Il coltello dalla parte del manico
Premetti la
lama gelida del coltello contro la sua gola calda.
Sentii una strana sensazione di ribrezzo mescolata a certezza per
quello che stavo per fare. Per quello che volevo fare.
Ma lui era sveglio. Un fremito lo percorse e volse la testa per
guardarmi negli occhi. L'unica luce era nel riflesso del suo sguardo. Per un momento scorsi le mie iridi castane
riflesse nel blu delle sue.
«Fallo» sussurrò.
Rimasi immobile, il manico del coltello ben saldo nella mia mano.
«È facile, vedrai».
«Non hai paura?» chiesi in un bisbiglio, mentre
percorrevo il suo viso con lo sguardo tentando di scorgere qualcosa che
tradisse almeno una fragile inquietudine.
Lui continuava a fissarmi. «Si deve morire» disse
poi. «Oggi o fra cinquant’anni, che cosa
importa?»
Alzò lentamente le braccia e mi afferrò le
spalle. Mi trasse più vicina.
«Coraggio!» esclamò in un sussurro con
un che di selvaggio. Inspiegabilmente, fui io a trattenere la lama.
Lo osservai. Improvvisamente le ragioni che mi avevano spinta a tentare
quel gesto mi parvero lontane ed evanescenti, disperse nei suoi occhi
cobalto.
«Ucciderai altri uomini se non ti uccido?» domandai.
«Molti» sussurrò senza esitazione,
guardandomi negli occhi.
Tentai di rinsaldare la presa sul coltello, ma il mio corpo sembrava
lontano. Tutto sembrava irraggiungibile.
Con uno scatto, capovolge la situazione. Ora sono io ad avere la testa
affondata nel giaciglio, e lui torreggia sopra di me. Ma ha ancora la
mia lama che preme sotto la sua gola. Sento le sue mani correre alla
mia veste. Alza lentamente la mia gonna, avvicinando al contempo il
proprio viso al mio. Lo fisso immobile, iniziando a sentire il suo
fiato sulla mia pelle.
Poi dischiude le labbra e io, quasi inavvertitamente, avvicino di poco
la mia bocca alla sua.
Quando sento la sua lingua, allontano il coltello dalla sua gola,
rispondendo al bacio. Le mie dita lasciano la presa sul manico. Con un
tintinnio di metallo capisco che è caduto sul fondo della
tenda.
Poi i miei sensi vengono sommersi dai gesti di Achille. Sento la sua
lingua lambire le mia, la sua mano alzare ancor di più la
mia veste. Per un momento avverto il fresco sulle gambe nude,
sensazione che viene subito acquietata non appena Achille si sposta
sopra di me. Il contatto con la sua pelle nuda, liscia e calda, mi
infiamma il viso.
Lo attiro di nuovo a me, le nostre labbra tornano a incontrarsi.
Sento i suoi capelli biondi sotto le mie mani, lui si muove, indugia al
ritmo del bacio. Sento il suo respiro farsi più affannoso,
gli cingo la schiena senza smettere quell’incontrarsi di
lingue.
Improvvisamente mi sento sopraffare dal desiderio, da una brama
passionale ammorbidita dall’amore che sento battere in petto.
Inarco la schiena per essergli più vicino, per un momento ai
miei occhi si presenta vivido il ricordo del bagliore della lama che
ora giace sul pavimento.
L’immagine svanisce, soverchiata dai nostri movimenti sul
giaciglio, i suoi baci sulla mia pelle, il suo fiato caldo, il suo
corpo aitante, le sue mani.
Non ho più il coltello dalla parte del manico, oh, no.
Probabilmente, non lo ho mai avuto.
Spazio dell’autrice
(ho sempre desiderato scriverlo! xD):
Va detto che Achille
non è il mio personaggio preferito,
anzi! Però, dài e ridài, a forza di
rivedere Troy mi sono detta “Coraggio, facciamo una One-Shot
su ‘sto qui e Briseide, male non può
fare”. Poi c’era quell’idea del coltello
dalla parte del manico che dovevo usare per forza xD Non sono brava a
trattenere il mio impulso di scrittura. A questo punto temo di aver scritto una gran cavolata >_>
Riguardo alla
narrazione ho usato due tempi. Inizialmente col passato,
mi è apparso naturale passare poi al presente, in modo da
rendere l’immagine più immediata.
Ora non mi resta che
chiedere se ho fatto bene o male a pubblicare
(prima di tutto, a scrivere) questa cosa e vi imploro una qualche
recensione. Mi va bene anche solo una parola, davvero.
Grazie
a chi recensirà e anche a chi leggerà
solamente
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