L'effetto farfalla

di Sunshiner
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– Ciao. –

Wilson entrò nella stanza. La luce vi si riversava dentro dalla finestra che dava sul giardino dell'ospedale e inondava le pareti immacolate di una tonalità solare.

House sedeva nel letto, sostenuto da un paio di grossi cuscini: con un libro aperto e diverse cartelle sparse sul lenzuolo, giocherellava con una penna stilografica. Alzò lo sguardo verso il suo amico.

– Ehi. –

Si scrutarono.

Ognuno dei due cercava di decifrare i sentimenti dell'altro ogni volta che si vedevano, da quando House si era svegliato. Ciascuno cercava nell'altro i segni di una normalità che lentamente si faceva strada nelle loro vite, dopo la tempesta che li aveva investiti. Era gennaio.

– Come stai? –

– Ho un caso. E altri tre in coda. –

– Lo so. –

– Ti va una boccata d'aria? –

– Sì. –

Wilson aiutò l'amico a tirarsi su e gli prese la giacca.


Un paio di minuti dopo, sbuffavano vapore nell'aria fredda di gennaio e lasciavano che il debole calore di quell'abbacinante sole invernale riscaldasse i loro visi.

Non parlavano.

Wilson osservava il suo amico mentre scivolava attraverso i viali del parco, ipnotizzato dalle mani che passavano e ripassavano agilmente sulle guide metalliche delle ruote. Sembrava che quella sedia a rotelle fosse una parte di lui, più ancora di quanto lo fosse stato il bastone. Wilson non era sicuro che House fosse felice. Ma chi è felice, del resto? Non credeva che le persone potessero cambiare, ma vedeva negli occhi celesti dell'amico qualcosa che prima non vi aveva mai scorto. Era come un lampo che improvvisamente gli passava nello sguardo mentre parlavano, mentre pranzavano al bar, mentre la sera giocavano a poker nella stanza di House.

Era sollievo.

Un sollievo che non aveva nulla di metafisico.

Un sollievo reale, concreto, terreno.

House non provava più dolore.

Il Caso, scagliandosi su di lui, gli aveva mostrato spiragli nuovi di cielo.

E neanche House parlava, mentre filava veloce tra panche e fontanelle, costeggiando il fiume. Pensava esattamente a ciò che passava in quel momento per la testa di Wilson. Pensava alla serie di coincidenze che l'avevano portato a girare per il parco su una sedia a rotelle, mentre il suo migliore amico lo osservava in silenzio. E non poteva fare a meno di guardare il cielo e prendere lunghi respiri, e mentre inspirava godersi l'assenza della fitta terribile alla coscia, che per anni era stata la persecuzione di quell'atto così naturale per tutti gli altri.

E poi, improvvisamente, pensò a lei.

Ogni notte, dal giorno in cui si era svegliato, lei era stata con lui. Ogni notte, quando lui chiudeva gli occhi, entrava piano nella stanza buia e silenziosa e si sedeva al suo fianco, vegliandone il sonno fino a che non si addormentava anche lei. Per poi sparire, silenziosamente come era venuta, allo spuntare dell'alba, e ripresentarsi da lui durante la giornata per proporgli un caso o discuterlo con lui e la squadra, e contrattare e patteggiare e insultarsi e ritrattare. Come sempre. Come prima.

Come se il giorno e la notte fossero separati da una cortina che li rendeva impenetrabili l'uno all'altra.

Lui sapeva.

Non aveva mai aperto gli occhi, ma sentiva il suo profumo cambiare l'atmosfera della stanza, il suo respiro cullare i suoni della notte, il suo calore circondare il buio in un abbraccio. E poi, quando la sentiva alzarsi piano, apriva gli occhi in una fessura sottile, e mentre vi lasciava penetrare il primo raggio di sole di ogni mattina, la osservava andare via in una luce ambrata.

Erano ritornati in vista dell'ingresso. Wilson sembrò leggere la mente dell'amico.

– Cosa farai con lei? –

House tacque.

In quel momento, la videro. Non si era accorta di loro due e, in piedi davanti alla porta scorrevole, guardava all'esterno, l'aria persa in pensieri difficili, la fronte appoggiata al vetro. Sembrava così sola.

– Non lo so. –

Wilson si allontanò, le mani in tasca, l'aria pensierosa.

House si avviò verso l'ingresso del Princeton Plainsboro.

Era felice? Non lo sapeva. Ma chi poteva dirsi tale, senza mentire anche a se stesso?

E quando lo sguardo di lei incrociò il suo attraverso il cristallo, un raro sorriso illuminò gli occhi di House.


*** The End ***







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