Serie TV > Sherlock (BBC)
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Autore: Lory221B    29/12/2015    3 recensioni
Sherlock e John vivono nello stesso appartamento ma non si sono mai incontrati. Il solo mezzo per comunicare è la cassetta delle lettere del 221b di Baker Street. Com'è possibile? Sherlock vive nel 2008 e John nel 2010 e incontrarsi non sarà così facile.
Liberamente ispirato dal film "La casa sul lago del tempo"
Genere: Fantasy, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Tutto accade per uno scopo



John non usciva di casa da giorni. Mary lo aveva perdonato per essere misteriosamente sparito e lui aveva accettato di ritornare nella sua routine. Non ne era felice, ma senza Sherlock non sapeva che altro fare.

Mycroft aveva mandato la sua assistente a chiedergli cosa fosse successo, ma lui si era limitato a scuotere la testa e lei aveva capito: Sherlock Holmes era morto per sempre.

Tutto questo non aveva senso per John, perché una cassetta magica li aveva fatti incontrare per poi perdersi così presto?

John ripensò a quello che gli aveva scritto, che magari poteva aiutarlo con gli omicidi del killer dei pub. Avrebbe fatto qualunque cosa pur di restare con la mente occupata e non pensare. Tirò fuori tutto quello che aveva sugli omicidi: articoli, pezzi di indagine, foto; ma decise che non era abbastanza, voleva risolvere quel caso per Sherlock. Così uscì finalmente di casa, in direzione Scotland Yard e quando arrivò chiese di parlare con l'ispettore Lestrade.

- Buongiorno - fece l'ispettore - mi hanno detto che voleva parlare con me, che ha delle informazioni su un assassino? -

- Mi chiamo John Watson e due anni fa ho aiutato Sherlock Holmes con un caso, gli omicidi irrisolti avvenuti fuori dai pub - John scelse questa versione della verità. Se avesse spiegato che lo aveva aiutato a due anni di distanza, lo avrebbero rinchiuso in manicomio.

Lestrade assunse un'espressione un po' triste - Sherlock Holmes era un grande uomo e so chi è lei dottor Watson -

John sembrò colpito - Come fa a conoscermi? -

- Sherlock mi ha parlato di lei qualche volta. Anzi più che altro parlava da solo, ma come se si rivolgesse a lei. Buffo ma...dopotutto era Sherlock -

A John si strinse il cuore - Vorrei aiutarvi con quel caso, vedere le prove dal vivo. So che violeremmo delle regole ma, devo risolvere questo caso. Per Sherlock -

- Si, non sa quante regole ho già infranto per lui, una in più non sarà poi così grave. La accompagno -


***** *****

Quattro ore dopo, John era ancora nel magazzino prove. Continuava a passarsi le mani tra i capelli nervosamente. Sentiva che c'era qualcosa che gli sfuggiva ma non riusciva a capire cosa.

- Il giorno prima di morire era venuto qui - affermò Lestrade, riguardando le prove sparse e poi l'uomo che aveva davanti.

- Come dice? -

- Sherlock, aveva ricontrollato le prove e poi era uscito come un razzo. Al solito, aveva capito qualcosa evidentemente - spiegò l'ispettore con una punta di tristezza. Si sentiva un po' in colpa, temeva che quello che aveva scoperto avesse segnato il suo destino.

Anche John era pensieroso, forse Sherlock era stato ucciso proprio dal killer dei pub. Idiota, pensò, perché non aveva avvisato la polizia? Si accasciò sulla sedia, quando notò, un piccolo particolare in una foto. Prese la lente d'ingrandimento e guardò meglio. Vicino a uno dei cadaveri c'era una piccola spilla dorata. Un dettaglio apparentemente insignificante.

Come mai non l'aveva notata prima, perché era stato così cieco? Rivoltò tutti gli scatoloni delle prove, ma la spilla non c'era. Non era stata nemmeno contrassegnata come prova.

John stava boccheggiando, non voleva saltare a conclusioni affrettate,  ma quello era per forza un indizio.

- John, ha la stessa espressione di Sherlock quando capiva qualcosa. Può dirmi cosa ha capito? - chiese l'Ispettore.

- Se le do un nome, lei può farmi sapere tutto sull'identità di una persona? -

- Certo, ma mi dica cosa ha in mente -


***** *****


John arrivò a casa all'ora di cena, Mary era in cucina intenta a sfornare un arrosto. Visto che John sembrava finalmente essere tornato in sé, Mary voleva festeggiare in ritardo San Valentino.

- Ciao Mary -

La bionda si girò, John aveva un tono duro che non gli aveva mai sentito prima. Lo guardò perplessa e vide il suo sguardo, stava sorridendo ma era furente.

- John, cosa? -

- Mary Morstan è nata morta ed è sepolta nel cimitero di Chiswick. Quindi tu, chi sei? - chiese con semplicità John, come se non la stesse accusando di aver rubato l'identità di una morta.

Mary impallidì, ma mantenne il suo autocontrollo - John, non so davvero cosa tu stia dicendo -

- Quella spilla che porti sempre con te, quella con la scritta "Agra". Mi hai detto di averla presa in India, durante un viaggio. Non credo sia una spilla molto comune. Cosa ci faceva la tua spilla sul luogo di un omicidio? -

Mary lo fissò con gli occhi sbarrati - John, non so davvero cosa tu stia.. -

- Dov'eri nel 2008 Mary? A recuperare la tua spilla dalla scena di un crimine, prima che qualcuno potesse vederla? Ci tenevi così tanto? -

- Da quando ti sei messo a fare il detective? - sbottò lei.

- Conosci Sherlock Holmes ? -

Mary trattenne il fiato - John, non continuare su questa strada -

- Quindi sei stata tu? convivo con una serial killer. Fantastico! Non so come non me ne sia accorto prima. E dire che credevo di vivere una vita noiosa - fece John, imperturbabile. Era incredibile con quale facilità avesse concluso che la sua fidanzata era un'assassina. Ma forse, dopotutto, che ci fosse qualcosa di strano in lei l'aveva sempre saputo.

- Non sono una serial killer, quelle persone meritavano di morire. Per questo ci sono i tipi come me - fece lei, non badando più alla sua copertura.

- Una sicaria? Sempre meglio - fece John, rabbrividendo al pensiero di aver vissuto con una persona che non conosceva e che probabilmente aveva ucciso il suo Sherlock.

- Mi spiace John, ma ho faticato tanto per crearmi questa copertura e non posso lasciare che salti per colpa tua - affermò lei, con una punta di tristezza.

- Cosa pensi di fare? - 

Mary estrasse una piccola pistola dalla borsetta abbandonata sulla sedia e la puntò verso John - Mi dispiace davvero -

- Non sparerai con quella pistola Mary Mostan! - fece una voce alle spalle di John. Il medico la riconobbe ma non si voltò,
non voleva crederci.

Mary non riuscì a trattenere uno sguardo stupito. - Tu eri morto! - affermò. John non poté non pensare lo stesso.

Mary si riprese presto dallo stupore e premette il grilletto puntando dritto verso il nuovo arrivato. John non lo guardò  nemmeno, ma si mise tra la pistola e Sherlock, senza pensarci due volte.

Era pronto a sentire l'impatto del proiettile. Come in guerra, sapeva cosa si provava quando un proiettile oltrepassava la carne. Eppure non sentì niente. Sherlock intanto, atterrò facilmente Mary, che finì per sbattere la testa contro il frigorifero e perdere i sensi.

John, in una specie di trance, si  chinò sulla donna, quando sentì una mano appoggiarsi sulla sua spalla.

- Meno male che avevo tolto i proiettili John! Un po' ingenuo da parte tua affrontare un'assassina così, a mani nude -

John respirava velocemente, non riusciva a credere a quello che stava accadendo.

- Girati John -

E lui lo fece. Sherlock Holmes era lì. Cappotto lungo, sciarpa al collo e sguardo insolente.

Voleva saltargli al collo e abbracciarlo, ma finalmente gli agenti di polizia che erano appostati in giardino e avevano sentito tutto tramite il vivavoce del cellulare di John, si decisero a fare irruzione nella casa.

- Che bastardo! - gridò Lestrade, strattonando Sherlock e abbracciandolo, causando una leggera fitta di gelosia nel petto di John.

Quando finalmente tutti smisero di guardare il detective come un fantasma tornato in vita, arrestarono la donna che si faceva chiamare Mary Morstan e lasciarono da soli Sherlock e John.

- Com' è possibile? la lettera, non l'hai letta, è rimasta lì - fece John, balbettando dallo stupore.

- Vero. Ma ti ringrazio comunque di aver provato a salvarmi. E di averci riprovato adesso - continuò con lieve imbarazzo - Insomma, grazie John - fece più dolcemente.

Il medico continuava a fissarlo. Come poteva essere lì? Mycroft e Lestrade gli avevano detto che era morto, non era un errore. E Sherlock non aveva ritirato la lettera in tempo. Come era riuscito a cambiare il suo passato? - Non capisco - esalò soltanto un sempre più confuso John.

- La fisica quantistica continua a restare un mistero per te vero? Non avresti potuto salvarmi nel 2009, non potevi cambiare il passato in quel modo, avresti creato un paradosso che avrebbe distrutto l'Universo -

- E allora come hai fatto? - fece John, quasi urlando e sul punto di mollargli un pugno. Era incredibile come volesse abbracciare una persona e al contempo prenderlo a pugni.

- E' ovvio che non sono morto, ma a questo ci arriveremo -

John aveva la bocca aperta e scuoteva il capo. Nel giro di qualche giorno era stato narcotizzato e rapito, anche se per finta, aveva creduto di aver perso Sherlock per sempre, aveva scoperto che la sua fidanzata era una sicaria e che il detective poteva ritornare dalla morte. O, più probabilmente, fingere in maniera molto convincente di essere morto. Talmente convincente da aver ingannato suo fratello. Inoltre si era appena messo in mezzo tra Sherlock ed un proiettile.

- Perché stai ridendo? - chiese Sherlock.

- Con te non ci si annoia mai, vero? -

- Direi di no, è un problema? -

- No, è fantastico -

- Baker Street? - chiese improvvisamente Sherlock fissando John - la signora Hudson è già lì -

Il dottore sorrise - speravo lo dicessi.


****** ******

Per tutto il viaggio in taxi, John continuava a fissarlo rapito, sembrava impossibile averlo davanti agli occhi. Sherlock se ne era accorto ed era leggermente arrossito, ma non smise di sorridere di rimando. Quando arrivarono a Baker Street, Sherlock sentì di nuovo aria di casa. Non avrebbe mai voluto abbandonare la sua Londra, la sua casa e soprattutto la cassetta magica.

Entrarono per la prima volta assieme, John guardò verso la cassetta e vide che la lettera non c'era più.

- L'ho presa io sta mattina - fece Sherlock in risposta ai pensieri del dottore - E per sta mattina intendo proprio sta mattina, anno 2011. E' rimasta qui, io non c'ero per prenderla nel 2009 e credo la magia sia finita -

"La magia c'è ancora" pensò tra sé John.

Mentre facevano per salire le scale, la signora Hudson sbucò dalla porta al piano terra, correndo in contro al detective e abbracciandolo - Oh Sherlock, ragazzaccio -

Sherlock sembrava infastidito da tutte queste manifestazioni di affetto, ma in realtà non riusciva a credere che ci fossero tante persone a cui importava davvero di lui.

- Lei sapeva che eri vivo? - chiese John, sorpreso.

- Si. Lei, la dottoressa Hooper e un paio di miei amici senza tetto. Andiamo di sopra John, ti spiegherò tutto -

Il dottore seguì silenziosamente il detective, salendo i diciassette gradini che li separava dall'appartamento che avevano condiviso, anche se in epoche diverse.

Appena varcata la soglia, Sherlock fece per togliersi il cappotto e iniziare a raccontare, ma John non gli diede il tempo di aprire bocca, se non per congiungere le loro labbra. Il dottore lo aveva desiderato da quando il detective era apparso sano e salvo nel suo appartamento. In due secondi il cappotto era finito a terra e la sciarpa blu era stata slacciata, lasciando scoperto il collo del detective ai baci del biondo. John non smetteva di passare le mani lungo tutto il corpo di Sherlock, in maniera quasi reverente, mentre il detective aveva timidamente iniziato ad accarezzargli la schiena.

L'arrivo improvviso della signora Hudson con in mano il vassoio del té, fece fare a John un salto di tre metri. Sherlock si limitò ad uno sguardo infastidito in direzione della padrona di casa, che aveva ancora la bocca spalancata.

- Vi lascio il té sul tavolino - fece imbarazzata ed uscì velocemente, strizzando comunque l'occhio a Sherlock.

John rise e si accomodò sulla poltrona rossa, più vicina alla cucina, per gustarsi il té in attesa che Sherlock gli spiegasse dov'era finito negli ultimi due anni.

Sherlock invece, sembrava sentire il vuoto attorno, ora che il medico si era staccato da lui così repentinamente. Ma capì che John aveva bisogno di sedersi e riprendersi, dopo tutte le emozioni della serata, per cui seguì il suo esempio e si sedette sull'altra poltrona.

- Come te ho notato la spilla John, ma non sapevo a chi appartenesse. Quello che non ti avevo detto però, era che da tempo qualcuno mi stava tenendo d'occhio. All'inizio credevo si trattasse di qualcosa collegato con Mycroft. Come ti dicevo, lui è il Governo Inglese. Poco dopo averti scritto il 14 febbraio 2009, due uomini sono entrati in Baker Street e hanno cercato di uccidermi.  Così ho dovuto riflettere velocemente, ho detto alla signora Hudson di andare da sua sorella e restarci finché non fossi tornato. Poi ho inscenato la mia morte usando un cadavere dell'obitorio. Molly Hooper ed io abbiamo trovato un corpo che avesse le mie stesse misure. E poi l'ho bruciato per renderlo irriconoscibile -

- Ma la dentatura? - fece curioso John.

- Il riconoscimento l'ha fatto Molly e lei era d'accordo con me -

- Ok e poi dove sei sparito per due anni? -

- Sono andato in missione nell'Europa dell'Est a smantellare la rete criminale che mi dava la caccia. E ci sono riuscito, Lord Henry Blackwood (1) era dietro a tutto. In realtà credevo che sarei stato via sei mesi al massimo -

- Lord Blackwood, il politico? Quello sparito qualche mese fa? - chiese John, iniziando ad unire i puntini nella sua testa.

- Si, ed eliminata la sua rete criminale, non ha potuto fare altro che darsi alla fuga prima di venire arrestato -

- Perché non hai chiesto l'aiuto di tuo fratello ?-

- Temevo fosse sotto controllo, non potevo rischiare. Così, invece, avevo coinvolto solo persone ininfluenti dal punto di vista politico. Quello che avrei capito solo molto dopo, era il fatto che la donna che conosciamo con il nome di Mary Morstan, lavorava per Blackwood - 

- Cosa? -

- Non sono morte persone a caso John, non era una serial killer, ma una sicaria assoldata da Blackwood. Stava eliminando persone scomode e lo stavo diventando anch'io indagando su quegli omicidi. Il fatto che si trovassero tutti nei pub prima di morire, era una mera coincidenza. Che vita noiosa ha chi non crede nelle coincidenze, non trovi? - fece Sherlock leggero. John aveva la bocca spalancata.

- Ok ma...come sei arrivato a Mary? -

- Stanando la rete di Blackwood è emerso più volte il riferimento a una donna che non avevo mai incontrato, lontana parente di un veterano delle guerre imperialiste in India -

- Agra. La spilla era del lontano parente - esclamò John.

- Esatto! - fece Sherlock, contento di essere seguito nel ragionamento - Puoi capire il mio stupore quando sono tornato a Londra qualche mese fa e ti ho visto abbandonare Baker Street per andare a vivere con una donna che indossava quella spilla - fece il detective, un po' a malincuore. Nelle sue lettere, John non aveva mai fatto riferimento a una fidanzata.
- Tu mi tieni d'occhio dall'inizio dello scambio delle lettere? - chiese John, con gli occhi leggermente lucidi. Era incredibile quante cose fossero successe in pochi mesi.

- Beh, ero curioso. Non potevo mettermi in mezzo...-

- Si, si, i paradossi. - concluse John, agitando la mano davanti la faccia, non potendone più di sentir giustificare ogni cosa con la parola "paradosso".

Sherlock rise e continuò a spiegare - Sapevo che saresti stato al sicuro fino al 14 febbraio, così intanto ho continuato ad indagare per essere sicuro che Mary fosse effettivamente la colpevole. Ti avrei spiegato tutto a cena da Angelo, ma tu non sei venuto -

- Sono stato rapito da tuo fratello! - sbottò John. Non era stata di certo una sua scelta mancare la cena.

- Tende ad essere teatrale - commentò Sherlock, ed entrambi sorrisero.

- Quindi ti sei introdotto a casa mia, hai tolto i proiettili dalla pistola di Mary e hai aspettato per fare la tua entrata in scena trionfale? -

- Beh, ti avevo visto andare a Scotland Yard. A quel punto speravo averesti capito della spilla e poi saresti andato a far parlare Mary. Se non l'avessi fatto tu, l'avrei fatto comunque io, ma...devo ammettere che mi piace vederti danzare - affermò ammiccante, alimentando l'elettricità che già si era creata tra loro.

- Ed eccoci qui, entrambi a Baker Street - fece John allegro.

- Ho detto io alla signora Hudson di dare in affitto l'appartamento. Tu hai parlato con la sorella, lei ha fatto da tramite e non hai saputo che la proprietaria era sempre la signora Hudson -

- Praticamente mi fai da angelo custode da quando mi conosci? -

- E' stato un piacere. Non credevo che... insomma che qualcuno potesse tenere così tanto a me -

John si alzò e si buttò ad abbracciare il detective, coprendolo di piccoli baci - Mi sei mancato - 

- Tecnicamente, per te sono passati solo cinque giorni -

- Mi sono sembrati due anni -  commentò John, rivelando un senso per il dramma simile al detective.

-
Fame? - chiese Sherlock, sentendo lo stomaco del dottore brontolare.

-  Andremo da Angelo un'altra volta, adesso voglio recuperare questi due anni - rispose lui, rifiutando di staccarsi dal detective.

E si sorrisero, perché qualunque cosa stesse per iniziare, iniziava con loro assieme al 221b di Baker Street


THE END



(1) Niente Moriarty, mi sembrava eccessivo smantellare la rete di Moriarty e ed eliminarlo così semplicemente. Per cui ho "usato" l'antagonista del primo Sherlock Holmes con Robert Downey Jr.

***** *****

Angolo autrice

The end.....che ne dite? tutti i pezzi si sono ricomposti?
L'ho già detto una volta, odio il capitolo finale, ho sempre paura che manchi qualcosa. Confido nella vostra bontà.
Grazie a tutti, a chi ha letto, recensito, inserito tra seguite, da ricordare e preferiti. Un grazie particolare a Evola_Love_Beatles e 0803Anna, che mi hanno tenuto compagnia con le loro recensioni fino alla fine.

Alla prossima storia :))


   
 
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