Tutto accade per uno scopo
John non usciva di casa da giorni. Mary lo aveva perdonato per essere
misteriosamente sparito e lui aveva accettato di ritornare nella sua
routine. Non ne era felice, ma senza Sherlock non sapeva che altro fare.
Mycroft aveva mandato la sua assistente a chiedergli cosa fosse
successo, ma lui si era limitato a scuotere la testa e lei aveva
capito: Sherlock Holmes era morto per sempre.
Tutto questo non aveva senso per John, perché una cassetta
magica li
aveva fatti incontrare per poi perdersi così presto?
John
ripensò a quello che gli aveva scritto, che magari poteva
aiutarlo
con gli omicidi del killer dei pub. Avrebbe fatto qualunque cosa pur di
restare con la mente occupata e non
pensare. Tirò fuori tutto quello che aveva sugli omicidi:
articoli, pezzi di indagine, foto; ma decise che non era abbastanza,
voleva risolvere quel caso per Sherlock. Così
uscì finalmente di casa, in direzione Scotland Yard e quando
arrivò chiese di
parlare con l'ispettore Lestrade.
- Buongiorno - fece l'ispettore - mi hanno detto che voleva parlare con
me, che ha delle informazioni su un assassino? -
- Mi chiamo John Watson e due anni fa ho aiutato Sherlock Holmes con un
caso, gli omicidi irrisolti avvenuti fuori dai pub - John scelse questa
versione della verità. Se avesse spiegato che lo aveva
aiutato a
due anni di distanza, lo avrebbero rinchiuso in manicomio.
Lestrade assunse un'espressione un po' triste - Sherlock Holmes era un
grande uomo e so chi è lei dottor Watson -
John sembrò colpito - Come fa a conoscermi? -
- Sherlock mi ha parlato di lei qualche volta. Anzi più che
altro parlava da solo, ma come se si rivolgesse a lei. Buffo
ma...dopotutto era Sherlock -
A John si strinse il cuore - Vorrei aiutarvi con quel caso, vedere le
prove dal vivo. So che violeremmo delle regole ma, devo risolvere
questo caso. Per Sherlock -
- Si, non sa quante regole ho già infranto per lui, una in
più non sarà poi così grave. La
accompagno -
***** *****
Quattro ore dopo, John era ancora nel magazzino prove. Continuava a
passarsi le mani tra i capelli nervosamente. Sentiva che c'era qualcosa
che gli sfuggiva ma non riusciva a capire cosa.
- Il giorno prima di morire era venuto qui - affermò
Lestrade, riguardando le prove sparse e poi l'uomo che aveva davanti.
- Come dice? -
- Sherlock, aveva ricontrollato le prove e poi era uscito come un
razzo. Al solito, aveva capito qualcosa evidentemente -
spiegò l'ispettore con una punta di tristezza. Si sentiva un
po' in colpa, temeva che quello che aveva scoperto avesse segnato il
suo destino.
Anche John era pensieroso, forse Sherlock era stato ucciso proprio dal
killer
dei pub. Idiota, pensò, perché non aveva avvisato
la polizia? Si
accasciò sulla sedia, quando notò, un piccolo
particolare
in una foto. Prese la lente d'ingrandimento e guardò meglio.
Vicino a uno dei cadaveri c'era una piccola spilla dorata. Un dettaglio
apparentemente insignificante.
Come mai non l'aveva notata prima,
perché era stato così cieco? Rivoltò
tutti gli
scatoloni delle prove, ma la spilla non c'era. Non era stata nemmeno
contrassegnata come prova.
John stava boccheggiando, non voleva saltare a conclusioni
affrettate, ma quello era per forza un indizio.
- John, ha la stessa espressione di Sherlock quando capiva qualcosa.
Può dirmi cosa ha capito? - chiese l'Ispettore.
- Se le do un nome, lei può farmi sapere tutto
sull'identità di una persona? -
- Certo, ma mi dica cosa ha in mente -
***** *****
John arrivò a casa all'ora di cena, Mary era in cucina
intenta a
sfornare un arrosto. Visto che John sembrava finalmente essere tornato
in sé, Mary voleva festeggiare in ritardo San Valentino.
- Ciao Mary -
La bionda si girò, John aveva un tono duro che non gli aveva
mai
sentito prima. Lo guardò perplessa e vide il suo sguardo,
stava
sorridendo ma era furente.
- John, cosa? -
- Mary Morstan è nata morta ed è sepolta nel
cimitero di Chiswick. Quindi tu, chi sei? - chiese con
semplicità John, come se non la stesse accusando di aver
rubato l'identità di una morta.
Mary impallidì, ma mantenne il suo autocontrollo - John, non
so davvero cosa tu stia dicendo -
- Quella spilla che porti sempre con te, quella con la scritta "Agra".
Mi hai detto di averla presa in India, durante un viaggio. Non credo
sia una spilla molto comune. Cosa ci faceva la tua spilla sul luogo di
un omicidio? -
Mary lo fissò con gli occhi sbarrati - John, non so davvero
cosa tu stia.. -
- Dov'eri nel 2008 Mary? A recuperare la tua spilla dalla scena di un
crimine, prima che qualcuno potesse vederla? Ci tenevi così
tanto? -
- Da quando ti sei messo a fare il detective? - sbottò lei.
- Conosci Sherlock Holmes ? -
Mary trattenne il fiato - John, non continuare su questa strada -
- Quindi sei stata tu? convivo con una serial killer. Fantastico! Non
so come non me ne sia accorto prima. E dire che credevo di vivere una
vita noiosa - fece John, imperturbabile. Era incredibile con quale
facilità avesse concluso che la sua fidanzata era
un'assassina. Ma forse, dopotutto, che ci fosse qualcosa di strano in
lei l'aveva sempre saputo.
- Non sono una serial killer, quelle persone meritavano di morire. Per
questo ci sono i tipi come me - fece lei, non badando più
alla sua copertura.
- Una sicaria? Sempre meglio - fece John, rabbrividendo al pensiero di
aver vissuto con una persona che non conosceva e che probabilmente
aveva ucciso il suo Sherlock.
- Mi spiace John, ma ho faticato tanto per crearmi questa copertura e
non posso lasciare che salti per colpa tua - affermò lei,
con una punta di tristezza.
- Cosa pensi di fare? -
Mary estrasse una piccola pistola dalla borsetta abbandonata sulla
sedia e la puntò verso John - Mi dispiace davvero -
- Non sparerai con quella pistola Mary Mostan! - fece una voce alle
spalle di John. Il medico la riconobbe ma non si voltò, non
voleva crederci.
Mary non riuscì a trattenere uno sguardo stupito. - Tu eri
morto!
- affermò. John non poté non pensare lo stesso.
Mary si riprese presto dallo stupore e premette il grilletto puntando
dritto verso il nuovo arrivato. John non lo guardò
nemmeno, ma si mise tra la pistola e Sherlock, senza pensarci
due
volte.
Era
pronto a sentire l'impatto del proiettile. Come in guerra, sapeva cosa
si provava
quando un proiettile oltrepassava la carne. Eppure non
sentì
niente. Sherlock intanto, atterrò facilmente Mary, che
finì per sbattere
la testa contro il frigorifero e perdere i sensi.
John, in una specie di trance, si chinò sulla
donna, quando sentì una mano appoggiarsi sulla sua spalla.
- Meno male che avevo tolto i proiettili John! Un po' ingenuo da parte
tua affrontare un'assassina così, a mani nude -
John respirava velocemente, non riusciva a credere a quello che stava
accadendo.
- Girati John -
E lui lo fece. Sherlock Holmes era lì. Cappotto lungo,
sciarpa al collo e sguardo insolente.
Voleva saltargli al collo e abbracciarlo, ma finalmente gli agenti di
polizia che erano appostati in giardino e avevano sentito tutto tramite
il vivavoce del cellulare di John, si decisero a fare irruzione nella
casa.
- Che bastardo! - gridò Lestrade, strattonando Sherlock e
abbracciandolo, causando una leggera fitta di gelosia nel petto di John.
Quando finalmente tutti smisero di guardare il detective come un
fantasma tornato in vita, arrestarono la donna che si faceva chiamare
Mary Morstan e lasciarono da soli Sherlock e John.
- Com' è possibile? la lettera, non l'hai letta,
è rimasta lì - fece John, balbettando dallo
stupore.
- Vero. Ma ti ringrazio comunque di aver provato a salvarmi. E di
averci riprovato adesso - continuò con lieve imbarazzo -
Insomma, grazie John - fece più dolcemente.
Il medico continuava a fissarlo. Come poteva essere lì?
Mycroft e Lestrade gli avevano detto che era morto, non era un errore.
E Sherlock non aveva ritirato la lettera in tempo. Come era riuscito a
cambiare il suo passato? - Non capisco - esalò soltanto un
sempre più confuso John.
- La fisica quantistica continua a restare un mistero per te vero? Non
avresti potuto salvarmi nel 2009, non potevi cambiare il passato in
quel
modo, avresti creato un paradosso che avrebbe distrutto l'Universo -
- E allora come hai fatto? - fece John, quasi urlando e sul punto di
mollargli un pugno. Era incredibile come volesse abbracciare una
persona e al contempo prenderlo a pugni.
- E' ovvio che non sono morto, ma a questo ci arriveremo -
John aveva la bocca aperta e scuoteva il capo. Nel giro di qualche
giorno era stato narcotizzato e rapito, anche se per finta, aveva
creduto di aver perso Sherlock per sempre, aveva scoperto che la sua
fidanzata era una sicaria e che il detective poteva ritornare dalla
morte. O, più probabilmente, fingere in maniera molto
convincente di essere morto. Talmente convincente da aver ingannato suo
fratello. Inoltre si era appena messo in mezzo tra Sherlock ed un
proiettile.
- Perché stai ridendo? - chiese Sherlock.
- Con te non ci si annoia mai, vero? -
- Direi di no, è un problema? -
- No, è fantastico -
- Baker Street? - chiese improvvisamente Sherlock fissando John - la
signora Hudson è già lì -
Il dottore sorrise - speravo lo dicessi.
****** ******
Per tutto il viaggio in taxi, John continuava a fissarlo rapito,
sembrava impossibile averlo davanti agli occhi. Sherlock se ne era
accorto ed era leggermente arrossito, ma non smise di sorridere di
rimando. Quando arrivarono a Baker Street, Sherlock sentì di
nuovo aria di casa. Non avrebbe mai voluto abbandonare la sua Londra,
la sua casa e soprattutto la cassetta magica.
Entrarono per la prima volta assieme, John guardò verso la
cassetta e vide che la lettera non c'era più.
- L'ho presa io sta mattina - fece Sherlock in risposta ai pensieri del
dottore - E per sta mattina intendo proprio sta mattina, anno 2011. E'
rimasta qui, io non c'ero per prenderla nel 2009 e credo la magia sia
finita -
"La magia c'è ancora" pensò tra sé
John.
Mentre facevano per salire le scale, la signora Hudson sbucò
dalla
porta al piano terra, correndo in contro al detective e abbracciandolo
- Oh Sherlock,
ragazzaccio -
Sherlock sembrava infastidito da tutte queste manifestazioni di
affetto, ma in realtà non riusciva a credere che ci fossero
tante persone a cui importava davvero di lui.
- Lei sapeva che eri vivo? - chiese John, sorpreso.
- Si. Lei, la dottoressa Hooper e un paio di miei amici senza tetto.
Andiamo di sopra John, ti spiegherò tutto -
Il dottore seguì silenziosamente il detective, salendo i
diciassette gradini che li separava dall'appartamento che avevano
condiviso, anche se in epoche diverse.
Appena varcata la soglia, Sherlock fece per togliersi il cappotto e
iniziare a raccontare, ma John non gli diede il tempo di aprire bocca,
se
non per congiungere le loro labbra. Il dottore lo aveva desiderato da
quando
il detective era apparso sano e salvo nel suo appartamento. In due
secondi il
cappotto era finito a terra e la sciarpa blu era stata slacciata,
lasciando scoperto il collo del detective ai baci del biondo. John non
smetteva di passare le mani lungo tutto il corpo di Sherlock, in
maniera quasi reverente, mentre il detective aveva timidamente iniziato
ad accarezzargli la schiena.
L'arrivo improvviso della signora Hudson con in mano il vassoio del
té, fece fare a John un salto di tre metri. Sherlock si
limitò ad uno sguardo infastidito in direzione della padrona
di
casa, che aveva ancora la bocca spalancata.
- Vi lascio il té sul tavolino - fece imbarazzata ed
uscì velocemente, strizzando comunque l'occhio a Sherlock.
John rise e si accomodò sulla poltrona rossa, più
vicina
alla cucina, per gustarsi il té in attesa che Sherlock gli
spiegasse dov'era finito negli ultimi due anni.
Sherlock invece, sembrava sentire il vuoto attorno, ora che il medico
si era staccato da lui così repentinamente. Ma
capì che John aveva bisogno di sedersi e riprendersi, dopo
tutte le emozioni della serata, per cui seguì il suo esempio
e si sedette sull'altra poltrona.
- Come te ho notato la spilla John, ma non sapevo a chi appartenesse.
Quello che non ti avevo detto però, era che da tempo
qualcuno mi
stava tenendo d'occhio. All'inizio credevo si trattasse di qualcosa
collegato con Mycroft. Come ti dicevo, lui è il Governo
Inglese.
Poco dopo averti scritto il 14 febbraio 2009, due uomini sono entrati
in Baker Street e
hanno cercato di uccidermi. Così ho dovuto
riflettere
velocemente, ho detto alla signora Hudson di andare da sua sorella e
restarci finché non fossi tornato. Poi ho inscenato la mia
morte
usando un cadavere dell'obitorio. Molly Hooper ed io abbiamo trovato un
corpo che avesse le mie stesse misure. E poi l'ho bruciato per renderlo
irriconoscibile -
- Ma la dentatura? - fece curioso John.
- Il riconoscimento l'ha fatto Molly e lei era d'accordo con me -
- Ok e poi dove sei sparito per due anni? -
- Sono andato in missione nell'Europa dell'Est a smantellare la rete
criminale che mi dava la caccia. E ci sono riuscito, Lord
Henry
Blackwood (1) era dietro a tutto. In realtà credevo
che
sarei stato via sei mesi al massimo -
- Lord Blackwood, il politico? Quello sparito qualche mese fa? - chiese
John, iniziando ad unire i puntini nella sua testa.
- Si, ed eliminata la sua rete criminale, non ha
potuto fare altro che darsi alla fuga prima di venire arrestato -
- Perché non hai chiesto l'aiuto di tuo fratello ?-
- Temevo fosse sotto controllo, non potevo rischiare. Così,
invece, avevo coinvolto
solo persone ininfluenti dal punto di vista politico. Quello che avrei
capito solo molto dopo, era il fatto che la donna che conosciamo con il
nome di Mary Morstan, lavorava per Blackwood -
- Cosa? -
- Non sono morte persone a caso John, non era una serial killer, ma una
sicaria assoldata da Blackwood. Stava eliminando persone scomode e lo
stavo diventando anch'io indagando su quegli omicidi. Il fatto che si
trovassero tutti nei pub prima di morire, era una mera coincidenza. Che
vita noiosa ha chi non crede nelle coincidenze, non trovi? - fece
Sherlock leggero. John aveva la bocca spalancata.
- Ok ma...come sei arrivato a Mary? -
- Stanando la rete di Blackwood è emerso più
volte il
riferimento a una donna che non avevo mai incontrato, lontana parente
di un
veterano delle guerre imperialiste in India -
- Agra. La spilla era del lontano parente - esclamò John.
- Esatto! - fece Sherlock, contento di essere seguito nel
ragionamento - Puoi capire il mio stupore quando sono tornato a Londra
qualche mese
fa e ti ho visto abbandonare Baker Street per andare a vivere con
una donna che indossava quella spilla - fece il detective, un po' a
malincuore. Nelle sue lettere, John non aveva mai fatto riferimento a
una fidanzata.
- Tu mi tieni d'occhio dall'inizio dello scambio delle lettere? -
chiese John, con gli occhi leggermente lucidi. Era incredibile quante
cose fossero successe in pochi mesi.
- Beh, ero curioso. Non potevo mettermi in mezzo...-
- Si, si, i paradossi. - concluse John, agitando la mano davanti la
faccia, non potendone più di sentir giustificare ogni cosa
con la parola "paradosso".
Sherlock rise e continuò a spiegare - Sapevo che saresti
stato al sicuro fino al 14 febbraio, così
intanto ho continuato ad indagare per essere sicuro che Mary fosse
effettivamente la colpevole. Ti avrei spiegato tutto a cena da Angelo,
ma tu non sei venuto -
- Sono stato rapito da tuo fratello! - sbottò John. Non era
stata di certo una sua scelta mancare la cena.
- Tende ad essere teatrale - commentò Sherlock, ed entrambi
sorrisero.
- Quindi ti sei introdotto a casa mia, hai tolto i proiettili dalla
pistola di Mary e hai aspettato per fare la tua entrata in scena
trionfale? -
- Beh, ti avevo visto andare a Scotland Yard. A quel punto speravo
averesti capito della spilla e poi saresti andato a far parlare Mary.
Se non l'avessi
fatto tu, l'avrei fatto comunque io, ma...devo ammettere che mi piace
vederti danzare - affermò ammiccante, alimentando
l'elettricità che già si era creata tra loro.
- Ed eccoci qui, entrambi a Baker Street - fece John allegro.
- Ho detto io alla signora Hudson di dare in affitto l'appartamento. Tu
hai parlato con la sorella, lei ha fatto da tramite e non hai saputo
che la proprietaria era sempre la signora Hudson -
- Praticamente mi fai da angelo custode da quando mi conosci? -
- E' stato un piacere. Non credevo che... insomma che qualcuno potesse
tenere così tanto a me -
John si alzò e si buttò ad abbracciare il
detective, coprendolo di piccoli baci - Mi sei mancato -
- Tecnicamente, per te sono passati solo cinque giorni -
- Mi sono sembrati due anni - commentò John,
rivelando un senso per il dramma simile al detective.
- Fame? - chiese Sherlock, sentendo lo stomaco
del dottore brontolare.
- Andremo da Angelo un'altra volta, adesso voglio recuperare
questi due anni - rispose lui, rifiutando di staccarsi dal detective.
E si sorrisero, perché qualunque cosa stesse per iniziare,
iniziava con loro assieme al 221b di Baker Street
THE END
(1) Niente Moriarty, mi sembrava eccessivo smantellare la rete di
Moriarty e ed eliminarlo così semplicemente. Per cui
ho "usato" l'antagonista del primo Sherlock Holmes con Robert Downey Jr.
***** *****
Angolo
autrice
The
end.....che ne dite? tutti i pezzi si sono ricomposti?
L'ho già detto una volta, odio il capitolo finale, ho sempre
paura che manchi qualcosa. Confido nella vostra bontà.
Grazie a tutti, a chi ha letto, recensito, inserito tra seguite, da
ricordare e preferiti. Un grazie particolare a Evola_Love_Beatles e
0803Anna, che mi hanno tenuto compagnia con le loro recensioni fino
alla fine.
Alla prossima storia :))
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