IL
GIOCO DEL DESTINO
CAPITOLO
TREDICI – INSIEME
“-
NO -” un urlo di dolore lacerò l'aria.
Sangue,
c'era sangue ovunque, le sue mani erano lorde di quel liquido
scarlatto e denso, ed il suo odore ferroso si espanse in tutto il
magazzino.
Akira
guardò impanicato tutto quel sangue, lui non voleva.
“-
Io..non volevo..io..-” farfugliò infatti, in preda ai
sensi di colpa.
Ma
lo sguardo di lei, era terrorizzato e pieno di dolore e paura.
Ran,
con gli occhi gonfi di lacrime guardò Shinichi. Il viso era
pallido, un velo di sudore gli ricopriva la fronte ed il collo, ed il
sangue gli macchiava la candida camicia.
“-No,
ti prego no, Shinichi. Rispondimi, guardami..-” erano queste le
parole che riusciva a sussurrargli.
Le
sirene della polizia si udirono forte e chiaro e la voce
dell'Ispettore Megure giunse a loro.
“-
Akira Yoshìna, la dichiaro in arresto per rapimento, esca
fuori, l'edificio è circondato. Non ha via di scampo. -”
Ma
Akira non sentiva, era entrato in stato catatonico. Lo sguardo era
perso nel vuoto, perse la presa sulla pistola che, con un tonfo,
cadde sul pavimento.
La
porta del magazzino venne buttata giù da un paio di poliziotti
che puntarono la pistola sul biondo ragazzo e, con abile mossa lo
ammanettarono con le mani dietro la schiena.
L'Ispettore
Megure, Kogoro, Heiji e Kazuha entrarono nel magazzino, cercando con
lo sguardo i due ragazzi.
Il
primo che li vide fu Heiji, che perse il sorriso dopo aver visto il
sangue.
Corse
da Ran chiamandola più volte e chiedendole cosa fosse
successo, ma l'unica cosa che disse fu:
“-
Shinichi, salvalo. -”
Heiji
ordinò a Kazuha di chiamare immediatamente un ambulanza,
mentre lui controllava la ferita del detective dell'est.
Gli
sbottonò velocemente la camicia, ed i suoi occhi si
focalizzarono sul suo addome, lì vi era il foro del
proiettile, che, a quanto sembrava non era ancora uscito.
Soffocò
una maledizione fra i denti e guardò l'amico.
Faceva
fatica a respirare, aveva gli occhi chiusi e il viso contratto in una
smorfia di dolore.
Prese
il polso di Shinichi e gli controllò la frequenza cardiaca.
Erano più lenti del normale, ma c'erano, ciò
significava che stava lottando.
“-
Forza non mollare amico, non provare a giocarmi qualche brutto tiro,
eh?-” gli disse con gli occhi lucidi.
La
sirena dell'ambulanza era finalmente arrivata e due paramedici
entrarono muniti di barella, controllarono lo stato del detective e
con delicatezza lo issarono sulla barella e lo infilarono dentro
l'ambulanza, pronti a partire.
Hattori
senza dare il tempo a nessuno di parlare si infilò dietro con
Shinichi, e partirono.
Via
via il suono della sirena si faceva più flebile, sino a non
udirsi più.
Ran
che fino a quel momento aveva lo sguardo perso sulle sue mani sporche
di sangue, alzò lo sguardo e vide suo padre davanti a sé.
Kogoro
senza dire nulla abbracciò la figlia, e le accarezzò
amorevolmente i capelli.
“-
Andiamo anche noi all'ospedale -” le sussurrò, facendola
alzare da terra e sorreggendola per la vita.
Ran
mosse il capo annuendo, e stancamente si lasciò portare in
auto.
E
mentre loro partivano verso l'ospedale, Ran iniziò a pregare.
●●●◊●●●
Giunsero
a destinazione in pochi minuti ed entrarono al Beika Hospital
dirigendosi velocemente al secondo piano, Ran vide Heiji seduto
in sala d'attesa e corse da lui, il detective dell'ovest udendola si
alzò. Ra lo prese per le braccia e lo scosse in malo modo.
“-
Dov'è Shinichi?-” le lacrime scendevano nuovamente e la
voce tremava.
“-
Lo hanno portato in sala operatoria, il proiettile era ancora dentro
e devono estrarlo..-” spiegò con voce atona, guardando
l'amica e passando lo sguardo anche verso gli altri che in silenzio
lo fissarono.
Ran
si lasciò cadere su una sedia e strinse forte le mani tra
loro, Megure e Kogoro rimasero in piedi e Kazuha raggiunse Heiji e lo
abbracciò. Non ci furono parole, solo silenzio, un opprimente
e doloroso silenzio.
L'orologio
ticchettava fastidiosamente, oramai erano passate delle ore ma ancora
nessuna notizia era giunta loro. Megure aveva avvisato i genitori del
giovane Kudo, e Kogoro si era f umato ben dieci sigarette e bevuto
tre caffè. Heiji passeggiava nervosamente per la sala, e Ran
accompagnata da Kazuha, si era andata a lavare le mani ancora sporche
di sangue.
D'un
tratto la porta della sala operatoria si aprì, Heiji e Ran si
fiondarono su di lui e presero a fargli domande.
“-
Come sta dottore?-” chiesero.
Il
dottore sospirò, e tolse la mascherina dal viso.
“-
Allora, l'operazione è stata più complicata del
previsto, il proiettile non era ancora uscito e le probabilità
che la ferita contraesse un'infezione erano alte, ma per fortuna
siamo arrivati in tempo. Il proiettile è stato estratto, e non
è stato colpito nessun organo vitale..ma..-” spiegò
serio il dottore guardando tutti.
“-
Ma..-” chiese Ran con un nodo in gola.
“-
Il paziente ha perso molto sangue, e ha assoluto bisogno di una
trasfusione immediata, purtroppo però il nostro ospedale ha
esaurito le scorte, e chiamare la banca del sangue richiederebbe
troppo tempo..-” spiegò conciso il dottore.
“-
Di quale gruppo sanguigno ha bisogno dottore?-” chiese Heiji.
“-
ABRH negativo. -”
“-
Posso donarlo io il sangue, è il mio stesso gruppo sanguigno-”
rispose Heiji.
Heiji
seguì il dottore e si fece prelevare trecentoquaranta
centilitri di sangue.
Il
dottore ritornò da Shinichi e effettuò la trasfusione.
“-
Il paziente è stato appena trasferito in camera, è
ancora sotto l'effetto dell'anestesia, quindi non sveglierà
subito, l'effetto durerà altre otto ore minimo. La camera è
la 12 A, mi raccomando due per volta, e per la notte può
rimanere solo uno di voi -” spiegò con gentilezza.
I
primi ad entrare furono l'Ispettore Megure e il detective Kogoro,
subito dopo seguirono Heiji e Kazuha e per ultima Ran.
Per
la notte fu Ran a chiedere di poter restare e gli altri
acconsentirono, così dopo aver salutato nuovamente Shinichi,
salutarono anche Ran e ritornarono a casa, promettendo che domani
mattina sarebbero tornati.
oo
O oo
Ran
sospirò e lentamente entrò in stanza.
Era
una stanza normalissima, con le pareti bianche, una finestra con le
tende azzurre, in fondo vi era un bagno, anch'esso bianco con le
tende azzurre. Sul lato sinistro vi era una sedia, e sulla destra un
comodino dove vi erano poggiati sopra una bottiglia di acqua
naturale, dei bicchieri di carta, e dei tovaglioli.
Mentre
nella parete di fronte al letto vi era un piccolo tavolo e due sedie,
dove si poteva mangiare. L'odore di disinfettante impregnava la
stanza.
Ran
sospirò nuovamente e si sedette, posò lo sguardo su
Shinichi e le si inumidirono gli occhi.
Lui
era salvo, era vivo.
Stava
bene.
Si
lasciò andare silenziosamente ad un pianto liberatorio, la
paura e lo stress accumulati la stavano opprimendo e non riusciva più
a reggerne il peso.
Si
calmò dopo qualche minuto e bevve un bel bicchiere d'acqua e
si sedette nuovamente.
Prese
un mano del detective la strinse piano, lo percorse lentamente con lo
sguardo.
Aveva
il viso rilassato, ed il colorito meno pallido, i capelli
scarmigliati e di verse ciocche sul viso, con dolcezza gliele tolse
utilizzando l'altra mano.
Quel
contatto con la pelle del detective le mise sicurezza, né
sentiva il calore, ed il profumo.
Sapeva
di amarlo, ma adesso lo amò ancora di più.
E
aveva paura, non di ciò che provava, ma di quanto fosse grande
quell'amore.
E
sapeva che quel sentimento sarebbe solo cresciuto.
“-
Ti
amo, Shinichi -”
sussurrò talmente piano che credette di averlo solo pensato.
E
tenendo la mano del detective ancora stretta fra le sue si
addormentò.
§§
§§
Alcuni
raggi di sole facevano capolino dalla tenda, colorando la stanza di
un azzurro chiarissimo.
Ci
vollero alcuni minuti prima che potesse schiudere gli occhi, e quando
lo fece, si dovette abituare alla luce che filtrava nella stanza.
Shinichi
volse lo sguardo a destra e a sinistra, riconoscendo la camera
dell'ospedale. In un primo momento fu confuso, ma subito dopo gli
sovvennero alla mente i fatti precedentemente accaduti.
Si
toccò lievemente l'addome e strinse i denti dal dolore.
Cercò
di muoversi, ma si fermò quando notò una chioma castana
vicino a lui.
Era
Ran.
Ma
anche un altro particolare attirò la sua attenzione. Le loro
mani erano intrecciate.
Strinse
la presa leggermente e sorrise.
Quel
movimento però bastò a svegliarla dal sonno, e quando
alzò lo sguardo si scontrò con quel blu che tanto
amava.
“-
Shinichi -” sussurrò con voce rotta.
Senza
pensarci un attimo lo abbracciò, e pianse.
Il
detective rimase immobile solamente per pochi secondi dopo di che la
strinse a se.
Aspirò
il suo profumo come una droga, la sentiva piangere contro il suo
collo e la strinse ancora di più.
“-
Sono qui, e sto bene -” le ripeteva in un sussurro.
“-
Ho avuto così paura, Shinichi. Ho creduto che tu..-”
ripeteva tra le lacrime.
“-
Guardami, Ran -” le disse deciso, allentando di poco la presa
per poterla guardare negli occhi, ma senza scioglierla del tutto.
“-
Va tutto bene. -”
“-
No che non va bene, tu hai rischiato di morire per causa mia. Se io
ti avessi dato retta sin dall'inizio, non sarebbe accaduto nulla del
genere e tu non sarei in ospedale. E' colpa mia, mi dispiace..-”
farfugliò lei stringendo la presa sulle braccia del detective.
“-
Non dirlo mai più. Non è colpa tua -” le disse
deciso e serio.
Le
asciugò le lacrime con dolcezza e le accarezzò il viso.
“-
Non sopporto vederti piangere, fa stare male anche me -” le
disse dolce.
“-
Dovrei chiamare il medico -” sussurrò lei nervosa.
“-
Già. -”
Ran
stava per uscire, ma si girò verso il detective.
“-
Shinichi?-”
Lui
si girò e sorrise, la vide arrossire ed evitare il suo
sguardo.
“-
Dobbiamo parlare, Ran -” le rispose sorridendo.
Ran
lo guardò e sorridendo dolcemente uscì dalla stanza.
Il
dottore visitò il detective e gli assicurò che entro
quattro giorni, se tutti i controlli andavano bene sarebbe potuto
uscire.
Il
detective quel giorno stesso ricevette la visita di Kogoro,
dell'Ispettore Megure, Takagi, Sato e Chiba. Più quella di
Hattori e Kazuha.
Venne
anche informato della donazione di sangue di Heiji, e sorrise
internamente.
Lo
informarono di quello che era accaduto ad Akira: era stato portato in
carcere, ma purtroppo dopo lo sparo era stato dichiarato un soggetto
con infermità mentale. Poichè dopo lo sparo contro il
detective dell'est, Akira in preda ai sensi di colpa impazzì.
Lo zio invece, era stato condannato a vent'anni di carcere poiché
la polizia aveva scoperto che vendeva sostanze illegali, e per frode
contro la banca dove lavorava.
Qualche
giorno dopo Shinichi ricevette anche un'altra visita totalmente
inaspettata.
“-
Mamma, papà, che ci fate qui ?-” chiese sconvolto,
vedendo entrare i due come una furia nella stanza.
“-
Ooooh, il mio bambino, Shin-chan
-”
urlò Yuyiko, stritolando il figlio.
“-
Mamma, mi soffochi -” farfugliò in carenza d'ossigeno.
₪ ₪
EPILOGO
Era
passata già una settimana dalla sparatoria nel magazzino, e
Shinichi era uscito il giorno prima dall'ospedale sotto accurate
raccomandazioni del medico.
Tutti
avevano ripreso la loro routine. Più o meno.
Il
detective dell'est fu assalito dagli studenti del liceo Teitan al suo
rientro, i ragazzi lo ammiravano e si congratulavano con lui dandogli
delle amichevoli pacche sulle spalle e battendogli il “cinque”.
Le
ragazze invece, starnazzavano e ridacchiavano per poi abbracciarlo
congratulandosi.
Shinichi,
da un lato era lusingato di questa sua..”popolarità”,
ma dall'altro si sentiva oppresso dato che non era riuscito a parlare
con Ran.
Quest'ultima
invece sospirava e guardava Shinichi da lontano, trattenendo la
voglia di gridare dall'esasperazione.
Ogni
volta che provava a parlare con Shinichi, qualcuno, per lo più
ragazze, li interrompevano e questa cosa la irritava oltre ogni
misura.
Stava
parlando con Kazuha di quello che la tormentava, quando
all'improvviso venne tirata via in malo modo.
Era
Shinichi.
“-
Ma..cosa..-” chiese confusa.
“-
E' da una settimana che tu ed io dobbiamo parlare, e questo è
l'unico modo -” le spiegò rapido.
Stavano
letteralmente fuggendo via.
Arrivarono
nei pressi di un parco giochi, e si fermarono per riprendere fiato.
Ran si guardava intorno, il parco era totalmente deserto a quell'ora
del pomeriggio.
Si
sedette su una altalena, cominciando a dondolarsi piano. Era a
disagio.
Shinichi
la osservava, e non poté non pensare a quanto bella fosse. Non
sapeva da dove iniziare, lui non né capiva un'acca di quelle
cose.
Si
sedette anche lui sull'altalena e come lei iniziò a dondolarsi
lentamente, portando il blu dei suoi occhi verso l'azzurro del cielo.
Prese
un respiro ed iniziò.
“-
Non immaginavo che sarebbe successa una cosa del genere quando
accettai questo caso -” iniziò lui, attirando
l'attenzione di Ran.
“-
La razionalità è il pane di ogni buon detective che si
rispetti, non c'è tempo per altre emozioni. Holmes,
diceva sempre che le emozioni ed i sentimenti sono effimere. Ho
sempre ammirato Sherlock Holmes, lui ha praticamente ragione su
tutto. O meglio su quasi
tutto.
Non
sono d'accordo con lui su questo -” il suo tono sicuro e
conciso colpì Ran, facendole alzare lo sguardo e fermare il
dondolìo dell'altalena.
“-
Tu sei stata l'imprevisto che io non mi aspettavo, Ran. I tuoi modi
di fare, il tuo sorriso, la tua allegria e spensieratezza, mi hanno
coinvolto in qualcosa di inaspettato. -” replicò
sorridendo con dolcezza.
“-
Poco per volta, imparando a conoscerti mi sono affezionato a te, non
eri solo il “caso” che mi avevano affidato ed io avevo
accettato..eri oramai per me..un'amica
-” disse, cercando di nascondere dietro a quella parola più
di quanto voleva dire.
Il
sussulto che ebbe Ran a quella parola, la scosse dentro.
Un'amica.
Per
lui era solo un amica.
Non
voleva sentire nient'altro, così si alzò senza dire
nulla, nascondendo le lacrime tenendo lo sguardo basso e nascosto dai
capelli che le ricadevano sul viso.
Shinichi
fu attirato dal rumore dell'altalena e spostando lo guardo vide Ran
in pedi davanti a lui.
“-
Ran..-” la richiamò dolcemente.
“-
Non voglio sentire nient'altro -” sussurrò lei, provando
ad andare via.
Shinichi
si alzò di scatto e l'afferrò per il braccio,
bloccandola.
“-
Ran, ho detto qualcosa di male? -” provò ancora lui.
“-
Un'amica, sono solo quello?-” sussurrò piano.
Lui
sgranò gli occhi stupito e non seppe cosa rispondere, l'aveva
preso in contro piede.
“-
Io..-” provò a rispondere lui.
“-
Per me non è così – disse alzando lo sguardo e
fissando i suoi occhi azzurro-lilla nei occhi blu oceano del
detective, - prima lo era, ma non adesso. Tu non sei un semplice
amico per me ormai da molti mesi, Shinichi -” gli disse con
voce accorata ed occhi lucidi.
“-
Mi sono innamorata di te, Shinichi. Mi sono innamorata del tuo
sorriso, del tuo modo di fare, amo il profumo della tua pelle ed il
suono della tua voce, amo i tuoi pregi ma sopratutto i tuoi difetti,
amo ogni parte di te. E, se tu non dovessi provare lo stesso, io..-”
sussurrò piano lei, ma non potè finire la frase che lui
la baciò.
Si,
la baciò.
Le
prese il viso fra le mani e la baciò.
Il
detective sospirò sentendo il calore delle labbra di Ran
contro le sue, sentendo quel profumo di fragola entrargli dentro come
il più potente dei veleni.
Le
baciò lentamente quei petali caldi e morbidi, assaporandone il
gusto, anche Ran lentamente si lasciò coinvolgere da quel
bacio, e portò con lentezza le mani sulla nuca del detective,
stringendolo a sé.
Il
movimento di Ran spinse Shinichi a sposare una mano dal viso ed
infilarla fra le ciocche scure della ragazza, avvicinandola di
conseguenza.
Shinichi
seguì il contorno delle labbra con la punta della lingua, e
Ran istintivamente schiuse le labbra, facendo infrangere il suo
respiro caldo sulla lingua del detective.
Con
dolcezza le morse il labbro inferiore tirandolo e facendola mugolare,
e finalmente anche le loro lingue iniziarono a danzare e conoscersi.
Si cercavano, si inseguivano, dando inizio ad un dolce gioco.
Forse
erano trascorse ore, giorni, non lo sapevano, quando si staccarono
per mancanza di ossigeno.
I
loro petti si alzavano ed abbassavano velocemente in modo irregolare,
avevano i capelli scompigliati, le guance arrossate e le labbra rosse
e turgide di baci.
Ed
i loro occhi, avevano adesso, una luce in più.
Shinichi
poggiò la fronte contro quella di Ran.
“-
Ti
amo anch'io, Ran.
-”
ANGOLO
AUTRICE
Ciao
a tutti!
Mi
scuso per il ritardo, ma purtroppo ho avuto un lutto in famiglia ed
un mio parente è in ospedale, non voglio giustificarmi così,
ma mi dispiace..
non
voglio annoiarvi, quindi continuiamo..
Siamo
giunti finalmente all'ultimo capitolo di questa mia prima long..
Mi
sento molto emozionata, perché non credevo che sarei arrivata
fin qui,
il
vostro supporto mi ha dato la forza necessaria per concludere la
storia.
Ringrazio
coloro che hanno recensito ogni capitolo, chi si è aggiunto di
recente, chi
ha
solo letto, e chi ha messo la storia fra le seguite ( 22 ) le
ricordate ( 7 ) e le preferite ( 22 ) GRAZIE
Spero
che il finale non vi abbia deluso, che la storia in se non vi abbia
deluso.
Che
dire, mettere “completa” mi ha dato un senso di tristezza
poiché è davvero
conclusa,
ma anche un senso di orgoglio..
Inoltre
volevo rispondere ad una domanda che alcuni di voi mi hanno posto,
ovvero:
Ci
sarà un seguito?
La
risposta è NO.
Ci
ho pensato bene, ed ho deciso che per quanto mi piacerebbe farlo, non
posso farlo.
Non
sarebbe giusto, poiché la vera storia finisce così,
fare un seguito senza nulla in mente rovinerebbe secondo me la
storia, rendendola noiosa e monotona.
Chissà
che in futuro aggiunga qualche one-shot particolare che riprenda la
vita di uno, o più personaggi..
Non
dico di farlo adesso, ma più avanti..
E,
dopo questo lunghissimo angolo autrice, vi saluto =)
Vi
mando un abbraccio ed un bacio :*
Alla
prossima avventura...
Cat_Writer
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