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Autore: Herm735    22/11/2015    4 recensioni
“C'è una creatura, che ovunque tu vada ti segue. Non puoi vederla, ma ti darà la caccia, ti rovinerà la vita, infrangerà tutto ciò che conosci e cancellerà la tua redenzione. C'è qualcosa in questa casa che non ti lascia mai da sola.”
Regina ha ottenuto la sua Redenzione. Emma ha trovato la sua Famiglia. Ma una nuova guerra minaccia Storybrooke, con l'arrivo di quattro ragazzi che dicono di inseguire due vampire. Però il problema non saranno solo i vampiri: sarà compito di Emma e Regina capire il motivo del loro arrivo a Storybrooke e trovare la magia che cercano, prima che sia troppo tardi per salvarla. Ma quale magia potrebbe mai essere così potente da spingere due eserciti ad una missione destinata a fallire, come preannunciato già da un'antica profezia?
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Nuovo personaggio, Regina Mills, Ruby/Cappuccetto Rosso
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'The Path Less Traveled'
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Non so come ma sono riuscita a rispettare i tempi previsti!
Per qualsiasi domanda o perplessità, fatemi sapere nei commenti.
Ecco a voi il secondo capitolo, buona lettura.




The Haunted Queen

“Allora” a rompere l'imbarazzante silenzio che si era creato dentro la Mercedes fu la ragazza bionda e minuta di nome Laura. “Chi siete esattamente voi?”
“Oh, Mircalla non ha mai menzionato il suo breve passaggio nel mondo delle favole?”
“Favole?” chiese esterrefatta la ragazza.
“A proposito, uso Carmilla in questo periodo, quindi se tu potessi...”
Regina alzò gli occhi al cielo.
“Hai mai letto Biancaneve, ragazzina?”
“Laura” la corresse velocemente. “E, certo che l'ho letto, chi non l'ha letto o visto il cartone animato o uno delle decine di film che hanno lei come protagonista?”
“Beh, noi veniamo da un luogo dove ogni favola è reale, non solo Biancaneve, ma anche Cenerentola, la Bella Addormentata, Pinocchio, qualsiasi cosa ti venga in mente, noi veniamo da lì. Si chiama la Foresta Incantata.”
La ragazza sospirò, lanciando un'occhiata verso la ragazza al proprio fianco.
“Certo. Ovviamente, ci sono persone che vivono letteralmente dentro una favola mentre noi siamo incastrate con pesci giganti e vendicative reincarnazioni, fantastico.”
Regina rise di gusto.
“Tu hai avuto fortuna, mia cara, fidati. Le favole sono un posto stupendo, se sei Biancaneve, un posto meraviglioso e perfetto dove ogni cosa va sempre per il verso giusto. Ma le cose cambiano, se il tuo ruolo è quello della Regina Cattiva.”
Alzando gli occhi incontrò quelli della giovane ragazza nello specchietto retrovisore e la vide sgranare gli occhi e ricambiare lo sguardo con un misto di sorpresa e paura.
“Puoi dire quello che vuoi, Regina, sull'essere predestinata a perdere e ad essere infelice, ma una cosa devi riconoscere che a te è sempre andata per il verso giusto, perfino meglio che a Biancaneve e al Principe Azzurro.”
“Oh il principe azzurro, è reale anche lui. Fantastico” mormorò Laura al suo fianco, con tono sempre più incredulo.
“E cosa esattamente?”
“Il tuo castello è sempre stato quello più grande.”
Regina rise, scuotendo la testa.
“Quindi tu avresti cercato di uccidere Biancaneve perché lei era più bella?” chiese ingenuamente la bionda.
Stavolta fu Carmilla a ridere.
“Non farti ingannare dalla versione per bambini. Le favole sono più complicate di quello che sembrano.”
“Vuoi davvero sentire questa noiosa storia?” chiese Regina, con un piccolo sorriso.
“Beh, certo! Cioè, se hai voglia di raccontarmela. Io non faccio altro che cercare le storie più incredbili. Il mio sogno è fare la reporter.”
Emma e Regina scambiarono un veloce sguardo, trattenendo un sorriso. Quella ragazza era veramente euforica per qualcuno che aveva appena scoperto di essere in una città con la magia e dove tutti erano personaggi delle favole.
“Quando avevo diciotto anni, mia madre, non dissimile per i modi e le aspirazioni dalla madre di Mirc-” si interruppe bruscamente, correggendosi. “Carmilla” riprese “mi costrinse a sposare l'allora Re, il padre di Biancaneve. Lei aveva dodici anni, io ingenuamente le confidai che avevo intenzione di fuggire nottetempo col mio amato, Daniel, che mia madre disapprovava perché era soltanto un umile stalliere. È stato il mio primo amore e in qualche modo gli vorrò sempre bene” sorrise, al ricordo ormai non più doloroso ma solo prezioso dell'uomo che un tempo aveva amato più di ogni altra cosa al mondo. “Biancaneve si fece sfuggire il mio segreto e mia madre ci raggiunse per impedirmi di fuggire, strappando letteralmente il cuore di Daniel dal suo petto ed uccidendolo davanti ai miei occhi.”
“Mio Dio, ma è orribile” mormorò Laura, portandosi una mano contro il petto e lanciando un'occhiata di sottecchi verso Carmilla.
“Finii per sposare il Re, ma ero infelice e sola. Il risentimento e l'oscurità mi resero la persona orribile di cui parlano quelle favole a voi conosciute. Convinsi un uomo innamorato di me ad uccidere il Re per amor mio, presi il potere e cercai di vendicarmi su Biancaneve per quello che aveva fatto in mille modi, quello quasi riuscito è anche l'unico giunto a voi: la mela intrisa con l'incantesimo del Sonno Eterno.”
“Questa storia è molto più complicata di quella di cui parlano i cartoni animati.”
Emma rise della sua affermazione.
“Ti abituerai. Io ci ho messo un po'.”
“Alla fine Biancaneve e il principe trionfarono e si ripresero il regno. Lei rimase incinta ed io continuai a cercare di vendicarmi. Finché trovai un modo, un sortilegio così assurdo e oscuro che nessuno aveva mai tentato prima. Ma c'era un difetto, una falla nel mio piano: con la maledizione venne creata una salvatrice predestinata a spezzarla. Sembrava che il mio tentativo fosse destinato a fallire ancor prima di poter iniziare. Bianca e David spedirono la figlia in questo mondo per tenerla al sicuro, ma era appena nata, quindi non poteva sapere niente del suo mondo, dei suoi genitori, delle persone che la amavano” il tono di voce di Regina divenne più grave, i suoi occhi si fecero scuri, come se quella fosse la cosa più terribile.
Quando aveva parlato del suo complotto per uccidere il Re non aveva battuto ciglio, ma di quello sembrava essere genuinamente pentita.
“Creai Storybrooke e tutti venimmo trasportati in questo mondo, sotto mia richiesta, in quanto la maledizione era fatta per forgiare un luogo in cui avrei finalmente potuto avere il mio lieto fine, negando a tutti gli altri il proprio, portando via i loro ricordi e rendendoli persone del tutto ordinarie, rendendo le favole soltanto...solo delle storie.”
“Ma adesso si ricordano” osservò Carmilla. “Il tizio nella foresta non ha battuto ciglio quando ti ho chiamata maestà.”
“Come ho detto, c'era una persona. La figlia di Bianca e David. La salvatrice. Era creata per spezzare la maledizione. Ed io non lo sapevo ancora, ma era anche il pezzo mancante, la persona che avrebbe portato a compimento la maledizione stessa, realizzandone l'unico vero scopo. Il mio lieto fine.”
Regina si voltò, incontrando gli occhi di Emma.
Lei sorrise, appoggiando la mano su quella di Regina e stringendola delicatamente.
“Sei tu, non è così?” chiese a bassa voce Carmilla.
“Già, sono io. La figlia di Bianca e David, cioè l'uomo che vi ha trovato nel bosco. Loro sono rimasti qui per trent'anni, dove il tempo era fermo, mentre io sono invecchiata e sono tornata qui, trovando due genitori della mia età ed una donna super sexy con i poteri magici e siccome sono molto, molto sveglia, ho deciso di conquistarla e farla mia per sempre.”
“Sì, quello ed il piccolo dettaglio che sei il mio Vero Amore, Swan. Se non avessi lanciato quella maledizione probabilmente sarei caduta in qualche sorta di incantesimo congelatore e ci saremmo incontrate comunque. Eravamo destinate a incontrarci, a stare insieme.”
“Lo so benissimo, Mills. Ma non significa che non posso vantarmi con delle sconosciute per averti conquistata.”
L'umorismo di Emma smorzò il momento di forte serietà e portò un'atmosfera pacata all'interno della vettura.
Regina, raggiunto il vialetto parcheggiò la macchina al numero 108 di Mifflin Street.
“Parlando del tuo castello, direi che questa villa è la versione adatta al mondo reale” scherzò Carmilla, scendendo dalla Mercedes.
“Muoviamoci, finché è buio non siamo al sicuro qui fuori” Regina si affrettò verso la casa.
Appena aprì la porta Carmilla vide un ragazzo correrle incontro con aria agitata.
“Mamma, Bianca dice che ci sono dei vampiri in città. Avete trovato dei vampiri? Posso vederne uno?”
“Ne hai uno proprio davanti a te, ragazzino” lo informò Carmilla dalla soglia della villa.
“Entrate, muovetevi” le sollecitò Emma, dietro lei e Laura.
“Non dovrebbe esserne già arrivato uno?” chiese perplessa Regina.
“Sì, David e i due ragazzi sono in cucina, Henry si è appena svegliato e l'ho aggiornato brevemente, stavamo giusto scendendo quando siete entrate e non ha avuto tempo di incontrarlo.”
“Wow. Tu sei un vampiro? Non fai così paura” osservò lui, guardando la ragazza che gli stava davanti.
“Quello è il trucco, ragazzino. Se non faccio paura gli umani non temono la mia vicinanza. E più sono vicini meno io devo correre per catturarmi il pranzo.”
Henry sgranò leggermente gli occhi, deglutendo sonoramente.
“Non avere paura” gli disse Regina, con voce dolce e rassicurante. “Carmilla ti prende in giro” si avvicinò al figlio, passando un braccio attorno alle sue spalle e stringendolo contro il proprio fianco mentre si voltava verso il vampiro nel proprio ingresso. “Lei è una mia vecchia amica, Henry, che mi ha conosciuto tanto tempo fa, quando ero al culmine della mia infelicità. Ha provato a salvarmi, ma ha fallito, perché io non ero pronta. Non si può salvare qualcuno che non vuole essere salvato” spiegò a suo figlio, ma in realtà stava guardando negli occhi quella ragazza che un tempo le aveva offerto una via d'uscita dall'oscurità che l'aveva intrappolata, ma che Regina aveva malamente rifiutato.
La loro amicizia era stata fulminea ma immensa, erano legate da un affetto che solo due persone che hanno sopportato un dolore profondo come il loro potevano condividere. Le loro strade si erano separate, ma avevano entrambe conservato i ricordi dei loro mesi nello stesso Reame come una parentesi di serenità in un'esistenza per entrambe troppo tormentata.
E adesso erano lì, una di fronte all'altra, entrambe più vecchie ma entrambe come tornate bambine, ingenue davanti all'assoluta tenerezza dell'amore che le aveva salvate.
“Carmilla” tese la mano nella direzione del ragazzo, cercando di apparire intoccata dalle parole di Regina.
“Henry” lui strinse la mano fredda che gli era stata offerta.
“Prendi il tuo nome da un grande uomo, Henry.”
Lui annuì, consapevole delle origini di quel nome.
“Andiamo, è ora di tornare a letto” disse Regina, sollecitandolo verso le scale e guardando nella direzione di Bianca, che annuì e lo accompagnò verso la sua camera.
Si spostarono in cucina, dove trovarono David che conversava amabilmente con i due ragazzi mentre versava del caffè ad entrambi.
“Beh, scommetto che in un'università così non ci si annoia mai” scherzò.
“Decisamente no” la rossa rise, sorseggiando il caffè.
Regina si schiarì la voce, attirando la loro attenzione.
“Fate pure come se fosse a casa vostra” inarcò un sopracciglio, guardando David.
Lui le sorrise.
“La Fontaine – l'ho pronunciato bene? – mi stava giusto raccontando un po' di questa Sylas dove studiano questi ragazzi.”
Regina alzò gli occhi al cielo.
“Papà, perché tu e mamma non tornate a casa e vi fate una bella dormita? Domani all'alba possiamo pensare a un piano” Emma intervenne immediatamente.
“Non è sicuro camminare là fuori, ci sono dei vampiri. L'unico posto sicuro è dentro casa, quindi vi riporterò io al loft materializzandovi” propose Regina. “E per favore” sospirò “non invitate nessuno ad entrare, stavolta potrebbe non essere semplicemente la malvagia strega dell'ovest che vi scegliete come tata, ma un vero e proprio vampiro.”
Se Emma non avesse saputo di sbagliarsi, avrebbe giurato di vedere arrossire suo padre in quel preciso momento.
Regina e David si diressero nell'atrio, dove Bianca li raggiunse poco dopo scendendo le scale. Dopo aver preso in braccio Neal, che dormiva tranquillo nella sua culla in salotto, Regina li smaterializzò nel loro appartamento, affrettandosi a tornare in cucina.
“Allora, due di voi possono prendere la stanza degli ospiti, uno può dormire nel divano nel mio studio, accanto c'è una poltrona, non è un letto ma è di sicuro più comoda del bosco in cui vi abbiamo trovato.”
“Noi prendiamo la camera” si affrettò a dire LaFontaine, scattando in piedi. “Buona fortuna con la poltrona” rise verso Laura e Carmilla.
Emma fece un cenno a lei e JP di seguirla al piano superiore, li condusse alla camera, mentre Regina mostrava alle altre due ragazze dove trovare lo studio.
“Mi dispiace, so che non è il massimo della comodità. Domani vi cercheremo una sistemazione più consona.”
“Non c'è problema, ci adatteremo” rispose Laura con un sorriso cortese.
“Ne sono sicura” mormorò Regina in tono provocatorio. “Ma per cortesia, ricordate che quel divano è molto costoso, quindi usate queste” con un gesto fluido della mano fece apparire delle lenzuola sul divano che stava mostrando loro “per qualsiasi attività diversa dal sonno in cui decidiate di cimentarvi stanotte.”
Senza attendere alcuna risposta uscì dallo studio, chiudendosi la porta alle spalle.

“Ok, qui ci sono delle coperte e delle lenzuola pulite, mancano soltanto i pigiami” osservò Emma, dopo aver ispezionato la camera.
Fece apparire con la magia un pigiama due pigiami e usò la magia per cambiare le lenzuola in un istante.
“Ecco fatto, così potete mettervi subito a riposare. Sarà una giornata impegnativa domani.”
“Grazie mille, siete state così gentili con noi, davvero” la ringraziò LaFontaine.
“Non c'è bisogno di ringraziare” Emma le sorrise. “Dormite bene. A domani.”
Uscì, richiudendosi la porta alle spalle.

Regina salì le scale, vedendo Emma che usciva dalla stanza degli ospiti con aria perplessa.
“Un penny per i tuoi pensieri?” Regina attirò la sua attenzione.
“Ehi, pensi che dovremmo stabilire delle regole per il gruppo di adolescenti che dormono sotto il nostro tetto? Tipo, usate delle protezioni, niente party quando non ci siamo, fate attenzione quando fuori c'è la luna piena?”
Regina rise, prendendo la mano di Emma con la sua.
“Per le due ragazze di sotto, non credo abbiano bisogno di protezioni, quanto alla strana coppia lì dentro” indicò la stanza degli ospiti con un cenno della testa “se lui è all'antica nei modi di fare anche solo la metà di quanto lo è nel parlare, direi che prima dobbiamo aspettarci un matrimonio. Non rimarranno abbastanza da poter organizzare party e per quanto riguarda la luna piena direi che sono al sicuro finché Mulan tiene a bada Ruby.”
Emma rise, scuotendo la testa.
“In tal caso, credo sia ora che anche io e te andiamo a riposarci almeno un po'.”

Laura si sdraiò sul divano, stesa su un fianco. I suoi occhi incontrarono quelli di Carmilla, seduta sulla poltrona, ma immediatamente abbassò lo sguardo.
“Mi dispiace di essere saltata dentro il portale.”
“Fai bene a dispiacerti. Potevamo essere tutti morti.”
“Sì ma non potevo sapere cosa aveva in mente la preside. E se avesse attaccato una città di innocenti che non potevano proteggersi contro la sua forza? Poteva fare una strage, Carm, e poteva essere colpa nostra. Dovevamo almeno provare ad evitarlo.”
“Beh, invece è venuta in un posto più che protetto, dove c'è magia e dove c'è la strega più potente in vita al momento pronta a dare la vita perché niente di male accada.”
“Vedi il lato positivo, almeno hai rivisto una vecchia amica” provò a farle notare, rivolgendole un sorriso privo di convinzione.
“Suppongo che almeno questo sia un lato positivo della faccenda. Sai, non pensavo che sarei stata qui per questo. È una delle profezie che mia madre mi ha narrato per decenni, ma non pensavo né che fosse vera, né che mi sarei trovata qui, di sicuro non con te, né che il mio ruolo fosse quello di stare contro di lei.”
Laura corrugò la fronte.
“Che significa? Quale profezia?”
Carmilla si voltò, guardando verso la finestra, lasciando che il suo sguardo vagasse nel buio per poi incontrare il bagliore della luna.
“C'è una profezia che parla di una città incantata, una città magica in un mondo senza magia. E di una guerra. La più terribile guerra per la nostra razza, che finirà prima di iniziare. Mia madre sa che questa guerra sarà la sua fine, ma sa anche che ciò che la scatenerà sarà un potere sopra ogni altro, una magia senza pari. Sapeva che saremmo state qui per questo, ma neanche lei poteva immaginare quale magia fosse o da che parte saremmo state schierate.”
Laura sembrò ancora più perplessa.
“Parli come se tu lo sapessi.”
Gli occhi di Carmilla lasciarono la luna per posarsi di nuovo in quelli della ragazza sdraiata a pochi metri da lei.
“La percepisco. È più vicina di quanto lei pensi. Lei non potrà sentirla, gli anni hanno rafforzato i suoi poteri ma intorpidito i suoi sensi.”
“Quindi ciò che cerca tua madre è qui? In questa casa?”
La mora annuì.
“Non dirò cos'è, neanche se mi costerà la vita. Ma avvertirò Regina, glielo devo, della guerra che quest'arma scatenerà. Tutto quello che ci è successo, Laura, tutto quanto, è stato in funzione della nostra presenza qui, oggi, nel giorno che farà la storia.”
“Non capisco.”
“Nessuno di noi può comprendere fino in fondo. Ognuno di noi ha il pezzo di un puzzle più grande, ma quando tutto sarà finito, forse tra qualche giorno o forse tra centinaia di anni, potremmo vedere il quadro completo e dare un senso a quello che succederà.”
“Non ti avevo mai sentita parlare così prima d'ora. Di solito non ti piace fare la parte dell'eroina, fai di tutto per stare in disparte.”
“Lo farei anche stavolta se potessi, ma tu ci hai trascinato qui e adesso non possiamo sfuggire al nostro destino. Gli eventi che accadranno da adesso sono scolpiti nella pietra. Non abbiamo potere nel cambiarli, sono stati narrati secoli fa, perché la loro conoscenza li rendesse immutati.”
“Mio Dio Carm, mi stai spaventando, parli come tua madre.”
Lei scosse la testa, sospirando.
“Sono parole sue, infatti. Me le ha ripetute così tante volte che...” lasciò la frase in sospeso. “Non so cosa fare” si passò una mano sulla fronte.
Laura si alzò, avvicinandosi ed inginocchiandosi davanti alla poltrona in cui lei era seduta.
“Ehi, guardami” le disse, prendendole le mani tra le sue. “Qualsiasi sia la decisione che ti tormenta, io so che farai la scelta giusta. Non importa cosa pensi, io ti ho vista fare così tante azioni eroiche, così tante cose giuste, nei miei occhi tu non puoi sbagliare. E anche stavolta so, credimi Carm, ne sono sicura, farai la cosa giusta.”
Si guardarono negli occhi a lungo, finché Carmilla s piegò in avanti e rubò un fugace bacio alle labbra della donna dinnanzi a lei, per poi alzarsi velocemente ed uscire dalla stanza, prima che Laura potesse fare o dire qualcosa.

“Dov'è Emma?”
Regina si voltò, colta di sprovvista, osservando il vampiro appoggiato sulla soglia del proprio soggiorno.
“Sta dormendo. Ho pensato di accendere il camino per scaldare un po' la casa, ma poi mi sono persa ad osservare le fiamme.”
Carmilla percorse lentamente la stanza, avvicinandosi alla donna appoggiata al camino.
“Cosa sai della profezia sulla Guerra dei Silenti Soldati?”
Regina le rivolse una risata di scherno, per poi tornare seria quando capì che la domanda era genuina.
“Storie per bambini. Che razza di guerra sarebbe mai, una dove tre eserciti rimangono immobili su un campo di battaglia?”
“Hai mai sentito la profezia per intero?”
Regina corrugò la fronte.
“No, ovviamente” rispose, osservando attentamente la ragazza percorrere a lenti passi il suo salotto, avanti e indietro. “Nessuno l'ha mai sentita.”
“Qualcuno sì” la corresse, fermandosi improvvisamente. “Una ragazzina. Da poco immortale e molto, molto impaurita, che è corsa a raccontarla alla propria madre.”
Regina si allontanò dal muro, fronteggiando la vampira.
“Tu hai sentito la profezia? E perché me ne stai parlando?”
“Non te ne sto parlando, Regina. Ascolta le mie parole. Questa conversazione non è mai avvenuta, tu non ne sai niente. E niente, di fatto, posso rivelarti. Già le cose che ho detto a Madre potrebbero cambiare il corso degli eventi in modo imprevedibile. Non possiamo rischiare.”
“E allora perché mi dici questo?”
“Perché te lo devo. Voglio avvertirti. Le storie che hai sentito, le leggende, sono vere. La profezia narra della razza di non umani, della stirpe più antica, e tu sai che è la mia. Narra della fine della nostra Capostipite. Che sarebbe, appunto, mia madre. Narra della loro sconfitta in una città magica in un mondo senza magia, Regina. Mia madre è venuta qui, ad affrontare la sua condanna di morte, perché sa qual è il prezzo se la profezia non si avvera, sa per cosa si scatenerà quella guerra e adesso voglio dirlo anche a te, per appianare il suo vantaggio. Ma non una parola oltre quello che dirò stasera potrà mai essere rivelata.”
Regina fu confusa da quelle parole.
“La magia più potente mai conosciuta, scatenerà la guerra.”
“Allora non c'è problema. Ogni magia può essere fermata” Regina sorrise. La magia era ciò che conosceva. Era una certezza per lei. E le cose che conosceva non la spaventavano. No, era l'ignoto piuttosto, che la intimoriva.
Carmilla la guardò negli occhi con un'intensità ed un'oscurità propri solo di qualcuno che stava per rivelare un segreto terribile.
“Ci sono sei battiti di cuore in questa casa.”
Regina fece velocemente i conti.
“Noi siamo sette.”
Carmilla inclinò la testa.
“Ma due di noi sono vampiri, non morti, senza battito del cuore. Questo lascia cinque cuori e sei battiti.”
“Non è possibile.”
“C'è una creatura, che ovunque tu vada ti segue. Non puoi vederla, ma ti darà la caccia, ti rovinerà la vita, infrangerà tutto ciò che conosci e cancellerà la tua redenzione. C'è qualcosa in questa casa che non ti lascia mai da sola.”
Quello sì, quello la spaventava.
“Tu credi che la profezia sia una leggenda, ma non lo è. La guerra è già iniziata.”







Fatemi sapere cosa ne pensate...
A domenica prossima, un abbraccio!


  
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