A story by Emily S. Payne

di waraki_
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7. My crazy best friend

 

 

 

 

 

-NON POSSO CREDERCI CHE HAI SCAVALCATO IL CANCELLO. LO FACEVI QUANDO AVEVAMO TREDICI ANNI, NON ADESSO. POTEVI AMMAZZARTI.- Strilla Liam.

Mi stringo nel lenzuolo del letto, sperando che il materasso mi inghiotta per sempre.

-Lo so ma...-

-PENSA SE NON TI AVESSI FATTA ACCOMPAGNARE! ORA ERI LA' PER TERRA E NESSUNO TI AVREBBE POTUTA AIUTARE. QUASI QUASI ORA TI PAGO DELLE GUARDIE DEL CORPO CHE TI PROTEGGANO DA TE STESSA.-

-Liam, ho capito, ma...-

-NON MI PUOI FAR PREOCCUPARE IN QUEL MODO, OK? IMMAGINA ANCHE SOLO LONTANAMENTE CHE INFARTO MI SONO PRESO QUANDO MI HAI DETTO CHE ERI IN OSPEDALE!-

Mi prendo la testa tra le mani, esasperata.

È passata un'ora da quando ho avvertito mio fratello e nell'attesa del suo arrivo, mi hanno fasciato la caviglia e fatto un'endovena di antidolorifici. Poi è arrivato lui, ha salutato Calum (il quale se n'è andato subito... codardo) e ha cominciato a farmi la predica.

-Ehm... mi scusi, gli altri pazienti stanno dormendo.- Lo riprende Diana e per la prima volta da quando sono arrivata mi sta simpatica.

Ma poi noto che fissa Liam come io guardo una torta al cioccolato, e tutta la simpatia provata prima sfuma in un attimo. È pur sempre mio fratello! Non puoi spogliarlo con gli occhi davanti a me e pensare che io rimanga indifferente.

-Va bene.- Sbuffa lui.

Diana se ne va e io mi lascio cadere sul materasso.

-Mi dispiace Lì.- Mormoro.

Lui si sdraia accanto a me, inspirando profondamente. -Non sono arrabbiato, davvero. Solo tanto preoccupato.-

Allungo la mano e la intreccio alla sua, sorridendo appena. Mio fratello è sempre stato il mio punto di riferimento, l'esempio perfetto da seguire, colui che nonostante tutto ci sarebbe sempre stato. E anche se adesso gira per il mondo, non lo vedo per mesi, gli nascondo il mio stare male, è comunque la persona più importante della mia vita.

-Ti voglio bene.- Sussurro con gli occhi lucidi.

Liam mi stringe la mano più forte. -Anche io Raggio di sole.-

 

 

* * *

 

 

Mi chiudo la porta alle spalle, estraggo dalla serratura le chiavi che mi ha prestato Liam e in silenzio zoppico verso le scale. Appoggio le stampelle sul primo gradino, salto e mi stabilizzo. E così per tutta la rampa. Riesco ad arrivare indenne fino alla porta della mia camera, quando quella di mio padre si apre e lui corre fuori.

-Buongiorno.- Mi dice distrattamente, sorpassandomi e uscendo di casa.

Rimango impietrita, fissando il legno. Non si è reso conto né che ho passato la notte fuori, in ospedale per di più, né che ho delle stampelle.

Mi passo una mano tra i capelli, inspirando profondamente e cercando di non pensarci, e apro la porta di camera mia. E fidatevi se vi dico che niente mi avrebbe potuta preparare a quello che mi aspetta dentro.

Macchie sporche ovunque, odore nauseante di caffè, una chiazza gialla di cui non voglio sapere la provenienza, e Molly sdraiata sul mio letto.

Cercando di non vomitare per l'odore orribile, mi rendo conto che ho lasciato il mio cane chiuso nella camera per tutto il giorno e la notte, per di più sporca di caffè.

Con la massima velocità consentitami dalle stampelle, afferro Molly per la collottola e la sbatto fuori in corridoio. Poi prendo detersivi, strofinacci, una scopa e l'aspirapolvere.

E mi do alla pazza gioia.

...non letteralmente, ovvio.

 

 

* * *

 

 

Ho finito di pulire la mia stanza un paio di ore fa e in questo momento sono sdraiata sul divano come una sirena sugli scogli.

Okay, forse più che a una sirena assomiglio a una balena. Spiaggiata.

Ma questi sono dettagli, pff.

Mi giro su un fianco, in modo da vedere meglio la televisione, e faccio attenzione a spostare il piede sui cuscini. Poi prendo il cellulare e chiamo una delle poche persone che ho davvero voglia di vedere in questo momento.

-Pronto? Lea?-

La mia migliore amica, o anche, possiamo dire, la mia unica vera amica, lancia un gridolino di gioia. -Emy!-

-Quante volte ti ho detto di non chiamarmi così? Odio i soprannomi.-

-Bla bla bla.-

Ridacchio. -Come stai?-

-Tutto bene. Anzi, direi stra bene. O super bene? Molto bene, insomma. Ho preso un otto in matematica e oh mio dio, dovrei annotarlo sul calendario. Sono cose che succedono poche volte nella vita. Ah, e mia sorella mi ha portato un modellino del Colosseo dal suo viaggio a Roma! Sono così felice, mi piace troppo quella città e tu sai quanto ami la storia. L'ho messo sulla mensola che si vede appena entri in camera mia, hai presente? Ma non a destra, a sinistra. Stava meglio lì e...-

Allontano il cellulare dall'orecchio, stordita da quel fiume di parole. -Lea, ferma, ferma.- Inspiro. -Ti va di venire qui? Mi sono storta una caviglia e non posso uscire.-

Aspetto che mi risponda cambiando pigramente canale, e passando da Sedici anni incinta alle audizioni di xFactor. Ma dall'altra parte della linea sento solo silenzio.

-Lea?-

Ed è allora che grida di nuovo, facendomi probabilmente scoppiare un timpano.

-MA TU SEI COMPLETAMENTE PAZZA, PERCHE' HAI URLATO IN QUEL MODO?-

Tossicchia e la sento muoversi.

-Volevo imitare l'acuto di Ariana Grande in Break Free.- Spiega, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Boccheggio, senza parole. Nonostante la conosco da sempre, non riesco ancora a concepire come faccia ad uscirsene con certe cose così... senza senso.

Ma forse questo è anche uno dei motivi per cui le voglio così bene.

-Sì, okay, certo. Vieni?-

-Cinque minuti e sto lì.-

 

 

* * *

 

 

Sono le dieci di sera e io e Lea siamo sdraiate sul divano, con un cartone di pizza vuoto ai piedi e la televisione ferma su Il boss delle torte.

-E così Calum ti ha presa al volo quando sei caduta dall'albero?- Mi domanda per la decima volta da quando ho finito di raccontarle la mia (dis)avventura.

-Sì, ma perché continui a chiedermelo?-

Si stringe nelle spalle, fissando lo sguardo sullo schermo. Ma i suoi pensieri sono altrove, e infatti chiede ancora: -Ma proprio in braccio? O solo presa sui fianchi?-

Salto a sedere, esasperata. -Perché continui a domandarmelo?-

-Così.- Svaga, ma questa volta sposta gli occhi azzurri su di me e non riesce a trattenere un sorrisetto malizioso, accompagnato dalle sopracciglia che scattano su e giù.

I miei (forse due) neuroni ci mettono un secondo scarso a connettere e farmi rendere conto che la mia amica sta entrando in modalità ShippoEmilyConQualsiasiRagazzoLeSiaPassatoAccanto.

-NO, LEA, HAI CAPITO MALE. Prima di tutto, mi sta sulle palle che non ho. Secondo, non lo conosco neanche. Stop, basta, non se ne parla.-

Lei scrolla la testa, facendo svolazzare i capelli chiari e le punte tinte di rosa. -Come vuoi tu.- Borbotta, ma sorride in modo inquietante.

E questo non è mai un bene.





NON LINCIATEMI VI PREGO, VI VOGLIO TANTO BENE.
SCUSATE L'ENORME E IMBARAZZANTE RITARDO, MA... mi aveva sfiorato l'idea di cancellare la storia. Qualcuno la legge, ma non capisco se piace o no, se sbaglio o se dovrei cambiare qualcosa; perché, be', nessuno recensisce. E io non sono molto brava in queste cose. Non voglio fare la vittima che non sono, dicendo cose del tipo "recensite pls o sono triste xd" perché no, non è quello, ma ho avuto dei seri dubbi sull'andamento della ff.
Cooomunque, se ora sono qui a postare questo incredibilmente noioso e brutto capitolo, vuol dire che ho cambiato idea, quindi don't worry.
In questo, infatti, ho deciso di delineare meglio la vita di Emily, introducendo un nuovo personaggio: Lea! Spero vi piaccia, anche se è un po' sciroccata. Però è davvero importante e avrà un ruolo fondamentale nell'andamento degli eventi.
Anyway, vi ringrazio per essere arrivati a leggere fino qui, davvero. Grazie. E grazie anche a tutte le persone che hanno messo la storia tra preferite/seguite/ricordate, vi vu bi.
Bene, ora, per farmi perdonare del ritardo e della piattità (non credo che esista come parola) di questo capitolo, vi dico già che pubblicherò il capitolo dopo domani, se non sta sera stessa.

Scappo, in bocca al lupo a chi, come me, ha appena ricominciato la scuola.
Byeee.

Twitter: @waraki_





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