Sex, Drug, Rock 'N' Roll. A groupie's story.

di 48crash
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9 novembre 1974, 21:00

Corro come la stronza che mi sento di essere e mi ritrovo di fianco al palco. Non è grande, ma è tutto quello che ho. È tutto quello che abbiamo. E tutto quello che siamo. Io sono un'idiota mezza svestita, sudata e sgangherata, stanca e non del tutto fatta, che vuole divertirsi. Non so perché mi sia lasciata trascinare così tanto da questa storia, sono diventata come quelle casalinghe frigide che si lasciano andare tirando giù una scatola di Xanax con il vino bianco prima di mezzogiorno.

Ma adesso me ne frego. E quando Steven attacca a cantare canto con lui.

 

Il primo ad accorgersi della mia presenza è Joe. È proprio dal mio lato del palco, verso destra se guardato da davanti, il lato dove sta di solito. Non so se ho fatto apposta o meno a mettermi da questo lato, ma ora è come se fosse stato tutto programmato per essere così. Perfetto.

Joe si volta un attimo per dire ad un roadie di spostargli un cavo affinché non inciampi e mi vede. Per un attimo è sorpreso e ritarda di qualche secondo il riff, ma poi sorride, e si rimette a suonare. Scuote la testa. È felice.

Subito dopo, anche Tom guarda nella mia direzione chiedendosi perché Joe stesse sorridendo al nulla, e sorride a sua volta. Mi fa il saluto della marina. Tra il pubblico si staranno chiedendo (quelli che non sono del tutto andati o troppo presi dalla musica) cosa diavolo ci sia di così bello qua dietro, ed è una domanda che mi farei anche io.

 

Canto tutta la sera. Dream On, Mama Kin, Same Old Song and Dance, Train Kept A-Rollin'... La musica scorre così rapida che nemmeno me ne rendo conto, e d'un tratto il concerto è finito e i ragazzi vengono dietro le quinte. Da sotto il palco un boato avviluppa tutto quello che abbiamo intorno, impedendoci di sentire l'uno cosa dice l'altro. Il pubblico è sovraeccitato, chiede di più, chiede tutto il repertorio.

Tom si avvicina e mi bacia sulle labbra. << Sono contento che tu sia venuta qui, Gabriella >>mi dice con un sorriso, piegato su di me.

<< Ehi, Hamilton, piantala di fare il cascamorto! >>urla qualcuno.

Scoppiamo entrambi a ridere, poi io alzo gli occhi e li fisso nei suoi. << Mi sono rotta di stare nei camerini. Sono qui per supportarvi, il resto può fottersi >>.

<< Così parlano le groupies degli Aerosmith! >>grida Steven, dandomi una pacca mentre passa. Si asciuga il sudore e beve la birra che gli stanno porgendo. << Dai, andiamo fuori e diamo a questi pazzi quello che vogliono >>aggiunge poi accennando con la testa in direzione del palco.

 

Quando il concerto termina definitivamente corro per farmi trovare giù, nel camerino di Steven. Se non ci sarà nessun'altra ad aspettarlo potrei avere una buona sveltina, o continuare la serata con lui. Se anche ci fosse qualche altra ragazza, potremmo condividercelo, non mi importa. Voglio festeggiare alla grande.

Steven entra poco dopo, ancora accaldato e a petto nudo. Mi getto su di lui e lo bacio.

Lui ride. << Jay, sei tornata, eh... >>

Gli slaccio i pantaloni e mi volto di schiena, calando i pantaloni. Quello che succede dopo è fin troppo scontato, e al contempo sempre sorprendente. Porto un braccio dietro la testa mentre vengo aggrappata ad un tavolino, gli afferro i capelli e tiro, incapace di controllarmi. Steven è davvero un grande. Ma non nel senso che intendono le folle. Non solo.









Author's corner:
Sinceramente. Ve lo dico sinceramente. Ho notato, in questi mesi, che alcune persone hanno continuato a recensire questa fanfiction, ma non posso garantire a nessuna di loro, pur ringraziandole nella maniera più profonda possibile, la continuazione di questa storia. Sono ispirata a fasi alterne, raramente, riguardo a questa storia, e, sebbene avessi già un finale in mente quando ho iniziato a scriverla, anni fa, non ho la forza di volontà né l'ispirazione, né vedo più molto senso nello scrivere ciò che starebbe tra questo punto e un punto di fine. Perciò, per il momento, io la considererei finita qui. Un finale aperto, infinite possibilità.
Non nego di avere in germe l'idea di scrivere, in futuro, una storia originale sulle groupies, figure che mi affascinano da sempre. E vorrei scrivere una storia originale perché, ora come ora, non mi sento più una da fanfiction. Originariamente le scrivevo in parallelo con altre cose, più "serie", diciamo, con un futuro che è quello che vorrei avere, come "palestra" di scrittura per migliorare me stessa; ma ora non è più così. Non me la sento più di scrivere fanfiction perché non sono più una da fanfiction, e vorrei scrivere solo cose che siano
mie e basta, senza contare che non sono più la ragazza che ha iniziato questa storia.
Quindi, per il momento, io la concludo qui. Chi lo sa, magari in futuro me la sentirò, con le dovute modifiche, di continuare questa storia e portarla al finale che avevo progettato per lei anni fa. Ma per ora questo (aperto, inconcludente e decisamente inaspettato da parte mia) è il finale che lascio.
Ringrazio ancora tutti per aver letto, recensito, e amato la mia storia. Mi scuso ancora per le precisazioni più lunghe dei capitoli stessi, e per non aver soddisfatto le vostre aspettative. In ogni caso, se vorrete farmi avere vostre impressioni a riguardo, sarò ben lieta di riceverle.
Grazie ancora.
Spero di ritrovarvi nei commenti agli altri miei scritti.

Lucy





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