Why did it happened?
-Cosa
ti ha spinto a fare ciò?-
Urlò Ryoga. Aveva gli occhi rossi e gonfi per il lungo
pianto a cui non
riusciva a porre fine. Strinse al petto il corpo privo di vita della
sorella
Rio. L'esile corpo non emanava più calore mentre dalle
numerose ferite sgorgavano
fiumi scarlatti. L'espressione sul suo pallido volto mostrava l'ansia e
il
dolore che la accompagnarono tra le braccia della Morte, nonostante
Thomas
avesse fatto il possibile per impedire al peggio di accadere. Eppure,
aveva
fallito. Perché?
-Rispondimi, Four!-
Ma il diciassettenne non lo degnò nemmeno di uno sguardo.
Sembrava come caduto
in trance. Percepì Ryoga urlare mentre dalla sua guancia
destra un
insopportabile bruciore lo distraeva da tutto ciò che lo
circondava. Tentò a
fare qualche passo verso l'edificio in fiamme, ma il suo corpo non
rispose.
Rimase immobile anche quando vide il quattordicenne avvicinarsi
rabbiosamente a
lui per colpirlo in pieno volto. Il più grande cadde a
terra, riprendendosi
improvvisamente.
Il ragazzo non rispose all'atto violento, rimettendosi in piedi. La sua
concentrazione venne riportata sulla palazzina di fronte a lui. Alcune
pareti
erano rivestite da un velo di polvere nera; le assi di legno stavano
poco a
poco per consumarsi completamente a causa del calore delle fiamme.
Sentì dei
singhiozzi provenire dalle sue spalle.
Voltandosi, ogni frammento di ricordo vissuto quella notte prese il suo
posto
giusto. Il duello, la vampata di fuoco, Rio, Tron.
I suoi occhi si inumidirono e non appena le lacrime iniziarono una
triste corsa
sul suo volto, il bruciore si fece ancora più intenso,
scuotendo il corpo del
ragazzo. Si posò una mano sulla guancia sfregiata da una ferita
che ricordava
vagamente una croce. Si fissò il palmo, imbrattato del suo
stesso sangue. Anche
la giacca di Ryoga era decorata dalle stesse macchie scarlatte,
provocate però
dalle lesioni della ormai defunta sorella. Si avvicinò
titubante al ragazzino
dai capelli viola, osservandolo trasformare la sua frustrazione in urla
e
pianti. Rio se n'era andata per sempre per colpa di Thomas, lo stesso
che mise
a repentaglio la sua stessa esistenza per strappare la giovane dalle
braccia
dell'Inferno. Il grazioso vestito di lei era stato sciupato dalle
ceneri; la
magra figura costellata da ustioni fece contrarre lo stomaco al
diciassettenne.
-Rio...-
Quel nome gli morì tra le labbra, ancora incredulo per
quanto avvenuto. Non gli
era stato ordinato di negarle la vita: il suo unico scopo era quello di
istigare il povero Ryoga provocandolo tramite la sorella. D'altronde
Four non
poté farsene una colpa. Lui provò a salvarla, ma
le fiamme si rivelarono un
muro troppo alto da scavalcare.
Il battito del suo cuore accelerò sempre più,
facendogli provare pessime
emozioni che turbarono la sua anima nel profondo.
Ryoga riuscì a malincuore a lasciar andare il corpo freddo
della ragazza.
Quest'ultima per lui valeva più di ogni altra cosa, l'unico
membro della
famiglia che gli fosse rimasto. Four gli portò via tutto
ciò che aveva di più
prezioso; la avrebbe pagata cara per le sue azioni. Strinse i pugni,
cercando
di soffocare quella rabbia repressa che gli invase il cuore e la mente.
Scrutò
con espressione feroce il volto del più grande, notando lo
sconcerto sul suo
volto. Non riuscì a distogliere lo sguardo dall'ambulanza
che portò via il
corpo di Rio, mentre copiose lacrime scendevano fino al mento del
ragazzo,
consapevole di essere "il mezzo" del vero responsabile, di colui che
tolse la vita ad una persona giovane ed indifesa: Tron. Cadde sulle
ginocchia a
causa del troppo peso che portava sulle spalle. Le immagini di quel
duello si
ripeterono senza tregua nella sua mente, riducendo il suo cuore in
piccoli
frammenti. Nel frattempo notò quasi distrattamente con le
iridi scarlatte uno
dei medici correre nella sua direzione
-Presto! Ha una grave ferita sul volto!-.
Dopo circa mezz'ora di medicazione, lo sfregio era stato disinfettato e
fasciato.
Thomas, raccogliendo le sue ultime forze, si mise in piedi e si diresse
verso
casa. Mentre percorse la strada per il ritorno, sentì quei
sensi di colpa
ancora aggrappati con le unghie affilati nella sua anima tormentarlo e
provocarlo. Avrebbe dovuto trovare un metodo per alleviare quel dolore
che non
aveva intenzione di lasciarlo solo.
Una volta giunto davanti alla sua dimora, si soffermò a
osservarla per una
manciata di minuti. Non era ancora pronto per un colloquio con il
genitore, se
così poteva essere ancora definito. Un sospiro prese vita
dalle labbra del
ragazzo, il quale si voltò, iniziando a percorrere una
strada senza meta.
Qualsiasi luogo sarebbe stato meglio delle quattro mura del suo
abitacolo.
Il cielo era ancora buio sopra la sua figura; una notte di luna nuova
era
perfetta per esprimere il suo umore. A un certo punto si
fermò, mentre il suo
sguardo prese il volo verso il cielo. Nemmeno il rumore dei suoi passi
era
riuscito a distrarlo dai cupi pensieri. Si concentrò su
una stella in
particolare: essa brillava più delle altre, come a voler
catturare l'attenzione
di Thomas, che sorrise con malinconia. Percepì i suoi occhi
inumidirsi, mentre
la tristezza fece tornare a galla tutti i rimorsi che stava cercando
disperatamente di annegare
-Mi dispiace Rio-.