Eccomi in ritardo come
sempre.
Mi dispiace moltissimo per il ritardo. E ringrazio tutti gli splenditi
commenti. =)
Ora vi lascio con il dodicesimo capitolo, devo scappare. Baci! ^^
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“ Dai Simo vieni qua!” mi sentii strattonare.
Mi voltai indietro e mi ritrovai di fronte Tom. Da solo.
“ Oh signor Kaulitz, non dovremmo stare così
vicini...poi la
gente parla...le fan iniziano a fraintendere! È meglio se
restiamo a debita
distanza. Io sono solo una stupida fan come tutte loro...”
dissi, quasi in modo
teatrale.
Sbuffò e prese il mio viso tra le mani. “ Non
sapevo cosa
inventarmi...”
“ Non potevi dire, semplicemente: è
la mia ragazza!?! Ah ho capito, il SexGott non può
avere una
ragazza fissa...è troppo orgoglioso per farlo sapere. Poi
tutte quelle pazze
che aspettano una nottata bollente con te, ci ripensano vero? E tu
rimani
fregato.” Liberai il volto dalla sua presa e continuai a
camminare.
“ E che cazzo! La smetti di camminare?”
ringhiò.
Mi spaventai a quel suo tono di voce...non l’avevo mai
sentito arrabbiarsi in quel modo.
Decisi di abbassare la cresta e calmarmi.
Mi voltai verso di lui, alzando le mani. “ Ok Tom,
calma...tutto apposto...non ti arrabbiare.”
Si avvicinò, sospirando. “ Scusa...”
Mi strinse forte a se, avvicinando il viso al mio orecchio.
“ Non volevo farti arrabbiare. Solo che per me, è
un po’
difficile ammettere certe cose davanti le mie fan. Ma mi
farò perdonare.”
Sussurrò.
“ è tutto ok. Anche io ti devo chiedere scusa...mi
irrito
facilmente. Questo è uno dei miei tanti difetti.”
Lo baciai delicatamente sulla guancia e mi staccai da lui.
“ Andiamo a casa ora...” sussurrai.
“ Assolutamente no! Ti accompagno a fare il tatuaggio, dai
andiamo!”
Mi prese per mano, costringendomi a seguirlo.
“ Tom, non fa niente...sarà per un’altra
volta.”
“ Ti ho detto di no! Su muoviti!”
Camminammo per una decina di minuti finchè non ci fermammo
davanti un negozio. Lui entrò senza esitare, mentre io
iniziavo ad avere
qualche dubbio.
“ Tom...sei sicuro che sia il posto giusto? Sai...le
infezioni e tutto il resto...non vorrei...”
Mi sorrise. “ Sicurissimo! È qui che Bill ha fatto
il primo
dei suoi tatuaggi.”
Abbozzai un mezzo sorrisetto. “ Va bene...”
Poco dopo si avvicinò un ragazzo molto giovane...poteva
avere, al massimo, 24 – 25 anni. Si presentò ed
iniziò col farci le solite
domande di routine...come vi chiamate? Chi, dei due, deve farsi il
tatuaggio?
Ecc...
Io non avevo per niente idea del disegno da farmi tatuare.
Così passai una bella mezz’oretta a sfogliare,
contro voglia, enormi
raccoglitori pieni zeppi di immagini...con accanto Tom a consigliami.
Finalmente i miei occhi si posarono su di una bellissima
farfalla, sembrava vera...e sul mio corpo sarebbe andata benissimo.
Sorrisi soddisfatta a Tom e volgendo lo sguardo al ragazzo,
indicai il disegno. “ Ho deciso!”
Dopodiché iniziò la parte più brutta e
dolorosa del lavoro.
Il tempo sembrava non trascorrere mai, tra una smorfia di
dolore ed una stretta di mano, a Tom, un po’ troppo forte.
Avevo pregato Klaus (ormai il ragazzo era diventato uno di
famiglia, avendo parlato con lui tutto il tempo...era inevitabile
chiamarlo per
nome) di usare dello spray anestetizzante, ma lui non volle
ascoltarmi...dicendo che il tatuaggio sarebbe venuto male a causa della
dilatazione dei pori.
Dopo aver pagato ed aver ascoltato le raccomandazioni di
Klaus sulla cura del tatuaggio...uscii dal negozio, seguita da Tom, con
un
disegno indelebile sul lato destro del mio basso ventre.
“ Allora ti piace?” mi chiese Tom, mentre metteva
in moto
l’auto.
“ Da morire!”
Si avvicinò a me e posò una mano sulla mia
guancia.
Sorrise. “ è proprio bello come te tesoro...ma
anche come
me!”
Risi. “ Modesto il ragazzo!”
“ Ora non dimenticarti di pulirlo bene ogni sera e passarci
sopra la vasellina. Ok?”
“ Si capitano...non si preoccupi!”
“ Anzi sai che ti dico? Te la passo io la vasellina.
Così
sarà molto più rilassante...non trovi?”
mi guardò malizioso.
Sorrisi e avvicinandomi a lui, posai le labbra sul suo
collo.
“ Molto più rilassante...” sussurrai.
Sentii Tom sospirare. Sorrisi tra me e mi avvicinai alle sue
labbra. Iniziai morderle...affamata. Quanto mi piacevano.
Per un po’ dimenticai che ci trovavamo in auto e che Tom
stava cercando di guidare. Volsi lo sguardo verso la strada...ma non ci
stavamo
muovendo. Aveva accostato. Le sue mani non si trovavano più
sul volante ma
dietro la mia schiena.
Con delicatezza mi spostai, dal mio sedile alle sue
gambe...cercando di non staccare il contatto che c’era tra le
nostre labbra.
Per un po’ pensai che sarebbe stato orrendo continuare
quello che stavamo per fare, in auto. Ma mi ricordai che i finestrini
erano
scuri. Nessuno, da fuori, ci avrebbe visti.
“ Simo...” sussurrò Tom. Aveva il
respiro irregolare.
Mi staccai dolcemente da lui. “ Che
c’è?”
“ Torniamo a casa, ti va?”
Restai di stucco alle sue parole.
“ Ma...perchè...io...e tu...” deglutii.
Non sapevo che dire.
Tornai al mio posto...volgendo lo sguardo al paesaggio fuori
dal finestrino.
Tom riprese a guidare. Per un po’ non parlammo.
Lui che rifiutava una cosa del genere. O sono io ad essere
pazza o e lui ad essere diventato un santarellino. Semplicemente
assurdo.
“ Rimasta male?” sussurrò.
Dalla mia bocca non uscì una parola tranne che un piccolo
mugolio di disgusto.
Lo sentii ridere. “ Dai...andiamo dopo in camera
mia...”
Mi voltai verso di lui. “ Non è la stessa cosa
dopo.”
Alzò un sopracciglio confuso. “
Perché?”
Sbuffai. “ Perché si...era tutto perfetto...e tu
hai
rovinato tutto. Dopo non avrò la stessa voglia, lo stesso
desiderio che avevo prima.
Quindi credo proprio che non ci sarà niente oggi.”
Sorrisi acida.
Voltò lo sguardo sulla strada, accennando ad un sorriso.
“
Oh beh...come vuoi.”
Quando arrivammo davanti casa, uscii dall’auto sbuffando e
sbattendo la portiera. Gli avrei tenuto il broncio per tutto io resto
della
giornata...se solo ci sarei riuscita. Cosa molto improbabile.
“ Bellezza vieni un po’ qui...” Tom mi si
parò davanti
sorridente.
Posai le mani sui fianchi. “ Ti sposti per
cortesia?”
Sorrise sghembo e mi cinse la vita. Posò delicatamente le
labbra sul mio collo. Avrei voluto respingerlo...ma non ci riuscivo.
I nostri corpi sono come delle calamite con poli diversi.
Tra noi c’è attrazione totale. Questa era la mia
teoria...forse proprio per
questo non riuscivo ad essere arrabbiata con lui. Avevo bisogno, ogni
secondo
che passava, del contatto con il suo corpo. Era una droga per me...una
dolce
droga.
Avrei voluto stringerlo a me, ma una voce interruppe quel
momento.
“ Finalmente siete tornati!” Tom si
staccò immediatamente da
me e dietro di lui potei scorgere una figura familiare.
“ Ciao zia...mi stava dicendo una cosa
all’orecchio, niente
di più...” riuscii a dire. Meno male che le
frottole, mi veniva naturale dirle.
Simone si avvicinò a noi. “Potevate dirmi che
sareste usciti
e tornati più tardi. Sapete che ore sono? Le quattro!
Dovrete avvisarmi la
prossima volta. Avete mangiato almeno?”
“ No...” sussurrai.
“ Ecco bravi, restate anche a digiuno! Meno male che vi ho
lasciato un po’ di pasta da parte, nel forno. Su forza,
entrate!”
Sentii Tom sbuffare a fianco a me. “ Mamma senti hai rotto!
Non sono mica un bambino!?! Faccio quello che voglio. Punto.”
Entrò veloce in
casa. Io lo seguii con più calma, passando davanti mia zia
ed abbozzando un
mezzo sorrisetto.
“ Scusa...” le sussurrai.
Tom entrò in cucina e si precipitò al forno
estraendo un
piatto.
“ Dovresti portare un po’ più di
rispetto per tua madre...”
dissi appena lo raggiunsi.
Senza ascoltarmi si sedette al tavola ed iniziò a mangiare.
Poco dopo mi accorsi che in cucina, sulla poltroncina era
seduto Bill.
“ Ciao Bill - dissi al ragazzo che mi rispose con un cenno
della testa, dopodiché mi voltai di nuovo verso il fratello
– Hai capito che ti
ho detto?”
Tom alzò lo sguardo verso di me. “ Non credo ti
riguardi.”
Alzai gli occhi al cielo, stupita. “ Ah...come
vuoi...”
Mi accomodai di fronte a lui, poi mi rivolsi a Bill. “ Come
va?”
Non ottenni risposta, tranne un’occhiataccia fulminante.
Sbuffai seccata.
“ Vuoi?” mi chiese, poco dopo, Tom porgendomi un
piatto
pieno di pasta al sugo.
“ No grazie, non ho fame.”
“ Dovresti averne invece...”
“ No grazie.”
Ritrasse il piatto sorridendo. “ Di a Bill che ti sei
fatta!”
“ Perché che mi so fatta?” dissi confusa.
“ Il tatuaggio...”
“ Ah già...il tatuaggio. - mi voltai verso Bill -
mi sono
fatta tatuare una farfalla sulla parte destra del ventre...”
“ E allora?!” bella risposta...
“ Oh niente Bill...tranquillo!” iniziava a darmi
sui nervi,
il suo comportamento...era estremamente irritante. Beh...forse un
po’ dovrebbe
esserlo visto che mi sono messa con suo fratello. Però credo
che questo sia
eccessivo...infondo non è proprio tutta colpa mia.
È dannatamente facile
prendere una cotta per Tom...è così sexy.
Cotta...non so nemmeno se sia il termine giusto, da
utilizzare. Non so, neanche, bene cosa sia quell’emozione che
provo per
Tomi...attrazione? Forte emozione? Amore? Non lo so...ma lo vorrei
tanto
sapere.
“ Bill vorrei dirti che mi dispiace, che non voglio vederti
stare male per me...visto che non me lo merito, che non volevo
illuderti ma quella
con Tom...è stata una cosa che non riesco, neanche io, a
capire. Se solo tu mi
credessi...” le parole iniziarono ad uscire senza smettere un
istante. Parole
che mai avrei osato dire.
Vidi gli occhi di Bill farsi lucidi...
“ Mi credi se ti dico che mi dispiace? Ti prego...”
Lui abbassò lo sguardo.
Sospirai voltandomi verso Tom. Mi guardava abbozzando un
sorriso...anche se era evidente che si stava sforzando nel farlo.
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