Questo capitolo
bonus non è come il precedente, è un capitolo un po'
particolare. Triste e sentimentale, però ci è sembrato
giusto.
Chekkumeto&Lawrence_Victory
IL GIORNO DIVERSO
Tony Stark faceva sempre
la stessa strada, ogni mattina, per andare a salutare Pepper nel suo
ufficio. A volte in armatura, a volte in macchina, ma sempre la
stessa strada, tranne un giorno. C'era un giorno in cui la strada
cambiava, si allungava. Una volta partito dalla Stark Tower, prima di
arrivare alle Industries, si fermava. Parcheggiava la macchina in
mezzo alla strada, come solo Tony Stark può fare, e si fermava
per uno, due, a volte cinque minuti, sul marciapiede. Guardava fisso
davanti a se, nessuno sa a cosa pensasse. Alla fine della sua
contemplazione risaliva in macchina e riprendeva il tragitto. Nessuno
sapeva che lo faceva, nemmeno Pepper. Perché Tony Stark non è
un sentimentale.
Nick Fury era un ligio
lavoratore, sempre nel suo ufficio o sul campo a gestire qualche
operazione. Sabati, domeniche e festivi non esistevano per lui,
tranne un giorno. C'era un giorno in cui il suo ufficio restava
vuoto, le vetrate oscurate. Prendeva la macchina e andava sempre
nello stesso posto e restava lì, a volte per ore. Salutava
Tony Stark quando lo vedeva arrivare e lo salutava ancora quando se
ne andava. Nessuno dei due aveva mai parlato, ne si erano avvicinati.
Non c'era niente da dire. Poi, il giorno dopo, tornava in ufficio
come se niente fosse successo, riprendeva a lavorare con vigore
ancora maggiore, perché giorni come quello non ci fossero mai
più. Perché quello era il giorno del suo fallimento.
Clint Barton aveva visto
di tutto nella sua lunga carriera, aveva visto i terroristi
sterminare interi villaggi senza pietà, ormai i massacri non
gli facevano più nessun effetto, continuava la sua vita come
se niente fosse. Eppure c'era un giorno all'anno, un giorno in
particolare, sempre lo stesso, in cui Natasha sapeva di doverlo
lasciare in pace. Fin dal risveglio quella luce che di solito animava
i suoi occhi astuti non c'era, il sorriso scaltro non increspava le
labbra nemmeno per un secondo. Lavorava come sempre, centrava il
bersaglio come sempre, ma non c'era la sua solita allegria. Natasha
non condivideva quel sentimento, appartenendo ad una patria diversa,
ma lo comprendeva. Perché a Clint Barton non fanno nessun
effetto le stragi dei terroristi, tranne quando vengono a farle a
casa sua.
Per Captain America questo
è un giorno come gli altri, almeno finché non arriva al
quartier generale dello SHIELD e vede tutti, agenti, analisti,
inservienti fermi, sull'attenti e con lo sguardo basso.
-Che gli prende?-chiede
sottovoce a Maria Hill, ferma accanto a lui.
La donna non risponde, si
limita ad accendere il computer del direttore Fury e a mettere su un
video-reportage.
I minuti passano, le
immagini, le interviste e gli articoli di giornale scorrono davanti a
suoi occhi e quando lo schermo diventa nero, l'unica cosa che resta
sono le lacrime che scendono copiose dagli occhi azzurri e imbrattano
la maglietta bianca.
Senza dire nulla il
Capitano lascia il Triskelion e sale sulla sua moto. Pochi minuti
dopo raggiunge il marciapiede dove il suo capo e i suoi amici stanno
fermi ad aspettare, seguito da due furgoncini. Gli autisti scendono,
scaricano un buon numero di casse e ripartono. Cap si avvicina alle
casse, ne apre una e ne estrae un mazzo di rose bianche. Una alla
volta comincia a posare i fiori per terra, perfettamente allineati e
una volta terminato il mazzo ne prende uno nuovo. Proprio lì,
nello spazio desolato, dove 14 anni prima si ergevano fiere due
splendide torri, Capitan America aveva lasciato su quel marciapiede
2749 rose bianche e ora, osservato dai suoi amici e da tutti i
presenti, stava li, sull'attenti, con le lacrime agli occhi.
11
settembre 2015
Per non dimenticare.
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