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Autore: Ofeliet    21/11/2015    3 recensioni
Essere una matricola che vive con il proprio cugino non è facile. Soprattutto quando sei omosessuale, sei circondato da una compagnia leggermente fuori dagli schemi e sei innamorato di quello che è probabilmente il tuo migliore amico.
Shion lo sa bene, cosa significa, perché quel genere di vita la sta già assaggiando.
Eppure dai, si vive lo stesso. Soprattutto quando ti risvegli in un letto e ricordi perfettamente tutto quello che è successo.
{ AU | DohkoShion | ManigoldoAlbafica | Cardia -> DegelSeraphina | short!long }
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Aries Shion, Libra Dohko, Personaggi Lost Canvas
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccoci con questo aggiornamento a sorpresa (??) dopo mezzanotte.
Il troll che è in me sta danzando la hula, per vostra informazione.

Questa settimana arrivo qui con un umore decisamente migliore, anche se stanca e rantolante.
Ma poco importa~ Sono qui a rompere palesare la mia presenza e nessuno può fermarmi! *oh oh oh*
Questo capitolo vi getta in faccia lo spannung della storia, non lo nego. Apro pure le scommesse, puntate sulla cosa che credete che succederà: l'omicidio è contemplato tra le opzioni. Mi sono divertita un mondo a scrivere questo capitolo, forse leggendo capirete anche il perché (già il titolo di questa parte dovrebbe darvi una vaga idea). Ma la vera perla è il successivo. *trololol* E dovrete aspettare sabato prossimo ♥

Un enorme ringraziamento al popolo di lettori che sta crescendo, e particolarmente a Hades_sama che ha recensito lo scorso capitolo!
A sabato prossimo!





Ormai era fin troppo vicino all’esaurimento nervoso.
Sembrava che qualsiasi cosa facesse, questa si ritorcesse contro di lui. Si era persino strappato una maglietta, impigliandosi nello sfuggire dall’ennesimo incrocio con Dohko. Era stressante, anche se non avevano nessun corso in comune, e il campus gli sembra improvvisamente così piccolo da farlo soffocare.
E non poteva nemmeno rimanere a casa nell’attesa che la situazione si stemperasse, perché Manigoldo era una terribile arpia che non gli dava nemmeno un attimo di tregua. Sembrava quasi sbatterlo fuori di casa a calci apposta proprio quando lui voleva rimanere a letto, a rimuginare sulle cavolate fatte e a progettare miracolosi pellegrinaggi a Lourdes anche se non era credente.
Gli esami, poi, si stavano avvicinando, e lui durante quei giorni non aveva aperto libro. Un disastro. Non credeva che una cosa innocente come una scopata potesse portargli così gravi danni.
« Shion, non sei ancora vestito? » Shion non ce la fa a trattare male Albafica, che è pacatamente entrato nella sua stanza. Mugugna, raddrizzandosi con la schiena, e lasciando che l’altro si appoggi sulla scrivania. « E’ meglio che lo fai, prima che arrivi Manigoldo e ti butti dentro l’armadio. »
« Non voglio venire. »
« Nemmeno io, ma sai com’è fatto tuo cugino. » Albafica sospira, incrociando le braccia. « Meglio non mettersi mai contro uno strizzacervelli. » sentenzia, strappando un sorriso a Shion.
« Sono giorni che mi butta fuori di casa. Nemmeno quando vi siete messi insieme mi costringeva a tanto. » l’altro arrossisce leggermente a quelle parole.
« Lo fa sicuramente per il tuo bene. »
« Ne dubito. »
« Puoi anche farlo, Shion, ma lo sappiamo entrambi che da lui non si ha scampo. » al più giovane non rimane altro che arrendersi e obbedire. Si veste controvoglia, già pensando alla scusa che propinerà per defilarsi velocemente dall’allegra combriccola che sicuramente li stava attendendo.
Le sere stavano diventando particolarmente calde, accompagnate da un lieve venticello che regalava piacevoli brividi quando si usciva per strada. Controvoglia, Shion segue la coppietta davanti a lui in quel luogo di perdizione dove tutto era iniziato. E dire che non aveva toccato nemmeno una goccia di alcol, quella sera. Crudele ironia.
Il locale è parecchio affollato, dall’esterno, tanto che persino entrare pare faticoso.
« Manigoldo! Ehi, di qui! » Shion osserva il cugino replicare a Cardia, sventolando la mano, ma nel notare chi fosse seduto accanto a lui per poco non lo fa inciampare nei suoi stessi piedi e rimediargli una pessima figuraccia. Ma allora i suoi sforzi di tutta una settimana erano valsi a nulla, se ora si doveva trovare allo stesso tavolo di Dohko!
Ben presto, i loro sguardi si incrociano.
A Shion sembra quasi di vivere la scena al rallenty. Vede il capo di Dohko voltarsi nella sua direzione, i suoi occhi verdi scrutare la sua figura fino a fissarlo direttamente negli occhi. Shion si innervosisce, ricambiando determinato lo sguardo, in attesa che Dohko dica o faccia qualcosa.
« Shion, siediti e non intralciare il passaggio. » con una spallata di Manigoldo, il ragazzo finisce a sedersi proprio – guarda che sorpresa – accanto a Dohko. Il lato che gli è accanto pare quasi bruciare, e non ha nemmeno forza di guardarlo.
Ben presto li raggiungono anche Degel e Seraphina, e tutti insieme si stringono vivacemente in quel minuscolo tavolo conversando divertiti. Sembra tutto come ai vecchi tempi, quando prendono a chiacchierare dopo le ordinazioni, tanto che Shion ride con leggerezza a Dohko, venendo prontamente ricambiato, nel vedere Cardia venire rimproverato per l’ennesima volta.
« Cardia, smettila di mangiare tutte quelle patatine! Ti fanno male! »
« E che palle, Degel! Sembri mia madre. » Manigoldo ridacchia.
« A me sorprende piuttosto questo tuo improvviso interesse per le patate. » ammicca, ricevendo in risposta un sorriso.
« Eh, a lungo andare le melanzane stancano. Non sono perseverante come Degel, che apprezza particolarmente l’anatra in ogni salsa e periodo dell’anno. » il preso in questione arrossisce, piantando un calcio da sotto il tavolo, o almeno ciò pare dire l’improvvisa espressione dolorante di Cardia.
« Cardia! Queste cose non si dicono! »
« Ha ragione, Degel caro. »
« Seraphina! »
« Che c’è? » ride lei, in risposta. « Forse di tanto in tanto dei cetrioli non ti dispiacerebbero. » a quelle parole, Degel accusa il colpo e regala un altro – inspiegabile – colpo a Cardia.
« Ooh, non sapevo fossi favorevole all’oca, Finne. » commenta malizioso Manigoldo. « Io e Alb invece adoriamo la vellutata di finocchio. Una delizia. E tu Shion? » il preso in questione batte un paio di volte gli occhi, appoggiandosi ad una mano.
« Pensavo che conosceste già la mia predilezione per le carote. » pronuncia, abbozzando un sorrisetto.
« E tu, Dohko? » il preso in causa pare quasi a cadere dalle nuvole, facendo nel frattempo perdere un battito a Shion per la cavolata che ha avuto il coraggio di chiedere.
« Io? A me piace-. »
« Ecco le vostre ordinazioni! » solo dopo che ha chiuso la bocca, la cameriera si trova piantate le occhiatacce di quasi tutta la tavolata, tanto che abbandona velocemente i piatti e fugge ripromettendosi di non servire mai più nessuno di quei giovani.
« Dicevi, Dohko? » chiede Manigoldo, cercando di essere incoraggiante. Il cinese scuote la testa, sorridendo.
« Non era importante. Mangiamo? » un sospiro collettivo stupisce Shion. Dovevano pur saperlo che Dohko era normale.
La loro cena proseguì senza più ammiccamenti di vario genere, planando sul comune argomento di esami che si avvicinavano. I più lamentosi a riguardo erano Manigoldo e Cardia, studenti di medicina alla deriva, che non appena toccato l’argomento presero ad agitarsi e disperarsi come se il professore saltasse fuori da sotto il tavolo con l’intento di iniziare lì la loro prova d’esame, scatenando soprattutto le risate di Dohko.
Lui e Shion, d’altronde, erano solo novellini ancora ingenui del male che li attendeva prossimamente, e ricevettero entrambi delle affettuose pacche sulla schiena con l’augurio di sopravvivere, che li inquietò parecchio.
Dopo aver finito di mangiare Shion si rilassa, lasciando che Manigoldo e Cardia discutano nuovamente su chi dovesse pagare il conto, essendo lui la povera e squattrinata matricola non poteva intromettersi nemmeno simbolicamente. Dohko si appoggia alla sua spalla, probabilmente più stanco di lui, e Shion gli passa scherzosamente una mano tra i capelli come ha fatto tante volte prima di quella. Sta così bene, con Dohko, che l’idea di perderlo gli fa male quasi fisicamente.
« Shion. » la voce di Dohko lo riporta alla realtà, facendolo ritrarre come se scottasse. « Shion, io… »
« Dovremmo andare. Pare che, come al solito, Degel ha già pagato e quei due hanno dato spettacolo per niente. » dice, spostando gentilmente il corpo di Dohko dal suo e alzandosi. « Mi viene da pensare che si divertano. » Dohko lo guarda, lievemente attonito, prima di alzarsi anche lui. Non dice niente, mentre lo oltrepassa per parlare con Cardia.
Qualcosa tra di loro è davvero cambiato, ma Shion davvero non sa dire cosa.

« Shion, cugino caro, ti dispiacerebbe dormire fuori? »
« Eh? » arrivato sotto casa, quella richiesta lo spiazza.
« Sì, hai capito. Sai, io e Alb vorremmo fare un po’ di, ecco, ginnastica orizzontale e preferirei non saperti ad origliare. » a quelle parole le orecchie di Shion si incendiano direttamente.
« Santo cielo, Manigoldo, quella volta non stavo origliando! » il cugino rotea gli occhi.
Il fattaccio a cui faceva riferimento era di antica origine, risalente a quando Shion si era appena iscritto all’università e aveva preso a vivere da poco con Manigoldo. Una sera, dopo un’uscita con Dohko, era tornato a casa e aveva sentito strani rumori provenire dalla stanza del cugino. Col senno di adesso, Shion avrebbe già levato le tende da un bel pezzo, ma in quei gloriosi tempi era ancora una matricola relativamente ingenua e, morale della favola, aveva scoperto sia la relazione di Manigoldo sia che la sua novella cotta per Albafica poteva tranquillamente naufragare dato che questi era il destinatario delle attenzioni passionali del cugino.
Ma di certo non era tutto, perché lui non era un piedino di fata, e la mattina dopo si era trovato costretto a confessare di aver visto tutto, aggiudicandosi il marchio del guardone e la totale proibizione di essere presente negli stessi locali quando la coppia voleva rinsaldare il suo legame.
« Vai a dormire da Dohko, allora. » e senza troppe premure, Manigoldo gli chiude la porta in faccia, ignorando tutte le proteste e rimostranze che poteva utilizzare. Shion sbuffa, cacciandosi le mani nelle tasche e scendendo per le scale del piccolo condominio.
In quel fastidioso frangente, andare da Dohko gli sembra l’unica soluzione. Ma con che coraggio poteva chiedergli di dormire da lui, se aveva irrimediabilmente profanato la sua stanza con la propria performance? Eppure, non poteva chiedere a nessun altro a quell’ora.
Con sconforto, Shion prende il cellulare e digita quel numero che conosce ormai a memoria. Gli squilli gli sembrano eterni, finché Dohko non decide di rispondere.
« Shion? »
« Dormivi, Dohko? »
« No, no, tranquillo. E’ successo qualcosa? »
« Manigoldo mi ha buttato fuori di casa. » un respiro. « Potresti ospitarmi per questa notte? Mi accontento del pavimento. » il breve silenzio lo spaventa, tanto che prende a mordicchiarsi un’unghia nell’attesa.
« Sì. Vieni pure, ti aspetto. » nelle sue parole non c’era cattiveria, più una semplice rassegnazione. Shion chiude la chiamata, osservando il cellulare non capente. Lo rimette in tasca, prendendo la strada verso la casa di Dohko. Verso Dohko stesso.
Questi è quasi sulla porta ad attenderlo, e sembra che niente sia cambiato.
« “Ginnastica orizzontale”, eh? » lo canzona, ignorando l’occhiataccia dell’amico.
« Ti prego, non dirmelo. E’ la quinta volta, questo mese. » Dohko pare quasi ridere della sua affermazione.
« Questo significa che o la loro relazione sta andando a gonfie vele o sta cadendo a pezzi, e conoscendoli penso sia più la prima. »
« Sì, ma vorrei non essere buttato fuori da casa ogni volta. » Dohko ride nuovamente, probabilmente della sua espressione scocciata, e gli dà una spallata complice.
« E va bene, vado a prenderti una coperta, pecora brontolona. » Shion gli sorride, grato, e si leva la felpa, accomodandosi sul divano sul quale sicuramente dormirà per quella notte. Passano i minuti, ma Dohko non torna. Inizia a preoccuparsi, trovando anomala quella sparizione, soprattutto quando è Asmita ad entrare nel piccolo salotto.
« B-buona sera, Asmita. » l’indiano si volta in direzione della sua voce, chinando il capo.
« Shion. E’ una sorpresa averti qui. Di nuovo. » il ragazzo deglutisce, imbarazzato.
« Sono qui perché… »
« Sì, Dohko mi ha detto della tua… disavventura. » lo interrompe, inacidito da chissà cosa. Shion si taccia da solo, non volendo attirarsi le ire di quell’eccentrico padrone di casa. « Piuttosto, posso chiederti un favore? Ho bisogno che tu prenda una cosa per me. » Shion si alza in piedi, anche se un poco riluttate.
« Sì, dimmi. »
« Sul balcone, c’è una cosa. Devi andare e prenderla. »
« Una cosa? »
« Sì. »
« E come è fatta? Di che colore è, tipo? » Asmita sembra quasi infastidito dalla sua domanda. Con stizza, apre gli occhi e glieli indica.
« Shion, sono cieco. Come pensi che io lo sappia? » a quelle parole, Shion arrossisce per la sua figuraccia. « La riconoscerai non appena la vedrai. Per favore, Shion. Vai a prendermela. » anche se con vago sospetto, Shion fa spallucce e si dirige verso il balcone. Non era particolarmente grande, e la sua unica entrata è appunto nell’angolo del salotto. L’aria notturna lo colpisce, scompigliandogli i capelli, mentre inizia a guardarsi intorno in ricerca della fantomatica cosa che Asmita non gli ha minimamente descritto. Grandioso.
« Shion, che ci fai tu qui? » ben presto, si trova faccia a faccia con Dohko, sorpreso quanto lui, se non di più.
« Asmita mi ha chiesto di prendergli una cosa. E tu? Sei in cerca della coperta? » Dohko fa spallucce, un po’ perplesso.
« Cardia mi ha detto che sta nel mobiletto del balcone ma… non lo trovo. » si gratta perplesso il mento.
« Aspetta, fai guardare me. » si sporge Shion, nel tentativo di aiutarlo. Se non fosse per un secchiello – secchiello? – in cui incespica a tradimento, planando perfettamente su Dohko e quasi trascinandolo con sé. Gli sembra uno di quei cheesy moments dei film di bassa lega, nel sentirsi sorreggere da Dohko, sentendo il proprio cuore battere furioso per lo spavento.
« Shion, stai bene? » le parole dell’altro gli giungono ovattate, distanti, soprattutto quando alza la testa che aveva sbattuto nell’incavo del suo collo, trovandosi davvero a pochi centimetri dal suo volto. A quel punto, la sua mente va in cortocircuito.
Questa volta è certo di essere il primo ad avventarsi sulle labbra di Dohko che, accidenti, gli erano mancate parecchio. Allaccia le braccia al collo, ritrovando un poco del proprio equilibrio, schioccando lievi baci ai quali Dohko non si sottrae ma che, anzi, vengono ricambiati con entusiasmo. Infatti Dohko pare non perdere tempo, nel far scivolare la sua lingua oltre i confini e rendendo quel loro tocco molto più passionale.
Shion sorride, contento, avvicinandolo ancora di più a sé, godendo di quel contatto sempre più intenso del quale non riesce più fare a meno. In quel frangente, non si chiede perché Dohko ricambi le sue effusioni, e tantomeno gli interessa più di tanto. Ora come ora, voleva solo godersi il loro bacio, il loro primo bacio sobrio, e del resto non gli importava.
Si staccano lentamente, con i polmoni reclamanti aria, ansimando leggermente. Gli occhi verdi di Dohko paiono brillare, alla luce dei lampioni, mentre Shion accarezza la sua guancia. Dohko prende la sua mano, baciandone il palmo.
Nessuno dei due ha davvero voglia di parlare. Sinceramente, non ne sentono il bisogno. Tutto quello che volevano dirsi pareva essere stato risucchiato da quel bacio.
Si guardano nuovamente negli occhi, toccandosi con le loro fronti e sorridendo soddisfatti da chissà cosa. Shion, dal canto suo, non potrebbe sentirsi più felice. Bacia la fronte e il naso del ragazzo, non smettendo di sorridere, e Dohko glielo lascia fare con calma. Si sente accarezzare i fianchi, per poi sentirsi attirare più vicino, non opponendo nessuna resistenza.
Sta così bene che si dimentica di essere fuori, sul balcone, tra le braccia del suo migliore amico con il quale ha allegramente pomiciato fino a quell’istante.
Il brusco scatto della porta, però, li riporta entrambi per terra. Shion quasi salta sul posto, sottraendosi all’abbraccio di Dohko, realizzando in fretta che la porta del balcone si era chiusa. E dal sinistro ticchettio che proveniva da essa, sembrava chiusa bene.
« La porta! » esclamano in simultanea, scattando entrambi verso di essa giusto per vedere un Cardia molto divertito roteare tra le dita la chiave e sparire dietro il muro. Entrambi impallidiscono di colpo, realizzando fin troppo in fretta cosa stesse succedendo.
Shion batte disperato il palmo contro il vetro, cercando di farsi sentire, mentre Dohko chiama a gran voce i due coinquilini senza ottenere risultato.
« Quel bastardo ci ha chiuso fuori. »
« A quanto pare. »


   
 
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