Non so come ma sono riuscita a rispettare i tempi previsti!
Per qualsiasi domanda o perplessità, fatemi sapere nei commenti.
Ecco a voi il secondo capitolo, buona lettura.
The Haunted Queen
“Allora” a rompere l'imbarazzante
silenzio che si era creato dentro la Mercedes fu la ragazza bionda e
minuta di nome Laura. “Chi siete esattamente voi?”
“Oh, Mircalla non ha mai menzionato
il suo breve passaggio nel mondo delle favole?”
“Favole?” chiese esterrefatta la
ragazza.
“A proposito, uso Carmilla in questo
periodo, quindi se tu potessi...”
Regina alzò gli occhi al cielo.
“Hai mai letto Biancaneve,
ragazzina?”
“Laura” la corresse velocemente.
“E, certo che l'ho letto, chi non l'ha letto o visto il cartone
animato o uno delle decine di film che hanno lei come protagonista?”
“Beh, noi veniamo da un luogo dove
ogni favola è reale, non solo Biancaneve, ma anche Cenerentola, la
Bella Addormentata, Pinocchio, qualsiasi cosa ti venga in mente, noi
veniamo da lì. Si chiama la Foresta Incantata.”
La ragazza sospirò, lanciando
un'occhiata verso la ragazza al proprio fianco.
“Certo. Ovviamente, ci sono persone
che vivono letteralmente dentro una favola mentre noi siamo
incastrate con pesci giganti e vendicative reincarnazioni,
fantastico.”
Regina rise di gusto.
“Tu hai avuto fortuna, mia cara,
fidati. Le favole sono un posto stupendo, se sei Biancaneve, un posto
meraviglioso e perfetto dove ogni cosa va sempre per il verso giusto.
Ma le cose cambiano, se il tuo ruolo è quello della Regina Cattiva.”
Alzando gli occhi incontrò quelli
della giovane ragazza nello specchietto retrovisore e la vide
sgranare gli occhi e ricambiare lo sguardo con un misto di sorpresa e
paura.
“Puoi dire quello che vuoi, Regina,
sull'essere predestinata a perdere e ad essere infelice, ma una cosa
devi riconoscere che a te è sempre andata per il verso giusto,
perfino meglio che a Biancaneve e al Principe Azzurro.”
“Oh il principe azzurro, è reale
anche lui. Fantastico” mormorò Laura al suo fianco, con tono
sempre più incredulo.
“E cosa esattamente?”
“Il tuo castello è sempre stato
quello più grande.”
Regina rise, scuotendo la testa.
“Quindi tu avresti cercato di
uccidere Biancaneve perché lei era più bella?” chiese
ingenuamente la bionda.
Stavolta fu Carmilla a ridere.
“Non farti ingannare dalla versione
per bambini. Le favole sono più complicate di quello che sembrano.”
“Vuoi davvero sentire questa noiosa
storia?” chiese Regina, con un piccolo sorriso.
“Beh, certo! Cioè, se hai voglia di
raccontarmela. Io non faccio altro che cercare le storie più
incredbili. Il mio sogno è fare la reporter.”
Emma e Regina scambiarono un veloce
sguardo, trattenendo un sorriso. Quella ragazza era veramente
euforica per qualcuno che aveva appena scoperto di essere in una
città con la magia e dove tutti erano personaggi delle favole.
“Quando avevo diciotto anni, mia
madre, non dissimile per i modi e le aspirazioni dalla madre di
Mirc-” si interruppe bruscamente, correggendosi. “Carmilla”
riprese “mi costrinse a sposare l'allora Re, il padre di
Biancaneve. Lei aveva dodici anni, io ingenuamente le confidai che
avevo intenzione di fuggire nottetempo col mio amato, Daniel, che mia
madre disapprovava perché era soltanto un umile stalliere. È stato
il mio primo amore e in qualche modo gli vorrò sempre bene”
sorrise, al ricordo ormai non più doloroso ma solo prezioso
dell'uomo che un tempo aveva amato più di ogni altra cosa al mondo.
“Biancaneve si fece sfuggire il mio segreto e mia madre ci
raggiunse per impedirmi di fuggire, strappando letteralmente il cuore
di Daniel dal suo petto ed uccidendolo davanti ai miei occhi.”
“Mio Dio, ma è orribile” mormorò
Laura, portandosi una mano contro il petto e lanciando un'occhiata di
sottecchi verso Carmilla.
“Finii per sposare il Re, ma ero
infelice e sola. Il risentimento e l'oscurità mi resero la persona
orribile di cui parlano quelle favole a voi conosciute. Convinsi un
uomo innamorato di me ad uccidere il Re per amor mio, presi il potere
e cercai di vendicarmi su Biancaneve per quello che aveva fatto in
mille modi, quello quasi riuscito è anche l'unico giunto a voi: la
mela intrisa con l'incantesimo del Sonno Eterno.”
“Questa storia è molto più
complicata di quella di cui parlano i cartoni animati.”
Emma rise della sua affermazione.
“Ti abituerai. Io ci ho messo un
po'.”
“Alla fine Biancaneve e il principe
trionfarono e si ripresero il regno. Lei rimase incinta ed io
continuai a cercare di vendicarmi. Finché trovai un modo, un
sortilegio così assurdo e oscuro che nessuno aveva mai tentato
prima. Ma c'era un difetto, una falla nel mio piano: con la
maledizione venne creata una salvatrice predestinata a spezzarla.
Sembrava che il mio tentativo fosse destinato a fallire ancor prima
di poter iniziare. Bianca e David spedirono la figlia in questo mondo
per tenerla al sicuro, ma era appena nata, quindi non poteva sapere
niente del suo mondo, dei suoi genitori, delle persone che la
amavano” il tono di voce di Regina divenne più grave, i suoi occhi
si fecero scuri, come se quella fosse la cosa più terribile.
Quando aveva parlato del suo complotto
per uccidere il Re non aveva battuto ciglio, ma di quello sembrava
essere genuinamente pentita.
“Creai Storybrooke e tutti venimmo
trasportati in questo mondo, sotto mia richiesta, in quanto la
maledizione era fatta per forgiare un luogo in cui avrei finalmente
potuto avere il mio lieto fine, negando a tutti gli altri il proprio,
portando via i loro ricordi e rendendoli persone del tutto ordinarie,
rendendo le favole soltanto...solo delle storie.”
“Ma adesso si ricordano” osservò
Carmilla. “Il tizio nella foresta non ha battuto ciglio quando ti
ho chiamata maestà.”
“Come ho detto, c'era una persona. La
figlia di Bianca e David. La salvatrice. Era creata per spezzare la
maledizione. Ed io non lo sapevo ancora, ma era anche il pezzo
mancante, la persona che avrebbe portato a compimento la maledizione
stessa, realizzandone l'unico vero scopo. Il mio lieto fine.”
Regina si voltò, incontrando gli occhi
di Emma.
Lei sorrise, appoggiando la mano su
quella di Regina e stringendola delicatamente.
“Sei tu, non è così?” chiese a
bassa voce Carmilla.
“Già, sono io. La figlia di Bianca e
David, cioè l'uomo che vi ha trovato nel bosco. Loro sono rimasti
qui per trent'anni, dove il tempo era fermo, mentre io sono
invecchiata e sono tornata qui, trovando due genitori della mia età
ed una donna super sexy con i poteri magici e siccome sono molto,
molto sveglia, ho deciso di conquistarla e farla mia per sempre.”
“Sì, quello ed il piccolo dettaglio
che sei il mio Vero Amore, Swan. Se non avessi lanciato quella
maledizione probabilmente sarei caduta in qualche sorta di
incantesimo congelatore e ci saremmo incontrate comunque. Eravamo
destinate a incontrarci, a stare insieme.”
“Lo so benissimo, Mills. Ma
non significa che non posso vantarmi con delle sconosciute per averti
conquistata.”
L'umorismo di Emma smorzò il momento
di forte serietà e portò un'atmosfera pacata all'interno della
vettura.
Regina, raggiunto il vialetto
parcheggiò la macchina al numero 108 di Mifflin Street.
“Parlando del tuo castello, direi che
questa villa è la versione adatta al mondo reale” scherzò
Carmilla, scendendo dalla Mercedes.
“Muoviamoci, finché è buio non
siamo al sicuro qui fuori” Regina si affrettò verso la casa.
Appena aprì la porta Carmilla vide un
ragazzo correrle incontro con aria agitata.
“Mamma, Bianca dice che ci sono dei
vampiri in città. Avete trovato dei vampiri? Posso vederne uno?”
“Ne hai uno proprio davanti a te,
ragazzino” lo informò Carmilla dalla soglia della villa.
“Entrate, muovetevi” le sollecitò
Emma, dietro lei e Laura.
“Non dovrebbe esserne già arrivato
uno?” chiese perplessa Regina.
“Sì, David e i due ragazzi sono in
cucina, Henry si è appena svegliato e l'ho aggiornato brevemente,
stavamo giusto scendendo quando siete entrate e non ha avuto tempo di
incontrarlo.”
“Wow. Tu sei un vampiro? Non fai così
paura” osservò lui, guardando la ragazza che gli stava davanti.
“Quello è il trucco, ragazzino. Se
non faccio paura gli umani non temono la mia vicinanza. E più sono
vicini meno io devo correre per catturarmi il pranzo.”
Henry sgranò leggermente gli occhi,
deglutendo sonoramente.
“Non avere paura” gli disse Regina,
con voce dolce e rassicurante. “Carmilla ti prende in giro” si
avvicinò al figlio, passando un braccio attorno alle sue spalle e
stringendolo contro il proprio fianco mentre si voltava verso il
vampiro nel proprio ingresso. “Lei è una mia vecchia amica, Henry,
che mi ha conosciuto tanto tempo fa, quando ero al culmine della mia
infelicità. Ha provato a salvarmi, ma ha fallito, perché io non ero
pronta. Non si può salvare qualcuno che non vuole essere salvato”
spiegò a suo figlio, ma in realtà stava guardando negli occhi
quella ragazza che un tempo le aveva offerto una via d'uscita
dall'oscurità che l'aveva intrappolata, ma che Regina aveva
malamente rifiutato.
La loro amicizia era stata fulminea ma
immensa, erano legate da un affetto che solo due persone che hanno
sopportato un dolore profondo come il loro potevano condividere. Le
loro strade si erano separate, ma avevano entrambe conservato i
ricordi dei loro mesi nello stesso Reame come una parentesi di
serenità in un'esistenza per entrambe troppo tormentata.
E adesso erano lì, una di fronte
all'altra, entrambe più vecchie ma entrambe come tornate bambine,
ingenue davanti all'assoluta tenerezza dell'amore che le aveva
salvate.
“Carmilla” tese la mano nella
direzione del ragazzo, cercando di apparire intoccata dalle parole di
Regina.
“Henry” lui strinse la mano fredda
che gli era stata offerta.
“Prendi il tuo nome da un grande
uomo, Henry.”
Lui annuì, consapevole delle origini
di quel nome.
“Andiamo, è ora di tornare a letto”
disse Regina, sollecitandolo verso le scale e guardando nella
direzione di Bianca, che annuì e lo accompagnò verso la sua camera.
Si spostarono in cucina, dove trovarono
David che conversava amabilmente con i due ragazzi mentre versava del
caffè ad entrambi.
“Beh, scommetto che in un'università
così non ci si annoia mai” scherzò.
“Decisamente no” la rossa rise,
sorseggiando il caffè.
Regina si schiarì la voce, attirando
la loro attenzione.
“Fate pure come se fosse a casa
vostra” inarcò un sopracciglio, guardando David.
Lui le sorrise.
“La Fontaine – l'ho pronunciato
bene? – mi stava giusto raccontando un po' di questa Sylas dove
studiano questi ragazzi.”
Regina alzò gli occhi al cielo.
“Papà, perché tu e mamma non
tornate a casa e vi fate una bella dormita? Domani all'alba possiamo
pensare a un piano” Emma intervenne immediatamente.
“Non è sicuro camminare là fuori,
ci sono dei vampiri. L'unico posto sicuro è dentro casa, quindi vi
riporterò io al loft materializzandovi” propose Regina. “E per
favore” sospirò “non invitate nessuno ad entrare, stavolta
potrebbe non essere semplicemente la malvagia strega dell'ovest che
vi scegliete come tata, ma un vero e proprio vampiro.”
Se Emma non avesse saputo di
sbagliarsi, avrebbe giurato di vedere arrossire suo padre in quel
preciso momento.
Regina e David si diressero nell'atrio,
dove Bianca li raggiunse poco dopo scendendo le scale. Dopo aver
preso in braccio Neal, che dormiva tranquillo nella sua culla in
salotto, Regina li smaterializzò nel loro appartamento,
affrettandosi a tornare in cucina.
“Allora, due di voi possono prendere
la stanza degli ospiti, uno può dormire nel divano nel mio studio,
accanto c'è una poltrona, non è un letto ma è di sicuro più
comoda del bosco in cui vi abbiamo trovato.”
“Noi prendiamo la camera” si
affrettò a dire LaFontaine, scattando in piedi. “Buona fortuna con
la poltrona” rise verso Laura e Carmilla.
Emma fece un cenno a lei e JP di
seguirla al piano superiore, li condusse alla camera, mentre Regina
mostrava alle altre due ragazze dove trovare lo studio.
“Mi dispiace, so che non è il
massimo della comodità. Domani vi cercheremo una sistemazione più
consona.”
“Non c'è problema, ci adatteremo”
rispose Laura con un sorriso cortese.
“Ne sono sicura” mormorò Regina in
tono provocatorio. “Ma per cortesia, ricordate che quel divano è
molto costoso, quindi usate queste” con un gesto fluido della mano
fece apparire delle lenzuola sul divano che stava mostrando loro “per
qualsiasi attività diversa dal sonno in cui decidiate di cimentarvi
stanotte.”
Senza attendere alcuna risposta uscì dallo studio,
chiudendosi la porta alle spalle.
“Ok, qui ci sono delle coperte e
delle lenzuola pulite, mancano soltanto i pigiami” osservò Emma,
dopo aver ispezionato la camera.
Fece apparire con la magia un pigiama
due pigiami e usò la magia per cambiare le lenzuola in un istante.
“Ecco fatto, così potete mettervi
subito a riposare. Sarà una giornata impegnativa domani.”
“Grazie mille, siete state così
gentili con noi, davvero” la ringraziò LaFontaine.
“Non c'è bisogno di ringraziare”
Emma le sorrise. “Dormite bene. A domani.”
Uscì, richiudendosi la porta alle
spalle.
Regina salì le scale, vedendo Emma che
usciva dalla stanza degli ospiti con aria perplessa.
“Un penny per i tuoi pensieri?”
Regina attirò la sua attenzione.
“Ehi, pensi che dovremmo stabilire
delle regole per il gruppo di adolescenti che dormono sotto il nostro
tetto? Tipo, usate delle protezioni, niente party quando non ci
siamo, fate attenzione quando fuori c'è la luna piena?”
Regina rise, prendendo la mano di Emma
con la sua.
“Per le due ragazze di sotto, non
credo abbiano bisogno di protezioni, quanto alla strana coppia lì
dentro” indicò la stanza degli ospiti con un cenno della testa “se
lui è all'antica nei modi di fare anche solo la metà di quanto lo è
nel parlare, direi che prima dobbiamo aspettarci un matrimonio. Non
rimarranno abbastanza da poter organizzare party e per quanto
riguarda la luna piena direi che sono al sicuro finché Mulan tiene a
bada Ruby.”
Emma rise, scuotendo la testa.
“In tal caso, credo sia ora che anche
io e te andiamo a riposarci almeno un po'.”
Laura si sdraiò sul divano, stesa su
un fianco. I suoi occhi incontrarono quelli di Carmilla, seduta sulla
poltrona, ma immediatamente abbassò lo sguardo.
“Mi dispiace di essere saltata dentro
il portale.”
“Fai bene a dispiacerti. Potevamo essere tutti
morti.”
“Sì ma non potevo sapere cosa aveva in mente la
preside. E se avesse attaccato una città di innocenti che non
potevano proteggersi contro la sua forza? Poteva fare una strage,
Carm, e poteva essere colpa nostra. Dovevamo almeno provare ad
evitarlo.”
“Beh, invece è venuta in un posto più che
protetto, dove c'è magia e dove c'è la strega più potente in vita
al momento pronta a dare la vita perché niente di male accada.”
“Vedi il lato positivo, almeno hai
rivisto una vecchia amica” provò a farle notare, rivolgendole un
sorriso privo di convinzione.
“Suppongo che almeno questo sia un
lato positivo della faccenda. Sai, non pensavo che sarei stata qui
per questo. È una delle profezie che mia madre mi ha narrato per
decenni, ma non pensavo né che fosse vera, né che mi sarei trovata
qui, di sicuro non con te, né che il mio ruolo fosse quello di stare
contro di lei.”
Laura corrugò la fronte.
“Che significa? Quale profezia?”
Carmilla si voltò, guardando verso la
finestra, lasciando che il suo sguardo vagasse nel buio per poi
incontrare il bagliore della luna.
“C'è una profezia che parla di una
città incantata, una città magica in un mondo senza magia. E di una
guerra. La più terribile guerra per la nostra razza, che finirà
prima di iniziare. Mia madre sa che questa guerra sarà la sua fine,
ma sa anche che ciò che la scatenerà sarà un potere sopra ogni
altro, una magia senza pari. Sapeva che saremmo state qui per questo,
ma neanche lei poteva immaginare quale magia fosse o da che parte
saremmo state schierate.”
Laura sembrò ancora più perplessa.
“Parli come se tu lo sapessi.”
Gli occhi di Carmilla lasciarono la
luna per posarsi di nuovo in quelli della ragazza sdraiata a pochi
metri da lei.
“La percepisco. È più vicina di
quanto lei pensi. Lei non potrà sentirla, gli anni hanno rafforzato
i suoi poteri ma intorpidito i suoi sensi.”
“Quindi ciò che cerca tua madre è
qui? In questa casa?”
La mora annuì.
“Non dirò cos'è, neanche se mi
costerà la vita. Ma avvertirò Regina, glielo devo, della guerra che
quest'arma scatenerà. Tutto quello che ci è successo, Laura, tutto
quanto, è stato in funzione della nostra presenza qui, oggi, nel
giorno che farà la storia.”
“Non capisco.”
“Nessuno di noi può comprendere fino
in fondo. Ognuno di noi ha il pezzo di un puzzle più grande, ma
quando tutto sarà finito, forse tra qualche giorno o forse tra
centinaia di anni, potremmo vedere il quadro completo e dare un senso
a quello che succederà.”
“Non ti avevo mai sentita parlare
così prima d'ora. Di solito non ti piace fare la parte dell'eroina,
fai di tutto per stare in disparte.”
“Lo farei anche stavolta se potessi,
ma tu ci hai trascinato qui e adesso non possiamo sfuggire al nostro
destino. Gli eventi che accadranno da adesso sono scolpiti nella
pietra. Non abbiamo potere nel cambiarli, sono stati narrati secoli
fa, perché la loro conoscenza li rendesse immutati.”
“Mio Dio Carm, mi stai spaventando,
parli come tua madre.”
Lei scosse la testa, sospirando.
“Sono parole sue, infatti. Me le ha
ripetute così tante volte che...” lasciò la frase in sospeso.
“Non so cosa fare” si passò una mano sulla fronte.
Laura si alzò, avvicinandosi ed
inginocchiandosi davanti alla poltrona in cui lei era seduta.
“Ehi, guardami” le disse,
prendendole le mani tra le sue. “Qualsiasi sia la decisione che ti
tormenta, io so che farai la scelta giusta. Non importa cosa pensi,
io ti ho vista fare così tante azioni eroiche, così tante cose
giuste, nei miei occhi tu non puoi sbagliare. E anche stavolta so,
credimi Carm, ne sono sicura, farai la cosa giusta.”
Si guardarono negli occhi a lungo,
finché Carmilla s piegò in avanti e rubò un fugace bacio alle
labbra della donna dinnanzi a lei, per poi alzarsi velocemente ed
uscire dalla stanza, prima che Laura potesse fare o dire qualcosa.
“Dov'è Emma?”
Regina si voltò, colta di sprovvista,
osservando il vampiro appoggiato sulla soglia del proprio soggiorno.
“Sta dormendo. Ho pensato di
accendere il camino per scaldare un po' la casa, ma poi mi sono persa
ad osservare le fiamme.”
Carmilla percorse lentamente la stanza,
avvicinandosi alla donna appoggiata al camino.
“Cosa sai della profezia sulla Guerra
dei Silenti Soldati?”
Regina le rivolse una risata di
scherno, per poi tornare seria quando capì che la domanda era
genuina.
“Storie per bambini. Che razza di
guerra sarebbe mai, una dove tre eserciti rimangono immobili su un
campo di battaglia?”
“Hai mai sentito la profezia per
intero?”
Regina corrugò la fronte.
“No, ovviamente” rispose,
osservando attentamente la ragazza percorrere a lenti passi il suo
salotto, avanti e indietro. “Nessuno l'ha mai sentita.”
“Qualcuno
sì” la corresse, fermandosi improvvisamente. “Una ragazzina. Da
poco immortale e molto, molto impaurita, che è corsa a raccontarla
alla propria madre.”
Regina si allontanò dal muro,
fronteggiando la vampira.
“Tu hai sentito la profezia? E perché
me ne stai parlando?”
“Non te ne sto parlando, Regina.
Ascolta le mie parole. Questa conversazione non è mai avvenuta, tu
non ne sai niente. E niente, di fatto, posso rivelarti. Già le cose
che ho detto a Madre potrebbero cambiare il corso degli eventi in
modo imprevedibile. Non possiamo rischiare.”
“E allora perché mi dici questo?”
“Perché te lo devo. Voglio
avvertirti. Le storie che hai sentito, le leggende, sono vere. La
profezia narra della razza di non umani, della stirpe più antica, e
tu sai che è la mia. Narra della fine della nostra Capostipite. Che
sarebbe, appunto, mia madre. Narra della loro sconfitta in una città
magica in un mondo senza magia, Regina. Mia madre è venuta qui, ad
affrontare la sua condanna di morte, perché sa qual è il prezzo se
la profezia non si avvera, sa per cosa si scatenerà quella guerra e
adesso voglio dirlo anche a te, per appianare il suo vantaggio. Ma
non una parola oltre quello che dirò stasera potrà mai essere
rivelata.”
Regina fu confusa da quelle parole.
“La magia più potente mai
conosciuta, scatenerà la guerra.”
“Allora non c'è problema. Ogni magia
può essere fermata” Regina sorrise. La magia era ciò che
conosceva. Era una certezza per lei. E le cose che conosceva non la
spaventavano. No, era l'ignoto piuttosto, che la intimoriva.
Carmilla la guardò negli occhi con
un'intensità ed un'oscurità propri solo di qualcuno che stava per
rivelare un segreto terribile.
“Ci sono sei battiti di cuore in
questa casa.”
Regina fece velocemente i conti.
“Noi siamo sette.”
Carmilla inclinò la testa.
“Ma due di noi sono vampiri, non
morti, senza battito del cuore. Questo lascia cinque cuori e sei
battiti.”
“Non è possibile.”
“C'è una creatura, che ovunque tu
vada ti segue. Non puoi vederla, ma ti darà la caccia, ti rovinerà
la vita, infrangerà tutto ciò che conosci e cancellerà la tua
redenzione. C'è qualcosa in questa casa che non ti lascia mai da
sola.”
Quello sì, quello la spaventava.
“Tu credi che la profezia sia una
leggenda, ma non lo è. La guerra è già iniziata.”
Fatemi sapere cosa ne pensate...
A domenica prossima, un abbraccio!
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