1 # Cugini [Patroclo; Achille]
Patroclo e Achille sedettero ansimanti sul prato. Abbandonarono le
spade di legno poco lontano, concordi su quella tregua
dall’allenamento.
Patroclo scrutò il cugino con un pizzico
d’invidia: non era per nulla sudato. Teneva la testa
inclinata verso il cielo e lasciava che la luce del sole gli colpisse
le palpebre chiuse. Aveva il corpo rilassato e un’espressione
di soddisfazione sul viso.
Al contrario, il più giovane sentiva un velo di sudore
pizzicargli la schiena e i suoi muscoli dolevano per protesta contro
l’estenuante esercizio fisico al quale venivano sottoposti.
Guardò ancora una volta Achille e decise che rilassarsi non
avrebbe potuto fargli che bene. Perciò chiuse le palpebre,
per poi riaprirle di scatto ricordandosi di una domanda non ancora
posta.
«Cugino?» chiamò.
Achille socchiuse gli occhi e si volse pigramente verso di lui. Un
sorriso gli inclinò le labbra mentre replicava:
«Sì?»
«Come sono andato?» domandò Patroclo.
Una scintilla di indulgenza passò sul viso del figlio di
Peleo. Attese qualche attimo prima di rispondere, poi
allungò la mano e donò una pacca vigorosa al
cugino. «Sei un bravo allievo» si limitò
a rispondere, con lo stesso sorriso sulle labbra.
«Lo hai già detto» gli fece notare
Patroclo. «Anche prima che iniziassimo il duello».
Il sorriso di Achille si fece più ampio.
«Veramente?» chiese piano. «Deve essermi
sfuggito». Reclinò la testa e finse di contemplare
con attenzione un filo d’erba tra i tanti.
Patroclo lo guardò. Scosse la testa, poi insistette:
«Vorrei anche udire un’opinione diversa».
L’altro si finse sorpreso. «Vuoi che ti dica che
sei un pessimo allievo?» domandò, assumendo
appositamente un tono esterrefatto. Strinse tra le dita uno stelo
verde, lo spezzò delicatamente, rigirandoselo sul
polpastrello.
Patroclo sospirò e lo fulminò con uno sguardo.
«Intendevo...» iniziò, poi
rinunciò e si limitò a dire, con tono velato
d’accusa: «Lo sai cosa intendevo».
A quel punto, Achille non poté trattenere una risata.
Rivolse al cugino uno sguardo affettuoso e confessò:
«Hai ragione, so cosa intendevi».
«Ebbene?»
«Sei migliorato abbastanza, i tuoi movimenti sono
più coordinati» ammise il figlio di Peleo.
«Ma ricorda» aggiunse poi, «devi vedermi
non come il caro cugino Achille che ti insegna a combattere, ma come
nient’altro che un nemico». Si passò un
dito tra i capelli biondi.
«I nemici potrebbero farsi male a mettersi contro di
me» lo stuzzicò Patroclo, più per mera
voglia di scherzare che per velata presunzione.
«Oh, non ne dubito» accondiscese Achille.
«Potrebbero» aggiunse poi.
«Ma puoi farti
più male tu di loro». Rivolse al cugino un lieve
sogghigno, ma la traccia di indulgenza non si era smarrita nella sua
espressione volutamente scettica.
Patroclo sospirò. «Volevo dire» si
corresse, «che i nemici si faranno male a mettersi contro di
me».
Un bagliore si accese nello sguardo di Achille, un bagliore che suo
cugino conosceva bene. Era la luce che sempre compariva nei suoi occhi
mentre iniziava a pensare ad una qualche sfida.
Infatti, il figlio di Peleo si alzò in piedi e
recuperò in un attimo le due armi di legno.
Lanciò a Patroclo la sua spada e impugnò
saldamente la propria. «Avanti» lo
provocò. «Io sono un nemico. Fammi vedere quanto
dolore puoi infliggermi».
Con un sorriso, il figlio di Menezio diede il via
all’ennesimo duello.
Eppure, nonostante le parole di Achille, quel combattimento fu
più che mai un gioco; e le risa dei due cugini echeggiarono
tutto intorno.
Spazio dell’autrice:
devo ammettere che scrivere di Patroclo più giovane di
Achille mi fa un certo effetto o_O”” Comunque nel
film Troy sono così e io mi attengo^^
Spero non sia la schifezza che mi sembra...
Molto gradite le recensioni, anche per dirmi secondo voi cosa non va
bene^^
Grazie ai lettori e ad eventuali commentatori, se non farà
troppo ribrezzo questa COSA pubblicherò presto la prossima
One-Shot
Ciao
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