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Autore: SimoInvaded    02/02/2009    7 recensioni
"Andrai in Germania! Contenta?" Un sorriso a 132 denti splendeva davanti a me. "No mamma! Certo che no! Io odio la Germania! Vuoi farmi andare da zia Simone vero? No, non ci vado. E poi ci sono quei piccoli impertinenti dei gemelli. Li odio!"
E' vietato introdurre caratteri anomali sia nelle introduzioni che nei titoli.
Rosicrucian e Nami, assistenti amministratrici.
Genere: Romantico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccomi in ritardo come sempre.
Mi dispiace moltissimo per il ritardo. E ringrazio tutti gli splenditi commenti. =)
Ora vi lascio con il dodicesimo capitolo, devo scappare. Baci! ^^
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“ Dai Simo vieni qua!” mi sentii strattonare.
Mi voltai indietro e mi ritrovai di fronte Tom. Da solo.
“ Oh signor Kaulitz, non dovremmo stare così vicini...poi la gente parla...le fan iniziano a fraintendere! È meglio se restiamo a debita distanza. Io sono solo una stupida fan come tutte loro...” dissi, quasi in modo teatrale.
Sbuffò e prese il mio viso tra le mani. “ Non sapevo cosa inventarmi...”
“ Non potevi dire, semplicemente: è la mia ragazza!?! Ah ho capito, il SexGott non può avere una ragazza fissa...è troppo orgoglioso per farlo sapere. Poi tutte quelle pazze che aspettano una nottata bollente con te, ci ripensano vero? E tu rimani fregato.” Liberai il volto dalla sua presa e continuai a camminare.
“ E che cazzo! La smetti di camminare?” ringhiò.
Mi spaventai a quel suo tono di voce...non l’avevo mai sentito arrabbiarsi in quel modo.
Decisi di abbassare la cresta e calmarmi.
Mi voltai verso di lui, alzando le mani. “ Ok Tom, calma...tutto apposto...non ti arrabbiare.”
Si avvicinò, sospirando. “ Scusa...”
Mi strinse forte a se, avvicinando il viso al mio orecchio.
“ Non volevo farti arrabbiare. Solo che per me, è un po’ difficile ammettere certe cose davanti le mie fan. Ma mi farò perdonare.” Sussurrò.
“ è tutto ok. Anche io ti devo chiedere scusa...mi irrito facilmente. Questo è uno dei miei tanti difetti.”
Lo baciai delicatamente sulla guancia e mi staccai da lui.
“ Andiamo a casa ora...” sussurrai.
“ Assolutamente no! Ti accompagno a fare il tatuaggio, dai andiamo!”
Mi prese per mano, costringendomi a seguirlo.
“ Tom, non fa niente...sarà per un’altra volta.”
“ Ti ho detto di no! Su muoviti!”
Camminammo per una decina di minuti finchè non ci fermammo davanti un negozio. Lui entrò senza esitare, mentre io iniziavo ad avere qualche dubbio.
“ Tom...sei sicuro che sia il posto giusto? Sai...le infezioni e tutto il resto...non vorrei...”
Mi sorrise. “ Sicurissimo! È qui che Bill ha fatto il primo dei suoi tatuaggi.”
Abbozzai un mezzo sorrisetto. “ Va bene...”
Poco dopo si avvicinò un ragazzo molto giovane...poteva avere, al massimo, 24 – 25 anni. Si presentò ed iniziò col farci le solite domande di routine...come vi chiamate? Chi, dei due, deve farsi il tatuaggio? Ecc...
Io non avevo per niente idea del disegno da farmi tatuare. Così passai una bella mezz’oretta a sfogliare, contro voglia, enormi raccoglitori pieni zeppi di immagini...con accanto Tom a consigliami.
Finalmente i miei occhi si posarono su di una bellissima farfalla, sembrava vera...e sul mio corpo sarebbe andata benissimo.
Sorrisi soddisfatta a Tom e volgendo lo sguardo al ragazzo, indicai il disegno. “ Ho deciso!”
Dopodiché iniziò la parte più brutta e dolorosa del lavoro.
Il tempo sembrava non trascorrere mai, tra una smorfia di dolore ed una stretta di mano, a Tom, un po’ troppo forte.
Avevo pregato Klaus (ormai il ragazzo era diventato uno di famiglia, avendo parlato con lui tutto il tempo...era inevitabile chiamarlo per nome) di usare dello spray anestetizzante, ma lui non volle ascoltarmi...dicendo che il tatuaggio sarebbe venuto male a causa della dilatazione dei pori.
Dopo aver pagato ed aver ascoltato le raccomandazioni di Klaus sulla cura del tatuaggio...uscii dal negozio, seguita da Tom, con un disegno indelebile sul lato destro del mio basso ventre.
 
“ Allora ti piace?” mi chiese Tom, mentre metteva in moto l’auto.
“ Da morire!”
Si avvicinò a me e posò una mano sulla mia guancia.
Sorrise. “ è proprio bello come te tesoro...ma anche come me!”
Risi. “ Modesto il ragazzo!”
“ Ora non dimenticarti di pulirlo bene ogni sera e passarci sopra la vasellina. Ok?”
“ Si capitano...non si preoccupi!”
“ Anzi sai che ti dico? Te la passo io la vasellina. Così sarà molto più rilassante...non trovi?” mi guardò malizioso.
Sorrisi e avvicinandomi a lui, posai le labbra sul suo collo.
“ Molto più rilassante...” sussurrai.
Sentii Tom sospirare. Sorrisi tra me e mi avvicinai alle sue labbra. Iniziai morderle...affamata. Quanto mi piacevano.
Per un po’ dimenticai che ci trovavamo in auto e che Tom stava cercando di guidare. Volsi lo sguardo verso la strada...ma non ci stavamo muovendo. Aveva accostato. Le sue mani non si trovavano più sul volante ma dietro la mia schiena.
Con delicatezza mi spostai, dal mio sedile alle sue gambe...cercando di non staccare il contatto che c’era tra le nostre labbra.
Per un po’ pensai che sarebbe stato orrendo continuare quello che stavamo per fare, in auto. Ma mi ricordai che i finestrini erano scuri. Nessuno, da fuori, ci avrebbe visti.
“ Simo...” sussurrò Tom. Aveva il respiro irregolare.
Mi staccai dolcemente da lui. “ Che c’è?”
“ Torniamo a casa, ti va?”
Restai di stucco alle sue parole.
“ Ma...perchè...io...e tu...” deglutii. Non sapevo che dire.
Tornai al mio posto...volgendo lo sguardo al paesaggio fuori dal finestrino.
Tom riprese a guidare. Per un po’ non parlammo.
Lui che rifiutava una cosa del genere. O sono io ad essere pazza o e lui ad essere diventato un santarellino. Semplicemente assurdo.
“ Rimasta male?” sussurrò.
Dalla mia bocca non uscì una parola tranne che un piccolo mugolio di disgusto.
Lo sentii ridere. “ Dai...andiamo dopo in camera mia...”
Mi voltai verso di lui. “ Non è la stessa cosa dopo.”
Alzò un sopracciglio confuso. “ Perché?”
Sbuffai. “ Perché si...era tutto perfetto...e tu hai rovinato tutto. Dopo non avrò la stessa voglia, lo stesso desiderio che avevo prima. Quindi credo proprio che non ci sarà niente oggi.” Sorrisi acida.
Voltò lo sguardo sulla strada, accennando ad un sorriso. “ Oh beh...come vuoi.”
Quando arrivammo davanti casa, uscii dall’auto sbuffando e sbattendo la portiera. Gli avrei tenuto il broncio per tutto io resto della giornata...se solo ci sarei riuscita. Cosa molto improbabile.
“ Bellezza vieni un po’ qui...” Tom mi si parò davanti sorridente.
Posai le mani sui fianchi. “ Ti sposti per cortesia?”
Sorrise sghembo e mi cinse la vita. Posò delicatamente le labbra sul mio collo. Avrei voluto respingerlo...ma non ci riuscivo.
I nostri corpi sono come delle calamite con poli diversi. Tra noi c’è attrazione totale. Questa era la mia teoria...forse proprio per questo non riuscivo ad essere arrabbiata con lui. Avevo bisogno, ogni secondo che passava, del contatto con il suo corpo. Era una droga per me...una dolce droga.
Avrei voluto stringerlo a me, ma una voce interruppe quel momento.
“ Finalmente siete tornati!” Tom si staccò immediatamente da me e dietro di lui potei scorgere una figura familiare.
“ Ciao zia...mi stava dicendo una cosa all’orecchio, niente di più...” riuscii a dire. Meno male che le frottole, mi veniva naturale dirle.
Simone si avvicinò a noi. “Potevate dirmi che sareste usciti e tornati più tardi. Sapete che ore sono? Le quattro! Dovrete avvisarmi la prossima volta. Avete mangiato almeno?”
“ No...” sussurrai.
“ Ecco bravi, restate anche a digiuno! Meno male che vi ho lasciato un po’ di pasta da parte, nel forno. Su forza, entrate!”
Sentii Tom sbuffare a fianco a me. “ Mamma senti hai rotto! Non sono mica un bambino!?! Faccio quello che voglio. Punto.” Entrò veloce in casa. Io lo seguii con più calma, passando davanti mia zia ed abbozzando un mezzo sorrisetto.
“ Scusa...” le sussurrai.
Tom entrò in cucina e si precipitò al forno estraendo un piatto.
“ Dovresti portare un po’ più di rispetto per tua madre...” dissi appena lo raggiunsi.
Senza ascoltarmi si sedette al tavola ed iniziò a mangiare.
Poco dopo mi accorsi che in cucina, sulla poltroncina era seduto Bill.
“ Ciao Bill - dissi al ragazzo che mi rispose con un cenno della testa, dopodiché mi voltai di nuovo verso il fratello – Hai capito che ti ho detto?”
Tom alzò lo sguardo verso di me. “ Non credo ti riguardi.”
Alzai gli occhi al cielo, stupita. “ Ah...come vuoi...”
Mi accomodai di fronte a lui, poi mi rivolsi a Bill. “ Come va?”
Non ottenni risposta, tranne un’occhiataccia fulminante.
Sbuffai seccata.
“ Vuoi?” mi chiese, poco dopo, Tom porgendomi un piatto pieno di pasta al sugo.
“ No grazie, non ho fame.”
“ Dovresti averne invece...”
“ No grazie.”
Ritrasse il piatto sorridendo. “ Di a Bill che ti sei fatta!”
“ Perché che mi so fatta?” dissi confusa.
“ Il tatuaggio...”
“ Ah già...il tatuaggio. - mi voltai verso Bill - mi sono fatta tatuare una farfalla sulla parte destra del ventre...”
“ E allora?!” bella risposta...
“ Oh niente Bill...tranquillo!” iniziava a darmi sui nervi, il suo comportamento...era estremamente irritante. Beh...forse un po’ dovrebbe esserlo visto che mi sono messa con suo fratello. Però credo che questo sia eccessivo...infondo non è proprio tutta colpa mia. È dannatamente facile prendere una cotta per Tom...è così sexy.
Cotta...non so nemmeno se sia il termine giusto, da utilizzare. Non so, neanche, bene cosa sia quell’emozione che provo per Tomi...attrazione? Forte emozione? Amore? Non lo so...ma lo vorrei tanto sapere.
“ Bill vorrei dirti che mi dispiace, che non voglio vederti stare male per me...visto che non me lo merito, che non volevo illuderti ma quella con Tom...è stata una cosa che non riesco, neanche io, a capire. Se solo tu mi credessi...” le parole iniziarono ad uscire senza smettere un istante. Parole che mai avrei osato dire.
Vidi gli occhi di Bill farsi lucidi...
“ Mi credi se ti dico che mi dispiace? Ti prego...”
Lui abbassò lo sguardo.
Sospirai voltandomi verso Tom. Mi guardava abbozzando un sorriso...anche se era evidente che si stava sforzando nel farlo.
  
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