FRATELLI? MA NON SCHERZIAMO!
CAP 1
CIAO CIAO SHORTI!
Era da una settimana che Ed aveva i
nervi a fior di pelle.
Solo un mese prima, sua madre aveva
detto a lui e ad Al che
si frequentava, da un po’ di tempo, con un uomo.
Un certo Eric…
Berrick…Derrick
o come minchia si chiamava.
Inutile dire, che lo shock aveva
preso possesso delle loro
menti per circa una decina di minuti buoni.
Il primo a riprendersi era stato Al.
Appena si era ripreso dalla
sorpresa, si era alzato dalla sedia dove era seduto, ed era corso ad
abbracciare calorosamente la madre, congratulandosi con lei.
Da quando loro padre era morto,
Trishia si era sempre
dedicata completamente alla loro felicità, facendo sempre in
modo che non
mancasse mai nulla nelle loro vite.
Quindi Al era più che
felice che la madre avesse deciso di
aprire il suo cuore ad un’altra persona, dopo tanto tempo e
di dedicarsi,
finalmente, anche alla sua, di felicità.
Inutile dire, che Edward non prese la
cosa altrettanto bene.
“E da quanto
tempo…conosci… questo Berresh?”
domandò tra i denti.
“Si chiama Derek,
tesoro” Lo corresse cauta la madre “Lo
frequento da tre mesi”
“E hai dovuto aspettare tre
dannatissimi mesi prima di
parlarcene?!” sbottò il biondo scoccandole uno
sguardo rancoroso.
La donna abbassò lo
sguardo, come una bambina che viene
sgridata dai genitori.
“Ed!” lo riprese
Al, scoccandogli uno sguardo di rimprovero.
Il maggiore lo guardò con
aria tradita, per poi alzarsi e
uscire dalla stanza, sbattendosi la porta alle spalle.
Il seguito era stato più
che scontato: ramanzina da parte di
Al, sguardi da cucciolo ferito da parte della madre per il resto della
serata,
e la sua più che prevedibile resa.
E va bene. Avrebbe accettato la cosa
con questo Derrish.
Per ora.
*
*
*
*
*
“Sono un
coglione” mugolò Edward mentre si sistemava i
capelli biondi nella solita treccia.
Era giunto il momento fatidico!
Avrebbe dovuto conoscere Derd…Ber…DERRECK
o qualunque fosse il suo nome.
Lui, e suo figlio.
Eh, si. Perché
l’accalappiatore di madri ingenue e indifese
aveva anche della prole.
Sicuramente infima come il padre. E
con un nome altrettanto
detestabile.
Perché
aveva
accettato? Perché?!
“Sono un
coglione” si ripeté per l’ennesima volta.
Ed ora eccolo li, dopo
l’annuncio detto allegramente dalla
madre una settimana prima, che annunciava loro il fatidico incontro,
davanti
allo specchio a sistemarsi per l’allegra uscita, dandosi ogni
tre secondi del
pirla.
Quella si
che sarebbe
stata una bella giornata.
*
* *
* *
“Edward” disse la
madre con tono amorevole, quando lo vide
arrivare “Come sei carino” esalò
guardandolo con occhi luccicosi.
Il biondo alzò gli occhi
al cielo e non rispose. Sua madre
era assurda; lo avrebbe visto carino anche
vestito da drag queen, con tanto di frustino alla mano.
Non indossava nulla di speciale al
momento; una semplice
maglietta nera con sopra una felpa bianca, dei jeans chiari strappati
al
ginocchio e delle scarpe da ginnastica scure.
“Dov’è
Al?” chiese stancamente.
Prima
sarebbero andati
e prima sarebbero tornati.
“Eccomi,
fratellone” ansimò Alfonse scendendo le scale
trafelato.
Lui si, che
non vedeva
l’ora di conoscere quel Durke.
“Siamo
pronti?”
chiese la madre allegra “Allora andiamo”
Si diressero verso la porta
d’ingresso, quando la madre si
fermò, come folgorata da qualcosa.
“Prima di andare, devo
dirvi una cosa” disse agitata
“Ricordate quando vi ho detto che Derek aveva un
figlio?”
Giusto! Il
‘tipo’ si
chiamava Derek. Da ricordare quando entrerai a contatto con lui.
Dopo questo appunto mentale Ed
annuì insieme al fratello.
“Non è una cosa
molto rilevante da dire” fece Trisha un po’
esitante “Ma penso che sia giusto che lo sappiate.
Così, a titolo informativo”
Altre
novità in
arrivo? Che aveva ora, la prole dell’accalappiamadri? Era
dotato di due teste?
Mangiava cadaveri?
“Derek e suo figlio non
sono imparentati per via sanguigna.
Derek lo ha adottato”
Ah. Tutto
lì? Niente
strani gusti alimentari? Meglio di nulla…
“Oh” fece Alfonse
dispiaciuto.
“Già”
Annuì la madre “Derek lo ha adottato quando era
piccolo, da un orfanotrofio” lo sguardo della donna si fece
sognante “Non ha un
cuore d’oro il mio Derek”
“Oh, si” fece Ed
con voce atona “Un vero tesoro”
*
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*
*
*
“E’ questo il
posto?” chiese esitante Al guardandosi
intorno.
Erano appena arrivati in un piccolo
ma grazioso ristorante
per famiglie, dove diverse coppiette o gruppi di amici pranzavano
allegramente
su dei tavolini messi all’aperto, approfittando della bella
giornata estiva.
“Si” disse la
donna guardandosi intorno “Derek dovrebbe
essere qui intorno. Oh, eccolo!” esclamò
illuminandosi “Derek! Derek!”
I due fratelli seguirono lo sguardo
della madre e intravidero,
seduto in uno dei tavolini esterni, un bell’uomo sui
trent’anni che, al
richiamo della donna alzò lo sguardo e, sorridendo
amichevolmente, si alzò
raggiungendoli.
“Siete arrivati alla
fine” disse con voce calda, guardandoli
contento.
“Scusa il
ritardo” disse Trisha guardandolo raggiante
“Abbiamo incontrato un po’ di traffico”
“Nessun problema”
fece quello per poi chinarsi e baciare
amorevolmente sulla labbra la donna, scatenando così un
leggero rossore sulle
guance di Al e un rumoroso digrignare di denti di Ed.
“E questi dono i tuoi
figli, allora” fece rivolgendo
l’attenzione ai due fratelli “Finalmente vi
conosco” esclamò porgendo la mano
ad Al.
“Piacere di conoscervi,
signore” disse Al un po’ imbarazzato.
L’uomo rise divertito
“Chiamami Derek”
Al sorrise di rimando. Evidentemente
quell’uomo gli piaceva.
Lo sguardo del moro poi
andò su Ed e porse anche a lui la
mano sorridendo.
“’cere”
mugugnò Ed per poi togliere subito la mano da quella
di quel tale.
Vabbè.
Comunque era
molto meno peggio di quello che si era immaginato. Magari una chance
gliela
poteva anche concedere…
L’uomo però lo
continuò a guardare, perplesso.
“Accidenti” disse
scherzoso a Trisha “Quando mi hai parlato
dei tuoi figli devo aver capito male l’età del
più piccolo. Avevo capito che il
più grande aveva diciotto anni e il più piccolo
solo uno in meno di lui” poi si
rivolse ad Ed, non notando gli sguardi terrorizzati della donna e di Al
“Tu
quanti anni hai, ometto? A che anno sei delle elementari?”
chiese con un
sorriso smagliante.
Quei denti stavano per saltare uno
per uno.
“Ciao BERRISH”
disse Edward con un sorriso che avrebbe fatto impallidire Shining
“Io sono
Edward”
E da questo
momento
considerami il tuo peggior incubo.
“Ho diciotto anni e
stò per iniziare il mio primo anno
all’università” concluse facendo
scivolare via come sapone liquido il sorriso
dal volto dell’uomo.
Il silenzio regnò sovrano
per dieci interminabili secondi.
“Oh” disse molto
intelligentemente l’uomo.
“Perché non
andiamo a sederci?” disse Trisha con un tono
leggermente isterico, nonostante stesse sorridendo.
“Si” le venne
subito in soccorso Al, lanciando occhiate
allarmate al fratello che se ne stava ancora a fissare l’uomo
con lo stesso
sorriso inquietante e un sinistro luccichio negli occhi dorati
“Lì c’è un
tavolo libero, andiamo” disse prendendo il fratello
sottobraccio il fratello e
trascinandolo via.
Un omicidio in mezzo a tutti quei
testimoni sarebbe stato
rischioso.
“Non ucciderlo
Edward” gli disse a mezza voce con tono
supplichevole il fratello “Non lo ha detto con intenzioni
malvagie”
Edward però non lo
ascoltava, troppo preso dai suoi piani di
morte e torture a discapito dell’uomo.
Una volta seduti, Trisha si
guardò intorno interrogativa
“Derek, dov’è tuo figlio?”
L’uomo alzò gli
occhi al cielo “Stà arrivando. Anche lui ha
trovato traffico, a quanto pare. Non è potuto venire con me,
oggi, perché la
sera prima è stato fuori con gli amici”
“Quanti anni ha vostro
figlio, Derek?” domandò Al.
“Ne ha
diciannove” disse l’uomo.
“Oh” fece Ed
guardandolo fisso “Allora ha solo
un anno in più rispetto a me”
“Si” fece
l’uomo deglutendo.
“Che cosa
adorabile” fece la donna guardando i figli
“Vero?”
Ed non fece in tempo a dire quanto adorabile trovasse la cosa, che un rombo
assordante di moto coprì
le sue parole.
Un ragazzo aveva parcheggiato la
propria moto nera fiammante
davanti al locale ed era sceso con movimenti fluidi, togliendosi poi il
casco,
e lasciando libera una lunga chioma verde cupo, legata da una coda
bassa.
“Oh, ecco mio
figlio” fece Derek alzandosi da tavola e
raggiungendo il ragazzo.
Lo condusse al tavolo dove la
famiglia Elric era seduta e
disse “Vi presento mio figlio”
La donna era visibilmente incantata
dall’aspetto del giovane
e si presentò allegramente, subito seguita da Al.
Ed dal canto suo, osservava il
giovane con occhi leggermente
sgranati.
Dire che quel ragazzo era bello
sarebbe stato dire poco.
Aveva un fisico slanciato e
longilineo, la pelle perfetta e
chiarissima e quei capelli, anche se di un colore decisamente insolito,
sembravano setosi e morbidi.
“Piacere” fece il
nuovo venuto ad Ed porgendogli la mano “Il
mio nome è Envy”
Il biondo si sentì quasi
trafitto da quegli occhi viola che
lo scrutavano con uno strano sguardo.
“Piacere”
mormorò, sentendosi stranamente intontito “Il mio
nome è Edward”
Bhè
lui non sembrava
malaccio. Magari non aveva nulla di che spartire con il
padre…
“Ma davvero hai solo un
anno meno di me?” gli chiese Envy
guardandolo “Sembri molto più piccolo”
Buoni
propositi
azzerati.
“CHI SAREBBE IL NANO
COSI’ MINUSCOLO DA RISCHIARE DI ESSERE
SPIACCICATO DA UNA FORMICA?!”
Tutti gli occupanti del ristornate si
voltarono nella loro
direzione, perplessi.
Trisha e Al sospirano. Bhè
dire che non si erano aspettati
una reazione del genere sarebbe stata una bugia.
Dopo un primo momento di smarrimento,
il ragazzo più grande
scoppiò a ridere, scatenando delle furiose palpitazioni
nella vena sulla fronte
del biondo.
Bastardi!
Lui e il padre!
Li ucciderò! E questo imbecille di Envy può dire
addio alla sua bella chioma!
Appena si addormenterà andrò a casa sua la notte
e lo raperò nel sonno! Sarà a costretto
a portare una parrucca! MUAHAHAHAHAHAHAHAHA!!!!!
“Mi dispiace, non volevo
farti arrabbiare” disse quello,
guardandolo sempre con quella strana luce negli occhi.
Troppo
tardi, bello. È
meglio se ti vai a prenotare una parrucca, altrimenti quando ti
servirà ne
sarai sprovvisto.
“Tzè!”
si limitò a sbottare Ed, sedendosi nuovamente.
*
* *
*
Alla fine del pranzo, le due famiglie
si separarono, con
grande soddisfazione e sollievo da parte di Ed.
Il biondo distolse lo sguardo quando
la madre e l’essere si
scambiarono il bacio
dell’arrivederci.
Che schifo…
“Ci vediamo Envy”
disse Alfonse con tono di voce neutro,
seppur sorridendo.
Anche se Al non lo avrebbe mai detto,
quel ragazzo aveva
qualcosa che non gli piaceva. In più, aveva notato che,
durante tutto il pranzo,
aveva lanciato delle strane occhiate furtive al suo nii-san.
Ed era ancora di spalle, quando il
ragazzo più grande gli
venne alle spalle e si avvicinò al suo orecchio.
“Ciao, ciao
Shorty” gli sussurrò per poi andarsene a passo
svelto verso la sua moto.
Il biondo si voltò di
scatto, furibondo.
Quel…quel…QUEL
BASTARDO!!!
“Papà io devo
vedere un amico. Torno un po’ tardi stasera”
disse prima di mettersi il casco e sgommare via.
L’uomo si limitò
ad alzare gli occhi al cielo e a mormorare
con tono fintamente esasperato “I giovani!” facendo
ridere Trisha.
*
* * *
Envy si fermò davanti ad
una bella palazzina e suonò al
citofono, tenendo il casco sotto braccio.
“Sono io” disse
con voce suadente quando una voce femminile
rispose.
Salì tranquillamente le
scale del condominio e arrivò ad una
porta lasciata appositamente aperta.
Ghignò mentre entrava e
posava il casco sulla prima poltrona
libera.
“Allora, finito di recitare
la parte del bravo ragazzo per
far contento il paparino?” disse una voce divertita.
Envy alzò lo sguardo,
ghignando, e posandolo sulla figura
formosa della ragazza davanti a lui.
“Si” disse per
poi prenderla per la vita e baciandola
passionalmente.
La ragazza in questione si chiamava
Amy o qualcosa del
genere. Non riteneva molto importante ricordare i nomi di quelle che si
faceva
occasionalmente. Questa al massimo gli sarebbe durata un altro paio di
giorni e
poi se ne sarebbe liberato.
“Allora?”
ansimò quella mentre il ragazzo le mordeva il
collo “Interessanti i nuovi fratellini?”
Envy si limitò a sorridere
ferinamente per poi riprendere a
baciarla. Quanto parlava quella tipa. Pensandoci bene,
l’avrebbe scaricata
domani. Due giorni erano troppi.
Tuttavia non potè fare a
meno di pensare, mentre la ragazza
gli sbottonava i pantaloni, che in effetti uno dei fratellini
lo aveva decisamente colpito.
Avvertì un brivido di
eccitazione attraversargli la spina
dorsale, non per le attenzioni che la ragazza gli stava rivolgendo, ma
al
ricordo dell’incredibile impatto che quel paio di occhi
dorati gli avevano
causato la prima volta che avevano incrociato i suoi.
Un sensuale sorriso storto fece
capolino sul suo viso.
Non era
affatto male
quell’Edward Elric.
Hahemm…papparapà!
(volano coriandoli fatti grossolanamente
da delle pagine di giornale) Ecco a voi la mia prima fanfiction del
mondo di
Full Metal Alchemist.
Spero che questo primo capitolo vi
sia piaciuto!
In verità, avevo pronta
questa storiella da un annetto buono,
ma non mi sono mai sentita pronta per postarla.
D’altronde, Envy ed Ed
hanno dei caratterini tutti loro e
avevo paura di non renderli al meglio. Per ora il rating
sarà arancione ma poi lo alzerò a rosso.
Spero che non sia riuscita troppo
male e che mi recensirete
in tanti!
(Goky vi guarda con occhioni
sbrilluccicosi e lacrimosi,
sfarfallando le ciglia in modalità Bambi)
Me la lasciate una recensioncina, si?
Un bacione,
Gokychan.
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