Serie TV > I Cesaroni
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Autore: kibachan    12/03/2009    2 recensioni
mio primo tentativo di fic sui Cesaroni. adoro Rudi e Alice e questa fic parla di loro. di loro che si punzecchiano ma si difendono, che si voglioni bene anche se professano l'esatto contrario. Io ce li vedo benissimo come fratelli più che come fidanzati come spera qualcuno, quindi avverto che questa non sarà una storia d'amore. ps: aggiornerò circa un cap alla settimana. recensite!!!
Genere: Generale, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il percorso in auto verso casa fu molto silenzioso. Ogni tanto Lucia chiedeva qualcosa ad Alice, e lei le rispondeva con monosillabi o poco più. I due maschi vertevano nel silenzio più assoluto. Rudi guardava fuori dal finestrino, immaginando il suo futuro in bottiglieria con suo padre (che molto probabilmente non gli avrebbe più rivolto la parola) e suo zio Cesare.
Giulio invece si interrogava mestamente su dove avesse sbagliato con lui, su cosa aveva fatto con Marco, e stava facendo con Mimmo, che certamente si era dimenticato di fare con Rudi. Si colpevolizzava.
Alice si sentiva davvero uno schifo. La regina indiscussa dei vigliacchi. Aveva lasciato che Rudi si prendesse la colpa senza dire una parola. Aveva lasciato che venisse espulso senza neanche protestare. Davvero una pessima sorella. E pensare che tutto questo era successo perché lui aveva deciso di tener fede a quella promessa infantile che lei gli aveva estorto il giorno prima  piangendo, la promessa di non rivelare mai, ad anima viva, cosa le era successo in quel bagno. E se il motivo per cui aveva picchiato quei due era stato difenderla, non aveva potuto spiegare il perché del suo gesto a Stefania senza raccontargli tutta la storia. Senza contare che quelli avrebbero negato, sarebbero state pretese prove legittime, e per lei sarebbe stato terribile.
Non era certa che Rudi si fosse reso conto di tutto questo, ma il punto era che non aveva parlato, non aveva rotto la promessa con lei.
E lei come lo aveva ripagato? Standosene zitta a guardare. Non lo aveva difeso come aveva fatto lui il giorno prima con lei.
Si. Decisamente si sentiva uno schifo.

Fu solo quando entrarono in casa che Rudi trovò il coraggio di rivolgere la parola a suo padre:
“papà… senti io” iniziò, ma fu interrotto quasi subito
“Rudi per favore abbia pazienza ma sono molto stanco” lo zittì Giulio, e si allontanò su per le scale, masticando tra i denti un “che delusione..” che, nonostante il basso tono di voce, raggiunse le orecchie di Rudi come una pugnalata.
Alice gli si fece vicino, guardandolo colpevole. Ma non appena lo toccò sul braccio lui si ritrasse e le piantò gli occhi scuri in faccia, incenerendola come faceva sempre quando era furioso. La ragazza credeva che gli avrebbe urlato addosso o che l’avrebbe minacciata di morte (anche quello succedeva spesso) e invece lo sentì sospirare e distogliere lo sguardo da lei.
“lasciami in pace va..” disse mogio, poi si trascinò in camera sua e si chiuse a chiave dentro nonostante le proteste di Lucia.

“Rudi per favore tesoro… mi apri? Voglio solo parlare..” provò per l’ennesima volta con voce dolce. Niente. Da dentro non emerse neanche una risposta. “uff! tanto prima o poi dovrai aprire!” aggiunse un po’ più stizzita “mica pretenderai che Marco e Mimmo dormano in giardino!”
“mamma però! Non essere insensibile!” la riprese Alice da dietro di lei “Giulio gli ha detto che per lui è una delusione.. è ovvio che sia sconvolto!” aggiunse a voce bassa, per non farsi sentire da Rudi. Lucia si voltò verso di lei per meglio fulminarla con lo sguardo
“senti da che pulpito viene la predica!” le urlò “non fare la santa con me Alice, so benissimo che te centri qualcosa in tutta questa storia!” aggiunse con il classico sguardo da pazza che le veniva quando voleva essere minacciosa.
Alice spalancò gli occhi dalla sorpresa facendo quasi un salto indietro, poi, spaventata dalla piega che quella conversazione poteva prendere, scappò letteralmente nella sua camera e si chiuse  a chiave sbattendo la porta.
Lucia si lasciò andare a una quasi imprecazione ad alta voce, esasperata. “ahhh ma allora è un vizio in questa casa sto fatto di chiudersi a chiave!!” urlò forte nel tentativo di sfogarsi. In realtà mentalmente si stava mandando al diavolo per come aveva aggredito Alice: ottima tecnica per convincerla a confidarsi.. non c’è che dire!
Prese indignata le scale, praticamente travolgendo Marco e Walter che stavano salendo.
“hemm… tutto ok?” azzardò il ragazzo moro, non senza una certa paura: Lucia era terrificante arrabbiata.
“oh splendidamente!” disse lei con tono isterico “tuo fratello si è fatto espellere, tuo padre penso tenterà il suicidio prima di cena e mia figlia mi nasconde qualcosa!” aveva detto l’ultima cosa come se fosse la più grave di tutte, ma a giudicare dalle facce sconvolte dei due ragazzi non dovevano pensarla allo stesso modo della donna.
“papà ha detto che vuole suicidarsi?” chiese Marco allarmato
“chi è stato espulso? Mimmo o Rudi??” gli fece eco Walter.
Lucia e Marco lo guardarono come se fosse cretino.
“bhè, io me ne vado di sotto in attesa del prossimo cataclisma” disse a quel punto la donna, di fatto non rispondendo a nessuna delle domande “se riuscite a cavare Rudi o Alice dalle stanze fatemi un fischio!” e marciò verso il salotto rimuginando. Forse la fuga improvvisa di Alice non era stata del tutto una sfortuna, almeno era la prova lampante che c’era una qualche verità tutt’ora nascosta da far emergere, una verità che forse avrebbe potuto salvare quel testone di Rudi.
I due ragazzi rimasero fermi sulle scale ad osservare Lucia finché non sparì dalla visuale.
“me sa che è il caso che me ne vado… non trovi?” disse Walter a Marco, che stava ancora cercando di digerire la mole di cattive notizie che Lucia gli aveva vomitato addosso.
“me sa pure a me..” disse solo in risposta.

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Nonostante la buona volontà ci vollero diverse ore e svariate tattiche di convincimento per permettere anche agli altri figli di entrare nelle rispettive stanze (Marco aveva minacciato di buttare giù la porta a calci, e successivamente di distruggere la serratura col trapano. Eva invece di lanciare nella finestra i calzini post allenamento di Marco).
Inoltre questo non fu sufficiente a permettere anche un incursione di Lucia. La cosa la indignava non poco, in primo luogo per il nobile motivo di voler far scampare a Rudi l’espulsione, e in secondo luogo, ma non molto meno importante, perché ciò le impediva di soddisfare la sua curiosità rasente il patologico.
Stava ancora escogitando un piano per aggirare il problema porta sbarrata (che so.. calarsi dalla finestra..) quando entrò in camera da letto per la notte. Giulio la stava aspettando con la gazzetta dello sport aperta davanti al naso. Comportamento insolito.
“cosa fai tesoro?” gli chiese Lucia titubante.
“volevo vedere le pagelle della partita di ieri..” fu la caustica risposta. La donna storse la bocca, quella affermazione era un pessimo segno, soprattutto considerando il fatto che la Roma aveva saltato l’ultimo turno infrasettimanale.
Lucia si tolse la vestaglia ed entrò con circospetta calma sotto le coperte.
Seguirono diversi ed interminabili minuti di silenzio.
“a che pensi..” lasciò cadere la donna dopo un po’.  Giulio si voltò a guardarla, come a dire di non fare domande superflue. Poi sospirò lasciando cadere il giornale di lato
“come padre sono stato un disastro…” disse “e non cercare di negare..” aggiunse prima ancora che lei facesse in tempo ad aprire bocca. “è stato un crescendo con quel ragazzo: una nota, due, tre, una sospensione…. E ora questo. E io non ho fatto niente per cambiare le cose quando si poteva. La strada è spianata verso il riformatorio e il carcere e io non ho fatto niente.”
Lucia si trattenne dall’alzare gli occhi al cielo. Tipico di Giulio drammatizzare fino a livelli estremi.
“non fare così!” gli disse interrompendo la sua auto-flagellazione verbale “tu sei un ottimo padre! Il migliore!” Giulio distolse lo sguardo scuotendo la testa. “senti” lo chiamò Lucia a quel punto con voce più perentoria, lui la guardò di nuovo “pensaci un attimo... conosci Rudi… davvero picchierebbe qualcuno senza nessuna ragione?” l’uomo rimase in silenzio non sapendo cosa dire.
Certo che ci aveva pensato… ma non era arrivato da nessun parte.
“e scusa perché non l’avrebbe detto se c’era una ragione?” ribatté infine “che è scemo? Ha un modo per salvarsi la pelle e non lo usa?”
“appunto!” esclamò Lucia “è proprio questo che non mi quadra! Almeno inventarsi una bugia! No. non dice niente… non è strano?” incalzò.
Si era strano. Ci aveva pensato anche lui. “perché non tenti di parlarci un po’…” disse ancora la donna “per una volta… fai come ti dico! Dagli un minimo di fiducia..”
Si, lui ci aveva pensato che la cosa era strana. Ma era anche vero che era stanco di illudersi. Anche a ripensarci, tutte le volte che aveva provato a fare come diceva Lucia, era finita che Rudi gli aveva dimostrato che invece aveva ragione lui, che non cambiava mai, che era sempre la solita peste con la coscienza perennemente in sciopero, e che lui avrebbe fatto meglio a prenderlo a sberle come faceva sempre che se non altro lo avrebbero tenuto buono per le successive due ore.
Quindi perché stavolta, stavolta che era così grave, doveva essere diverso? Ci era già rimasto sufficientemente di schifo, non aveva voglia di illudersi per poi rimanere di nuovo deluso.
“scusa Lucia…” disse con un sospiro “ma sono stanco. Veramente stanco di combatterci” e detto questo le voltò le spalle, spense la luce e si sdraiò sul fianco senza più aprire bocca.
Lucia lo guardò triste… vederlo così le faceva davvero male.

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Alice in principio era stata molto orgogliosa di se stessa. Il modo con cui quella mattina aveva evitato sua madre, riuscendo persino a trafugare un cornetto da tavola, era stato da manuale del perfetto evasore fiscale (perché era quasi meglio una tassa sul numero di borsette firmate a una chiacchierata con sua madre di quei tempi).
Ma la soddisfazione aveva preso a scemare molto rapidamente: a cominciare da quando Rudi uscendo dal bagno non l’aveva degnata della minima attenzione e si era richiuso in camera (con annesso corollario di imprecazioni da parte di Marco rimasto sul pianerottolo in mutande), per proseguire con la noia mortale che era stata andare a scuola a piedi da sola senza il suo caro fratellino tra i piedi, e per finire alla depressione cosmica che le era venuta a contemplare il suo banco vuoto sei file dietro al proprio.
Assistere alla lezione filare liscia come l’olio lungo le ore della mattinata, senza una battuta volgare, ne uno scherzo o un interruzione; vedere Lorenzo e Budino mogi come mai in penultima fila; tutto ciò era assolutamente più di quanto Alice poteva sopportare. Soprattutto considerato il fatto che tutto questo era colpa della sua abissale codardia.
-ma non prendiamoci in giro- pensò tra se –dillo che non è neanche il senso di colpa,dillo che ti manca Rudi e basta-. Su questo aveva voluto essere sincera almeno con se stessa. Era incredibile eppure era così, aveva passato tutto il suo tempo a desiderare che Rudi Cesaroni non centrasse nulla con lei e la sua vita, e ora che non c’era le mancava da morire!! Assurdo. Eppure vero. I suoi scherzi che la facevano stare perennemente vigile e in tensione, la sua faccia da schiaffi che faceva tutte le volte che la guardava, i loro battibecchi che, non era un mistero, la divertivano da matti, erano diventati talmente parte della sua vita e della sua routine che ora non poteva neanche pensare di poterne fare a meno!
E poi anche il senso di colpa faceva la sua parte. La timidezza con cui l’aveva stretta quel maledetto giorno nel bagno, il momento in cui le aveva promesso che non avrebbe mai raccontato nulla a nessuno, e lo sguardo supplichevole che le aveva rivolto in presidenza il giorno prima… quello che lei aveva ignorato, non riusciva a levarseli dalla testa.

Camminava nel corridoio pieno di gente durante la ricreazione, immersa nella denigrazione del suo comportamento vigliacco; per un attimo le venne in mente Jolanda, e si chiese come stesse andando con quel ragazzo dagli occhi blu con cui l’aveva lasciata un attimo prima (incredibile ma Eva aveva ragione: quando meno te lo aspetti il tipo ideale piove dal cielo) quando si sentì affiancare ai due lati e riattivò il cervello. Le venne quasi un colpo quando si rese conto che i due ragazzi che le camminavano affianco erano i suoi assalitori del bagno, che la guardavano con aria canzonatoria.
“allora Alice Cudicini..” le soffiò nell’orecchio il più alto dei due “dicci come sta quel fesso di Cesaroni?”
“si diverte a casa?” si intromise l’altro facendo sghignazzare il suo compagno. Alice accelerò il passo ben decisa ad ignorarli, ma quelli fecero altrettanto.
“mi sono stupito di  vederti venire a scuola lo stesso..” riprese il primo ragazzo “credevo che avresti avuto paura di incontrarci senza la guardia del corpo” la ragazza si bloccò nel corridoio, si stava decisamente arrabbiando, sentiva l’ira montarle addosso come un’onda.
L’altro ragazzo si accostò all’amico per dirgli all’orecchio: “vedi di non esagerare però… non vorrei le venisse in mente di denunciarci”
“ma figurati… non le crederebbe nessuno! Lo sanno tutti che è una troietta che la da a tutti!” ribatté lui facendo in modo di farsi sentire, poi si avvicinò a lei e si accostò al suo orecchio “magari alla fine ti è pure piaciuto he?” le disse accostandole una mano al fianco. Ma non appena la sfiorò Alice si mosse fulmineamente: gli afferrò la mano con forza, e con una mossa velocissima delle sue amate arti marziali gli torse il braccio dietro la schiena, strappandogli un urletto, e schiacciandolo contro il muro.
“Non. Ti. Azzardare. Mai. Più. A. Toccarmi.” Gli sillabò Alice nell’orecchio, coperta dal fragore delle risate dei ragazzi che avevano assistito alla scena di una maschio di 15 anni sbatacchiato da una ragazzina delle medie. “se ti avvicini ancora a me ti faccio pentire di essere nato. Sono stata abbastanza chiara?” aggiunse con tono freddo e fermo.
Il ragazzo, sbalordito, annuì lasciandosi sfuggire un altro lamento, sotto gli occhi terrorizzati del suo amico.
Alice gli torse il polso ancora per un momento, prima di lasciarlo andare bruscamente, fulminare l’altro ragazzo con lo sguardo (che si diede alla fuga) e continuare per la sua strada seguita dai fischi e dalle risate degli occupanti del corridoio.

Raggiunta la sua classe si poggiò al muro e lasciò andare un sospiro di sollievo, chiudendo gli occhi e sorridendo. Si sentiva così estremamente potente in quel momento, felice come non mai di essersi ripresa la sua libertà, orgogliosa di non dover più tenere lo sguardo basso e intimidito.
Lo sguardo le cadde sul banco vuoto di Rudi. Si rese conto che nessuna vergogna poteva competere con l’infelicità che le dava quel vuoto e l’espressione triste che il ragazzo aveva dipinta sul viso dal giorno prima.

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Lucia era in cucina che si apprestava a infornare la teglia coi biscotti insieme a Mimmo, quando Alice piombò in casa dopo la scuola con il passo felpato di un mammuth.
“mamma devo parlarti!” esordì tutto d’un fiato.
“dimmi tesoro..” rispose tranquillamente Lucia senza distogliere lo sguardo dai biscotti, per un attimo dimentica della situazione
“MAMMA!” sbraitò Alice facendole alzare gli occhi su di lei, poi iniziò a fare gesti eloquenti con gli occhi e le dita ad indicare le scale “devo. Par-lar-ti” scandì “capito?? Devo..” in quel momento Lucia realizzò e strabuzzò gli occhi lanciando praticamente in aria la teglia (recuperata da Mimmo al volo con una mossa degna di matrix)
“SI! ANDIAMO! CERTO!”  esclamò a voce esageratamente alta afferrando la figlia per il gomito e trascinandola su per le scale. E quando le ricapitava una fortuna simile??? Alice che vuotava il sacco di sua sponte!!!

Entrarono nella camera del lettone praticamente di corsa, Lucia si sedette sul letto e, mentre Alice chiudeva la porta a chiave, tentò di calmarsi per mettere la figlia a suo agio, di modo che non ci ripensasse nel vederla troppo ansiosa di conoscere la verità.
Non ce ne fu alcun bisogno. Alice la investì con un fiume di parole
“mamma! devi dire a Stefania di riammettere Rudi a scuola ti prego ti prego!! Lui.. lui non”
“tesoro cerca di calmarti e di spiegarmi tutto per bene!” la interruppe Lucia bloccandola per le spalle “altrimenti non capisco nulla!” aggiunse senza riuscire a nascondere un sorriso. Non immaginava che avrebbe iniziato il suo discorso con un arringa difensiva del ragazzo!
“innanzi tutto, dimmi..” le chiese “è stato davvero Rudi a picchiare quei ragazzi?” volle sapere conoscendo le capacità della figlia nelle arti marziali.
“si….” Fu l’inaspettata risposta di Alice “ma… lo ha fatto per difendere me” aggiunse.
Lucia si allarmò leggermente
“quei ragazzi ti prendevano in giro?” lei scosse la testa “ti… trattavano male?” provò ancora la donna, sentendo salire l’angoscia quando vide la figlia scuotere la testa di nuovo.
Alice prese un lungo sospiro, tentando di mandar giù il fastidioso groppo di lacrime che le si era bloccato alla base dello stomaco al pensiero di dover dire ad alta voce quella parola.
“loro…” cominciò a voce bassa “mi hanno dato un finto appuntamento nel bagno” Lucia sgranò gli occhi non osando dar credito al suo pensiero sul seguito di quella frase. Tuttavia Alice glielo confermò poco dopo: “volevano.. violentarmi”
 la ragazza lasciò andare il respiro. Quella parola era stata un parto, che aveva fatto scendere il gelo nella stanza e addosso a Lucia, eppure ora che l’aveva detta il percorso le sembrava stranamente in discesa. Tuttavia, constatando l’espressione della madre, preferì non soffermarsi sui dettagli, anche se avrebbe voluto per sfogarsi, e corse subito alla parte bella della vicenda: “però…. Rudi mi aveva seguita, per farmi uno scherzo a dire la verità, li ha visti ed è intervenuto…………. E li ha picchiati di fatto…” ammise “ma per difendermi!” ripeté di nuovo. In quel momento le interessava solo scagionare lui.
Lucia però non sembrava dello stesso parere. Scattò in piedi e abbracciò la figlia di getto, indecisa se scoppiare a piangere o andare nella stanza di fronte a coprire Rudi di baci per aver salvato la sua piccolina.
“mamma…?” la chiamò Alice dopo qualche istante.
“zitta!” la ammonì la donna “zitta che sono arrabbiata! Come ti viene in mente di andare ad un appuntamento al buio! Come si sono permessi quei ragazzi anche solo di pensare di toccarti! Perché diavolo non mi hai detto niente fino ad ora!” sbraitò quasi tra le lacrime contro la sua spalla. Sembrava indecisa su con chi era meglio prendersela, su chi sfogare la sua rabbia. Anche se in realtà era se stessa quella che avrebbe voluto rimproverare severamente. Ripensò al viso pallido con cui Alice era rientrata a casa due giorni prima, aveva addosso la maglietta di Rudi… non era sicura di voler sapere nei dettagli perché; ripensò al comportamento premuroso, e quanto mai insolito, di Rudi nei confronti di sua figlia. Campanelli d’allarme a valanghe… e invece lei, se il ragazzo non fosse stato espulso il giorno dopo, probabilmente non avrebbe mai saputo che la sua secondogenita aveva rischiato di essere stuprata nel bagno della scuola. Aveva criticato tanto Giulio, perché giudicava sempre superficialmente Rudi, ma alla fine lei aveva fatto lo stesso.
Si staccò da Alice strofinandosi gli occhi con la mano e sorridendole
“perdonami per non essermi accorta di nulla…” le disse a bassa voce.
“mamma, sto bene, oggi gli ho reso la cortesia a quei due deficienti!” rispose la ragazza concitata continuando a tenere le braccia della madre strette tra le mani “voglio solo che Rudi torni a scuola! Te l’ho detto per questo!” insistette.
“ma certo!” rispose Lucia tentando di riacquistare lentamente l’autocontrollo “chiamo Stefania immediatamente!” Alice sorrise felice.

L’ora successiva scorse a una velocità sorprendente, almeno per il parere di Alice.
Stefania, dopo la telefonata di Lucia, aveva impiegato all’incirca trenta secondi ad arrivare dalla sua cucina alla stanza dove loro si erano chiuse a parlare. Aveva chiesto ad Alice di raccontarle di nuovo tutta la storia, e lei lo aveva fatto, stavolta con dovizia di particolari, accorgendosi, con sua sorpresa, che più ne parlava più prendeva le distanze dall’argomento, più lo descriveva più ad acquistare importanza erano stati i momenti con Rudi subito dopo, e a perderla gli attimi di paura che aveva trascorso sola con i due liceali, soprattutto ora che la loro immagine imponente, forte e spaventosa di quel giorno veniva sostituita con quella ridicola e tremante a cui li aveva ridotti quella mattina.
“quindi Stefania..” concluse il suo discorso Alice “ti ripeto che se Rudi ha fatto quello che ha fatto è stato per difendermi in quel momento, e non ha detto niente dopo perché ero stata io a chiederglielo perché mi vergognavo dell’accaduto” ammise in imbarazzo.
Stefania rimase per lunghi istanti zitta. Poi buttò fuori aria dal naso con uno sbuffo. La sua espressione nel corso del racconto era passata da incredula/sconcertata (con tanto di bocca aperta a pesce) a rigida e molto seria.
“quindi…” iniziò dopo un po’ “vorresti farmi credere che Rudi, quel Rudi Cesaroni che conosco io, si sarebbe fatto espellere…. Solo per non svergognare te, mi stai dicendo questo!”
“STEFANIA!” esclamò Lucia stupitissima “non starai insinuando che Alice si è inventata una cosa del genere! Ma come ti permetti!” si stava scaldando di nuovo.
“amica non fare così!” la interruppe lei “sono costretta a chiederglielo! Ti rendi conto che sta muovendo delle accuse estremamente pesanti contro quei ragazzi? Io devo cercare di tutelare un po’ tutti!” si difese, tornando a guardare Alice con sguardo complice per non farla sentire aggredita “insomma, devo essere sicura al cento per cento che non lo stai dicendo solo per salvare le chiappe a Rudi! Mi capisci!?” Lucia si mise a riempirla di improperi e le due iniziarono a litigare.
Alice a dire la verità capiva la scomoda posizione di Stefania, ma la infastidiva ugualmente che non le credesse sulla parola.
“vuoi le prove?” esclamò con voce squillante attirando l’attenzione delle due donne di nuovo su di se, quella vigile di Stefania e quella sempre più sconvolta di sua madre “eccole… ce le ho..” continuò stizzita mentre aveva già iniziato a slacciarsi la camicia
“no.. Alice senti.. non” anche Stefania ora si era resa conto che non ci teneva granché a vedere le prove, ma la ragazza non la ascoltò e si tolse la camicia dalle spalle con uno scatto nervoso.
“ecco!” esclamò mettendo gli avambracci a un centimetro dal naso della donna. Su di essi facevano bella mostra di loro i lividi a chiara forma di dita che le marchiavano la pelle, laddove come nel racconto fatto, uno dei due l’aveva stretta per tenerla ferma.
Stefania era ammutolita.
“e devo ringraziare Rudi se non ho prove più valide in tribunale da mostrarti..” aggiunse la ragazza rivestendosi e andandosi a sedere accanto alla madre in cerca di un abbraccio, che arrivò prontamente.

Stefania si riprese completamente solo dopo essere stata per una buona mezz’ora a sbraitare contro tutti i maniaci del mondo, utilizzando vocaboli non esattamente consoni al vocabolario di una preside di scuola. A tratti riuscì persino a far sorridere Lucia e Alice.
Quindi si buttò in una mole di telefonate per prendere i provvedimenti necessari.

“mamma?” chiamò Alice mentre Stefania di sottofondo mandava a quel paese un paio di persone al telefono, Lucia la guardò amorevole “niente più appuntamenti al buio.. promesso” la donna le sorrise abbracciandola.
“sarà meglio va…” le disse “senti…” aggiunse poi “stavo pensando.. ma Rudi.. lo hai ringraziato almeno?” Alice la fissò zitta per qualche istante
“……..no….” ammise scioccata con se stessa alla fine. Lucia sgranò gli occhi guardandola con finta aria da rimprovero
“no scusa fammi capire…” le disse “Rudi ha picchiato due ragazzi per difenderti, si è fatto espellere per te… ti ha prestato persino la sua maglietta!” aggiunse ridacchiando “e tu non gli dici nemmeno grazie???”
-oh cazzo ha ragione maledizione…- si trovò a pensare Alice senza riuscire a dire niente.
“vai! Vai!” la spinse la madre facendo aria con la mano “fila! Hai capito? Fila! Altrimenti ti disconosco sa?” le disse perentoria ma ridendo.
Alice uscì dalla stanza sorridendo e attraversò il corridoio, ma si fermò un attimo prima di bussare.
No. ripensandoci le era venuta un’idea migliore.
  
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