CAPITOLO 1
Fu un sabato pomeriggio
quando Annie decise di vestirsi ed uscire a prendersi una boccata d’aria. L’aria
opprimente della sua stanza dalla saturazione troppo alta le stava dando alla
testa. Erano passati pochi mesi, quando, dopo una lunga terapia era riuscita a
indebolire il suo istinto omicida che le nasceva durante il sonno. Inconscia,
si lasciava guidare in un sonnambulismo rarefatto alle più grevi perversioni
omicide senza rendersene conto.
Ammontavano a cinque le sue
vittime passate. Annie dormiente si nascondeva nei cessi delle vittime per poi
mutilarli con un’arma contundente. Quel giorno, però, Annie era tornata normale
e sembrava godere di ottima salute. A guarirla era stata una lunga terapia
tenuta dalla psicologa Gertrude Amati, che da sempre l’aveva sostenuta durante
la guarigione.
Annie si infilò il cappotto e prese un ampio respiro, attraversando il
corridoio di casa sua che giungeva alla porta d’ingresso. La aprì, mentre la
prima aria primaverile le perforava le narici. Godendosi quell’algido panorama,
Annie chiuse gli occhi. Ma fu in quel momento che una presenza oscura comincio
a fissarla e poi a ridere animatamente. Annie non capiva cosa fosse e riaprì
gli occhi, fissando il suo aggressore: uno spettro sfuocato che non riusciva a
mettere a fuoco. La inseguì con una motosega in mano, ridendo a gran voce. Annie
scattò correndo, guardandosi di tanto in tanto indietro. Il terrore le palpava
la pelle. Corse, corse, corse fino a che non sentì un dolore lancinante alla
gamba. Attraversò il giardino mentre la figura non l’abbandonava. Cavalcò la
collinetta adiacente, scivolando sugli scalini, tentando di raggiungere la
porta di casa sua e rinchiudersi all’interno, ma non appena la mano si avvicinò
alla porta la mano dello spettro le afferrò la spalla e Annie si svegliò.
Si era addormentata sulla scrivania, con la testa tra due pagine del libro di
psicologia.
“Oh mio Dio” sussurrò tra se, sentendo un sottile dolore di testa, quando
afferrò un foglio di carta e una matita tracciando solchi neri ed
impercettibili su un bianco di candida innocenza.
In quel momento qualcuno
bussò alla porta e Annie si irrigidì.
“Ciao” esclamò il suo amico
rompicoglioni varcando la soglia, pur non avendo ottenuto alcuna risposta.
“Ciao”
“Cosa stai facendo?”
“Niente”
“Stavi disegnando”
“Niente di che”
Il ragazzo afferrò i fogli
sparsi sulla scrivania dell’amica e li osservo: erano water, cessi, watercloset
ed era sconvolto. “Pensavo fosse finita no? Sei ancora
fissata con i cessi…quindi uccidi ancora…”
“MA che stai dicendo? Non uccido più”
“E allora perché disegni i
cessi”
“è sospetto se a me piace disegnare i cessi? Lo ammetto:
mi piace disegnare i cessi. Ma non per questo sono un’assassina. Lo ero, ma non lo sono più” esclamò Annie inalberata, strappando di
mano i fogli all’amico, che li riprese con un gesto lesto “Fammeli vedere…ancora…Fammeli
vedere ancora!”
“Lascia stare i miei disegni”
Il ragazzo osservò quei cessi e preso da una forza interiore strappò i fogli di
carta violentemente, gettandoli sul tavolo disordinato.
Annie, presa dal rimorso pianse gridando “I miei cessi!”
“Spiegami Annie, sei ancora
un’assassina?”
“NO…te l’ho già detto! Sono andata dalla psicologa e
mi ha detto che non ho più la malattia notturna e che non ucciderò mai più di
notte”
“E di giorno nemmeno, vero?”
“No”
“A ok…quindi i cessi sono
solo un hobby, giusto!”
“Sì…sì… perché ho intenzione
di aprire un’agenzia di cessi” il sorriso le riapparve sul viso “L’idea mi è
venuta quando Gianni mi ha concesso di diventare sua socia nella vendita di
cessi e non ho saputo dire di no”
“Dovrai soddisfare molte richieste a quanto pare…”
“Sisi perché ormai i cessi sono un’esigenza di tutti” Annie cambiò
completamente espressione, lievemente paranoica e da maniaca “un po’ come le
mie vittime, che le appendevo a testa in giù sopra i cessi, poi tagliavo loro
la testa e la lasciavo scivolare nello scarico.”
“Cosa? Puoi ripetere?” chiese l’amico
sconvolto
“è un film che ho visto
stamattina, scusa”
“Mi hai spaventato. Spero non sia stato un brutto
scherzo per farmi credere che tu sia ancora un’assassina”
“No…è un film che ho visto stamattina”
“Come si chiamava?”
“Cessi vendicativi”.