Open your heart, I'm coming home di Clytie (/viewuser.php?uid=756102)
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Attesa
«Lily, tesoro, sono a
casa!» annunciò James sulla porta
d’entrata, scrollandosi i fiocchi di neve dal cappotto.
Quell’anno l’inverno era arrivato con largo
anticipo e Godric’s Hollow era ricoperta da una spessa coltre
di neve candida. Il lavoro all’Ordine della Fenice non
accennava ad allentare e richiedeva la loro presenza costante,
perciò i due avevano optato per turnarsi e potersi concedere
qualche attimo di riposo nei periodi meno critici.
«Sono in cucina, James» sentì gridare la
moglie in tutta risposta.
L’uomo abbandonò il capotto
sull’appendiabiti in entrata e si avviò a gran
passi verso il salotto. Si compiacque di trovare sul tavolo
un’edizione appena sfornata della Gazzetta del Profeta
– da quando era scoppiata la guerra, James aveva preso
l’abitudine di consultare giornalmente le notizie e Lily lo
accontentava, comprandogliela ogniqualvolta si trovasse al lavoro.
James era già seduto al tavolo, sfogliando il giornale,
quando Lily attraversò la stanza e lo salutò con
un bacio.
«Com’è andata questa mattina?»
domandò Lily, sedendosi sul divano e coccolando il gatto che
gli si era acciambellata prontamente sul ventre.
«Oh, bene bene. Tu?» rispose lui distrattamente,
senza neanche alzare lo sguardo sulla sua interlocutrice.
«Ho una notizia importante da darti, James»
annunciò Lily, con un sorriso luminoso aperto in volto.
James mugugnò, in cenno d’assenso, tutto intento a
divorare con avidità le notizie dell’ultima ora.
Lei tentennò, indecisa sul fatto che quello fosse il momento
più appropriato. Per tutta la mattina – per non
dire, per interi giorni – aveva provato allo specchio le
parole e l’espressione giusta da usare per non causare al
marito un trauma maggiore del previsto. Aveva cercato di immaginare la
sua reazione e la gamma di possibilità spaziava dalla gioia
incontenibile alla preoccupazione morbosa o, addirittura, alla perdita
di coscienza.
Poi si era decisa: certe cose si dicono e basta, non possono essere
tenute nascoste a lungo.
«Sono in dolce attesa» rivelò infine.
Tutto si sarebbe aspettata tranne d’essere ignorata.
«No, incredibile! Ancora lavora al Ministero! Sanno tutti che
un Mang−» urlò invece James indignato,
contro la Gazzetta.
La moglie era altrettanto indignata e lo fissava con gli occhi ridotti
a due fessure.
«James! Ma mi stai ascoltando?»
«Di chi sei in attesa, cara?» chiese lui,
sorseggiando beatamente il caffè.
«Di un bambino, razza di idiota!»
James sputò con un getto tutto il caffè,
inondando il giornale, ed iniziò a tossicchiare. Era
talmente sconcertato, da non aver neppure colto l’appellativo amorevole
che la moglie gli aveva rivolto. Lily, dal canto suo, cercò
di restare seria ed impassibile, ma poi non seppe trattenersi dal
ridere di fronte a quella scena.
Quando il colpo di tosse si placò, un sorriso raggiante
riempì il viso ovale di James. «Il nostro bambino?
Ma, Lily, è meraviglioso!»
Balzò giù dalla sedia e la sollevò,
facendola girare vorticosamente e canticchiando in tono eccitato un
motivetto inventato su due piedi.
D’un tratto, si catapultò fuori dalla porta
d’entrata e corse nel giardino imperlato di neve, seguito da
una Lily incredula.
«Diventerò padre!» gridò
all’improvviso e poi lo ripeté non appena vide il
vicino varcare la soglia di casa.
«Le mie congratulazioni!» urlò quello di
rimando, poi scosse la testa e sparì, avvolto dal tepore
domestico.
James si voltò verso sua moglie, le baciò le
labbra e poi il ventre ancora piatto, coperto dal cappotto invernale.
La donna rise, gli occhi le si riempirono di lacrime commosse e, per un
attimo, il pensiero della guerra sembrò scomparire dai loro
cuori.
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