Il Water Assassino

di ciabysan
(/viewuser.php?uid=56337)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


CAPITOLO 1

CAPITOLO 1

 

 

Fu un sabato pomeriggio quando Annie decise di vestirsi ed uscire a prendersi una boccata d’aria. L’aria opprimente della sua stanza dalla saturazione troppo alta le stava dando alla testa. Erano passati pochi mesi, quando, dopo una lunga terapia era riuscita a indebolire il suo istinto omicida che le nasceva durante il sonno. Inconscia, si lasciava guidare in un sonnambulismo rarefatto alle più grevi perversioni omicide senza rendersene conto.

Ammontavano a cinque le sue vittime passate. Annie dormiente si nascondeva nei cessi delle vittime per poi mutilarli con un’arma contundente. Quel giorno, però, Annie era tornata normale e sembrava godere di ottima salute. A guarirla era stata una lunga terapia tenuta dalla psicologa Gertrude Amati, che da sempre l’aveva sostenuta durante la guarigione.


Annie si infilò il cappotto e prese un ampio respiro, attraversando il corridoio di casa sua che giungeva alla porta d’ingresso. La aprì, mentre la prima aria primaverile le perforava le narici. Godendosi quell’algido panorama, Annie chiuse gli occhi. Ma fu in quel momento che una presenza oscura comincio a fissarla e poi a ridere animatamente. Annie non capiva cosa fosse e riaprì gli occhi, fissando il suo aggressore: uno spettro sfuocato che non riusciva a mettere a fuoco. La inseguì con una motosega in mano, ridendo a gran voce. Annie scattò correndo, guardandosi di tanto in tanto indietro. Il terrore le palpava la pelle. Corse, corse, corse fino a che non sentì un dolore lancinante alla gamba. Attraversò il giardino mentre la figura non l’abbandonava. Cavalcò la collinetta adiacente, scivolando sugli scalini, tentando di raggiungere la porta di casa sua e rinchiudersi all’interno, ma non appena la mano si avvicinò alla porta la mano dello spettro le afferrò la spalla e Annie si svegliò.


Si era addormentata sulla scrivania, con la testa tra due pagine del libro di psicologia.
“Oh mio Dio” sussurrò tra se, sentendo un sottile dolore di testa, quando afferrò un foglio di carta e una matita tracciando solchi neri ed impercettibili su un bianco di candida innocenza.

In quel momento qualcuno bussò alla porta e Annie si irrigidì.

“Ciao” esclamò il suo amico rompicoglioni varcando la soglia, pur non avendo ottenuto alcuna risposta.

“Ciao”
“Cosa stai facendo?”
“Niente”

“Stavi disegnando”
“Niente di che”

Il ragazzo afferrò i fogli sparsi sulla scrivania dell’amica e li osservo: erano water, cessi, watercloset ed era sconvolto. “Pensavo fosse finita no? Sei ancora fissata con i cessi…quindi uccidi ancora…
“MA che stai dicendo? Non uccido più”

“E allora perché disegni i cessi”
“è sospetto se a me piace disegnare i cessi? Lo ammetto: mi piace disegnare i cessi. Ma non per questo sono un’assassina. Lo ero, ma non lo sono più” esclamò Annie inalberata, strappando di mano i fogli all’amico, che li riprese con un gesto lesto “Fammeli vedere…ancora…Fammeli vedere ancora!”
“Lascia stare i miei disegni”

Il ragazzo osservò quei cessi e preso da una forza interiore strappò i fogli di carta violentemente, gettandoli sul tavolo disordinato.
Annie, presa dal rimorso pianse gridando “I miei cessi!”

“Spiegami Annie, sei ancora un’assassina?”
“NO…te l’ho già detto! Sono andata dalla psicologa e mi ha detto che non ho più la malattia notturna e che non ucciderò mai più di notte
“E di giorno nemmeno, vero?”
“No”

“A ok…quindi i cessi sono solo un hobby, giusto!”

“Sì…sì… perché ho intenzione di aprire un’agenzia di cessi” il sorriso le riapparve sul viso “L’idea mi è venuta quando Gianni mi ha concesso di diventare sua socia nella vendita di cessi e non ho saputo dire di no
“Dovrai soddisfare molte richieste a quanto pare…
“Sisi perché ormai i cessi sono un’esigenza di tutti” Annie cambiò completamente espressione, lievemente paranoica e da maniaca “un po’ come le mie vittime, che le appendevo a testa in giù sopra i cessi, poi tagliavo loro la testa e la lasciavo scivolare nello scarico.”
“Cosa? Puoi ripetere?” chiese l’amico sconvolto

“è un film che ho visto stamattina, scusa
“Mi hai spaventato. Spero non sia stato un brutto scherzo per farmi credere che tu sia ancora un’assassina
“No…è un film che ho visto stamattina”

“Come si chiamava?”
“Cessi vendicativi”.

 

 





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=332232