Riaprii
gli occhi. Mi trovavo nella radura, sdraiato nello stesso punto da
dove me ne ero andato. L'erba era piacevolmente umida, e il terriccio
morbido mi aderiva tiepido al corpo come se qualcuno vi ci fosse
sdraiato poco prima.
Mi
alzai e mi stiracchiai, e dopo uno sbadiglio mal celato mi tirai
delle pacche per far scivolare via i residui di fili d'erba dalle
vesti logore.
-Qualcosa
non va, ragazzo mio?- La voce calda e roca di Iroh mi
confortò e mi
scaldò, scaturendo in me una sensazione che non provavo da
mesi
ormai: mi sentivo protetto, al sicuro... Quel velo di ansia, paura e
malinconia che rivestiva le mie giornate, le nostre giornate,
scivolò
via e al suo posto un tepore ormai dimenticato parve farsi strada tra
le membra.
Rilassato
come non lo ero da molto tempo mi avvicinai alla casa trattenendo a
stento un sorriso ebete.
-Non
riesci a tornare indietro dunque?- ripeté il vecchio.
-In
che senso scusa?- chiesi allegramente?.
-Ti
sei coricato lì qualche minuto fa, ed ora sei in piedi. Non
ricordi?-
Ci
misi qualche istante a cogliere la questione, poi titubai -Scusa...
Io me ne sono andato da qui due notti fa... Cosa vuoi dire?-
Iroh
mi scrutò da sotto le sopracciglia, dubbioso. -Da quando ti
sei
coricato non ti sei mosso di un millimetro... E ti sei coricato
soltanto da una manciata di minuti... Beh, vado a preparare del buon
thé, poi risolveremo la questione!- e concluse con la sua
caratteristica risata allegra.
Mi
avvicinai alla casa, Beor sedeva all'ombra del porticato, il suo
sguardo era cupo e impenetrabile. Presi posto di fronte a lui, ma
appena poggiai sulla seggiola scattò in piedi e, senza
degnarmi
della sua attenzione, mi passò di fianco e si
incamminò nella
pianura.
Dopo
essere arrivato a una ventina di metri dalla casa si girò
verso essa
e sedette a mezz'aria a gambe incrociate. Un ghigno di soddisfazione
prese posto sul mio volto. A poco a poco lo spirito della pazienza
iniziò ad ascendere verso il terreno e, silenzioso come un
miraggio,
un largo e liscio ceppo d'albero emerse dal terreno al fine di
intercettare l'uomo orso.
-Sta
meditando-. Sobbalzai, Iroh spuntò alle mie spalle carico di
argenteria e di buon thé. -Ne sono sorpreso anch'io in
verità, è
la seconda volta che lo vedo meditare.- Lo guardai incuriosito,
quell'uomo mi affascinava sempre di più, era avvolto da
un'aura
perenne di calma e imperturbabilità.
Sorseggiammo
il nostro thé discutendo della situazione mia e del mio
mondo. Al
fine della vivace chiacchierata Iroh si alzò, mi
accennò un inchino
e si congedò:- Se vuoi scusarmi, avrei degli impegni da
svolgere
nella Nazione del Fuoco, attendimi qui per favore: puoi leggere un
libro, se ti aggrada.- Di colpo mi sentii in ansia: non volevo essere
di nuovo lasciato solo, e temevo che Koh o qualcosa di più
orribile
potesse sbucare nella radura...
-Quando...
Quando tornerai?- Esitai titubante.
-Presto
ragazzo mio- disse sorridendo, e scomparve.
In
pochi attimi rimasi solo nella radura: il sole illuminava la foresta
dai colori vivaci e l'animato sottobosco. Piccoli spiritelli
iniziarono ad affiorare dai cespugli e a fluttuare tra gli alberi,
ridendo e cantando.
Alcuni
si addentrarono nella radura e la luce intensa sfoggiò i
colori
armonici di quelle bizzarre creature, rivelando anche la loro
semitrasparenza e leggiadria.
Lentamente,
pochi alla volta, una manciata di spiriti fluttuò verso il
corpo di
Beor e iniziarono a giocare attorno a lui con i caldi raggi del sole,
creando così un vortice di colori tenui e brillanti.
Entusiasta
dello spettacolo mi addentrai nella piccola casa; ogni cosa era
praticamente fatta in legno: pavimento e pareti, mobilia e utensili,
e persino i soprammobili non erano nient'altro che bizzarri animali
intagliati.
Mi
avvicinai alla libreria: occupava un'intera parete, ma rimaneva
comunque relativamente piccina. Scorsi veloce i titoli e intravidi
cose del tipo: “Le origine della città
impenetrabile” o “Cultura
e tradizioni dei nomadi dell'aria del tempio del Nord” o
ovviamente
“Thé, non un semplice infuso di foglie”.
Scorsi anche altri
titoli riguardanti tutte le quattro nazioni, avventure di Avatar del
passato e misteri di civiltà perdute o di bestie leggendarie.
Indeciso
su cosa iniziare a leggere mi avvicinai al pesante tavolo che
occupava la maggior parte della stanza e scorsi un libro, aperto e
incompleto, scritto sicuramente da Iroh stesso; presi a sfogliare il
tomo e ci misi poco a intuire che narrava di tutta la vicenda degli
ultimi 150 anni: da Roku a Sozin, ai cento anni di guerra, allo
sterminio dei nomadi dell'aria e dei draghi, all'ultimo dominatore
dell'aria e alla sua avventura; il libro parlava del ritrovamento di
un bambino, costretto a imprese più grandi di lui, e parlava
dei
suoi compagni fedeli e bizzarri, senza i quali il giovane Avatar non
avrebbe percorso più di qualche metro. La storia si evolveva
poi in
mille battaglie e mille sconfitte, tramite le quali il bambino crebbe
e divenne un ragazzo, forte e saggio, che, accompagnato da una
manciata di compagni, riuscì a fermare un folle e a
riportare
l'equilibrio nel mondo. Le ultime pagine parlavano appunto delle sue
ultime azioni e avventure, dell'indipendenza dell'ultima colonia
della Nazione del Fuoco e dell'importanza di Yu Dao, la splendida
città sorta da essa.
Così
venni a sapere anche dell'integrazione nella società globale
di
popoli quale gli abitanti della Palude, o gli antichi maestri Maestri
del Sole.
Lessi
delle comunità di donne che, inizialmente membri di un
banale fan
club, stavano a poco a poco ricreando la società degli
antichi
nomadi dell'aria.
Rimasi
incollato alle pagine del libro per ore, lessi avidamente ogni
parola, rapito dallo stile dettagliato e scorrevole di Iroh fino a
quando, letta l'ultima frase scritta fino ad allora, crollai esausto
sul tavolo: in fondo dalla giornata precedente la mia mente non aveva
ancora chiuso occhio!
Mi
risvegliai dall'altra parte, stanco e desideroso di dormire, con la
faccia bollente e dolorante; non feci a tempo ad aprire gli occhi e a
mettere a fuoco che un qualcosa mi colpì con decisione il
volto.
-Ehi!
T... Tommy ma porca troia! Si può sapere che ti prende? Ho
sonno!-
Il
mio amico mi sovrastava, la mano levata pronta a colpire, il volto
pallido. Frastornato dalla mia reazione mi scivolò di dosso.
-Stai
bene?- Intervenne Kenny, preoccupata.
-Err...
Sì?- Risposi, insicuro.
-Amico...-
Iniziò Tommy -Temevamo fossi andato in coma o robe
così! Dobbiamo
essere praticamente adesso giù! Che diavolo t'è
preso?!-
-Io...
Ehmm... Avrò avuto un collasso o robe così... Ma
sbrighiamoci,
siamo in ritardo no?- Mentii, ovviamente, e mi alzai controvoglia;
durante la giornata notai la strana sensazione di avere il fisico
riposato e scattante e la mente stanca e pesante.
Quella
notte decisi di non provarci nemmeno ad andare dall'altra parte, e mi
godetti il meritato riposo.
Quando,
tre notti più tardi, riuscii a tornare nel mondo degli
spiriti, mi
ritrovai accoccolato su una seggiola con il viso adagiato a lato del
grosso tomo, una ciocca di capelli si era insinuata nella boccetta
d'inchiostro e, stiracchiandomi gli occhi, mi macchiai volto e vesti.
Sollevato
di non aver sporcato nulla, fuorché me stesso, cercai mezzo
tentoni
il bagno o un qualcosa cui poteva ricondurvi.
-Ivan-
Tuonò qualcosa alle mie spalle. Sobbalzai, un po' per lo
spavento e
un po' per le condizioni in cui mi trovavo.
Beor
attendeva sull'uscio, con lo sguardo torvo e il volto serio.
-Ehmm,
finita la meditazione?- Iniziai.
-Sì-
Rispose lo spirito, accennando un'occhiata di commiserazione quando
mi vide il volto. -Ho concluso la mia meditazione.-
Un
silenzio imbarazzante avvolse la casupola.
Titubante
presi parola: -Quindi... Trovato nul...-
-Ho
bisogno di confrontarmi con Iroh- Mi interruppe l'omone, brusco.
Il
silenzio avvolse di nuovo la casupola, Beor ergeva imperturbabile
all'ingresso, sbarrando l'uscita, immobile.
-Oooooh,
non credevo ci fossero costruzioni, qui nel mondo degli spiriti!- Una
voce gioviale e squillante ruppe il silenzio, Beor corrucciò
le
sopracciglia e, curioso, si diresse all'esterno per controllare. Lo
seguii.
Iroh,
dal margine della radura, si dirigeva verso di noi e un ragazzo,
più
o meno della mia età, lo seguiva. Il ragazzo aveva due occhi
grandi
e curiosi, di un colore banale, ma di una vivacità
sorprendente,
avida e fanciullesca.
Aveva
le orecchie a sventola e la testa rasata era adorna di una grossa
freccia blu. Indossava un abito simile, sia nell'aspetto che nel
colore, alle tonache dei Samana (i monaci buddisti, per intenderci).
Le braccia, né forti né deboli, erano adorne del
medesimo tatuaggio
blu chiaro di cui godeva il capo.
Quando
i due arrivarono a pochi passi da noi, il ragazzo si fece serio e,
poggiando il pugno sul palmo della mano aperto, si presentò
con un
inchino: -Sono l'Avatar Aang, piacere di conoscervi.-
Mi
sentivo come un bambino cui gli è appena stato regalato il
giocattolo più bello e vistoso del quartiere; tentando di
non essere
colto da un infarto, tesi la mano per farmela stringere e il ragazzo,
preso alla sprovvista, fece scattare la mano avanti e mi diede due
pacche: prima palmo e palmo, e poi dorso e dorso. -Non credevo fossi
un abitante dell'isola dei Rinoceronti-Scoiattolo! Solitamente i
locali hanno la pelle molto più scura e la faccia
corrucciata!-
Esclamò ridendo.
Iroh
scrosciò nella sua caratteristica risata: -No Aang, no!-
Esclamò,
quasi in lacrime. -Lui non è del nostro mondo!-
-Ah
no?- Esclamò Aang, incredulo -Eppure non dai l'idea di
essere uno
spirito- e, a quella parola, si inchinò anche a Beor, che
accennò
un inchino col capo e borbottò una fugace presentazione.
-No,
no!- Rise di nuovo il vecchio saggio: -È un umano! Ma non
appartiene
ai nostri mondi!- Aang rimase perplesso dalla risposta, e un fiotto
di curiosità iniziò ad inondargli le membra.
-Iroh-
Intervenne lo spirito. -Ho bisogno di parlarti, e subito.-
Iroh,
stranito da tanta serietà, si fece a sua volta serio e
acconsentì.
Mentre guardavo curioso i due uomini incamminarsi verso il margine
della radura, sentii gli occhi di Aang puntati addosso, bramoso di
saperne di più.
-Quindi
come hai fatto a raggiungere questo mondo?- Chiese, educato.
-La
prima volta mi è successo mentre sognavo, poi,
concentrandomi, ho
imparato a venire qui la notte: questa sarebbe la terza volta!-
-Quindi
raggiungi il mondo degli spiriti con la meditazione! Un po' come
facciamo noi del nostro mondo! Forse... Forse il tuo mondo è
soltanto parallelo al nostro... Ed entrambi hanno in comune l'accesso
al mondo degli spiriti!- Esclamò Aang, estasiato.
-Può
darsi- Risposi -Il punto è che nel mio mondo si sa molto del
vostro... E di te! Mentre voi non sapete nulla del mio... Credo...
È
strano!-
-Cosa
sapete su di noi, e... su di me?-
-Conosciamo
praticamente tutta la tua storia, dalla guerra, a Roku e a Yu Dao-.
-Quiindi-
Cantilenò il giovane Avatar, pensieroso -Siete aggiornati in
tempo
reale, più o meno, voglio dire, con Yu Dao ci stiamo ancora
lavorando!-
Annuii
d'impulso ma poi, abbastanza restio ad enunciarmi, smentii: -No, non
è vero... Sappiamo molto di più, sappiamo anche
della tua storia
futura! E addirittura della storia della tua successrice!-
Aang
si stupì da quelle parole, e il suo volto mutò in
uno stato di
ulteriore curiosità, ma anche di timore: -Credo... Credo che
tu non
debba dirmi oltre, potrebbe causare un bel casino- Rise -E poi
chissà
che strano essere donna!- Scrollò il capo, come per
costringersi a
non pensare al suo futuro. -E quindi i nostri mondi non sono
paralleli anche temporalmente, oppure sì ma c'è
una specie di
ritardo... Magari causato dal mondo degli spiriti!- Scrollai le
spalle, poco convinto.
-E
non è tutto- Iniziai io: -Quando vengo qui, il mio corpo
è come se
fosse in due posti contemporaneamente: rimane al suo posto nel mio
mondo, ed è anche qui! Vedi:- Gli dissi mostrandogli la
cicatrice
sotto la spalla, lo sguardo di Aang brillò di commiserazione
-Questa
me la sono fatta qui, e nel mio mondo il mio corpo aveva la stessa
lacerazione!-
-Beh
questo- Incalzò Aang -Non è strano, anzi,
è regolare. Nel mondo
degli spiriti accede solo l'anima delle persone, ma se essa dovesse
subire degli infortuni, il nostro cervello li riprodurrebbe anche sul
nostro corpo. E da queste parole ipotizzo che il tempo che trascorri
qui è lo stesso che trascorre il tuo corpo nel tuo mondo
senza di
te.
-Più
o meno sì, il problema però è che
quando sono nel mio mondo, qui
il tempo è come se si bloccasse. E ricomincia quando torno!
Anche
Iroh e Beor ne sono testimoni.-
-Wow...-
mugulò Aang -È molto più complicato
del previsto!- Annuii.
-Ivan,
Aang- Ci chiamò Iroh: -Volevo parlarvi assieme di qualcosa
di
importante; ma ora la faccenda si è complicata...-
-Ivan-
Incalzò Beor -Non sei il primo, come già
accennato, a compiere
simile viaggio: diversi millenni fa, quando ancora Raava non era
legata a te- Disse indicando Aang che, pur non avendo mai sentito
parlare di questa Raava, sapeva benissimo chi era -, un ragazzo
arrivò qui e fece delle cose... Cose di cui nemmeno io
riesco a
ricordare! Questo ragazzo... Era un ponte; un ponte tra diverse
dimensioni.-
-Un
Avatar!- Intervenne Aang. -Solo sotto alcuni punti di vista, ma
sì.
Questo... Avatar dimensionale mi prese qualcosa... E ho intenzione di
riprendermela. Inoltre, questione molto più urgente ed
importante,
il tuo mondo, Ivan, ha bisogno di aiuto, tu, hai bisogno d'aiuto.- Lo
guardai, silenzioso -Ed è ora compito dell'Avatar fare una
scelta:
aiutare o non aiutare questo mondo, ormai legato ai nostri?-
Aang
mi guardò, scosso. -Il tuo mondo è in guerra?-
-Sì-
Risposi -Ed io stesso sono un prigioniero del Regime che sta
colonizzando il globo.- Aang ne rimase sconvolto sconvolto.
-Anche
se volessi... Come potrei aiutarlo?- Esclamò, rivolto a Beor.
-Quel
ragazzo...- Iniziò lo spirito -Quel ragazzo poteva creare
delle
porte; porte tramite le quali poteva passare gente; porte tra le
dimensioni!-
-Ma...
Anche se fosse vero...- Protestai -E anche se io e quel ragazzo
avessimo davvero qualcosa in comune... Come posso imparare a fare
cose del genere?-
-Meditando-
Fu la risposta sovrappensiero di Iroh.
-E
- Intervenne Beor -Con me.- Io e Aang lo guardammo con aria
perplessa. -Giovane Avatar, con il tuo consenso io violerò
uno dei
limiti da te concessi a noi spiriti- Aang lo guardò
spaventato. -Io
ti chiedo, di farmi unire a questo ragazzo.- Enunciò con
aria
solenne, come se avesse dovuto compiere uno sforzo immane per
pronunciare tali parole.
Rivelatosi
il capitolo
mooolto più lungo di quanto pianificato ho deciso di
spezzarlo in
due, spostando così l'uscita della conclusione della prima
saga a
quando finirò di lavorare al brano. Vi invito a commentare,
criticare e domandare così per farmi fare un'idea se quello
che
scrivo piace o sta venendo una cagata epocale.
P.S.
Ho aggiunto un
paragrafetto al terzo capitolo, che aiuta a far comprendere meglio la
time line della storia, che effettivamente risultava ambigua.
Alla
prossima!
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