Innanzi tutto mi scuso per il ritardo, ma sono stata impegnata con gli
esami universitari, purtroppo.
Comunque spero che questo possa contare come regalo di Natale a tutti
voi, che seguite e avete recensito questo storia, un grazie
particolare. Vi adoro!
Buona lettura.
The Girl From the Future
Rose tagliò un pezzo del suo pancake,
portandoselo alla bocca e poi velocemente ne tagliò ancora, senza
degnare le due donne sedute di fronte a lei del minimo sguardo.
David, Bianca, Mulan e Ruby, insieme a
Carmilla, Laura, JP e LaFontaine avevano ripreso la perlustrazione
della città e del bosco, adesso che erano sicuri che non vi fossero
cose invisibili, né case né soldati, avevano ricominciato a cercare
Perry e Danny in città.
Emma e Regina avevano seguito la
ragazza da Granny ed avevano atteso mentre le ordinava da mangiare e
mentre trangugiava i suoi pancake da colazione alle sette e mezza di
sera senza dire una parola.
“Possiamo parlare adesso?” domandò
Regina una volta che la ragazza ebbe finito il cibo nel suo piatto.
“Certo, sono tutta orecchie.”
“Tu vieni da Storybrooke?”
La ragazza annuì.
“E vieni dal futuro.”
Annuì nuovamente.
“Quindi non c'è un esercito
invisibile. Non c'è mai stato. La madre di Carmilla non può rendere
invisibile un bel niente.”
“Ovviamente no, non so come sia
partito questo malinteso dell'invisibilità, ma Carmilla intendeva
un'altra cosa quando ti ha detto quelle parole, sua madre non può
rendere niente invisibile, ma non le avete spiegato perché lo
credevate finché non è stato troppo tardi, lei avrà dato per
scontato che c'era una ragione valida se lo credevate e che non aveva
a che fare con le sue parole, mentre voi non le avete mai chiesto
conferma. Ma no, non c'è niente di invisibile, figurarsi poi un
esercito.”
Regina sospirò, corrugando la fronte.
“E da quanti anni nel futuro vieni
esattamente?”
“Sedici, più o meno.”
“E perché sei venuta qui?”
“Tu mi hai cercata. Ma non illuderti,
non hai aperto tu il portale. Sono venuta qui perché l'ho scelto,
perché tu hai chiamato ed io ho risposto.”
“E a cosa devo questa cortesia?”
chiese ironicamente Regina.
Lei sorrise.
“Siamo vecchie amiche, io e te.
Abbiamo condiviso una grande avventura.”
“Io e te, una ragazza di sedici anni,
abbiamo condiviso un'avventura” rise della sua risposta. “Che
tipo di avventura, le montagne russe di Disneyland?”
“In realtà ero ancora più piccola,
è stato molti anni fa. Ma con un potere come il mio, l'infanzia non
dura mai molto a lungo” il sorriso che la ragazza aveva sempre
sulle labbra vacillò, ma poi torno di nuovo a splendere. “Ti
abituerai ad avermi attorno, alla fine.”
Regina corrugò la fronte.
“Mi sembra di averti già vista.”
Quel suo sorriso ingenuo e quei capelli
del colore dell'oro le erano familiari, ma lei e quella ragazza non
si erano mai incontrate prima. Com'era possibile?
“Oh, non aver paura di quella
sensazione. Il tempo non è così categorico come tutti sembrano
percepirlo. A me capita continuamente di avere familiarità con cose
mai fatte o con persone mai viste prima, non c'è da aver paura delle
premonizioni. Stai solo ricordando nella direzione sbagliata, ma alla
fine ne capirai il motivo. A me succede sempre.”
Quella ragazzina di sedici anni portava
dentro sé la saggezza di una donna che aveva vissuto cento, mille
vite. Di una persona che aveva visto l'inimmaginabile. Che aveva
sofferto il lutto di perdite ancora non avvenute, che aveva visto il
finale di storie ancora non narrate. Aveva gli occhi di qualcuno che
ha sbirciato l'ultima pagina di un libro prima di iniziare a
leggerlo. Era solo una ragazzina, ma aveva dentro sé il mondo
intero, ogni reame, passato, presente e futuro.
“Come puoi essere così potente?”
Lei scrollò le spalle. “Sono nata
così.”
“I tuoi poteri devono essere un
fardello, un peso. Ti permettono di fare cose straordinarie, ma allo
stesso tempo, tu potresti sapere tutto. Tutte le cose terribili che
avverranno. Come morirai, come moriranno i tuoi genitori, cosa
succederà nel tempo alle persone che ami. Puoi sapere tutto, puoi
cercare di rimandare questi avvenimenti ma alla fine non potrai
evitarlo per sempre. Come riesci a convivere con tutto questo?”
Lei si strinse nelle spalle, abbassando
lo sguardo.
“I miei poteri non sono un gioco. Non
sono al mio servizio. Non me ne vado in giro nel tempo a sbirciare il
passato o il futuro. Vado dov'è necessario che io sia. Questa
battaglia, la Guerra dei Soldati Silenti, non posso evitarla. Sono
predestinata a prendere parte agli eventi che la precedono e a quelli
che la seguiranno, sebbene non potrò combatterla. Quello che accadrà
non dipende dalla mia volontà, io devo essere qui. Aprire il portale
è una mia scelta. Le parole che uso sono una mia scelta. Ma alcune
cose non possono essere cambiate. Non potete ancora comprendere, ma
vi prometto che un giorno, molto presto, tutto sarà chiaro. Questo
viaggio era necessario. Riguardo il resto, non so niente. Preferisco
non conoscere il futuro. Non sento il bisogno di sfruttare questo
potere come se fosse una magia qualsiasi, lo vedo solo come un mezzo
necessario ad un fine. Mi piace vivere nel presente. Con la mia
famiglia, che mi ama.”
Regina fu lasciata senza parole dalla
sua risposta.
“Sei una ragazza molto saggia.”
“Me lo dicono in molti” sorrise,
bevendo dell'acqua e indicando la porta d'ingresso con un cenno della
testa. “Non siamo qui solo per la mia voglia di pancake.”
Emma e Regina si voltarono, vedendo una
ragazza dai capelli rossi passare fuori dalla tavola calda cercando
di non dare nell'occhio.
“È il nostro momento. Andiamo.”
Rose si alzò, seguita dalle due donne
più grandi, dirigendosi verso la porta.
Corsero verso la ragazza, ma lei appena
si accorse della loro presenza iniziò a correre a sua volta, con la
velocità di un vampiro.
Regina prontamente sollevò le mani,
bloccandola e sollevandola da terra di qualche centimetro. Si
avvicinarono a lei, e la guardarono attentamente.
“Alta, capelli lisci. Dovrebbe essere
Danny, la ragazza trasformata in vampiro, ma non la madre di
Carmilla” ipotizzò Regina.
Lei si divincolò, ma non poté nulla
contro la magia di Regina.
“Dobbiamo portarla con noi” disse
Rose. “Andiamo alla cripta, è l'unico posto abbastanza isolato,
dobbiamo allontanare almeno lei dalla città.”
Emma annuì.
Regina fece un ampio gesto della mano e
trasportò tutte all'interno della cripta con la sua magia.
Una volta che Danny fu seduta, Emma
materializzò delle corde attorno ai suoi polsi e alle sue caviglie,
incantandole perché non potessero essere rotte né allentate.
“Allora, Danny, cosa ci facevi in
giro per Storybrooke?”
Lei non rispose, si limitò a fissare
Regina con aria di disprezzo.
“Dov'è Perry?”
Continuò a stare in silenzio.
“Stavi scappando da lei, non è
vero?” chiese Emma, notando solo in quel momento i tagli sul suo
viso e gli evidenti segni di colluttazione sui suoi vestiti.
Dopo un momento di esitazione la
ragazza annuì.
“Ti stava controllando ma in qualche
modo hai spezzato l'incantesimo” proseguì Regina.
Di nuovo un assenso.
“Ti sleghiamo subito” propose Emma.
“No” la fermò Danny. “Non potete
farlo. Dovete lasciarmi legata. Non so per quanto ancora potrò
oppormi alla sua volontà. Non potete rischiare.”
Regina si chinò verso di lei,
osservandola attentamente.
“Ha usato su di te l'incantesimo per
riportare in vita i non morti, non è vero?”
Danny annuì nuovamente.
Regina corrugò la fronte, sospirando.
“Allora so perfettamente chi può
aiutarci a liberarti dal suo controllo.”
“Perché lo dici con quel tono?”
chiese Emma. “Finalmente una buona notizia!”
Regina scosse la testa, portandosi le
mani sui fianchi.
“L'unico che sa come liberarla è la
persona che ha dato il sortilegio per risvegliare i non morti alla
madre di Carmilla. Vale a dire Tremotino.”
Emma comprese improvvisamente perché
Regina fosse così restia.
“Beh, dobbiamo fare almeno un
tentativo.”
“Qualcuno deve rimanere qui con
Danny.”
“Entrambe dovete rimanere con Danny”
disse Rose con risoluzione. “Io andrò da Gold, dite a Laura e
Carmilla di venire qui con voi.”
“Scordatelo, non manderemo una
sedicenne a fare un patto con l'Oscuro. Io vengo con te ed Emma
rimane con Danny.”
Rose aprì la bocca per ribattere, ma
lo sguardo severo di Regina la fermò, strinse le labbra e scrollò
le spalle.
Quando entrarono nel negozio di Gold,
Rose si guardò attorno con occhi curiosi, come se cercasse di
identificare ogni oggetto magico dentro quelle mura.
“Come posso aiutarvi?”
Regina si diresse a passo veloce verso
il bancone.
“Tagliamo corto Tremotino, non
abbiamo molto tempo. Molti anni fa hai dato alla Madre dei vampiri di
Styria un incantesimo per riportare in vita i non morti uccisi in
battaglia.”
“Potrei averlo fatto.”
“Solo che lei ha il completo
controllo sulla mente di coloro che tornano in vita. E a noi serve
annullare quel controllo.”
Lui sorrise, scuotendo la testa.
“Che ci guadagno io?”
“Dillo tu” la voce della ragazza
che aveva fatto il suo ingresso al fianco di Regina attirò per la
prima volta la sua attenzione.
“Chi sei tu?”
“Non è importante.”
“Sì che lo è. Stai disturbando il
flusso del tempo. Sei due volte dentro la stessa linea temporale e
non dovresti.”
“Che una cosa ti sia chiara,
vecchio.”
L'espressione della ragazza divenne
improvvisamente seria, si avvicinò al bancone di Gold e appoggiò
una mano sul legno frapposto tra loro, guardandolo negli occhi. Fu
allora che gli sorrise, ma non era il sorriso ingenuo a cui Regina si
era in fretta abituata. Era un tipo diverso di espressione, una che
Gold aveva visto mille volte sul volto della regina cattiva. Un
ghigno di potere, volto ad incutere terrore.
“Io sono il tempo.”
Gold non disse altro.
Fissò i lineamenti di quella ragazza e
capì immediatamente ciò che voleva sapere.
“Molto bene. Vi darò il contro
incantesimo, in cambio di un tuo capello.”
La ragazza rise, allontanandosi dal
bancone.
“Sei sveglio, sei davvero molto
intelligente.”
Si guardò di nuovo attorno, osservando
gli oggetti che aveva attorno.
“Sai, non ho davvero bisogno di fare
un patto con te. Potrei prendermi quello che cerco ed andarmene e tu
neanche lo sapresti. Ma ti sto offrendo la possibilità di
contrattare. Quindi scegli un oggetto, un amuleto, un libro. Scegli
qualcosa e lascia che spinta dalla bontà del mio cuore te lo porti
in cambio della pozione che ci serve.”
“Quindi sapevi già che è una
pozione e non un incantesimo. Sono sorpreso” rispose Tremotino
ironicamente.
Camminò per il negozio, sfiorando
degli oggetti sugli scaffali, ammirando la grande quantità di
cianfrusaglie dentro quel banco dei pegni.
“Non ho bisogno di niente, vi
ringrazio” aggiunse l'uomo.
“Lo vedo, il tuo negozio è pieno,
non ti servono di certo altri oggetti. Ma c'è qualcosa che posso
darti.”
“Cosa potrebbe mai offrirmi una
ragazzina che abbia alcun valore?”
Lei smise di camminare e si voltò
nella direzione di Gold.
Regina si schiarì la voce, guardando
Rose con severità.
“Non lascerò mai ad una sedicenne
stringere un patto con l'Oscuro. Sono venuta qui perché sono io che
farò questo accordo, non voglio sentire storie.”
“Come ho detto, non voglio stringere
alcun patto” si rifiutò nuovamente Tremotino.
“Neanche se ti offrissi la
possibilità di dire addio?” chiese Rose, avvicinandosi nuovamente
al bancone del negozio.
“Di dire addio?”
Lei annuì.
“Perché no?” domandò,
sorridendogli. “Scrivi una lettera. La porterò a tuo figlio,
l'ultima volta che è stato umano e in vita, la porterò a Belfire e
lui la leggerà dopo la tua morte, dopo il tuo gesto eroico con Pan.
Potrai dirgli addio. Ma non avvertirlo degli eventi futuri, non una
parola sull'avvenire. Non ci è concesso cambiare il passato senza
terribili ripercussioni.”
Gold non rispose. Abbassò lo sguardo.
“Va bene.”
Rose sollevò una mano nella sua
direzione.
“Siamo d'accordo allora. Torneremo
domani mattina per la pozione e la lettera.”
Lui strinse la mano della ragazza,
sospirando.
“Andatevene prima che cambi idea.”
“Non avresti dovuto farlo. Non
avresti dovuto ignorare quello che ti stavo dicendo, non mi piace
affatto questa storia.”
“Mi dispiace, Regina. Ma ti assicuro
che questo è l'unico modo per salvare Danny.”
Regina accelerò il passo.
“Non oso immaginare a cosa potresti
arrivare per trovare Perry.”
La ragazza si fermò di colpo,
afferrando Regina per un braccio e facendo fermare anche lei.
La guardò negli occhi e scosse
lentamente la testa.
“Non sono qui per Perry. Non sono qui
per combattere questa guerra. Non posso partecipare agli eventi che
la causano.”
Regina corrugò la fronte.
“Perché no?”
“Hai sentito Gold. È già abbastanza
grave che io sia nella mia stessa linea temporale, non posso restare
molto a lungo. Domani mattina prenderò la sua lettera ed andrò
via.”
Regina scosse la testa.
“Ma allora perché sei venuta se non
puoi aiutarci?”
Fu Rose quella volta a corrugare la
fronte con confusione.
“Perché potevo fare una cosa. Una
soltanto. Potevo salvare Danny.”
Regina fu sorpresa dalla sua risposta.
“Hai fatto tutto questo sforzo ed
usato tutta questa magia per salvare una singola vita? Siamo alle
porte di una guerra narrata da un'antica profezia e tu ti sei fatta
in quattro per salvare soltanto una persona?”
La ragazza la guardò come se la
vedesse per la prima volta, come se fosse un'estranea, come non
l'aveva guardata neanche quando si erano conosciute nel bosco.
Sollevò una mano, sfiorando
delicatamente il suo volto in una carezza affettuosa.
“Sei così giovane. Così spezzata.
Ti ho sempre vista troppo felice e adesso sei soltanto” si strinse
nelle spalle. “Un soldato” concluse con voce tremante. “Conti
le vite come dei numeri, ma non lo sono. Mia madre mi ha insegnato
qualcosa che adesso io voglio insegnare a te, Regina. Qualcosa di
straordinario.”
Il tocco della sua mano la confondeva.
Era così familiare, ma allo stesso tempo nuovo. Estraneo ma
affettuoso.
Quella ragazza era un'anomalia, una
cicatrice nel tempo. Era come se Regina la conoscesse da sempre, come
se fosse predestinata ad incontrarla.
“Ogni singola vita è importante.
Ogni singola vita è essenziale.”
Quella frase così semplice scosse il
suo mondo.
Una ragazza di sedici anni si faceva in
quattro per salvare una vita. Una singola vita. Una singola persona.
Lei avrebbe fatto altrettanto.
Anche una sola persona poteva fare la
differenza. Una sola vita.
Pensò alla sua vita, a come sarebbe
stata senza Henry o Emma. Per qualcuno, da qualche parte, Danny era
quello, era la persona più importante nell'intero universo. La sua
vita era importante, era essenziale. Doveva essere salvata.
Annuì con decisione.
“Tua madre è una donna estremamente
saggia, Rose.”
Lei sorrise.
Quel sorriso spontaneo e ingenuo a cui
Regina si era già affezionata.
“Non immagini quanto.”
Emma aveva appena finito di guarire le
ferite di Danny usando la magia quando sentì dei passi veloci
entrare nella cripta.
“Danny” Laura si lanciò verso la
sedia, abbracciando di slancio la ragazza. “Sono così sollevata,
sei sana e salva.”
Emma afferrò immediatamente Laura,
allontanandola dalla ragazza.
“Non esattamente salva. È ancora
sotto il controllo di Perry. Regina e Rose sono andate da Gold a
farsi dare il contro incantesimo per liberarla definitivamente.”
Carmilla si avvicinò con cautela alla
sedia.
“Riconosco quello sguardo tormentato
e rabbioso. Meglio tenersi a distanza.”
Emma annuì il suo assenso.
“Non la lascio qui” disse Laura con
risoluzione.
“Dobbiamo tornare alla villa, parlare
con Regina e decidere cosa fare” le fece notare Emma.
“Non la lascio e basta” la
contraddisse nuovamente Laura.
Emma sospirò, voltandosi verso
Carmilla, che le rivolse uno sguardo rassegnato, annuendo.
“Tienila al sicuro, ok? Se qualcosa,
qualsiasi cosa, va storta, voglio che mi chiamiate immediatamente.”
La mora annuì.
“Non preoccuparti. Non ho intenzione
di rischiare la pelle per permettere a Xena la principessa guerriera
di tornare alla mercé di mia madre.”
“Non sto scherzando. Fate attenzione,
vi prego. Qui siete al sicuro, niente può entrare nella cripta, ma
non significa che Danny non possa farvi del male.”
“Faremo attenzione” promise
Carmilla.
Emma sospirò, rassegnata.
“Tornerò il prima possibile.”
Quando entrò dentro casa, sentì
immediatamente dei rumori provenire dalla cucina. Si chiese come
fosse venuto in mente a Regina di mettersi a cucinare con tutto
quello che stava succedendo, ma quando entrò rimase sorpresa da ciò
che vide.
“Henry.”
Suo figlio aveva apparecchiato la
tavola in soggiorno e stava cucinando.
“Mamma, sei a casa. Almeno tu.”
“Cosa
stai facendo, dove sono tutti?”
“David e Bianca sono tornati a casa
da Neal, mentre JP e LaFontaine sono andati con Ruby e Mulan alla
tavola calda. Ruby si è offerta di far avere loro una delle stanze
da Granny, in modo che casa nostra non fosse sovraffolata.”
Emma gli sorrise.
“È stato un pensiero gentile da
parte loro, ma credo che Laura e Carmilla rimarranno alla cripta per
stanotte. Abbiamo trovato Danny e Laura sembrava determinata a
rimanere con lei.”
Il ragazzo annuì, abbassando lo
sguardo.
“Beh, nessuno mi vuole dire quello
che sta succedendo, quindi ho pensato che nel frattempo potevo
preparare qualcosa nel caso in cui foste tornate per cena. Ho messo
in forno delle lasagne che mamma aveva congelato e preparato del
pollo arrosto.”
“Sei stato premuroso, Henry. Grazie.”
Lo abbracciò forte e gli baciò la
testa.
“Ho pensato che per una volta potevo
essere finalmente io a prendermi cura di voi.”
Emma sorrise.
Era davvero speciale il modo in cui,
anche se non l'avevano fatto sentire incluso nel loro piano, quella
volta, Henry non se la fosse presa con loro, ma facesse tutto per
sostenerle ed aiutarle come poteva.
La porta si aprì di nuovo, proprio
mentre il timer del forno iniziava a suonare.
Regina e Rose entrarono, la donna più
grande fu sorpresa quanto Emma dal vedere tutto pronto e già in
tavola.
“Henry.”
Il nome non fu pronunciato da Regina,
ma dalla ragazza al suo fianco.
La sua espressione era di attonito
stupore.
Il ragazzo si voltò verso di lei,
sorridendole.
“Non ci siamo ancora conosciuti, io
sono il figlio di Emma e Regina.”
Tese una mano nella sua
direzione, ma lei non vi fece caso, si avvicinò a lui e sollevò una
mano, spostandogli i capelli dalla fronte e accarezzandogli una
guancia.
Quando si accorse dello sguardo confuso
del ragazzo ritrasse la mano bruscamente.
“Mi dispiace, sono mortificata” si
scusò con un sorriso. “Non pensavo che ti avrei visto da ragazzo,
sei così piccolo.”
Lui corrugò la fronte.
“Non sono molto più piccolo di te,
no?”
Lei rise, scuotendo la testa.
“Al contrario. Sei molto, molto più
grande.”
Lui continuò ad essere perplesso. “Neanche questo mi
sembra accurato” le disse.
Rose scosse la testa, ridendo della sua
confusione.
“Un giorno capirai” lo informò.
Regina capì che era il momento di
intervenire.
“Sediamoci a tavola e ceniamo con
calma. Possiamo pensare dopo a tutto il resto.”
Sorrise a suo figlio, offrendosi di
aiutarlo a tirare fuori dal forno le cose che aveva preparato.
Emma aggiunse un piatto per Rose e si
sedettero a tavola, ridendo e parlando del più e del meno, senza
nominare la guerra, la profezia, la creatura che tutti temevano.
Cercando, come da loro tradizione, di
fermarsi ed apprezzare quello che avevano anche nei momenti più
frenetici, ringraziando il destino per quello che aveva loro
concesso.
E si sentirono, più che mai, a casa.
Rose era appoggiata a lato del camino,
guardava le fiamme muoversi e la legna bruciare, ma la sua mente era
altrove.
“Hai acceso il fuoco.”
La voce di Emma la fece sobbalzare.
“Perdonami, non volevo spaventarti.”
“No, sono io a dovermi scusare, avrei
dovuto chiedere il permesso prima di accendere il camino, questa non
è casa mia.”
Emma non rispose, ma si avvicinò alla
ragazza.
“Sai, per una persona che non è a
casa sua, ti muovi piuttosto bene tra queste mura.”
Lei scosse la testa, abbassando lo
sguardo.
“Sei mia sorella, non è vero?”
Lo sguardo di Rose scattò in alto,
verso gli occhi di Emma e la guardò con espressione indecifrabile.
“Regina ha fatto un incantesimo per
rivelare una creatura che la segue ovunque vada e tu sei
improvvisamente apparsa, dicendo che eri stata chiamata qui. Ed è
una coincidenza curiosa che recentemente lei abbia passato un sacco
di tempo con mia madre. E tu hai accennato durante la cena al non
poter rimanere a lungo perché stai incrociando la tua stessa linea
temporale. Bianca è incinta, non è così? Tu sei mia sorella.”
Rose si schiarì la voce.
“Non posso rivelare niente riguardo
il futuro.”
Stavolta fu Emma ad abbassare lo
sguardo per osservare le fiamme.
“Carmilla ha detto che tu sarai colei
che le rovinerà la vita ed infrangerà il mondo come lei lo conosce.
Il tuo destino è intrecciato a quello di Regina, in qualche modo.”
“Lo è. Perché questo sembra
turbarti così tanto?”
Emma la guardò nuovamente negli occhi,
con aria determinata ma allo stesso tempo preoccupata.
“Perché è una scelta impossibile.
Non si può scegliere tra una sorella e il vero amore. Non voglio che
si arrivi a questo.”
Rose le sorrise, cercando di rassicurarla.
“Non dovrai scegliere tra una sorella
e Regina. Te lo assicuro, non dovrai scegliere.”
“Non dovrò scegliere se vieni prima
tu o se viene prima lei?”
“Assolutamente. Mai.”
“Come ne sei così sicura?”
Lei si strinse nelle spalle.
“Te l'ho detto, non c'è una scelta
da fare. Il motivo per cui il mondo di Regina verrà sconvolto sarà
che cercherà con ogni sua forza di salvare la creatura di cui
Carmilla ha parlato. La conosci, meglio di chiunque altro al mondo.
Sai di cosa sarebbe capace per proteggere qualcuno che
ama.”
“Qualcuno che ama” ripeté con voce sommessa. “Quindi
ho ragione. È una bambina. Quella creatura, sei tu.”
Rose sostenne il suo sguardo per molti
istanti, ma alla fine, senza riuscire a negare l'evidenza, annuì.
“E Regina ti amerà mentre tu la
distruggerai.”
Rose afferrò il braccio di Emma con la propria
mano, entrando nel suo spazio personale.
“La comprendo, adesso. Quell'ombra
nei tuoi occhi quando di tanto in tanto ti colgo a guardarmi. Ma io
so che anche tu farai l'impossibile nel tentativo di salvarmi. E
anche se doveste fallire, anche se io non potessi mai venire al
mondo, voglio che ascolti attentamente quello che sto per dirti e che
ne fai tesoro, per cancellare quell'ombra dai tuoi sguardi.”
Emma corrugò la fronte, in attesa
delle parole così importanti, essenziali, che quella ragazza stava
per dirle.
“Io ti perdono.”
“Per cosa?”
“Avermi guardato e parlato come se
avessi preferito che non fossi mai esistita. Ma non avresti mai
potuto sapere. Ed io ti perdono.”
Emma continuò a guardarla con
confusione, finché Regina entrò nel soggiorno, interrompendo la
loro conversazione.
“Ti ho preparato la camera degli
ospiti, vieni, ti accompagno al piano di sopra.”
La ragazza sorrise, annuendo.
Quando Regina fu uscita di nuovo, si
voltò verso Emma.
“Quello sguardo nei tuoi occhi, solo
io e te in tutta la storia del mondo sappiamo quanto fa male e cosa
significa. Un giorno capirai le mie parole, Emma.”
Senza aggiungere altro, seguì la donna
che stava salendo le scale, lasciando Emma a contemplare le sue
parole.
Fatemi sapere cosa ne pensate, se volete farmi un regalo!
A presto, un abbraccio e Buone Feste!
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