Capitolo
8: Voglia di casa.
“Me
ne vado…”
Edith
sospirò guardando Gordon. Teneva in mano un giornale con un
articolo nel quale era raffigurata una di quelle immagini da
giornaletto dozzinale con tanto di strappo in mezzo a lei e Jude e
annunciava a lettere cubitali che il loro matrimonio era finito.
“Te
ne vai per questo?” disse lui indicando con un cenno del capo
il giornale che Edith aveva tra le mani.
La
giornalista annuì e sospirò di nuovo. Vedere quella
rivista l’aveva sconvolta e lo aveva fatto profondamente dal
momento che si era sentita quasi violentata da quello che era
successo. Qualcuno si era intrufolato nella sua vita e aveva scattato
delle foto a lei e Gerard cogliendo uno dei momenti più duri
della sua vita, pari –forse- solo al momento in cui il padre
aveva avuto un infarto.
“Non
posso accettare che la mia vita venga messa così in piazza per
rendere meno opprimente la vita di una casalinga oppressa e
insoddisfatta. Non posso accettarlo, Gordon. Non posso chiederti di
aumentare la sorveglianza. Non posso chiederti di aumentare il numero
di guardie al controllo del perimetro in cui viviamo perché so
che sono momenti difficili e che anche il cinema sta risentendo di
questa dannatissima crisi… Ma mettiti nei miei panni. Ho due
figli a casa. Una dei due sa persino leggere e scrivere. Non
sopporterei che venga a conoscenza di notizie, per di più
fasulle, attraverso un giornale… Ecco perché me ne vado
Gordon. Non avertene a male… Ma proprio non posso rimanere!”
“Capisco!”
disse Gordon annuendo. E sospirando guardando Edith dritto negli
occhi le chiese:
“E
come farai per il lavoro. Non puoi lasciarci in alto mare… Non
nel bel mezzo delle riprese!”
Edith
annuì e rispose:
“Ho
già pensato a tutto. Lavorerò come ho fatto qua
seguendo la redazione via Skype. Possiamo tenerci in contatto ogni
momento. O al computer o per cellulare se vuoi. Compatibilmente ai
miei impegni di lavoro. La vita di un direttore di giornale non è
semplice come si pensa. Non scriviamo solo editoriali…”
Gordon
sorrise tirato più per circostanza che perché si fosse
divertito alla battuta di Edith.
Era
preoccupato, la giornalista lo poteva vedere, e stava pensando ai
suoi interessi e a quello che avrebbe significato non avere Edith lì
con loro. E ritardi nella lavorazione era il primo allarme
rosso che stava lampeggiando nella consolle dentro la sua testa.
“Farò
in modo che tutto vada bene. Non voglio che le cose precipitino e che
possa passare per una diva antipatica, poco seria, inaffidabile e
capricciosa senza sapere i veri motivi per cui ho detto addio…”
Gordon
la guardò poco convinto ed Edith quasi si sentì in
obbligo di precisare:
“Se
servirà verrò anche qui… stai tranquillo! Ma
adesso devo andare. Sono una madre, anche, e questa lontananza da
miei figli mi sta uccidendo!”
Gordon
annuì e abbracciando Edith disse:
“Mi
spiace che sia successo tutto questo casino, Norton! Davvero!”
Edith
annuì e con gli occhi lucidi si staccò dal regista e si
congedò con una scusa un po’ stiracchiata. Si allontanò
pensando se fare o no le valigie, quando il cellulare prese a
squillare.
Lo
prese dalla tasca e lesse il display.
Era
Orlando.
“Che
diavolo significa tutto questo?” esordì l'attore di
Canterbury.
Orlando
si sentiva il cuore battere nelle orecchie. Aveva fatto i conti e
aveva messo la sveglia per poter chiamare Edith e parlare con lei. E
quando sentì la voce della ragazza il cuore gli salì un
attimo in gola e la rabbia esplose come una diga distrutta dalla
potenza dell’acqua.
Si
sentiva preso in giro, di nuovo. E non lo poteva sopportare.
Dall’altra
parte Edith sospirò. Orlando sapeva e capiva il perché
di quel sospiro. Capiva perché e per un attimo si sentì
perfino in colpa, ma era davvero troppo infuriato. Si era trovato in
quella situazione altre volte e non aveva saputo gestirla. Ora non
avrebbe fatto la parte del pagliaccio. Avrebbe agito e avrebbe
riparato agli errori che aveva commesso in precedenza. Il suo
matrimonio con Miranda era naufragato anche per quello: lo spettro di
Edith e della sua relazione con Orlando era stato talmente presente
che aveva rovinato tutto già dal primo momento il rapporto con
Miranda. La modella si era da subito dimostrata gelosa di Edith. E
Orlando doveva ammettere che Miranda aveva sempre avuto ragione. I
continui tira e molla di Edith con Jude c’erano stati anche a
causa dell'attore di Canterbury. Non era mai riuscito a mascherare il
fastidio che provava quando vedeva una qualsiasi foto di Edith e Jude
assieme e appena poteva faceva di tutto per mettersi in mezzo, senza
mai però riuscire ad evitare l’inevitabile. Aveva
cercato di bloccare le nozze tra i due andando a casa di Edith il
giorno del matrimonio, chiedendole espressamente di lasciare Jude e
di tornare con lui, ma tutto era stato inutile. L’aveva vista
sposarsi con un altro uomo che aveva cresciuto suo figlio come se
fosse suo.
Ora
che quell’uomo se n’era andato non poteva accettare che
un altro si mettesse in mezzo. Anche se Edith sosteneva che era solo
un amico, Orlando non voleva rischiare di nuovo.
“Che
cosa, OB?” domandò stanca Edith.
La
domanda della ragazza non aiutò Orlando che esplose di nuovo e
gridò:
“Cazzo
Edith! Mi prendi in giro? Non dirmi che non hai visto quel giornale?”
Il
peso del tradimento, l’ennesimo, anche se non fisico, gravava
su Orlando e sul suo orgoglio talmente grande da riempire un palazzo
ma ferito troppe volte da non sopportare di essere messo di nuovo
alla berlina dal primo giornaletto scandalistico.
“Non
ti sta prendendo nessuno in giro, Orlando. Lo sai… Come sai
che se non ti ho detto che mi sono separata è solo perché
quando l’ho saputo eri già partito. E con quello che mi
è successo, penso, qualsiasi essere umano sarebbe incappato
nell’errore di dimenticare di avvisare il proprio o la propria
ex di aver messo fine al proprio matrimonio…”
Ecco.
Ora si sentiva uno stupido. Edith ci riusciva sempre con due parole
lo faceva sembrare un bambino capriccioso, incapace di vedere oltre
il proprio naso. Proprio come in quel momento. Mettendola in
quell’ottica, Orlando, non sapeva se fosse poi così
intelligente fare la parte del ragazzo ferito quando i problemi di
Edith erano mille volte i suoi.
“E
perché ti hanno ripresa stretta a quell’energumeno?”
domandò con un tono di voce più basso, ma comunque
piccato.
Edith
rimase un attimo zitta poi sorrise divertita e domandò a sua
volta:
“Non
sarai mica geloso di Gerard?”
Quella
domanda portò il sangue di Orlando a livelli di ebollizione
che ancora non aveva toccato. Certo che era geloso. Cosa pensava? Che
avrebbe fatto passare in cavalleria il fatto che un altro uomo si
stava mettendo di nuovo in mezzo tra lei e lui?
“Non
farò la parte dello spettatore per l’ennesima volta,
Norton. Con Jude ho lasciato correre per troppo tempo. Ed è
finita come è finita. Stavolta farò di tutto perché
le cose vadano come voglio io e non come vuole l’ultimo
arrivato. Non farò di nuovo gli stessi errori!”
Edith
rimase in silenzio e questo bastò per aumentare il senso di
potere dell’attore che attaccò di nuovo, come una belva
inferocita, nonostante tenesse un tono di voce molto basso.
“Adesso
basta Edith! Sono stufo. Stufo di aspettare di stare appeso come un
cretino a cercare di capire cosa provi per me. È arrivato il
momento in cui tu prenda una volta per tutte una decisione perché
voglio capire dove andrà a finire la nostra storia! Voglio
sapere se per me e per te c’è di nuovo un futuro. Non
posso seguire per sempre una donna che non fa altro che illudermi. Ho
lasciato Miranda per te…”
“Senti
bello!” lo interruppe Edith con tono tutt’altro che
conciliante. “Tu lo sai benissimo che non è colpa mia se
tu e quella squinzia vi siete lasciati. Non sono io che m’infilavo
nelle mutande di tutte le ragazzine con pretese da grandi dive del
cinema. E non sono nemmeno io che facevo scene plateali con chiunque
si calasse le brache davanti a tua moglie. Tu e Miranda avete
sbagliato a mettervi insieme, punto e basta. Che tu lo voglia capire
o no! Ma non mi dare la colpa per qualcosa che, una volta ogni tanto,
non ho voluto io… puoi darmi le colpe di tante cose, ma non di
questo. Per quello avete fatto benissimo da soli!”
Orlando
rimase un attimo in silenzio. Edith aveva colpito e affondato.
“Ho
altri problemi per il momento, ben più gravi. E non penso che
dirti se ti amo o no sia una delle mie più grandi priorità,
almeno al momento. O ti devo ricordare quello per cui sono andata a
Londra?”
“Lo
so il motivo per cui se andata a Londra qualche giorno fa, visto che
c'ero anche io con te!” replicò Orlando piccato.
“Bene!
Ma forse non sai tutto dal momento che dopo che tu mi hai baciata,
dopo che Jude mi ha lasciata, ho scoperto direttamente da mia madre
che è malata di cancro. Di un cancro incurabile e non lo vuole
dire a mio padre. E sono l'unica dei tre fratelli Norton a conoscenza
di questo segreto!”
Orlando
dall'altra parte si sentì definitivamente uno stupido. Non
sapeva -non poteva sapere, in effetti- quello che era successo, ma
egoisticamente aveva anteposto il suo ego ferito e non aveva chiesto
niente, aveva aperto la bocca e sputato veleno contro Edith incapace
di pensare, anche solo per un momento, che forse le cose fossero
andate diversamente da come potevano apparire nelle foto.
“Io...
Io non sapevo... Non potevo sapere!” balbettò Orlando
come scusa.
“Appunto!
Non potevi sapere. E non ti faccio una colpa di questo. Voglio solo
che tu possa capire che in questo momento non ho voglia di pensare a
nient'altro che a mia madre e alla mia famiglia. Non ho il tempo e la
voglia di pensare a come rimettere insieme i cocci di una storia
finita, immagina se ho le forze di pensare a stare con un altro
uomo... Non voglio essere cattiva, Orlando, ma ho bisogno dei miei
spazi, in questo momento più che mai!”
Orlando
boccheggiò. Non gli aveva chiesto mai una cosa del genere.
Aveva messo fine alla loro storia direttamente, senza mezze misure,
senza pause di riflessione, oppure era scappata, lontano, senza farsi
vedere né sentire per tanto tempo.
“Questo
significa che non vuoi più stare con me?” domandò
intimorito Orlando.
Edith
sospirò e rispose, con lo stesso tono che usava con i bambini
per tranquillizzarli e che Orlando cominciava a sentire spesso
rivolto nei suoi confronti-:
“OB!
Non ti ho detto che non voglio stare più con te. Ti ho solo
detto che non ho la forza mentale di pensare a nient'altro... Puoi
capire? Puoi aspettare che le cose si mettano al proprio posto?”
Orlando
non rispose ed Edith prese quel silenzio come una risposta
affermativa e continuò:
“Comunque
sto tornando a Londra. Se vuoi possiamo parlarne quando ci vediamo.
Tu mi hai detto che stavi finendo le riprese in Nuova Zelanda...”
“Devo
partire a New York per fare una tournée con David Leveaux. Mi
prenderà molto tempo e penso che mi trasferirò lì
per un po'!” bisbigliò Orlando a mò di scusa.
“Che
bello!” esclamò Edith e Orlando non poté non
notare che il tono della giornalista parecchio sollevato da quella
notizia. E questo infastidì l'attore che cercò in tutti
modi di far finta di non aver sentito e sorridendo rispose:
“Si! È una buona
opportunità di lavoro. Mi aiuterà a mettermi di nuovo
in luce!”
Edith
fece un piccolo verso di approvazione e disse:
“Allora
ne riparliamo appena uno dei due potrà raggiungere l'altro. Te
lo prometto!”
Orlando
sospirò e disse:
“Ok!”
“Ora
devo andare!” replicò Edith.
Orlando
la salutò mestamente e mentre Edith stava per chiudere disse:
“Edith!”
“Sì?”
Orlando
esitò qualche secondo e poi rispose:
“Tra
te e Butler non c'è niente, vero?”
Edith
sorrise, stavolta divertita, come quando litigavano e lo prendeva in
giro e dolcemente rispose:
“Gerard
è solo un amico. Puoi stare tranquillo!” e salutandolo
di nuovo chiuse la chiamata.
Orlando
rimase con il cellulare attaccato all'orecchio per qualche secondo,
poi sospirando, si guardò intorno. Edith aveva la capacità
di svuotarlo da ogni pretesa, di mettersi in vantaggio in ogni
discussione. Aveva la capacità di farlo sentire un bambino
stupido ogni volta che litigavano.
E
anche in quel momento si sentì uno stupido, mentre qualcuno
per strada passava con lo stereo a palla ascoltando 'With or
without you' degli U2.
“Allora
è vero!”
“Sì!
L'ho sentito dire da Mark, il primo assistente di Gordon. Edith se ne
va. Penso che sia per colpa di quelle foto che sono state pubblicate
su Hallo qualche giorno fa!”
“Le
ho viste! Allora è vero che ha una relazione con Gerard
Butler?”
“Non
lo so. Mark di quello non mi ha detto niente. Quello che so è
che Edith non ce la fa più a reggere il peso di tutta questa
attenzione sulla sua vita. Ha detto a Gordon che ha dei figli e che
non vuole che sappiano quello che le capita attraverso un giornale
scandalistico!”
“Certo!
Come se fosse colpa degli altri e non la sua. Che faccia tosta che
hanno questi vip. Prima vanno a letto con chiunque, fanno figli con
altri e poi danno la colpa ai giornali... Mi fanno solo ridere!”
Gerard
era dietro alle due costumiste e dovette schiarire la voce per
palesare la sua presenza e per far smettere quelle oche di sparlare
di lui e di Edith come se niente fosse. Le due si voltarono e fecero
un'espressione talmente buffa che l'attore si sarebbe messo
volentieri a ridere se la situazione fosse stata differente. Invece
guardò le due allontanarsi con la faccia che stava prendendo
una leggera sfumatura color pulce e si guardò intorno.
Edith!
La cercò con lo sguardo. Voleva sentire direttamente da lei se
quello che avevano appena detto quelle due cretine fosse vero.
Si
aggirò come un fantasma per il set, cercando la giovane, senza
però trovarla. Andò in camera di lei. Non la trovò
nemmeno lì. Solo alla fine ebbe un lampo di genio e andò
al mare, dove per la prima volta avevano parlato, o meglio si erano
urlati contro di tutto e di più.
E
la trovò lì, con lo sguardo vuoto, le gambe strette
vicino al petto e i capelli mossi dal vento.
“Norton?”
Edith
si voltò e lo guardò. Il suo era uno sguardo pieno di
dolore e gli occhi erano carichi di lacrime. Gerard si avvicinò
e mettendosi a sedere vicino a lei, chiese con voce seria:
“È
successo qualche cosa a tua madre?”
Edith
lo guardò sedersi accanto a lei e quando l'attore formulò
la domanda scosse la testa in risposta. Gerard la guardò di
nuovo e a voce bassa, disse:
“Ho
sentito dire che te ne vai. È vero?”
Edith
sospirò e avvicinò le gambe al petto, stringendole
ancora più forte. Annuì e disse:
“Ho
voglia di casa in questo momento. Ho bisogno del mio salotto dove mi
posso chiudere e riflettere senza essere disturbata da nessuno. Ho
bisogno dei miei due figli. E ho bisogno di stare vicino a mia madre.
E qua non ci riesco. Non posso proprio. Ecco perché ho chiesto
a Gordon se potevo seguire il lavoro da Londra. Non ce la faccio più
Gerard. Sono stanca... Voglio solo tornare a casa!” e dicendo
quelle ultime parole scoppiò in un pianto dirotto, poggiando
la testa sulla spalla dell'attore.
Gerard
l'abbracciò e sospirò accarezzandole i capelli e
poggiando la sua testa contro quella della giornalista. Si sentì
come svuotato. Per quanto si beccassero sempre, Edith era stata per
lui una guida, un appoggio in quei giorni in cui la lontananza da
Madalina si faceva sentire. Era stata l'unica con cui si era
confidato e la cosa era stata vicendevole. Aveva stretto una
bellissima amicizia con Edith e sapere che non sarebbero stati a
stretto contatto lo avviliva parecchio. Ma capiva che in quel momento
quella era la scelta migliore che Edith potesse fare. C'era passato
con suo padre quando si era ammalato e sapeva cosa voleva dire vivere
senza avere la minima certezza del domani, il dover vivere ogni
minuto come se fosse l'ultimo. Abbracciò Edith più
forte e baciandole la fronte disse:
“Qualsiasi
cosa tu abbia bisogno, anche solo stare al telefono senza parlare, a
qualsiasi ora della notte e del giorno... Sappi che con me lo puoi
fare. Davvero. Per qualsiasi cosa, a costo di mettermi in viaggio e
raggiungerti a Londra, chiama. Io sarò lì per te.
Promesso”
Edith
annuì e si tranquillizzò, affondando un po' la testa
nel golf di Gerard. E si perse nei pensieri e nel profumo dell'attore
scozzese senza rendersi conto che in quel momento si stava cacciando
in una ragnatela fitta come le trame di quel caldo indumento.
Jude
stava trangugiando l'ennesimo sorso del suo drink, quando sentì
qualcuno avvicinarsi e dire:
“Per
oggi può bastare dude. Alza il tuo culo floscio da questa
dannatissima sedia e smettila di fare la vedova inconsolabile!”
Jude
si voltò e vide l'ultima persona che si aspettava di vedere:
la sua ex moglie Sadie Frost che lo guardava con rimprovero.
“E
tu come facevi a sapere che ero qua?”
Sadie
sorrise e mettendosi a sedere disse:
“Ubriacarsi
in un pub di Mayfair non aiuta, caro Jude. Specialmente con una ex
moglie che qualche tempo fa ha avuto qualche problemino con
l'alcool.”
Jude
scosse la testa e rispose serio:
“Non
è divertente!”
“Non
lo è? Invece penso proprio di sì. A parte il fatto che
mi fa ridere che una ormai ex alcolista sia in uno dei suoi pub
preferiti. E la cosa che mi diverte di più è che è
stato proprio Jeff, il titolare a chiamarmi dopo che ti sei scolato
la quarta Guinness senza battere ciglio. Mi fa anche ridere il fatto
che intuisco il motivo per cui tu sia qua a bere come una spugna e
che proprio io sia venuta a consolarti. Cosa non trovi ancora
divertente?” replicò Sadie con sarcasmo, poggiando i
gomiti sul tavolo mentre elencava le sue motivazioni.
“Piantala
Sadie!” replicò punto Jude.
La
donna lo guardò sollevando un sopracciglio e disse:
“Sei
uno straccio Jude. E per quello che ha detto Ewan sei stato tu quello
che se n'è andato sbattendo la porta, non lei...”
“Lei
se n'è andata sbattendo la porta dopo l'incidente. Dopo che ho
detto ad Orlando che Dave era suo figlio e non il mio!”
“Su
quello conoscevi la mia posizione già allora. La colpa è
solo la tua mister Law. Dovevi andartene quando potevi. A quest'ora
non saresti in mezzo ad un divorzio ma ad una storia di sesso con
qualche modella o attrice di dubbio gusto dieci/quindici anni più
giovane di te!”
“Quella
delle storie di sesso sei tu. Non sono io che andavo a letto con Kate
Moss qualche anno fa!”
“Certo!
E a te rode ancora che non ti abbiamo invitato nella nostra camera
d'albergo quando lo hai espressamente richiesto...”
Jude
sorrise per l'ultima affermazione della moglie e Sadie stessa rimase
colpita dicendo:
“Sbaglio
o sono riuscita a fare una cosa che in tutti gli anni che siamo stati
sposati non mi è mai riuscita? Stai sorridendo!”
“Mi
hai fatto ridere spesso, Sadie!”
Sadie
schiocco la lingua e rispose sincera:
“Ero
io quella che si tagliava i polsi con le forbici a tempo perso, Jude.
O te ne sei dimenticato?”
“Sei
sempre stata così diretta o lo sei diventata con la rehab?”
I
due sorrisero e Sadie facendosi seria disse:
“Andiamo
Jude. Non puoi buttarti giù per una donna. Non tu che ti
scopavi la nanny dei nostri figli mentre stavi con la donna che ha
messo fine al nostro matrimonio!”
Jude
scosse la testa e stava per ribattere quando Sadie disse:
“Sì!
Te lo rinfaccerò per sempre!” e sorridendo aggiunse:
“Andiamo a casa che ti offro un bel caffè nero doppio!”
e senza aspettare lasciò Jude al bancone che non poté
far altro che pagare il suo conto e seguire la scia di profumo che la
sua ex moglie lasciava dietro di sé.
Edith
caricò la valigia in macchina e si voltò verso Gerard
che la guardava serio con le braccia incrociate al petto.
“Chiama
quando arrivi!” disse lui abbracciandola non appena le fu
vicino.
Edith
annuì e dovette far leva su tutta la sua forza di volontà
per non sciogliersi per l'ennesima volta in lacrime davanti
all'amico.
“E
chiama quando stai facendo la lavatrice e la centrifuga è
troppo lunga” sorrise baciandole la fronte.
Edith
rise e si strinse più forte a Gerard. Si sentiva strana.
Voleva tornare a casa, aveva voglia di stare con Ella e Dave, ma non
capiva perché gli costasse tanta fatica dover salutare Gerard.
Si
strinse ancora un po', aspirando forte il suo profumo, quando
l'autista del taxi domandò:
“Signora?
Dobbiamo andare?”
Edith
si voltò con l'impulso di schiaffeggiare quell'uomo invadente,
ma la ragione la fece trattenere. Sorrise a Gerard e passando una
mano sul viso disse:
“Io
parto Butler. Mi raccomando! Non importunare tutte le donne che ti
capitano a tiro fischiettando canzoncine sconce”
I
due risero e Gerard baciando la testa di Edith ammise sottovoce:
“Mi
mancherai Norton!”
“Anche
tu Butler!” rispose Edith mentre un nodo saliva alla gola. Si
staccò e sospirando disse: “Le Highlands mi
mancheranno!”
Gerard
annuì e disse:
“In
bocca al lupo Norton. Almeno per il momento...”
“E
poi?” domandò con una punta di malizia Edith.
“Poi
ci sarò anche io. E per allora non ci sarà bisogno che
nessuno ti porti in salvo!” spiegò serio Gerard.
Edith
sorrise. Il nodo diventò sempre più difficile da
buttare giù. Si doveva staccare da Gerard o non avrebbe
trovato il coraggio di partire.
Lo
fece suo malgrado ed entrando in macchina salutò con una mano
l'attore che rispose sollevando il braccio sorridendole.
Le
lacrime pungevano gli occhi e il dolore lasciò piano piano il
posto ad un altro sentimento. La paura.
Paura
di quello che poteva succedere una volta tornata a Londra. Paura di
affrontare Orlando o la trafila giudiziaria e mediatica che avrebbe
seguito inevitabilmente il suo divorzio con Jude. E stranamente la
paura di stare lontana da Gerard. Per la prima volta si rese conto
che Gerard era una presenza a cui non poteva rinunciare, quello che
lei per prima aveva definito uno scoglio -seppur spigoloso- a cui
aggrapparsi in quel mare in tempesta che era la sua vita. E ora che
si stava staccando da lui, aveva quella strana sensazione di paura
che l'attanagliava. E, se possibile, la spaventava ancora di più
perché la metteva davanti ad un vaso di Pandora che se avesse
malauguratamente aperto sarebbe inevitabilmente esploso rendendo la
sua situazione attuale più difficile di quello che pensava.
E
mentre guardava le colline verdi scorrere davanti a lei capì
che quella tranquillità che stava lasciando un giorno
l'avrebbe rimpianta.
Ed
eccomi qua.
Lo
so che sono mancata per tantissimo tempo e sono davvero
imperdonabile.
È
stato un momento molto difficile e
aggiungiamo
che la tecnologia non mi ha aiutata ha fatto sì
che
fossi latitante per più di un anno.
Ringrazio
chiunque mi ha mando un messaggio privato chiedendomi di
continuare
la mia storia.
Chi
mi ha semplicemente messo mi piace sulla pagina FB
di
Niniel82.
Spero
che ci sia ancora qualcuno che segue la mia storia.
Prometto
che da ora in poi cercherò di postare un po' di più.
Nel
frattempo …
Alla
prossima,
che
prometto non sarà tra un anno.
Baci.
Niniel.
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