'immensità del nuovo sentimento.
Presi la busta per
riporre quel prezioso tesoro e sentii un fruscio. C'era qualcos'altro
all'interno.
Il cuore mi balzò in gola. Con mano malferma l'aprii meglio e tirai fuori un foglio tutto
stropicciato e un bracciale. Era molto semplice e delicato. La catenina dorata era interrotta solo dal simbolo
dell'infinito su cui erano incisi i nostri nomi.
Un'ondata di calore dal
petto mi risalì fino alla testa. Era la cosa più bella che avessi
mai visto. Con la vista appannata guardai il foglio e rimasi sorpresa
nel riconoscere la mia calligrafia. Era il mio
tema su Icaro.
Sul fondo della pagina,
sotto le parole piene di veleno, astio e amarezza, Alex aveva
aggiunto poche righe.
«Non
sono mai stato sicuro che la morale della storia di Icaro dovesse
essere: "Non tentare di volare troppo in alto", come viene
intesa in genere, e mi sono chiesto se non si potesse interpretarla
invece in un modo diverso: "Dimentica la cera e le piume, e
costruisci ali più solide".
(Stanley
Kubrick)»
Scattai in piedi come una
molla “Ragazzi devo andare da lui. Non posso più aspettare.”
“Bene. Cambiati al volo
perché tra cinque minuti arriva il nostro autista.”, fece Kay
ammiccando.
Non chiesi niente. Non mi
importava come avremmo fatto, mi interessava solo arrivare dal mio
Alex nel modo più veloce possibile.
Tuttavia, davanti al maggiolone scassato che ci aspettava, rimasi un po'
basita. Mi girai automaticamente verso Kay che mi
sorrise arrossendo.
“Ragazzi, questo è
Elijah.”, disse indicando il ragazzo alla guida.
Io e Ry ci guardammo. Lui
sghignazzava compiaciuto. Di certo era la miglior vigilia di Natale
che avesse mai passato. Aveva abbastanza informazioni da darci il
tormento per almeno un anno.
“Piacere di
conoscerti.”, lo salutai accomodandomi sul sedile posteriore, “E
grazie per l'aiuto.”
“Figurati. K ha detto
che era un'emergenza.”, fece guardandomi dallo specchietto
retrovisore e strizzando l'occhio.
K? Ma davvero?
Guardai subito Ry. Anche
lui non aveva gradito il nuovo soprannome, ma al momento era troppo
compiaciuto per l'inatteso scoop per dispiacersene troppo. Qualcosa
mi diceva che d'ora in avanti non sarei stata io l'oggetto del suo
interesse.
Una sensazione pungente
mi prese lo stomaco per qualche istante. Mi stavo comportando di
nuovo come una pessima amica, me ne rendevo conto, ma promisi a me
stessa che nell'anno nuovo mi sarei riscattata. Prima però avevo
bisogno di questo ultimo momento di egoismo.
Venti minuti più tardi
eravamo sotto casa di Alex. Lo stile di guida di Elijah era
piuttosto disinvolto, per usare un eufemismo. Sembrava che per lui
segnali stradali e semafori fossero elementi decorativi piuttosto
che oggetti funzionali, ma non obiettai visto che mi fece arrivare
velocemente dove dovevo essere.
Il problema fu che una
volta lì non riuscii a muovermi. Dov'era finito il mio coraggio?
“Bé che fai ora, non ti
precipiti fuori?”, mi domandò Ryler.
“Cosa gli dico?”,
domandai impanicata.
“Io ti avevo detto di
prepararti un discorso.”, mi apostrofò Kay.
“Stronzate.”, si
intromise Elijah, “Va' e segui l'istinto.”
Kay si portò le mani al
volto. Era decisamente uno 0 su 10 e la cosa mi strappò un sorriso. Capii da come mi guardava che anche lei
stava pensando lo stesso.
“Aspetti questo momento
da una vita! Su forza! ”, mi incoraggiò.
“Va' a prenderlo
tigre!”, mi esortò anche Ry spingendomi letteralmente fuori dalla
macchina.
Salutai i miei amici e
ringraziai ancora una volta Elijah.
Avevo il cuore a mille.
Tremavo e sentivo le gambe pesanti e al tempo stesso molli come
gelatina.
“Aly se non muovi il
culo giuro che vengo lì e ti prendo a calci fino a farti arrivare
davanti alla sua porta, chiaro?”, mi minacciò Ry puntandomi il
dito contro.
Quando faceva così era
tale e quale a sua sorella. Il pensiero di Roxy, così vicino a
quello di Alex mi fece male, ma non era il momento per farsi prendere
dalla malinconia.
Sfiorai con le dita il
braccialetto che mi aveva regalato, cercando un po' di coraggio. Mi
voltai verso il maggiolone vedendo quattro pollici in su.
Scossi la testa davanti all'idiozia della scena e, preso un bel respiro, entrai nel palazzo.
Era il momento, ora o mai più.
Rimasi cinque minuti di
buoni a guardare il campanello cercando di riordinare i pensieri.
Magari farsi un'idea di cosa dire non era poi una cosa così
tremenda. Alex aveva la capacità di incasinarmi il cervello, che,
allo stato attuale, era già abbastanza sconvolto di suo.
Prima di tutto dove dirgli che l'amavo. Dovevo dirgli che amarlo era la cosa più semplice
del mondo e che cercare di dimenticarlo era stata una follia. Dovevo
dirgli cosa significava e quanto importante fosse la sua esistenza
per me. Lui, che non era capace di sentirsi amato, era il centro del
mio universo da tutta una vita. Volevo che capisse che non era solo. Però più pensavo a come trasformare
tutto questo in parole meno ne trovavo.
Alla fine suonai e basta.
Il cuore batteva come le ali di un colibrì. Aspettavo questo momento
da tutta la vita e non potevo credere che alla fine fosse davvero
arrivato.
Attesi due lunghissimi ed interminabili minuti, ma la
porta non si aprì. Suonai di nuovo. Ancora niente. Provai a
bussare, mentre una strana inquietudine si faceva strada.
Poi me lo ricordai.
Alex aveva detto di voler andar via. Il sangue mi si gelò nelle vene.
Cominciai a bussare
freneticamente chiamando il suo nome, ma nessuno mi rispose.
Scivolai lungo la porta
fino a ritrovarmi seduta a terra. Tirai le ginocchia al petto e
scoppiai in un pianto disperato. Se n'era andato. Ero arrivata tardi.
Devo darmi alla fuga? Devo aspettarmi una folla inferocita con torce e forconi ad aspettarmi sotto casa? No, vero? XD XD
Una piccola curiosità (probabilmente non interessa a nessuno):
tutta l'idea della storia è nata dalla citazione di Kubrick.
Trovo che il messaggio che mandi sia davvero stupendo. Voi che ne
pensate?
Un abbraccio grande!!
A presto!!!! ;)