Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: rossella0806    19/10/2015    2 recensioni
Aurora è una ragazza con un passato molto doloroso alle spalle: dopo l'ennesima batosta ricevuta nella vita, decide di rifugiarsi in un paesino sperduto, un posto magico circondato da lago e montagne, per poter riflettere e ridare un senso alla propria vita.
Qui si ritroverà a fare i conti con se stessa e con la curiosità dei paesani, gente semplice che si rivelerà di grande aiuto per la sua rinascita spirituale.
Grazie a tutti loro, dal sindaco impicciona, a Liliana, la bottegaia del paese, a Linda, una ragazzina di dodici anni, a Macchia, un gattino trovatello e a Tommaso, aitante vigile del fuoco, Aurora imparerà a vivere e ad affrontare la sua solitudine.
E, alla fine, non solo verrà riscattata dalla sua passione per la fotografia ma, grazie anche ad un incontro inaspettato, si scoprirà più forte e amata di quanto avrebbe mai immaginato.
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CHE LE DANZE ABBIANO INIZIO!

GIOVEDI' 27 LUGLIO


Oggi è il giorno dei Sette Sapienti: il sole si riversa generoso sulle imposte della casa rossa, creando un geometrico gioco di luce sulle pareti in ombra dell’abitazione.
Anche quest’anno la leggenda millenaria non ha deluso gli abitanti del paese: i giovani pastori di Efeso hanno raddrizzato l’estate
ancora una volta, il tempo promette bene e, nonostante le incertezze protratte fino all'ultimo, tutto è pronto per dare inizio ai festeggiamenti.
Appena svegli, ci si affaccia alle finestre o ai balconi per scrutare l'orizzonte, i nasi all'insù e lo sguardo lontano: nessuna frana sembra incombere sulla quiete faticosamente ritrovata, le montagne sono lì solo ad ammirare e proteggere quel paesaggio secolare, non per danneggiarlo.
Come da tradizione, i negozi del borgo rimangono chiusi, tanto più che la zona rossa è ancora da smantellare, titubanti sul pericolo finalmente scampato.
Pochi minuti prima delle cinque, l’ora in cui si è deciso avverrà l’inaugurazione della mostra fotografica e l’inizio ufficiale dei festeggiamenti, Aurora e Tommaso escono dalla villa e si avviano verso la chiesetta di sant’Abbondio, le fronde degli alberi mosse da una leggera brezza, l'impazienza nei piedi e un sorriso di soddisfazione sul volto.


Nell'edificio sconsacrato, la tensione è più che palpabile: i teli di cotone che ricoprono l'evento della stagione, ovvero il percorso fotografico realizzato dalla forestiera, fanno capolino in bella vista proprio di fronte all'altare, propagandosi ai primi metri delle navate laterali; i mormorii curiosi e speranzosi riempiono il luogo, mentre le alte e spoglie pareti rimandano l'eco dei discorsi eccitati.
Dietro al leggio, emozionatissima e sorridente, si erge il sindaco, impeccabile in un vestito color turchese, i capelli castano chiaro avvolti in uno chignon spalmato di lacca, gli occhi nocciola che si agitano alla ricerca degli ospiti più illustri, le mani che continuano a muoversi, stropicciandole sui fianchi o nascondendole dietro la schiena.
Al posto delle panche ormai smantellate da diversi decenni, hanno trovato posto numerose sedie di legno, lo schienale alto che fa sembrare gli ospiti seduti su degli scranni medioevali.
Le porte della chiesetta rimangono spalancate, così da permettere l'afflusso di quante più persone possibili, sebbene molti degli avventori dovranno accontentarsi di aspettare sul sagrato.
Il caldo è discretamente soffocante, mitigato da una mezza dozzina di ventilatori strategicamente distribuiti agli angoli dell'edificio, in prossimità delle colonne dall'intonaco rosa marmoreo scrostato, il cui stato stato di abbandono è messo in risalto dall'abbondante fiotto di luce che penetra attraverso i tre ampi rosoni, raffiguranti sant'Abbondio, Gesù e la Madonna attorniati da angeli e putti che suonano le trombe.
Un'ultima occhiata verso la platea ormai al completo e un respiro lungo, silenziosamente impercettibile, che le infonda coraggio: il sindaco accende il microfono e dà inizio al suo discorso, scritto più con la pancia che con la testa.

<< Buon pomeriggio a tutti voi, cari concittadini e graditi ospiti, è con grande felicità che vi porgo i miei saluti, quelli dell’amministrazione comunale e soprattutto quelli della nostra Proloco ( gridolini entusiastici e numerosi applausi) che, ancora una volta, si è impegnata con lo stesso profondo entusiasmo e devozione che riserva per ogni altra manifestazione che organizza!
Come sapete, temevamo che avremmo dovuto rimandare l’inizio della festa (unanimi sibili di dissenso), un evento largamente sentito nella nostra comunità, nonostante sia arrivata alla sua novantatreesima edizione! ( qualche battito di mani e mormorii accondiscendenti)
Per fortuna, questo increscioso episodio non si è verificato grazie agli uomini dei Vigili del fuoco, in particolar modo nella persona del Comandante Luotti (scroscio di applausi) che è qui presente e si è adoperato senza sosta perché ciò non avvenisse; un grazie particolare va anche alla sezione provinciale della Protezione Civile (altro scroscio di applausi), instancabile nel suo lavoro di aiuto al prossimo.
Bene, dopo i ringraziamenti di rito e, permettetemi di dirvi più che meritati, vorrei spiegarvi il motivo per il quale siamo qui oggi: sono ormai da due anni che tramite la generosità di diversi mecenati, la casa rossa è ritornata a vivere e -anche se per brevi periodi- ad essere abitata da persone speciali, oserei dire uniche, come lo è la signorina Aurora ( l'intera platea si volta verso la forestiera, addossata ad un angolino, per evitare il più possibile gli sguardi indiscreti e gli additamenti del caso; dopo un iniziale imbarazzo da parte della ragazza che alza la mano ad accennare un saluto, il pubblico elargisce numerosi battiti di mani e altrettanti saluti a distanza da parte delle "ragazze" del Comitato, Lina inclusa), che ha voluto offrire il suo talento artistico per migliorare la nostra festa.
Gli scatti e i disegni che
qui potrete ammirare, sono infatti frutto del suo lavoro!
Concluderei ringraziandovi ancora una volta per essere venuti così numerosi e, soprattutto, vi chiederei un ulteriore applauso per la nostra fotografa e per i protagonisti degli scatti, i pilastri del paese, i contadini ( e giù applausi di giubilo) che sono felice e orgogliosa di vedere tra di noi!
Grazie e buona festa a tutti!>>

La mostra fotografica risulta un successo fin dal primo giorno: la chiesetta di sant’Abbondio richiama non solo l’intero paese, ma anche i molti turisti arrivati da fuori e gli abitanti dei borghi limitrofi.
Aurora, un semplice tubino di seta color carne che ha abbinato a un maglioncino crema, rimane in disparte il più possibile, sebbene sia letteralmente trascinata in mezzo alla bolgia di ammiratori, che le vogliono ad ogni costo cavare di bocca qualche commento sulla preparazione e l'esito dell'evento.
La ragazza è piacevolmente stupita da tutta quella folla accorsa per visitare il suo lavoro, quello che lei ha prodotto in così poco tempo, ma con tanto entusiasmo e voglia di fare, e si lascia andare senza riserve ad assecondare le richieste di una grezza intervista per il giornale locale.
Come annunciato dal sindaco, sono venuti persino i contadini dei suoi ritratti, sorridenti e nei loro abiti migliori: anche il Giovanni, alla vista di quegli scatti e di quei disegni, si lascia andare ad un sorriso, e saluta con un cenno della mano la forestiera.
-Non avevo dubbi che sarebbe stato un successo!- si complimenta la prima cittadina, liberatasi dall'ammasso di persone in cui era rimasta intrappolata.
-Grazie, ma il merito è anche dei modelli: senza di loro, questa mostra non esisterebbe!- le risponde orgogliosa, ma non fa in tempo a concludere la frase, che la donna si allontana ancora una volta per andare a salutare i sindaci dei due paesi vicini.
Linda, ormai guarita dalla febbre, si avvicina alla forestiera e, alzandosi sulle punte, la abbraccia:
-E’ davvero tutto bellissim, Aurora, sei stata veramente bravissima!-
Anche Liliana la saluta calorosamente, complimentandosi per l'ennesima volta e lasciandosi scappare qualche lacrimuccia di affettuosa partecipazione al meritato successo; e poi, quando finalmente la giovane spera di avere qualche secondo per tirare il fiato e ammirare il suo stesso lavoro, ecco che arriva Tommaso, sportivo ed elegante al contempo con una polo blu notte e il colletto bianco, i pantaloni color terra di Siena.
Ha concluso di fare il giro della chiesa, le mani in tasca - ora non più fasciate, grazie al nullaosta del dottor Berti che, la mattina stessa, lo ha visitato e gli ha permesso di togliersi le bende, data la miracolosa e veloce guarigione delle escoriazioni- ritorna da lei, un grande sorriso stampato in volto:
-Hai visto? Sono qui tutti per te e per il tuo talento. Sei riuscita a fare un lavoro splendido, devi essere orgogliosa di te, proprio come lo siamo noi!-
-Sì, lo sono! E' da tanto che non provavo questa sensazione di pienezza e di entusiasmo, sono così felice che quasi non ci credo! A proposito, vuol dire che ti piacciono davvero molto se li stai rivedendo per la seconda volta!-
-E chi ti dice che stavo guardando le tue foto? Erano gli affreschi ad interessarmi, non loro!- ribatte con tono serio il ragazzo, subito dopo pronto ad aggiungere: -Ovviamente scherzo, anche se devo ammettere che da amante dell’arte quale sono, anche quelli sono magnifici ... -
-Hai ragione- gli concede Aurora, assumendo un' espressione fintamente arrabbiata -e, visto che su una cosa siamo d’accordo, per questa volta ti perdono!-
Tommaso sorride, poi, la voce profonda, le domanda:
-Ti posso offrire qualcosa da bere?-
La prima cittadina, infatti, ha fatto allestire un piccolo rinfresco in un angolo della chiesa: ci sono tramezzini, focaccine, pizzette e bibite varie.
-Sì, grazie, mi è venuta una certa sete!-
I due si avvicinano al banchetto, poi il giovane le rovescia in un bicchiere di carta il contenuto di una bottiglietta in vetro.
-Allora, continui a trovarti bene alla casa rossa, dopo che siamo rimasti solo noi due?- esordisce la forestiera dopo un paio di sorsi dell’analcolico alla pesca.
-Beh, è passato meno di un giorno dalla fine della convivenza con la mia spasimante, la donna dei miei sogni, e non puoi certo chiedermi di dimenticarla così, su due piedi ... -
-Non dirmi che stai parlando della signora Lina?!-
-E di chi, se non lei?!-
I due scoppiano in una sincera risata, divertiti e sollevati per l'allontanamento della morbosa vecchietta dalla villa, in lacrime e con un fazzoletto bianco ricamato in mano, pronto a sventolarlo in direzione di Tommaso, un passo sì e l'altro pure, mentre Roberta cercava di trascinarla via.
-A parte gli scherzi, perché non dovrei trovarmi bene? Se dimentichiamo il modo in cui mi hai trattato al mio arrivo, direi che non posso assolutamente lamentarmi!-
-E’ vero- conferma la ragazza, abbassando lo sguardo e sentendosi colpevole -quella mattina sono stata imperdonabile e terribilmente maleducata. Scusami ancora, davvero ... -
-Ormai è acqua passata. Senti, ti va di uscire un momento?-
-D’accordo, almeno posso riposarmi per un po’ dall’assedio dei fan!-
Qualche ritardatario si affretta a raggiungere la chiesetta, un cenno di saluto rivolto in direzione di Aurora e di Tommaso.
Per il grande evento, è stata messa una panca appoggiata al muro, così i due forestieri ne approfittano per sedersi, i bicchieri di carta rossi in mano:
-Ti ricordi che ieri mattina e prima che c’interrompesse la signora Lina … -
-La tua spasimante- lo stuzzica lei, mentre si passa l’indice destro sotto l’occhio e poi si sistema i capelli già perfettamente in ordine, in un tic nervoso.
-Forse lei vuole esserlo, ma per fortuna non è così … comunque, quella mattina stavamo parlando in soggiorno e io ti stavo chiedendo una sorta di consiglio, te lo ricordi?-
-Sì, certo: volevi raccontarmi qualcosa, ma non sapevi da dove incominciare. Se non sbaglio, c’entrava la saggezza ... -
-Beh, non esagerare- un lieve sorriso affiora sul volto del ragazzo, mentre, con la mano destra su cui sono ancora visibili gli esiti delle escoriazioni, fa ruotare il bicchiere ancora mezzo pieno.
–Era solo una metafora per farti capire che da quando sono arrivato ci sono molte cose che adesso mi sembrano più limpide, più chiare ... un po’ come l’acqua-
-L’acqua a volte non è affatto limpida, purtroppo- precisa lei con un sorriso dal sapore sarcastico.
-Hai ragione, infatti per me non lo è stata per molto tempo. Ma adesso, in questo luogo e in questo momento, grazie a te, ho capito che non ci si può nascondere dietro le apparenze, dietro una maschera, solo perché si ha paura. Aurora, mi devi promettere che non mi giudicherai per quello che sto per dirti … -
Tommaso cerca di creare un contatto, toccando la mano sinistra della forestiera.
-Così mi stai spaventando, che cos’è che ti turba a tal punto da non riuscire a spiegarti? Ci stai girando intorno da troppo tempo: insomma, o è una cosa talmente grave da non sapere come uscirne, oppure sei così imbranato che non ti vengono le parole per dire una cosa tanto semplice!-
La ragazza riprende a sorseggiare il suo aperitivo, poi appoggia il bicchiere vuoto tra lei e il giovane.
-Entrambe le cose, ho quasi paura di quello che provo e sì, sono anche imbranato!-
Se fosse stato un fumetto, probabilmente l'abile disegnatore avrebbe raffigurato una lampadina proprio sulla testa di Aurora, gli occhi sgranati e la bocca semiaperta.
-Di quello che provi? Ma tu non eri … ?-
-Dov'è la nostra fotografa? Ah, eccola qui! Signor Pastero, venite, entrate, è il momento dei ringraziamenti ufficiali! La reclamano a gran voce!- il sindaco interrompe quella mezza confessione che, per la seconda volta in poche ore, rimane bloccata in gola al forestiero.
Turbata, lei accenna un sorriso e, senza neppure rivolgere uno sguardo dubbioso a Tommaso, si precipita in chiesa, seguita a ruota tutti dagli altri due, il bicchiere con l'aperitivo ormai svuotato.

 
Quella sera, dopo la cena in casa di Liliana per festeggiare l’apertura della festa e il successo della mostra, lei si ritira in camera con un nuovo senso di malinconia e di incertezza che le attanaglia lo stomaco.
Nonostante l’eccezionalità della giornata, i complimenti, le strette di mano, la compagnia, ha come una strana sensazione.
Per tutta la serata, ha cercato -almeno fisicamente- di stare il più lontano possibile da Tommaso, anche se con la mente e con lo sguardo cercava di rincorrerlo non appena si allontanava dal suo campo visivo.
Il terrore di quelle frasi lasciate a metà, l’angoscia del significato delle parole non completamente dette, quasi la stordisce: non voglio più uomini nella mia vita, non voglio avere altre sofferenze, non voglio che mi facciano ancora del male.
Poi il pensiero vola a Teresa, a quella giovane donna che ha vissuto nella casa rossa, anzi alla giovane padrona della casa rossa: tempo prima, quando era tornata dalla città dove aveva portato Macchia dal veterinario, ha giurato a se stessa che non avrebbe fatto la sua stessa fine, che avrebbe lottato per imporre le sue idee.
E adesso, l’unica idea in testa è quella di allontanarsi da Tommaso, l’estraneo piombato alla villa quattro giorni prima, che ora sta 
improvvisamente minando la sua incolumità, la sua stessa vita.
No, avrebbe fatto di tutto perché non succedesse un’altra volta, lo avrebbe cacciato se fosse stato necessario, lo avrebbe aggredito, lo avrebbe preso a pugni, ma non gli avrebbe permesso di farle del male.
Un lieve bussare alla porta la distoglie bruscamente dai suoi tormentati pensieri: il panico l’assale, non sa cosa fare, divora con lo sguardo la sedia e, subito, pensa di metterla di fronte alla porta per impedirgli di entrare.
Si accorge presto dell’idea stupida che le è balzata in mente: non servirebbe a niente, non ha neppure la chiave con cui chiudersi dentro, anzi, per un assurdo scherzo del destino è l’unica porta della casa a non averla.
-Aurora, posso entrare?-
-Un attimo, aspetta un attimo-
Guarda il comò, troppo grande e pesante, lo scrittoio rimane la sua unica salvezza: mentre lo trascina, inciampa sul pavimento e cade carponi.
Il cuore accelera i battiti, le mani sudano, gli occhi inorriditi continuamente rivolti verso la porta.
-Tutto bene? Per favore aprimi- la voce di Tommaso risuona preoccupata e insistente.
Arrendevole a quello che immagina accadrà di lì a poco, la forestiera piega le ginocchia, poi affonda la testa tra le ginocchia, cullandosi avanti e indietro.
Passano così otto, dieci secondi, ed ecco, di nuovo, la voce dell’orco:
-Aurora, stai bene? Mi stai facendo preoccupare! Per favore, fammi entrare!-
Lei, rassegnata e tremante, le mani che con forza sfregano le guance, si alza, a passi strascicati, si avvicina alla porta, aprendola come se pesasse tonnellate.
-Finalmente! Mi hai fatto spaventare! Cosa ti è successo … ?-
Con le dita ormai libere dalla fasciatura, Tommaso cerca di sfiorare il viso di lei che, bruscamente, si tira indietro:
-Non toccarmi!-
-Va bene, scusami- ribatte stupito -sono venuto solo perché volevo concludere con te quel discorso infinito che, per un motivo o per l’altro, non riusciamo mai a terminare. Hai un attimo di tempo?-
-Ho sonno, magari domani sarà il momento adatto-
-Sei sicura? Non ci metterò molto, te lo prometto- insiste speranzoso, ma viene subito zittito.
-No, te l’ho detto, sono stanca. Oggi è stata una giornata molto impegnativa e ho la testa che mi scoppia-
-E’ solo che … -
-Ho detto di no, per favore!-
Il tono risulta in falsetto, irriverente e persino rabbioso.
-Come vuoi tu. Allora buonanotte-
-Buonanotte-

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: rossella0806