CHE LE DANZE ABBIANO INIZIO!
GIOVEDI' 27 LUGLIO
Oggi
è il giorno dei Sette Sapienti: il sole si riversa generoso
sulle imposte della casa rossa, creando un geometrico gioco di luce
sulle pareti in ombra dell’abitazione.
Anche
quest’anno la leggenda millenaria non ha deluso gli abitanti
del paese: i giovani pastori di Efeso hanno raddrizzato
l’estate ancora
una volta, il tempo promette bene e, nonostante le incertezze protratte
fino all'ultimo, tutto è pronto per dare inizio ai
festeggiamenti.
Appena svegli, ci si affaccia alle finestre o ai balconi per scrutare
l'orizzonte, i nasi all'insù e lo sguardo lontano: nessuna
frana sembra incombere sulla quiete faticosamente ritrovata, le
montagne sono lì solo ad ammirare e proteggere quel
paesaggio secolare, non per danneggiarlo.
Come da tradizione, i negozi del borgo rimangono chiusi, tanto
più che la zona rossa è ancora da smantellare,
titubanti sul pericolo finalmente scampato.
Pochi minuti prima delle cinque, l’ora in cui si è
deciso avverrà l’inaugurazione della mostra
fotografica e l’inizio ufficiale dei festeggiamenti, Aurora e
Tommaso escono dalla villa e si avviano verso la chiesetta di
sant’Abbondio, le fronde degli alberi mosse da una leggera
brezza, l'impazienza nei piedi e un sorriso di soddisfazione sul volto.
Nell'edificio sconsacrato, la tensione è più che
palpabile: i teli di cotone che ricoprono l'evento della stagione,
ovvero il percorso fotografico realizzato dalla forestiera, fanno
capolino in bella vista proprio di fronte all'altare, propagandosi ai
primi metri delle navate laterali; i mormorii curiosi e speranzosi
riempiono il luogo, mentre le alte e spoglie pareti rimandano l'eco dei
discorsi eccitati.
Dietro al leggio, emozionatissima e sorridente, si erge il sindaco,
impeccabile in un vestito color turchese, i capelli castano chiaro
avvolti in uno chignon spalmato di lacca, gli occhi nocciola che si
agitano alla ricerca degli ospiti più illustri, le mani che
continuano a muoversi, stropicciandole sui fianchi o nascondendole
dietro la schiena.
Al posto delle panche ormai smantellate da diversi decenni, hanno
trovato posto numerose sedie di legno, lo schienale alto che fa
sembrare gli ospiti seduti su degli scranni medioevali.
Le porte della chiesetta rimangono spalancate, così da
permettere l'afflusso di quante più persone possibili,
sebbene molti degli avventori dovranno accontentarsi di aspettare sul
sagrato.
Il caldo è discretamente soffocante, mitigato da una mezza
dozzina di ventilatori strategicamente distribuiti agli angoli
dell'edificio, in prossimità delle colonne dall'intonaco
rosa marmoreo scrostato, il cui stato stato di abbandono è
messo in risalto dall'abbondante fiotto di luce che penetra attraverso
i tre ampi rosoni, raffiguranti sant'Abbondio, Gesù e la
Madonna attorniati da angeli e putti che suonano le trombe.
Un'ultima occhiata verso la platea ormai al completo e un respiro
lungo, silenziosamente impercettibile, che le infonda coraggio: il
sindaco accende il microfono e dà inizio al suo discorso,
scritto più con la pancia che con la testa.
<< Buon pomeriggio a tutti voi, cari concittadini e
graditi ospiti, è con grande felicità che vi
porgo i miei saluti, quelli dell’amministrazione comunale e
soprattutto quelli della nostra Proloco ( gridolini entusiastici e
numerosi applausi) che, ancora una volta, si è
impegnata con lo stesso profondo entusiasmo e devozione che riserva per
ogni altra manifestazione che organizza!
Come sapete, temevamo che avremmo dovuto rimandare l’inizio
della festa (unanimi
sibili di dissenso), un evento largamente sentito nella
nostra comunità, nonostante sia arrivata alla sua
novantatreesima edizione! (
qualche battito di mani e mormorii accondiscendenti)
Per fortuna, questo increscioso episodio non si è verificato
grazie agli uomini dei Vigili del fuoco, in particolar modo nella
persona del Comandante Luotti (scroscio
di applausi) che è qui presente e si
è adoperato senza sosta perché ciò non
avvenisse; un grazie particolare va anche alla sezione provinciale
della Protezione Civile (altro
scroscio di applausi), instancabile nel suo lavoro di
aiuto al prossimo.
Bene, dopo i ringraziamenti di rito e, permettetemi di dirvi
più che meritati, vorrei spiegarvi il motivo per il quale
siamo qui oggi: sono ormai da due anni che tramite la
generosità di diversi mecenati, la casa rossa è
ritornata a vivere e -anche se per brevi periodi- ad essere abitata da
persone speciali, oserei dire uniche, come lo è la signorina
Aurora ( l'intera
platea si volta verso la forestiera, addossata ad un angolino, per
evitare il più possibile gli sguardi indiscreti e gli
additamenti del caso; dopo un iniziale imbarazzo da parte della ragazza
che alza la mano ad accennare un saluto, il pubblico elargisce numerosi
battiti di mani e altrettanti saluti a distanza da parte delle
"ragazze" del Comitato, Lina inclusa), che ha voluto
offrire il suo talento artistico per migliorare la nostra festa.
Gli scatti e i disegni che qui
potrete ammirare, sono infatti frutto del suo lavoro!
Concluderei ringraziandovi ancora una volta per essere venuti
così numerosi e, soprattutto, vi chiederei un ulteriore
applauso per la nostra fotografa e per i protagonisti degli scatti, i
pilastri del paese, i contadini (
e giù applausi di giubilo) che sono felice e
orgogliosa di vedere tra di noi!
Grazie e buona festa a tutti!>>
La mostra fotografica risulta un successo fin dal primo giorno: la
chiesetta di sant’Abbondio richiama non solo
l’intero paese, ma anche i molti turisti arrivati da fuori e
gli abitanti dei borghi limitrofi.
Aurora, un semplice tubino di seta color carne che ha abbinato a un
maglioncino crema, rimane in disparte il più possibile,
sebbene sia letteralmente trascinata in mezzo alla bolgia di
ammiratori, che le vogliono ad ogni costo cavare di bocca qualche
commento sulla preparazione e l'esito dell'evento.
La ragazza è piacevolmente stupita da tutta quella folla
accorsa per visitare il suo lavoro, quello che lei ha prodotto in
così poco tempo, ma con tanto entusiasmo e voglia di fare, e
si lascia andare senza riserve ad assecondare le richieste di una
grezza intervista per il giornale locale.
Come annunciato dal sindaco, sono venuti persino i contadini dei suoi
ritratti, sorridenti e nei loro abiti migliori: anche il Giovanni, alla
vista di quegli scatti e di quei disegni, si lascia andare ad un
sorriso, e saluta con un cenno della mano la forestiera.
-Non avevo dubbi che sarebbe stato un successo!- si complimenta la
prima cittadina, liberatasi dall'ammasso di persone in cui era rimasta
intrappolata.
-Grazie, ma il merito è anche dei modelli: senza di loro,
questa mostra non esisterebbe!- le risponde orgogliosa, ma non fa in
tempo a concludere la frase, che la donna si allontana ancora una volta
per andare a salutare i sindaci dei due paesi vicini.
Linda, ormai guarita dalla febbre, si avvicina alla forestiera e,
alzandosi sulle punte, la abbraccia:
-E’ davvero tutto bellissim, Aurora, sei stata veramente
bravissima!-
Anche Liliana la saluta calorosamente, complimentandosi per l'ennesima
volta e lasciandosi scappare qualche lacrimuccia di affettuosa
partecipazione al meritato successo; e poi, quando finalmente la
giovane spera di avere qualche secondo per tirare il fiato e ammirare
il suo stesso lavoro, ecco che arriva Tommaso, sportivo ed elegante al
contempo con una polo blu notte e il colletto bianco, i pantaloni color
terra di Siena.
Ha concluso di fare il giro della chiesa, le mani in tasca - ora non
più fasciate, grazie al nullaosta del dottor Berti che, la
mattina stessa, lo ha visitato e gli ha permesso di togliersi le
bende, data la miracolosa e veloce guarigione delle escoriazioni-
ritorna da lei, un grande sorriso stampato in volto:
-Hai visto? Sono qui tutti per te e per il tuo talento. Sei riuscita a
fare un lavoro splendido, devi essere orgogliosa di te, proprio come lo
siamo noi!-
-Sì, lo sono! E' da tanto che non provavo questa sensazione
di pienezza e di entusiasmo, sono così felice che quasi non
ci credo! A proposito, vuol dire che ti piacciono davvero molto se li
stai rivedendo per la seconda volta!-
-E chi ti dice che stavo guardando le tue foto? Erano gli affreschi ad
interessarmi, non loro!- ribatte con tono serio il ragazzo, subito dopo
pronto ad aggiungere: -Ovviamente scherzo, anche se devo ammettere che
da amante dell’arte quale sono, anche quelli sono magnifici
... -
-Hai ragione- gli concede Aurora, assumendo un' espressione fintamente
arrabbiata -e, visto che su una cosa siamo d’accordo, per
questa volta ti perdono!-
Tommaso sorride, poi, la voce profonda, le domanda:
-Ti posso offrire qualcosa da bere?-
La prima cittadina, infatti, ha fatto allestire un piccolo rinfresco in
un angolo della chiesa: ci sono tramezzini, focaccine, pizzette e
bibite varie.
-Sì, grazie, mi è venuta una certa sete!-
I due si avvicinano al banchetto, poi il giovane le rovescia in un
bicchiere di carta il contenuto di una bottiglietta in vetro.
-Allora, continui a trovarti bene alla casa rossa, dopo che siamo
rimasti solo noi due?- esordisce la forestiera dopo un paio di sorsi
dell’analcolico alla pesca.
-Beh, è passato meno di un giorno dalla fine della
convivenza con la mia spasimante, la donna dei miei sogni, e non puoi
certo chiedermi di dimenticarla così, su due piedi ... -
-Non dirmi che stai parlando della signora Lina?!-
-E di chi, se non lei?!-
I due scoppiano in una sincera risata, divertiti e sollevati per
l'allontanamento della morbosa vecchietta dalla villa, in lacrime e con
un fazzoletto bianco ricamato in mano, pronto a sventolarlo in
direzione di Tommaso, un passo sì e l'altro pure, mentre
Roberta cercava di trascinarla via.
-A parte gli scherzi, perché non dovrei trovarmi bene? Se
dimentichiamo il modo in cui mi hai trattato al mio arrivo, direi che
non posso assolutamente lamentarmi!-
-E’ vero- conferma la ragazza, abbassando lo sguardo e
sentendosi colpevole -quella mattina sono stata imperdonabile e
terribilmente maleducata. Scusami ancora, davvero ... -
-Ormai è acqua passata. Senti, ti va di uscire un momento?-
-D’accordo, almeno posso riposarmi per un po’
dall’assedio dei fan!-
Qualche ritardatario si affretta a raggiungere la chiesetta, un cenno
di saluto rivolto in direzione di Aurora e di Tommaso.
Per il grande evento, è stata messa una panca appoggiata al
muro, così i due forestieri ne approfittano
per sedersi, i bicchieri di carta rossi in mano:
-Ti ricordi che ieri mattina e prima che c’interrompesse la
signora Lina … -
-La tua spasimante- lo stuzzica lei, mentre si passa l’indice
destro sotto l’occhio e poi si sistema i capelli
già perfettamente in ordine, in un tic nervoso.
-Forse lei vuole esserlo, ma per fortuna non è
così … comunque, quella mattina stavamo parlando
in soggiorno e io ti stavo chiedendo una sorta di consiglio, te lo
ricordi?-
-Sì, certo: volevi raccontarmi qualcosa, ma non sapevi da
dove incominciare. Se non sbaglio, c’entrava la saggezza ... -
-Beh, non esagerare- un lieve sorriso affiora sul volto del ragazzo,
mentre, con la mano destra su cui sono ancora visibili gli esiti delle
escoriazioni, fa ruotare il bicchiere ancora mezzo pieno.
–Era solo una metafora per farti capire che da quando sono
arrivato ci sono molte cose che adesso mi sembrano più
limpide, più chiare ... un po’ come
l’acqua-
-L’acqua a volte non è affatto limpida, purtroppo-
precisa lei con un sorriso dal sapore sarcastico.
-Hai ragione, infatti per me non lo è stata per molto tempo.
Ma adesso, in questo luogo e in questo momento, grazie a te, ho capito
che non ci si può nascondere dietro le apparenze, dietro una
maschera, solo perché si ha paura. Aurora, mi devi
promettere che non mi giudicherai per quello che sto per dirti
… -
Tommaso cerca di creare un contatto, toccando la mano sinistra della
forestiera.
-Così mi stai spaventando, che cos’è
che ti turba a tal punto da non riuscire a spiegarti? Ci stai girando
intorno da troppo tempo: insomma, o è una cosa talmente
grave da non sapere come uscirne, oppure sei così imbranato
che non ti vengono le parole per dire una cosa tanto semplice!-
La ragazza riprende a sorseggiare il suo aperitivo, poi appoggia il
bicchiere vuoto tra lei e il giovane.
-Entrambe le cose, ho quasi paura di quello che provo e sì,
sono anche imbranato!-
Se fosse stato un fumetto, probabilmente l'abile disegnatore avrebbe
raffigurato una lampadina proprio sulla testa di Aurora, gli occhi
sgranati e la bocca semiaperta.
-Di quello che provi? Ma tu non eri … ?-
-Dov'è la nostra fotografa? Ah, eccola qui! Signor Pastero,
venite, entrate, è il momento dei ringraziamenti ufficiali!
La reclamano a gran voce!- il sindaco interrompe quella mezza
confessione che, per la seconda volta in poche ore, rimane bloccata in
gola al forestiero.
Turbata, lei accenna un sorriso e, senza neppure rivolgere uno sguardo
dubbioso a Tommaso, si precipita in chiesa, seguita a ruota tutti dagli
altri due, il bicchiere con l'aperitivo ormai svuotato.
Quella sera, dopo la cena in casa di Liliana per festeggiare
l’apertura della festa e il successo della mostra, lei si
ritira in camera con un nuovo senso di malinconia e di incertezza che
le attanaglia lo stomaco.
Nonostante l’eccezionalità della giornata, i
complimenti, le strette di mano, la compagnia, ha come una
strana sensazione.
Per tutta la serata, ha cercato -almeno fisicamente- di stare il
più lontano possibile da Tommaso, anche se con la mente e
con lo sguardo cercava di rincorrerlo non appena si allontanava dal suo
campo visivo.
Il terrore di quelle frasi lasciate a metà,
l’angoscia del significato delle parole non completamente
dette, quasi la stordisce: non
voglio più uomini nella mia vita, non voglio avere altre
sofferenze, non voglio che mi facciano ancora del male.
Poi il pensiero vola a Teresa, a quella giovane donna che ha vissuto
nella casa rossa, anzi alla giovane padrona della casa rossa: tempo
prima, quando era tornata dalla città dove aveva portato
Macchia dal veterinario, ha giurato a se stessa che non avrebbe fatto
la sua stessa fine, che avrebbe lottato per imporre le sue idee.
E adesso, l’unica idea in testa è quella di
allontanarsi da Tommaso, l’estraneo piombato alla villa
quattro giorni prima, che ora sta improvvisamente
minando
la sua incolumità, la sua stessa vita.
No, avrebbe fatto di tutto perché non succedesse
un’altra volta, lo avrebbe cacciato se fosse stato
necessario, lo avrebbe aggredito, lo avrebbe preso a pugni, ma non gli
avrebbe permesso di farle del male.
Un lieve bussare alla porta la distoglie bruscamente dai suoi
tormentati pensieri: il panico l’assale, non sa cosa fare,
divora con lo sguardo la sedia e, subito, pensa di metterla di fronte
alla porta per impedirgli di entrare.
Si accorge presto dell’idea stupida che le è
balzata in mente: non servirebbe a niente, non ha neppure la chiave con
cui chiudersi dentro, anzi, per un assurdo scherzo del destino
è l’unica porta della casa a non averla.
-Aurora, posso entrare?-
-Un attimo, aspetta un attimo-
Guarda il comò, troppo grande e pesante, lo scrittoio rimane
la sua unica salvezza: mentre lo trascina, inciampa sul pavimento e
cade carponi.
Il cuore accelera i battiti, le mani sudano, gli occhi inorriditi
continuamente rivolti verso la porta.
-Tutto bene? Per favore aprimi- la voce di Tommaso risuona preoccupata
e insistente.
Arrendevole a quello che immagina accadrà di lì a
poco, la forestiera piega le ginocchia, poi affonda la testa tra le
ginocchia, cullandosi avanti e indietro.
Passano così otto, dieci secondi, ed ecco, di nuovo, la voce
dell’orco:
-Aurora, stai bene? Mi stai facendo preoccupare! Per favore, fammi
entrare!-
Lei, rassegnata e tremante, le mani che con forza sfregano le guance,
si alza, a passi strascicati, si avvicina alla porta, aprendola come se
pesasse tonnellate.
-Finalmente! Mi hai fatto spaventare! Cosa ti è successo
… ?-
Con le dita ormai libere dalla fasciatura, Tommaso cerca di sfiorare il
viso di lei che, bruscamente, si tira indietro:
-Non toccarmi!-
-Va bene, scusami- ribatte stupito -sono venuto solo perché
volevo concludere con te quel discorso infinito che, per un motivo o
per l’altro, non riusciamo mai a terminare. Hai un attimo di
tempo?-
-Ho sonno, magari domani sarà il momento adatto-
-Sei sicura? Non ci metterò molto, te lo prometto- insiste
speranzoso, ma viene subito zittito.
-No, te l’ho detto, sono stanca. Oggi è stata una
giornata molto impegnativa e ho la testa che mi scoppia-
-E’ solo che … -
-Ho detto di no, per favore!-
Il tono risulta in falsetto, irriverente e persino rabbioso.
-Come vuoi tu. Allora buonanotte-
-Buonanotte-
|