Ed
eccoci con questo aggiornamento a sorpresa (??) dopo
mezzanotte.
Il troll che
è in me sta danzando la hula, per vostra
informazione.
Questa
settimana arrivo qui con un umore decisamente migliore, anche se
stanca e rantolante.
Ma poco
importa~ Sono qui a rompere palesare la mia
presenza e nessuno
può fermarmi! *oh oh oh*
Questo
capitolo vi getta in faccia lo spannung della storia, non lo
nego. Apro pure le scommesse, puntate sulla cosa che credete che
succederà: l'omicidio è contemplato tra le
opzioni. Mi sono divertita un mondo a scrivere questo capitolo, forse
leggendo capirete anche il perché (già il titolo
di questa parte dovrebbe darvi una vaga idea). Ma la vera perla
è il successivo. *trololol* E dovrete aspettare sabato
prossimo ♥
Un enorme
ringraziamento al popolo di lettori che sta crescendo, e
particolarmente a Hades_sama che ha recensito lo
scorso capitolo!
A sabato
prossimo!
Ormai era fin troppo vicino
all’esaurimento nervoso.
Sembrava che qualsiasi
cosa facesse, questa si ritorcesse contro di
lui. Si era persino strappato una maglietta, impigliandosi nello
sfuggire dall’ennesimo incrocio con Dohko. Era stressante,
anche se non avevano nessun corso in comune, e il campus gli sembra
improvvisamente così piccolo da farlo soffocare.
E non poteva nemmeno
rimanere a casa nell’attesa che la
situazione si stemperasse, perché Manigoldo era una
terribile arpia che non gli dava nemmeno un attimo di tregua. Sembrava
quasi sbatterlo fuori di casa a calci apposta proprio quando lui voleva
rimanere a letto, a rimuginare sulle cavolate fatte e a progettare
miracolosi pellegrinaggi a Lourdes anche se non era credente.
Gli esami, poi, si
stavano avvicinando, e lui durante quei giorni non
aveva aperto libro. Un disastro. Non credeva che una cosa innocente
come una scopata potesse portargli così gravi danni.
« Shion, non
sei ancora vestito? » Shion non ce la
fa a trattare male Albafica, che è pacatamente entrato nella
sua stanza. Mugugna, raddrizzandosi con la schiena, e lasciando che
l’altro si appoggi sulla scrivania. « E’
meglio che lo fai, prima che arrivi Manigoldo e ti butti dentro
l’armadio. »
« Non voglio
venire. »
« Nemmeno io,
ma sai com’è fatto tuo
cugino. » Albafica sospira, incrociando le braccia.
« Meglio non mettersi mai contro uno strizzacervelli.
» sentenzia, strappando un sorriso a Shion.
« Sono giorni
che mi butta fuori di casa. Nemmeno quando vi
siete messi insieme mi costringeva a tanto. »
l’altro arrossisce leggermente a quelle parole.
« Lo fa
sicuramente per il tuo bene. »
« Ne dubito.
»
« Puoi anche
farlo, Shion, ma lo sappiamo entrambi che da lui
non si ha scampo. » al più giovane non rimane
altro che arrendersi e obbedire. Si veste controvoglia, già
pensando alla scusa che propinerà per defilarsi velocemente
dall’allegra combriccola che sicuramente li stava attendendo.
Le sere stavano
diventando particolarmente calde, accompagnate da un
lieve venticello che regalava piacevoli brividi quando si usciva per
strada. Controvoglia, Shion segue la coppietta davanti a lui in quel
luogo di perdizione dove tutto era iniziato. E dire che non aveva
toccato nemmeno una goccia di alcol, quella sera. Crudele ironia.
Il locale è
parecchio affollato, dall’esterno,
tanto che persino entrare pare faticoso.
« Manigoldo!
Ehi, di qui! » Shion osserva il cugino
replicare a Cardia, sventolando la mano, ma nel notare chi fosse seduto
accanto a lui per poco non lo fa inciampare nei suoi stessi piedi e
rimediargli una pessima figuraccia. Ma allora i suoi sforzi di tutta
una settimana erano valsi a nulla, se ora si doveva trovare allo stesso
tavolo di Dohko!
Ben presto, i loro
sguardi si incrociano.
A Shion sembra quasi di
vivere la scena al rallenty. Vede il capo di
Dohko voltarsi nella sua direzione, i suoi occhi verdi scrutare la sua
figura fino a fissarlo direttamente negli occhi. Shion si innervosisce,
ricambiando determinato lo sguardo, in attesa che Dohko dica o faccia
qualcosa.
« Shion,
siediti e non intralciare il passaggio. »
con una spallata di Manigoldo, il ragazzo finisce a sedersi proprio
– guarda che sorpresa – accanto a Dohko. Il lato
che gli è accanto pare quasi bruciare, e non ha nemmeno
forza di guardarlo.
Ben presto li
raggiungono anche Degel e Seraphina, e tutti insieme si
stringono vivacemente in quel minuscolo tavolo conversando divertiti.
Sembra tutto come ai vecchi tempi, quando prendono a chiacchierare dopo
le ordinazioni, tanto che Shion ride con leggerezza a Dohko, venendo
prontamente ricambiato, nel vedere Cardia venire rimproverato per
l’ennesima volta.
« Cardia,
smettila di mangiare tutte quelle patatine! Ti
fanno male! »
« E che
palle, Degel! Sembri mia madre. » Manigoldo
ridacchia.
« A me
sorprende piuttosto questo tuo improvviso interesse
per le patate. » ammicca, ricevendo in risposta un sorriso.
« Eh, a lungo
andare le melanzane stancano. Non sono
perseverante come Degel, che apprezza particolarmente
l’anatra in ogni salsa e periodo dell’anno.
» il preso in questione arrossisce, piantando un calcio da
sotto il tavolo, o almeno ciò pare dire
l’improvvisa espressione dolorante di Cardia.
« Cardia!
Queste cose non si dicono! »
« Ha ragione,
Degel caro. »
« Seraphina!
»
« Che
c’è? » ride lei, in
risposta. « Forse di tanto in tanto dei cetrioli non ti
dispiacerebbero. » a quelle parole, Degel accusa il colpo e
regala un altro – inspiegabile – colpo a Cardia.
« Ooh, non
sapevo fossi favorevole all’oca, Finne.
» commenta malizioso Manigoldo. « Io e Alb invece
adoriamo la vellutata di finocchio. Una delizia. E tu Shion?
» il preso in questione batte un paio di volte gli occhi,
appoggiandosi ad una mano.
« Pensavo che
conosceste già la mia predilezione
per le carote. » pronuncia, abbozzando un sorrisetto.
« E tu,
Dohko? » il preso in causa pare quasi a
cadere dalle nuvole, facendo nel frattempo perdere un battito a Shion
per la cavolata che ha avuto il coraggio di chiedere.
« Io? A me
piace-. »
« Ecco le
vostre ordinazioni! » solo dopo che ha
chiuso la bocca, la cameriera si trova piantate le occhiatacce di quasi
tutta la tavolata, tanto che abbandona velocemente i piatti e fugge
ripromettendosi di non servire mai più nessuno di quei
giovani.
« Dicevi,
Dohko? » chiede Manigoldo, cercando di
essere incoraggiante. Il cinese scuote la testa, sorridendo.
« Non era
importante. Mangiamo? » un sospiro
collettivo stupisce Shion. Dovevano pur saperlo che Dohko era normale.
La loro cena
proseguì senza più ammiccamenti di
vario genere, planando sul comune argomento di esami che si
avvicinavano. I più lamentosi a riguardo erano Manigoldo e
Cardia, studenti di medicina alla deriva, che non appena toccato
l’argomento presero ad agitarsi e disperarsi come se il
professore saltasse fuori da sotto il tavolo con l’intento di
iniziare lì la loro prova d’esame, scatenando
soprattutto le risate di Dohko.
Lui e Shion,
d’altronde, erano solo novellini ancora ingenui
del male che li attendeva prossimamente, e ricevettero entrambi delle
affettuose pacche sulla schiena con l’augurio di
sopravvivere, che li inquietò parecchio.
Dopo aver finito di
mangiare Shion si rilassa, lasciando che Manigoldo
e Cardia discutano nuovamente su chi dovesse pagare il conto, essendo
lui la povera e squattrinata matricola non poteva intromettersi nemmeno
simbolicamente. Dohko si appoggia alla sua spalla, probabilmente
più stanco di lui, e Shion gli passa scherzosamente una mano
tra i capelli come ha fatto tante volte prima di quella. Sta
così bene, con Dohko, che l’idea di perderlo gli
fa male quasi fisicamente.
« Shion.
» la voce di Dohko lo riporta alla
realtà, facendolo ritrarre come se scottasse. «
Shion, io… »
« Dovremmo
andare. Pare che, come al solito, Degel ha
già pagato e quei due hanno dato spettacolo per niente.
» dice, spostando gentilmente il corpo di Dohko dal suo e
alzandosi. « Mi viene da pensare che si divertano.
» Dohko lo guarda, lievemente attonito, prima di alzarsi
anche lui. Non dice niente, mentre lo oltrepassa per parlare con Cardia.
Qualcosa tra di loro
è davvero cambiato, ma Shion davvero
non sa dire cosa.
« Shion,
cugino caro, ti dispiacerebbe dormire fuori?
»
« Eh?
» arrivato sotto casa, quella richiesta lo
spiazza.
«
Sì, hai capito. Sai, io e Alb vorremmo fare un
po’ di, ecco, ginnastica orizzontale e preferirei non saperti
ad origliare. » a quelle parole le orecchie di Shion si
incendiano direttamente.
« Santo
cielo, Manigoldo, quella volta non stavo origliando!
» il cugino rotea gli occhi.
Il fattaccio a cui
faceva riferimento era di antica origine, risalente
a quando Shion si era appena iscritto
all’università e aveva preso a vivere da poco con
Manigoldo. Una sera, dopo un’uscita con Dohko, era tornato a
casa e aveva sentito strani rumori provenire dalla stanza del cugino.
Col senno di adesso, Shion avrebbe già levato le tende da un
bel pezzo, ma in quei gloriosi tempi era ancora una matricola
relativamente ingenua e, morale della favola, aveva scoperto sia la
relazione di Manigoldo sia che la sua novella cotta per Albafica poteva
tranquillamente naufragare dato che questi era il destinatario delle
attenzioni passionali del cugino.
Ma di certo non era
tutto, perché lui non era un piedino di
fata, e la mattina dopo si era trovato costretto a confessare di aver
visto tutto, aggiudicandosi il marchio del guardone e la totale
proibizione di essere presente negli stessi locali quando la coppia
voleva rinsaldare il suo legame.
« Vai a
dormire da Dohko, allora. » e senza troppe
premure, Manigoldo gli chiude la porta in faccia, ignorando tutte le
proteste e rimostranze che poteva utilizzare. Shion sbuffa, cacciandosi
le mani nelle tasche e scendendo per le scale del piccolo condominio.
In quel fastidioso
frangente, andare da Dohko gli sembra
l’unica soluzione. Ma con che coraggio poteva chiedergli di
dormire da lui, se aveva irrimediabilmente profanato la sua stanza con
la propria performance? Eppure, non poteva chiedere a nessun altro a
quell’ora.
Con sconforto, Shion
prende il cellulare e digita quel numero che
conosce ormai a memoria. Gli squilli gli sembrano eterni,
finché Dohko non decide di rispondere.
« Shion? »
« Dormivi,
Dohko? »
« No, no, tranquillo. E’
successo qualcosa?
»
« Manigoldo
mi ha buttato fuori di casa. » un
respiro. « Potresti ospitarmi per questa notte? Mi accontento
del pavimento. » il breve silenzio lo spaventa, tanto che
prende a mordicchiarsi un’unghia nell’attesa.
« Sì. Vieni pure, ti
aspetto. » nelle
sue parole non c’era cattiveria, più una semplice
rassegnazione. Shion chiude la chiamata, osservando il cellulare non
capente. Lo rimette in tasca, prendendo la strada verso la casa di
Dohko. Verso Dohko stesso.
Questi è
quasi sulla porta ad attenderlo, e sembra che
niente sia cambiato.
«
“Ginnastica orizzontale”, eh?
» lo canzona, ignorando l’occhiataccia
dell’amico.
« Ti prego,
non dirmelo. E’ la quinta volta, questo
mese. » Dohko pare quasi ridere della sua affermazione.
« Questo
significa che o la loro relazione sta andando a
gonfie vele o sta cadendo a pezzi, e conoscendoli penso sia
più la prima. »
«
Sì, ma vorrei non essere buttato fuori da casa
ogni volta. » Dohko ride nuovamente, probabilmente della sua
espressione scocciata, e gli dà una spallata complice.
« E va bene,
vado a prenderti una coperta, pecora brontolona.
» Shion gli sorride, grato, e si leva la felpa, accomodandosi
sul divano sul quale sicuramente dormirà per quella notte.
Passano i minuti, ma Dohko non torna. Inizia a preoccuparsi, trovando
anomala quella sparizione, soprattutto quando è Asmita ad
entrare nel piccolo salotto.
« B-buona
sera, Asmita. » l’indiano si
volta in direzione della sua voce, chinando il capo.
« Shion.
E’ una sorpresa averti qui. Di nuovo.
» il ragazzo deglutisce, imbarazzato.
« Sono qui
perché… »
«
Sì, Dohko mi ha detto della tua…
disavventura. » lo interrompe, inacidito da chissà
cosa. Shion si taccia da solo, non volendo attirarsi le ire di
quell’eccentrico padrone di casa. « Piuttosto,
posso chiederti un favore? Ho bisogno che tu prenda una cosa per me.
» Shion si alza in piedi, anche se un poco riluttate.
«
Sì, dimmi. »
« Sul
balcone, c’è una cosa. Devi andare
e prenderla. »
« Una cosa?
»
«
Sì. »
« E come
è fatta? Di che colore è,
tipo? » Asmita sembra quasi infastidito dalla sua domanda.
Con stizza, apre gli occhi e glieli indica.
« Shion, sono
cieco. Come pensi che io lo sappia? »
a quelle parole, Shion arrossisce per la sua figuraccia. « La
riconoscerai non appena la vedrai. Per favore, Shion. Vai a
prendermela. » anche se con vago sospetto, Shion fa spallucce
e si dirige verso il balcone. Non era particolarmente grande, e la sua
unica entrata è appunto nell’angolo del salotto.
L’aria notturna lo colpisce, scompigliandogli i capelli,
mentre inizia a guardarsi intorno in ricerca della fantomatica cosa che
Asmita non gli ha minimamente descritto. Grandioso.
« Shion, che
ci fai tu qui? » ben presto, si trova
faccia a faccia con Dohko, sorpreso quanto lui, se non di
più.
« Asmita mi
ha chiesto di prendergli una cosa. E tu? Sei in
cerca della coperta? » Dohko fa spallucce, un po’
perplesso.
« Cardia mi
ha detto che sta nel mobiletto del balcone
ma… non lo trovo. » si gratta perplesso il mento.
« Aspetta,
fai guardare me. » si sporge Shion, nel
tentativo di aiutarlo. Se non fosse per un secchiello –
secchiello? – in cui incespica a tradimento, planando
perfettamente su Dohko e quasi trascinandolo con sé. Gli
sembra uno di quei cheesy
moments dei film di bassa lega, nel sentirsi
sorreggere da Dohko, sentendo il proprio cuore battere furioso per lo
spavento.
« Shion, stai
bene? » le parole
dell’altro gli giungono ovattate, distanti, soprattutto
quando alza la testa che aveva sbattuto nell’incavo del suo
collo, trovandosi davvero a pochi centimetri dal suo volto. A quel
punto, la sua mente va in cortocircuito.
Questa volta
è certo di essere il primo ad avventarsi sulle
labbra di Dohko che, accidenti, gli erano mancate parecchio. Allaccia
le braccia al collo, ritrovando un poco del proprio equilibrio,
schioccando lievi baci ai quali Dohko non si sottrae ma che, anzi,
vengono ricambiati con entusiasmo. Infatti Dohko pare non perdere
tempo, nel far scivolare la sua lingua oltre i confini e rendendo quel
loro tocco molto più passionale.
Shion sorride,
contento, avvicinandolo ancora di più a
sé, godendo di quel contatto sempre più intenso
del quale non riesce più fare a meno. In quel frangente, non
si chiede perché Dohko ricambi le sue effusioni, e tantomeno
gli interessa più di tanto. Ora come ora, voleva solo
godersi il loro bacio, il loro primo bacio sobrio, e del resto non gli
importava.
Si staccano lentamente,
con i polmoni reclamanti aria, ansimando
leggermente. Gli occhi verdi di Dohko paiono brillare, alla luce dei
lampioni, mentre Shion accarezza la sua guancia. Dohko prende la sua
mano, baciandone il palmo.
Nessuno dei due ha
davvero voglia di parlare. Sinceramente, non ne
sentono il bisogno. Tutto quello che volevano dirsi pareva essere stato
risucchiato da quel bacio.
Si guardano nuovamente
negli occhi, toccandosi con le loro fronti e
sorridendo soddisfatti da chissà cosa. Shion, dal canto suo,
non potrebbe sentirsi più felice. Bacia la fronte e il naso
del ragazzo, non smettendo di sorridere, e Dohko glielo lascia fare con
calma. Si sente accarezzare i fianchi, per poi sentirsi attirare
più vicino, non opponendo nessuna resistenza.
Sta così
bene che si dimentica di essere fuori, sul balcone,
tra le braccia del suo migliore amico con il quale ha allegramente
pomiciato fino a quell’istante.
Il brusco scatto della
porta, però, li riporta entrambi per
terra. Shion quasi salta sul posto, sottraendosi
all’abbraccio di Dohko, realizzando in fretta che la porta
del balcone si era chiusa. E dal sinistro ticchettio che proveniva da
essa, sembrava chiusa bene.
« La porta!
» esclamano in simultanea, scattando
entrambi verso di essa giusto per vedere un Cardia molto divertito
roteare tra le dita la chiave e sparire dietro il muro. Entrambi
impallidiscono di colpo, realizzando fin troppo in fretta cosa stesse
succedendo.
Shion batte disperato
il palmo contro il vetro, cercando di farsi
sentire, mentre Dohko chiama a gran voce i due coinquilini senza
ottenere risultato.
« Quel
bastardo ci ha chiuso fuori. »
« A quanto
pare. »
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