“Non vedo
perché avrei dovuto eliminare chicchessia” chiosa
Junko, sorridendo come una iena “Che divertimento ci
può essere nell’uccidere gente a caso senza reale
motivo?”.
La fisso sgranando gli
occhi. Ormai mi sto abituando alle sue uscite da psicopatica completa,
ma certe volte mi risulta ancora difficile accettare ciò che
dice senza una minima reazione.
E poi, ora che mi
sovviene…
“Enoshima-san,
scusa se mi permetto. Ma ricordo male io o avevi detto di aver
considerato l’opzione?”.
“Ero stata
io a dirlo e sì, lo confermo” si inserisce Mukuro,
schioccandomi una smorfia d’odio che indebolisce
istantaneamente la mia vescica.
“Capo,
porca paletta! Non pisciarti addosso, sei troppo grande!”.
…
Si chiama figura retorica,
ritardato.
“Sarà”.
“Ho ritenuto
valida la possibilità per lungo tempo mentre elaboravo il
piano, poi ho deciso di seguire i vezzi di mia sorella e ho preferito
lasciar perdere”.
Per un istante, solo
per un istante perdo la capacità di fare
alcunché. Perché ad aver pronunciato
quest’ultima frase è stata ancora Mukuro.
E qual è il
problema, vi potreste chiedere.
Per come è
stata strutturata quella frase implica che la mente dietro tutto questo
non è quella di Junko, ma quella della sua pragmatica e
concreta sorella.
Il che mi fa correre
un brivido freddo e secco lungo la schiena.
Potevamo davvero
essere tutti morti a quest’ora. Se tanto mi dà
tanto, vedendo come si è comportata durante il nostro
scampolo di combattimento, a lei non sarebbe per nulla dispiaciuto
farci a tocchetti uno alla volta, piano piano, godendosi la tortura
attimo per attimo…
“Glugh”.
Sono contento di
vedere che condividi la strizza.
Una rapida occhiata
alle mie spalle, rivolta verso il gruppone, mi permette di notare che
anche Kyouko e qualcun altro -incluso quel buzzurro ignorantone di
Mondo, contro ogni mia aspettativa- ha colto il reale significato di
quanto appena emerso.
Fortunati. Siamo stati
tremendamente fortunati.
“Mi sembra
di capire” riprende Ikusaba “che tu abbia
capito”.
“C-Cosa
dovrei aver capito?”.
“Lo sai. Ci
tieni a farmelo dichiarare ad alta voce, a vantaggio di chi non
è acuto abbastanza per arrivarci da solo?”.
“N-No no! Va
bene così!”.
“Quanta
ansia, Naegi-kun.
Fai attenzione o cominceranno a caderti i capelli dalla tensione,
partendo dal tuo cavolo di ahoge”.
Ehi, lascia stare il
mio ciuffo ribelle che sconfigge giornalmente la forza di
gravità!
“Risolto
questo fatto, ce n’è un altro che va
sistemato”.
“Sarebbe?”
chiedo.
“Continui ad
avere troppa influenza su Junko-chan. E visto che è lei il
capo della baracca” comincia un attimo per poi fermarsi,
guardandola di sbieco come a dire non
è affatto vero ma per qualche strano motivo devo mantenere
in piedi la farsa “è mio dovere, da
buon braccio destro del boss, estirpare alla radice ogni causa di
disturbo”.
Si volta nella mia
direzione.
“Mi
tocca… metterti a tacere. Per sempre. Possibilmente
spargendo i tuoi organi per l’intero atrio”.
“Perché
ho il sospetto che anche Ikusaba fosse ospite dello stesso ospedale
psichiatrico della sorella?”
Se per te la sua
dichiarazione d’intenti è un SOSPETTO…
Mukuro mi si avvicina
lentamente e sorride. Quel sorriso da psicopatica che ha infestato i
miei incubi da quando sono rinchiuso qui dentro.
“Mi spiace
tanto, Naegi… kun”
sottolinea ancora il vezzeggiativo in maniera sprezzante,
“magari ci reincontreremo in un’altra
vita.”
Spero proprio di no.
Come se mi avesse
letto nel pensiero cambia espressione e con un gesto della mano mi
aizza contro il suo stand: vorrei dire che ho deciso di accettare con
onore la mia imminente dipartita, ma la realtà è
che indietreggio trascinandomi con le mani sperando di ritardare il
momento.
"AAAAAAAAAAAAAAAAH!"
E le urla di Komaeda
non aiutano a mantenere una qualsivoglia parvenza di dignità.
Sto per arrendermi e
diventare il croccantino di Fenrir quando... quando mi accorgo che i
suoi morsi non arrivano. Nemmeno una zampata, un colpo di coda, una
marcatura del territorio. Niente.
"Mukuro-ne, insomma!"
Junko ha fermato sua
sorella, salvandomi.
Junko Enoshima la
pazza.
"Te
l'avevo detto che hai molto ascendente su di lei, capo."
Ah, ora non urli
più come una bertuccia?
"Junko, di’
a Legione di lasciarmi!" urla la soldatessa, mentre lo stand di sua
sorella la manovra come un burattino (divertendosi parecchio,
aggiungerei); ci tengo a specificare che il braccio di Mukuro morso
dallo stand di Celes è ancora parzialmente rinsecchito, e
vederlo sbatacchiato così fa abbastanza senso. Yuck.
ROAR.
Ovviamente il pericolo
non poteva essere del tutto scampato, se no che Ultimate Lucky Student
sarei, giusto?
Fenrir è a
pochi passi da me che ringhia, ma non si muove: sembra confuso, come se
non sapesse come comportarsi senza la padrona a impartire ordini.
"Ehi bello, guarda
cosa ho qui!"
Fenrir tende le
orecchie e sposta la sua attenzione sulla voce alle mie spalle: Mondo,
in piedi dietro di me, ha in mano una... pallina da tennis?
"Vuoi giocare con la
pallina? Vuoi giocare?"
Lo stand per tutta
risposta comincia a scodinzolare e saltellare in attesa che Oowada tiri
la palla.
"Bravo cucciolone, vai
a prendere la palla e portala a zio Mondo!" urla, lanciandola verso il
corridoio che porta in palestra.
E Fenrir la insegue.
"...ho
appena visto uno stand correre dietro a una pallina? Sul serio?"
Mi volto verso Mondo,
che al mio sguardo stralunato risponde: "Che c'è? Mi
piacciono i cani e avevo preso una pallina allo spaccio!", e quando lo
stand di Mukuro torna con il bottino il nostro biker gli fa pure i
grattini sulla pancia.
Ok, ho bisogno di una
vacanza.
"Posso
venire?"
No.
"Tanto
vengo lo stesso."
“Per fortuna
non c’è stato bisogno del mio
intervento” sento alle mie spalle. Riconoscerei
l’austera voce di Sakura fra mille, oramai.
“Ma eri
pronta ad intervenire, vero?” le chiedo voltandomi, solo per
il gusto di sentire la risposta affermativa.
“Certo che
sì. Avevo detto che non le avrei permesso di farti del
male”.
“Lo so, lo
so. Volevo solo sentirtelo dire”.
“Si pone ora
una questione più spinosa, però”.
“E
quale?”.
“Cosa
facciamo?”.
Oh. Ottima domanda,
Kenshiro-chan.
Riportando il mio
sguardo sulle sorelle Ikusaba la situazione non è mutata:
Mukuro, ancora bloccata dai fili di Legione, continua a dimenarsi come
una sardina che vuole ribellarsi al suo destino. Dietro di lei Junko
sbuffa e la rimprovera, dicendole di non agitarsi troppo che poi le
vengono prematuramente le rughe.
“Avanti
Muku-neeee, fai la giravolta! Falla un’altra volta! Guarda in
su, guarda in giù, dai un bacio a chi vuoi tu!”
canticchia mentre la giravolta gliela fa davvero fare.
Lo posso dire? Io un
pochino ino ino ino ino ino ino ino ino ino di bene glielo voglio. Mi
ha salvato la vita.
“Sì,
ma devo ricordarti che si è lasciata un po’ troppo
andare con Kyouko rischiando di farle la pelle”.
...e hai ben ragione
anche tu.
Non è il
momento adatto per delle considerazioni sul mio grado di coinvolgimento
affettivo nei confronti di Junko Enoshima, paziente psichiatrico numero
148.
“Allora devi
lasciarmi avvicinare a Naegi”.
“Uh?
Perché?”.
“Hai detto
che dovrei dare un bacio a chi voglio, giusto? Fatti i tuoi
conti”.
…
…
…
…
…
“Capo,
tu hai un po’ troppo successo con le ragazze ultimamente.
Avrai mica cominciato ad assumere una certa pastiglietta blu a mia
insaputa?”.
Aspetta una sessantina
d’anni prima di rifarmi una domanda del genere.
“Fuori
discussione, Muku-neeee. Fino a due minuti fa volevi ridipingere il
pavimento con le sue interiora!”.
“Hai mai
sentito il detto uccidi
chi più ami?”.
“Uh?
No”.
Io neanche.
“Per forza,
lo abbiamo inventato durante il periodo in Fenrir. Avevamo
quest’usanza di terminare a mani nude i commilitoni rimasti
feriti in battaglia e…”.
Ok ok, ho sentito
troppo. Mi tappo le orecchie.
Troppe informazioni in
troppo poco tempo. Devo far ordine e catalogare per giungere a una
soluzione soddisfacente.
Mi giro verso Kyouko,
sperando che mi possa dare qualche dritta. Quando non dice nulla mi
avvicino e le sussurro all’orecchio il problema che sto
affrontando.
“Capisco”
bisbiglia di rimando “La situazione è ancora
abbastanza delicata al momento, non ci conviene muoverci
avventatamente”.
“Per questo
ti ho chiesto consiglio, sei la nostra migliore mente e troverai
sicuramente la mossa più adatta”.
“Grazie per
avermi adulato, Naegi-kun. Apprezzo. Beh, io penso
che…”.
Questo discorso, come
altri che si stavano svolgendo dietro di noi, vengono interrotti da un
terrificante rumore di scarponi.
Cosa? Che succede?
Dal corridoio che
porta alla zona d’ingresso irrompe una squadra di persone
vestite di bianco.
“Junko
Enoshima. Mukuro Ikusaba. La vostra vacanza nel mondo esterno
è finita. È tempo di tornare alla casa di
cura”.
"Tadashi! Hiroshi!
Macciaooooooooooo! Quanto tempo!"
Vediamo Junko correre
incontro ai nuovi arrivati - che, a giudicare dall'abbigliamento, sono
medici -, abbracciandoli come fossero amici di vecchia data.
"Non sei cambiata
neanche di una virgola, eh Junko?" commenta il più basso dei
due, sistemandosi gli occhiali sul naso. "Sempre a ordire piani
sgangherati con tua sorella, ma ti pare il caso?"
"Ma io mi
annooooiooooo!" è l'infastidita, corrucciata risposta di
Junko, broncio compreso.
Io, Kyouko e gli altri
ci scambiamo l'ennesimo sguardo perplesso; poi prendo coraggio e chiedo
conferma ai nuovi arrivati: "Scusate, voi... voi siete medici?"
"Hai indovinato,
ragazzino" commenta l'altro, mentre prende in braccio l'altra sorella:
"Dai Mukuro, ti fai ancora fregare dai trucchetti di Junko?"
"Non sono trucchetti,
è il suo stand!" piagnucola quella che adesso è
solo una pallida imitazione della terribile Super Soldatessa.
"Chiamala pure barzelletta..."
è l'acido commento di Komaeda, detto ad alta voce; nessuno
di noi se l'è sentita di contraddirlo.
"Ma quindi...
è tutto finito? Così?"
"Vuoi che le liberi e
le lasci fare, ragazzino?" mi chiede il tizio nerboruto, a cui mi
affretto a rispondere negativamente: "Nonononono! È solo
che..."
"Solo che...?" incalza
il collega.
Noi tutti ci scambiamo
l'ennesimo sguardo pieno di punti di domanda.
"È che per
giorni ci hanno tenuti sul filo del rasoio..." confessa Sakura.
"E ci hanno fatti
combattere tra di noi" aggiunge Mondo.
"E facevano terrore
psicologico" ammette Aoi.
"E si sono comportate
come le più inquietanti delle criminali" conclude Kyouko,
aggiungendo quel tono di sarcasmo che alla (ormai ex?) Super Soldatessa
non sfugge, a giudicare dal ringhio sommesso. E a proposito di versi
animaleschi, Fenrir è ancora intento a giocare con la
pallina, riportandola a Mondo.
"Ma i medici pare non se ne
siano accorti... evidentemente non sono portatori di stand"
commenta Komaeda.
E pare liquidino la
questione come fossero solo voci o visioni.
...improvvisamente mi
viene un dubbio terribile.
Per l'ennesima volta
io e i miei compagni di sventura ci guardiamo.
Direi che abbiamo
pensato tutti la stessa cosa.
“Nononononononononononono.
Io penso, quindi esisto”.
Sei un po’
troppo pigna in quel posto, però.
“Appunto.
Non è forse la miglior conferma del fatto che non sono un
parto della tua mente malata?”.
E poi, in effetti,
quante probabilità ci sono che tutti noi soffriamo dello
stesso disturbo schizoide che ci porterebbe ad avere gli amici
invisibili?
“Ecco, vedi?
Siamo a posto”.
Sì, siamo a
posto. Forse.
Poi, casualmente, mi
metto a guardare le Ikusaba che vengono trascinate via. Mukuro
è silenziosa e cerca di dare ancora quell’immagine
sanguinaria e mortale di sé, fallendo malissimo; Junko
invece fa i capricci, come suo solito.
“Ma ma ma
ma… sono contenta di vedervi, eh! Contenta! Però
non potete farmi lasciare indietro i miei nuovi amici!”. E ci
indica.
Noi? I tuoi nuovi
amici? Meno droga nel caffé, per favore.
“E sentiamo,
perché non potresti?” le chiede quello che mi pare
si chiami Hiroshi.
“Perché
non ho ancora fatto combattere tutti i loro stand!”.
A parte che non
è vero. Comunque a nessuno importa.
“Oh, quindi
anche loro possiedono il tuo fantomatico spirito che noi comuni mortali
non saremmo in grado di vedere?”.
“Certo!
Mostrateglielo, per favore!”.
“No, non
serve. Ci credo. Ci credo”.
Lo sguardo da se potessi vi porterei via tutti
assieme a lei pare raccontarla diversamente.
“Capooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo!”.
Urgh. Per essere
qualcosa che potrebbe non esistere fai un casino infernale.
“Va bene
Junko” si intromette l’altro mentre le infila la
camicia di forza “hai ragione, tutto quello che vuoi. Ora
però prendi le medicine”.
“Sìììììì!
Buone le medicine!”.
Kyouko mi si avvicina
e mi dice a bassa voce: “Vedendo il livello di pazzia in cui
sono cadute quelle due, devo dire che un po’ di dubbio
comincio ad averlo anch’io. Ma anche se fosse devo
ringraziarle, perché è solo grazie a quelle due
matte che ti ho conosciuto. E quello che ci è successo, vero
o falso che sia, mi ha permesso di scoprire quanta forza e quanta
nobilità d’animo si nascondono nei tuoi trenta
centimetri d’altezza”.
Oh insomma, la
smettete di sfottermi solo perché sono basso?
...comunque grazie per
i complimenti. |