Il percorso in auto verso casa fu molto silenzioso. Ogni
tanto Lucia chiedeva qualcosa ad Alice, e lei le rispondeva con
monosillabi o poco più. I due maschi vertevano nel silenzio
più assoluto. Rudi guardava fuori dal finestrino,
immaginando il suo futuro in bottiglieria con suo padre (che molto
probabilmente non gli avrebbe più rivolto la parola) e suo
zio Cesare.
Giulio invece si interrogava mestamente su dove avesse sbagliato con
lui, su cosa aveva fatto con Marco, e stava facendo con Mimmo, che
certamente si era dimenticato di fare con Rudi. Si colpevolizzava.
Alice si sentiva davvero uno schifo. La regina indiscussa dei
vigliacchi. Aveva lasciato che Rudi si prendesse la colpa senza dire
una parola. Aveva lasciato che venisse espulso senza neanche
protestare. Davvero una pessima sorella. E pensare che tutto questo era
successo perché lui aveva deciso di tener fede a quella
promessa infantile che lei gli aveva estorto il giorno prima
piangendo, la promessa di non rivelare mai, ad anima viva, cosa le era
successo in quel bagno. E se il motivo per cui aveva picchiato quei due
era stato difenderla, non aveva potuto spiegare il perché
del suo gesto a Stefania senza raccontargli tutta la storia. Senza
contare che quelli avrebbero negato, sarebbero state pretese prove
legittime, e per lei sarebbe stato terribile.
Non era certa che Rudi si fosse reso conto di tutto questo, ma il punto
era che non aveva parlato, non aveva rotto la promessa con lei.
E lei come lo aveva ripagato? Standosene zitta a guardare. Non lo aveva
difeso come aveva fatto lui il giorno prima con lei.
Si. Decisamente si sentiva uno schifo.
Fu solo quando entrarono in casa che Rudi trovò il coraggio
di rivolgere la parola a suo padre:
“papà… senti io”
iniziò, ma fu interrotto quasi subito
“Rudi per favore abbia pazienza ma sono molto
stanco” lo zittì Giulio, e si allontanò
su per le scale, masticando tra i denti un “che
delusione..” che, nonostante il basso tono di voce, raggiunse
le orecchie di Rudi come una pugnalata.
Alice gli si fece vicino, guardandolo colpevole. Ma non appena lo
toccò sul braccio lui si ritrasse e le piantò gli
occhi scuri in faccia, incenerendola come faceva sempre quando era
furioso. La ragazza credeva che gli avrebbe urlato addosso o che
l’avrebbe minacciata di morte (anche quello succedeva spesso)
e invece lo sentì sospirare e distogliere lo sguardo da lei.
“lasciami in pace va..” disse mogio, poi si
trascinò in camera sua e si chiuse a chiave dentro
nonostante le proteste di Lucia.
“Rudi per favore tesoro… mi apri? Voglio solo
parlare..” provò per l’ennesima volta
con voce dolce. Niente. Da dentro non emerse neanche una risposta.
“uff! tanto prima o poi dovrai aprire!” aggiunse un
po’ più stizzita “mica pretenderai che
Marco e Mimmo dormano in giardino!”
“mamma però! Non essere insensibile!” la
riprese Alice da dietro di lei “Giulio gli ha detto che per
lui è una delusione.. è ovvio che sia
sconvolto!” aggiunse a voce bassa, per non farsi sentire da
Rudi. Lucia si voltò verso di lei per meglio fulminarla con
lo sguardo
“senti da che pulpito viene la predica!” le
urlò “non fare la santa con me Alice, so benissimo
che te centri qualcosa in tutta questa storia!” aggiunse con
il classico sguardo da pazza che le veniva quando voleva essere
minacciosa.
Alice spalancò gli occhi dalla sorpresa facendo quasi un
salto indietro, poi, spaventata dalla piega che quella conversazione
poteva prendere, scappò letteralmente nella sua camera e si
chiuse a chiave sbattendo la porta.
Lucia si lasciò andare a una quasi imprecazione ad alta
voce, esasperata. “ahhh ma allora è un vizio in
questa casa sto fatto di chiudersi a chiave!!”
urlò forte nel tentativo di sfogarsi. In realtà
mentalmente si stava mandando al diavolo per come aveva aggredito
Alice: ottima tecnica per convincerla a confidarsi.. non
c’è che dire!
Prese indignata le scale, praticamente travolgendo Marco e Walter che
stavano salendo.
“hemm… tutto ok?” azzardò il
ragazzo moro, non senza una certa paura: Lucia era terrificante
arrabbiata.
“oh splendidamente!” disse lei con tono isterico
“tuo fratello si è fatto espellere, tuo padre
penso tenterà il suicidio prima di cena e mia figlia mi
nasconde qualcosa!” aveva detto l’ultima cosa come
se fosse la più grave di tutte, ma a giudicare dalle facce
sconvolte dei due ragazzi non dovevano pensarla allo stesso modo della
donna.
“papà ha detto che vuole suicidarsi?”
chiese Marco allarmato
“chi è stato espulso? Mimmo o Rudi??”
gli fece eco Walter.
Lucia e Marco lo guardarono come se fosse cretino.
“bhè, io me ne vado di sotto in attesa del
prossimo cataclisma” disse a quel punto la donna, di fatto
non rispondendo a nessuna delle domande “se riuscite a cavare
Rudi o Alice dalle stanze fatemi un fischio!” e
marciò verso il salotto rimuginando. Forse la fuga
improvvisa di Alice non era stata del tutto una sfortuna, almeno era la
prova lampante che c’era una qualche verità
tutt’ora nascosta da far emergere, una verità che
forse avrebbe potuto salvare quel testone di Rudi.
I due ragazzi rimasero fermi sulle scale ad osservare Lucia
finché non sparì dalla visuale.
“me sa che è il caso che me ne vado…
non trovi?” disse Walter a Marco, che stava ancora cercando
di digerire la mole di cattive notizie che Lucia gli aveva vomitato
addosso.
“me sa pure a me..” disse solo in risposta.
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Nonostante la buona volontà ci vollero diverse ore e
svariate tattiche di convincimento per permettere anche agli altri
figli di entrare nelle rispettive stanze (Marco aveva minacciato di
buttare giù la porta a calci, e successivamente di
distruggere la serratura col trapano. Eva invece di lanciare nella
finestra i calzini post allenamento di Marco).
Inoltre questo non fu sufficiente a permettere anche un incursione di
Lucia. La cosa la indignava non poco, in primo luogo per il nobile
motivo di voler far scampare a Rudi l’espulsione, e in
secondo luogo, ma non molto meno importante, perché
ciò le impediva di soddisfare la sua curiosità
rasente il patologico.
Stava ancora escogitando un piano per aggirare il problema porta
sbarrata (che so.. calarsi dalla finestra..) quando entrò in
camera da letto per la notte. Giulio la stava aspettando con la
gazzetta dello sport aperta davanti al naso. Comportamento insolito.
“cosa fai tesoro?” gli chiese Lucia titubante.
“volevo vedere le pagelle della partita di ieri..”
fu la caustica risposta. La donna storse la bocca, quella affermazione
era un pessimo segno, soprattutto considerando il fatto che la Roma
aveva saltato l’ultimo turno infrasettimanale.
Lucia si tolse la vestaglia ed entrò con circospetta calma
sotto le coperte.
Seguirono diversi ed interminabili minuti di silenzio.
“a che pensi..” lasciò cadere la donna
dopo un po’. Giulio si voltò a
guardarla, come a dire di non fare domande superflue. Poi
sospirò lasciando cadere il giornale di lato
“come padre sono stato un disastro…”
disse “e non cercare di negare..” aggiunse prima
ancora che lei facesse in tempo ad aprire bocca.
“è stato un crescendo con quel ragazzo: una nota,
due, tre, una sospensione…. E ora questo. E io non ho fatto
niente per cambiare le cose quando si poteva. La strada è
spianata verso il riformatorio e il carcere e io non ho fatto
niente.”
Lucia si trattenne dall’alzare gli occhi al cielo. Tipico di
Giulio drammatizzare fino a livelli estremi.
“non fare così!” gli disse interrompendo
la sua auto-flagellazione verbale “tu sei un ottimo padre! Il
migliore!” Giulio distolse lo sguardo scuotendo la testa.
“senti” lo chiamò Lucia a quel punto con
voce più perentoria, lui la guardò di nuovo
“pensaci un attimo... conosci Rudi… davvero
picchierebbe qualcuno senza nessuna ragione?”
l’uomo rimase in silenzio non sapendo cosa dire.
Certo che ci aveva pensato… ma non era arrivato da nessun
parte.
“e scusa perché non l’avrebbe detto se
c’era una ragione?” ribatté infine
“che è scemo? Ha un modo per salvarsi la pelle e
non lo usa?”
“appunto!” esclamò Lucia
“è proprio questo che non mi quadra! Almeno
inventarsi una bugia! No. non dice niente… non è
strano?” incalzò.
Si era strano. Ci aveva pensato anche lui. “perché
non tenti di parlarci un po’…” disse
ancora la donna “per una volta… fai come ti dico!
Dagli un minimo di fiducia..”
Si, lui ci aveva pensato che la cosa era strana. Ma era anche vero che
era stanco di illudersi. Anche a ripensarci, tutte le volte che aveva
provato a fare come diceva Lucia, era finita che Rudi gli aveva
dimostrato che invece aveva ragione lui, che non cambiava mai, che era
sempre la solita peste con la coscienza perennemente in sciopero, e che
lui avrebbe fatto meglio a prenderlo a sberle come faceva sempre che se
non altro lo avrebbero tenuto buono per le successive due ore.
Quindi perché stavolta, stavolta che era così
grave, doveva essere diverso? Ci era già rimasto
sufficientemente di schifo, non aveva voglia di illudersi per poi
rimanere di nuovo deluso.
“scusa Lucia…” disse con un sospiro
“ma sono stanco. Veramente stanco di combatterci” e
detto questo le voltò le spalle, spense la luce e si
sdraiò sul fianco senza più aprire bocca.
Lucia lo guardò triste… vederlo così
le faceva davvero male.
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Alice in principio era stata molto orgogliosa di se stessa. Il modo con
cui quella mattina aveva evitato sua madre, riuscendo persino a
trafugare un cornetto da tavola, era stato da manuale del perfetto
evasore fiscale (perché era quasi meglio una tassa sul
numero di borsette firmate a una chiacchierata con sua madre di quei
tempi).
Ma la soddisfazione aveva preso a scemare molto rapidamente: a
cominciare da quando Rudi uscendo dal bagno non l’aveva
degnata della minima attenzione e si era richiuso in camera (con
annesso corollario di imprecazioni da parte di Marco rimasto sul
pianerottolo in mutande), per proseguire con la noia mortale che era
stata andare a scuola a piedi da sola senza il suo caro fratellino tra
i piedi, e per finire alla depressione cosmica che le era venuta a
contemplare il suo banco vuoto sei file dietro al proprio.
Assistere alla lezione filare liscia come l’olio lungo le ore
della mattinata, senza una battuta volgare, ne uno scherzo o un
interruzione; vedere Lorenzo e Budino mogi come mai in penultima fila;
tutto ciò era assolutamente più di quanto Alice
poteva sopportare. Soprattutto considerato il fatto che tutto questo
era colpa della sua abissale codardia.
-ma non prendiamoci in giro- pensò tra se –dillo
che non è neanche il senso di colpa,dillo che ti manca Rudi
e basta-. Su questo aveva voluto essere sincera almeno con se stessa.
Era incredibile eppure era così, aveva passato tutto il suo
tempo a desiderare che Rudi Cesaroni non centrasse nulla con lei e la
sua vita, e ora che non c’era le mancava da morire!! Assurdo.
Eppure vero. I suoi scherzi che la facevano stare perennemente vigile e
in tensione, la sua faccia da schiaffi che faceva tutte le volte che la
guardava, i loro battibecchi che, non era un mistero, la divertivano da
matti, erano diventati talmente parte della sua vita e della sua
routine che ora non poteva neanche pensare di poterne fare a meno!
E poi anche il senso di colpa faceva la sua parte. La timidezza con cui
l’aveva stretta quel maledetto giorno nel bagno, il momento
in cui le aveva promesso che non avrebbe mai raccontato nulla a
nessuno, e lo sguardo supplichevole che le aveva rivolto in presidenza
il giorno prima… quello che lei aveva ignorato, non riusciva
a levarseli dalla testa.
Camminava nel corridoio pieno di gente durante la ricreazione, immersa
nella denigrazione del suo comportamento vigliacco; per un attimo le
venne in mente Jolanda, e si chiese come stesse andando con quel
ragazzo dagli occhi blu con cui l’aveva lasciata un attimo
prima (incredibile ma Eva aveva ragione: quando meno te lo aspetti il
tipo ideale piove dal cielo) quando si sentì affiancare ai
due lati e riattivò il cervello. Le venne quasi un colpo
quando si rese conto che i due ragazzi che le camminavano affianco
erano i suoi assalitori del bagno, che la guardavano con aria
canzonatoria.
“allora Alice Cudicini..” le soffiò
nell’orecchio il più alto dei due “dicci
come sta quel fesso di Cesaroni?”
“si diverte a casa?” si intromise l’altro
facendo sghignazzare il suo compagno. Alice accelerò il
passo ben decisa ad ignorarli, ma quelli fecero altrettanto.
“mi sono stupito di vederti venire a scuola lo
stesso..” riprese il primo ragazzo “credevo che
avresti avuto paura di incontrarci senza la guardia del
corpo” la ragazza si bloccò nel corridoio, si
stava decisamente arrabbiando, sentiva l’ira montarle addosso
come un’onda.
L’altro ragazzo si accostò all’amico per
dirgli all’orecchio: “vedi di non esagerare
però… non vorrei le venisse in mente di
denunciarci”
“ma figurati… non le crederebbe nessuno! Lo sanno
tutti che è una troietta che la da a tutti!”
ribatté lui facendo in modo di farsi sentire, poi si
avvicinò a lei e si accostò al suo orecchio
“magari alla fine ti è pure piaciuto
he?” le disse accostandole una mano al fianco. Ma non appena
la sfiorò Alice si mosse fulmineamente: gli
afferrò la mano con forza, e con una mossa velocissima delle
sue amate arti marziali gli torse il braccio dietro la schiena,
strappandogli un urletto, e schiacciandolo contro il muro.
“Non. Ti. Azzardare. Mai. Più. A.
Toccarmi.” Gli sillabò Alice
nell’orecchio, coperta dal fragore delle risate dei ragazzi
che avevano assistito alla scena di una maschio di 15 anni sbatacchiato
da una ragazzina delle medie. “se ti avvicini ancora a me ti
faccio pentire di essere nato. Sono stata abbastanza chiara?”
aggiunse con tono freddo e fermo.
Il ragazzo, sbalordito, annuì lasciandosi sfuggire un altro
lamento, sotto gli occhi terrorizzati del suo amico.
Alice gli torse il polso ancora per un momento, prima di lasciarlo
andare bruscamente, fulminare l’altro ragazzo con lo sguardo
(che si diede alla fuga) e continuare per la sua strada seguita dai
fischi e dalle risate degli occupanti del corridoio.
Raggiunta la sua classe si poggiò al muro e
lasciò andare un sospiro di sollievo, chiudendo gli occhi e
sorridendo. Si sentiva così estremamente potente in quel
momento, felice come non mai di essersi ripresa la sua
libertà, orgogliosa di non dover più tenere lo
sguardo basso e intimidito.
Lo sguardo le cadde sul banco vuoto di Rudi. Si rese conto che nessuna
vergogna poteva competere con l’infelicità che le
dava quel vuoto e l’espressione triste che il ragazzo aveva
dipinta sul viso dal giorno prima.
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Lucia era in cucina che si apprestava a infornare la teglia coi
biscotti insieme a Mimmo, quando Alice piombò in casa dopo
la scuola con il passo felpato di un mammuth.
“mamma devo parlarti!” esordì tutto
d’un fiato.
“dimmi tesoro..” rispose tranquillamente Lucia
senza distogliere lo sguardo dai biscotti, per un attimo dimentica
della situazione
“MAMMA!” sbraitò Alice facendole alzare
gli occhi su di lei, poi iniziò a fare gesti eloquenti con
gli occhi e le dita ad indicare le scale “devo.
Par-lar-ti” scandì “capito??
Devo..” in quel momento Lucia realizzò e
strabuzzò gli occhi lanciando praticamente in aria la teglia
(recuperata da Mimmo al volo con una mossa degna di matrix)
“SI! ANDIAMO! CERTO!” esclamò
a voce esageratamente alta afferrando la figlia per il gomito e
trascinandola su per le scale. E quando le ricapitava una fortuna
simile??? Alice che vuotava il sacco di sua sponte!!!
Entrarono nella camera del lettone praticamente di corsa, Lucia si
sedette sul letto e, mentre Alice chiudeva la porta a chiave,
tentò di calmarsi per mettere la figlia a suo agio, di modo
che non ci ripensasse nel vederla troppo ansiosa di conoscere la
verità.
Non ce ne fu alcun bisogno. Alice la investì con un fiume di
parole
“mamma! devi dire a Stefania di riammettere Rudi a scuola ti
prego ti prego!! Lui.. lui non”
“tesoro cerca di calmarti e di spiegarmi tutto per
bene!” la interruppe Lucia bloccandola per le spalle
“altrimenti non capisco nulla!” aggiunse senza
riuscire a nascondere un sorriso. Non immaginava che avrebbe iniziato
il suo discorso con un arringa difensiva del ragazzo!
“innanzi tutto, dimmi..” le chiese
“è stato davvero Rudi a picchiare quei
ragazzi?” volle sapere conoscendo le capacità
della figlia nelle arti marziali.
“si….” Fu l’inaspettata
risposta di Alice “ma… lo ha fatto per difendere
me” aggiunse.
Lucia si allarmò leggermente
“quei ragazzi ti prendevano in giro?” lei scosse la
testa “ti… trattavano male?”
provò ancora la donna, sentendo salire l’angoscia
quando vide la figlia scuotere la testa di nuovo.
Alice prese un lungo sospiro, tentando di mandar giù il
fastidioso groppo di lacrime che le si era bloccato alla base dello
stomaco al pensiero di dover dire ad alta voce quella parola.
“loro…” cominciò a voce bassa
“mi hanno dato un finto appuntamento nel bagno”
Lucia sgranò gli occhi non osando dar credito al suo
pensiero sul seguito di quella frase. Tuttavia Alice glielo
confermò poco dopo: “volevano..
violentarmi”
la ragazza lasciò andare il respiro. Quella parola
era stata un parto, che aveva fatto scendere il gelo nella stanza e
addosso a Lucia, eppure ora che l’aveva detta il percorso le
sembrava stranamente in discesa. Tuttavia, constatando
l’espressione della madre, preferì non soffermarsi
sui dettagli, anche se avrebbe voluto per sfogarsi, e corse subito alla
parte bella della vicenda: “però…. Rudi
mi aveva seguita, per farmi uno scherzo a dire la verità, li
ha visti ed è
intervenuto…………. E li ha
picchiati di fatto…” ammise “ma per
difendermi!” ripeté di nuovo. In quel momento le
interessava solo scagionare lui.
Lucia però non sembrava dello stesso parere.
Scattò in piedi e abbracciò la figlia di getto,
indecisa se scoppiare a piangere o andare nella stanza di fronte a
coprire Rudi di baci per aver salvato la sua piccolina.
“mamma…?” la chiamò Alice
dopo qualche istante.
“zitta!” la ammonì la donna
“zitta che sono arrabbiata! Come ti viene in mente di andare
ad un appuntamento al buio! Come si sono permessi quei ragazzi anche
solo di pensare di toccarti! Perché diavolo non mi hai detto
niente fino ad ora!” sbraitò quasi tra le lacrime
contro la sua spalla. Sembrava indecisa su con chi era meglio
prendersela, su chi sfogare la sua rabbia. Anche se in
realtà era se stessa quella che avrebbe voluto rimproverare
severamente. Ripensò al viso pallido con cui Alice era
rientrata a casa due giorni prima, aveva addosso la maglietta di
Rudi… non era sicura di voler sapere nei dettagli
perché; ripensò al comportamento premuroso, e
quanto mai insolito, di Rudi nei confronti di sua figlia. Campanelli
d’allarme a valanghe… e invece lei, se il ragazzo
non fosse stato espulso il giorno dopo, probabilmente non avrebbe mai
saputo che la sua secondogenita aveva rischiato di essere stuprata nel
bagno della scuola. Aveva criticato tanto Giulio, perché
giudicava sempre superficialmente Rudi, ma alla fine lei aveva fatto lo
stesso.
Si staccò da Alice strofinandosi gli occhi con la mano e
sorridendole
“perdonami per non essermi accorta di
nulla…” le disse a bassa voce.
“mamma, sto bene, oggi gli ho reso la cortesia a quei due
deficienti!” rispose la ragazza concitata continuando a
tenere le braccia della madre strette tra le mani “voglio
solo che Rudi torni a scuola! Te l’ho detto per
questo!” insistette.
“ma certo!” rispose Lucia tentando di riacquistare
lentamente l’autocontrollo “chiamo Stefania
immediatamente!” Alice sorrise felice.
L’ora successiva scorse a una velocità
sorprendente, almeno per il parere di Alice.
Stefania, dopo la telefonata di Lucia, aveva impiegato
all’incirca trenta secondi ad arrivare dalla sua cucina alla
stanza dove loro si erano chiuse a parlare. Aveva chiesto ad Alice di
raccontarle di nuovo tutta la storia, e lei lo aveva fatto, stavolta
con dovizia di particolari, accorgendosi, con sua sorpresa, che
più ne parlava più prendeva le distanze
dall’argomento, più lo descriveva più
ad acquistare importanza erano stati i momenti con Rudi subito dopo, e
a perderla gli attimi di paura che aveva trascorso sola con i due
liceali, soprattutto ora che la loro immagine imponente, forte e
spaventosa di quel giorno veniva sostituita con quella ridicola e
tremante a cui li aveva ridotti quella mattina.
“quindi Stefania..” concluse il suo discorso Alice
“ti ripeto che se Rudi ha fatto quello che ha fatto
è stato per difendermi in quel momento, e non ha detto
niente dopo perché ero stata io a chiederglielo
perché mi vergognavo dell’accaduto”
ammise in imbarazzo.
Stefania rimase per lunghi istanti zitta. Poi buttò fuori
aria dal naso con uno sbuffo. La sua espressione nel corso del racconto
era passata da incredula/sconcertata (con tanto di bocca aperta a
pesce) a rigida e molto seria.
“quindi…” iniziò dopo un
po’ “vorresti farmi credere che Rudi, quel Rudi
Cesaroni che conosco io, si sarebbe fatto espellere…. Solo
per non svergognare te, mi stai dicendo questo!”
“STEFANIA!” esclamò Lucia stupitissima
“non starai insinuando che Alice si è inventata
una cosa del genere! Ma come ti permetti!” si stava scaldando
di nuovo.
“amica non fare così!” la interruppe lei
“sono costretta a chiederglielo! Ti rendi conto che sta
muovendo delle accuse estremamente pesanti contro quei ragazzi? Io devo
cercare di tutelare un po’ tutti!” si difese,
tornando a guardare Alice con sguardo complice per non farla sentire
aggredita “insomma, devo essere sicura al cento per cento che
non lo stai dicendo solo per salvare le chiappe a Rudi! Mi
capisci!?” Lucia si mise a riempirla di improperi e le due
iniziarono a litigare.
Alice a dire la verità capiva la scomoda posizione di
Stefania, ma la infastidiva ugualmente che non le credesse sulla parola.
“vuoi le prove?” esclamò con voce
squillante attirando l’attenzione delle due donne di nuovo su
di se, quella vigile di Stefania e quella sempre più
sconvolta di sua madre “eccole… ce le
ho..” continuò stizzita mentre aveva
già iniziato a slacciarsi la camicia
“no.. Alice senti.. non” anche Stefania ora si era
resa conto che non ci teneva granché a vedere le prove, ma
la ragazza non la ascoltò e si tolse la camicia dalle spalle
con uno scatto nervoso.
“ecco!” esclamò mettendo gli avambracci
a un centimetro dal naso della donna. Su di essi facevano bella mostra
di loro i lividi a chiara forma di dita che le marchiavano la pelle,
laddove come nel racconto fatto, uno dei due l’aveva stretta
per tenerla ferma.
Stefania era ammutolita.
“e devo ringraziare Rudi se non ho prove più
valide in tribunale da mostrarti..” aggiunse la ragazza
rivestendosi e andandosi a sedere accanto alla madre in cerca di un
abbraccio, che arrivò prontamente.
Stefania si riprese completamente solo dopo essere stata per una buona
mezz’ora a sbraitare contro tutti i maniaci del mondo,
utilizzando vocaboli non esattamente consoni al vocabolario di una
preside di scuola. A tratti riuscì persino a far sorridere
Lucia e Alice.
Quindi si buttò in una mole di telefonate per prendere i
provvedimenti necessari.
“mamma?” chiamò Alice mentre Stefania di
sottofondo mandava a quel paese un paio di persone al telefono, Lucia
la guardò amorevole “niente più
appuntamenti al buio.. promesso” la donna le sorrise
abbracciandola.
“sarà meglio va…” le disse
“senti…” aggiunse poi “stavo
pensando.. ma Rudi.. lo hai ringraziato almeno?” Alice la
fissò zitta per qualche istante
“……..no….” ammise
scioccata con se stessa alla fine. Lucia sgranò gli occhi
guardandola con finta aria da rimprovero
“no scusa fammi capire…” le disse
“Rudi ha picchiato due ragazzi per difenderti, si
è fatto espellere per te… ti ha prestato persino
la sua maglietta!” aggiunse ridacchiando “e tu non
gli dici nemmeno grazie???”
-oh cazzo ha ragione maledizione…- si trovò a
pensare Alice senza riuscire a dire niente.
“vai! Vai!” la spinse la madre facendo aria con la
mano “fila! Hai capito? Fila! Altrimenti ti disconosco
sa?” le disse perentoria ma ridendo.
Alice uscì dalla stanza sorridendo e attraversò
il corridoio, ma si fermò un attimo prima di bussare.
No. ripensandoci le era venuta un’idea migliore.
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