51 Elkar il Rosso
51 Elkar il Rosso
La prima luce dell’alba penetrava nella stanza attraverso
una fessura nelle pesanti tende di velluto. Kili si crogiolava nel
caldo bozzolo del piumino che divideva con sua moglie, e da qualche
momento il suo sguardo indugiava sulla forma addormentata la suo fianco.
I capelli biondissimi formavano un alone luminoso intorno al capo
e sulle guance indugiava un delizioso colore roseo; le labbra si
incurvavano leggermente ai lati, come se la loro proprietaria si stesse
godendo un bel sogno.
Kili non si sarebbe mai stancato di guardarla. A volte si
ritrovava ancora incredulo, come se vivesse in uno strano e dolcissimo
sogno da cui si sarebbe dovuto risvegliare; e poi pensava, con umorismo
un po’ forzato, che, se fosse davvero stato un sogno, non avrebbe
avuto a che fare con una montagna di grattacapi sotto forma di una
pletora di Nani rissosi ed irascibili, una Montagna da ripulire e
rimettere in sesto, per non parlare di un mucchio di maledetto oro di
cui non sapeva bene cosa fare. E di un fratello maggiore
vagabondo, sparito chissà dove senza degnarsi di dare notizie di
sé.
Però in momenti come quello poteva allontanare tutto dalla
mente e lasciare spazio alla tenerezza. Uno dei suoi ricordi
più vividi era quello di Liatris addormentata tra le sue braccia
nella camera sopra la Locanda di Laketown… più o
meno una vita fa. Erano cambiati entrambi; erano stati costretti ad
assumersi responsabilità in quel momento impensabili; ma il
giovane principe Nano poteva a buon diritto ritenersi orgoglioso di se
stesso, per come aveva gestito una situazione al limite
dell’impossibile; ma sapeva pure che non ci sarebbe riuscito
senza la sua saggia, energica ed equilibrata Liatris.
Kili era sempre stato ritenuto volubile in amore; e lui stesso
aveva iniziato a pensare di essere incapace di vero attaccamento. Tanto
facilmente le Nane attiravano il suo interesse, tanto velocemente tutto
finiva in una bolla di sapone; uno sguardo ed una richiesta, anche
innocente, diventava una macina da mulino legata intorno al suo collo;
e spesso l’interesse si trasformava in una irrefrenabile
desiderio di svanire in uno sbuffo di fumo.
Ci voleva quella giusta, per farmi passare la voglia di scappare!
Pensò Kili. Con Liatris non si era mai sentito costretto; non
dipendeva da lui. Gli lasciava il suo spazio perché lei
stessa aveva bisogno del suo; non vivevano l’uno in funzione
dell’altra, e come risultato il loro legame era più
saldo e più profondo che mai.
Il giovane Nano stava prendendo seriamente in considerazione
l’idea di svegliare la moglie coprendola di baci, quando un lieve
mormorio nella sala di soggiorno attirò la sua attenzione.
Ma chi diavolo…
Le voci si alzarono in uno scambio che iniziava a somigliare ad un alterco, e divennero distinguibili. Kili sospirò.
Quando si erano trasferiti alla Montagna, Liatris si era accorta
quasi subito che i suoi impegni pubblici con la ricostruzione non le
avrebbero consentito di occuparsi della gestione domestica della
loro piccola famiglia. E quando Kili si ritrovò con
un’unica camicia pulita che avesse anche tutti i bottoni al posto
giusto, la Nana prese in mano la situazione e si trovò una
governante.
Halla era una vedova di mezz’età, giunta dalle
Montagne Grigie, lontana parente di Nàr. Trovò i
servitori e gli artigiani necessari e li terrorizzò in misura
adeguata per ottenere che tutto filasse liscio, dalle pulizie, al
guardaroba, ai rifornimenti. Tentò di tiranneggiare anche i due
giovani Nani il cui benessere era affidato alle sue cure, e mentre Kili
si era venuto a trovare francamente in difficoltà, Liatris aveva
avuto con lei un breve ma intenso confronto in cui erano stati
chiariti i rispettivi ruoli. Di conseguenza, Halla aveva preso a
difendere l’intimità dei suoi protetti con la ferocia di
una leonessa, entrando ben presto in rotta di collisione con gli altri
Nani che , in qualche modo, avessero a che fare con loro.
La situazione era diventata particolarmente grave con Dwalin.
Il principe Nano si alzò senza far rumore, per non
svegliare Liatris, e cercò velocemente qualcosa da indossare
prima che la situazione nel soggiorno degenerasse. Alle voci si erano
sostituiti rumori che somigliavano in modo allarmante a dei… ringhi.
Kili conosceva bene, per esserne stato spesso il bersaglio,
l’intensità dei ringhi del suo Maestro d’Armi ora
Comandante della Guardia; ma che la dignitosa Halla emettesse suoni
simili a quelli di una tigre a difesa dei suoi cuccioli lo lasciava un
po’ spiazzato. Meglio uscire prima che Dwalin si trovi quattro graffi paralleli su ciascuna guancia.
Recuperata infine una camicia ed un paio di semplici pantaloni, uscì nell’arena.
Dwalin ed Halla si stavano affrontando naso a naso. Il fatto che
lei fosse una testa buona più bassa di lui non sembrava scalfire
la sua posizione: in effetti, la postura ricordava molto Thorin al suo
peggio.
“Non ti permetterò di disturbarli, signor Comandante della Guardia! E’ l’alba, e…” il sarcasmo grondava dalla parola signor. Come ad esprimere l’opinione di Halla sul fatto che, indubbiamente, Dwalin era tutt’altro che un signor.
“Non devo rendere conto ad una governante di quello che faccio! E’ urgente, e…” la parola governante
era a sua volta carica di qualcosa che andava dall’ironia al
disprezzo. Il modo migliore per mandare fuori dai gangheri la Nana,
così fiera della sua posizione.
“Aspetta, brutto…”
“Signori, basta così.” Intervenne Kili.
“Ecco! L’hai svegliato!”
“E’ quello che volevo!”
“Ho detto basta,” ribadì il principe.
“Ma lei…”
“Ma lui…”
Kili sospirò di nuovo.
“Se non la smettete sveglierete anche Liatris,” osservò. E questo pose fine alla discussione.
“Allora, cosa succede?”
Dwalin aveva l’aria un po’ preoccupata.
“E’ arrivato un gruppo di messaggeri, Kili. Da tua madre.”
Il principe spalancò gli occhi, allarmato.
“E’ successo qualcosa?” chiese, infilandosi gli
stivali e cercando con lo sguardo la giacca, che Halla recuperò
prontamente e gli porse.
“Dicono che Dìs sta procedendo, dovrebbe essere al
massimo ad una settimana di viaggio, ma hanno messaggi urgenti.
Aspettano con Balin nello studio privato.”
Uscendo dal suo appartamento, Kili ordinò ad una delle guardie di chiamare Thorin.
“Ah, sì: cercami anche Nori, d’accordo?”
Dwalin sollevò un sopracciglio con aria interrogativa.
“Ho la sensazione che ci servirà.”
Quando Kili entrò nello studio, i tre Nani posarono immediatamente un ginocchio a terra.
“Mio Signore…” iniziò quello che doveva
essere il capo del drappello. Tutti e tre portavano i segni di una dura
cavalcata.
“Ah, Dannir! Lieto di vederti,” lo interruppe Kili.
“Alzati. Non c’è bisogno di cerimonie a
quest’ora del mattino. Come sta mia madre?”
Dannir si alzò un po’ a fatica. Era evidentemente provato, ma si guardava anche intorno con aria meravigliata.
“Quando l’abbiamo lasciata, appena superato il grande
Fiume, bene, mio Signore. Non dovrebbe tardare ancora molto, aveva
intenzione di fermarsi solo qualche giorno, ma la colonna è
comunque numerosa, ed i carri con i rifornimenti più lenti di
noi.” Così dicendo, gli porse una lettera ripiegata e
sigillata; era evidentemente un po’ perplesso davanti a questo
nuovo Kili così serio e regale, ed inevitabilmente
ricordò quella volta in cui l’aveva rincorso con un
bastone dopo averlo sorpreso a servirsi di ciliegie nel suo frutteto.
Kili ruppe il rigillo con dita nervose. Dìs aveva
appena passato l’Anduin quando gli aveva inviato la sua risposta
per mezzo di Groac; cos’era successo subito dopo per indurla a
mandare messaggeri così di gran fretta? Per un attimo si
maledì per non aver proseguito nello scambio epistolare, via
corvo, ma gli era sembrato scortese approfittare di Groac senza averne
una reale necessità.
In quel momento la porta dello studio si aprì per lasciar
entrare Thorin, seguito subito dopo da Nori. I tre Nani si
inchinarono in segno di rispetto, ma Thorin agitò la mano
invitandoli a lasciar perdere, e guardò Kili con aria
interrogativa.
“Da tua madre?” il giovane Nano annuì con espressione seria e si rivolse di nuovo a Dannir.
“Perché mia madre si è fermata dopo il
Fiume?” chiese, mentre svolgeva la lettera dal suo involucro
protettivo.
“Aveva intenzione di aspettare il ritorno delle pattuglie di
esploratori che aveva mandato indietro lungo l’Antica Via.”
Kili alzò le sopracciglia
“Perché esploratori?”
“Dopo aver quasi superato le Montagne Nebbiose, ci siamo
imbattuti in una colonna di Orchi diretti a Gundabad, evidentemente
reduci dalla battaglia. Li abbiamo dispersi senza difficoltà, ma
nella confusione si è smarrita una giovane Nana a cui Lady
Dìs tiene molto. E’ venuta da Gabilgathol per stare con
lei la scorsa estate, il suo nome è Gwennis.”
Kili scambiò uno sguardo sorpreso con i presenti.
“Mai sentita,” rispose Thorin. Balin e Dwalin confermarono con un cenno del capo, mentre Nori rimase impassibile.
Gabilgathol, pensò Kili. Salta fuori un po’ troppo spesso, ultimamente. Chissà se…
‘Carissimo,’ scriveva Dìs, ‘poco
dopo la partenza del tuo amico, ho ricevuto la visita di uno strano
personaggio che sostiene di conoscervi. Il suo nome è
Beorn.’
“Beorn!” esclamò Kili alzando gli occhi verso i tre messaggeri. “Beorn il Mutaforma?”
I tre si guardarono perplessi.
“Beh, non so se muta, ma anche così è abbastanza impressionante,” rispose Dannir.
“Sì, lo è,” ridacchiò Kili.
“Non avete visto l’altra forma,”
bofonchiò Dwalin, lasciando i tre esterrefatti. Cosa mai doveva
essere per impressionare Dwalin?
L’assenso convinto degli altri presenti non aiutò affatto.
‘Mi ha portato notizie
interessanti, sopratturro perché potrebbero riguardare tuo
fratello, anche se non oso affidarmi ad una vera speranza.’
Kili trasalì visibilmente, mettendo in allarme tutti i presenti.
“Kili! Cosa succ…”
Il principe di Erebor alzò la mano zittendo le domande, e proseguì leggendo ad alta voce.
“ La Gente del Fiume, che
a quanto pare riconosce Beorn quale Signore, ha raccolto un Nano
più morto che vivo sulle rive dell’Anduin. Doveva essere
caduto in acqua almeno tre miglia a sud del Guado, perché in
caso contrario non avrebbe superato le rapide. Beorn è andato a
parlargli. Si chiama Elkar, è un Comandante
dell’esercito dei Colli Ferrosi, ed ha combattuto davanti ad
Erebor.”
“E come diavolo ha fatto ad arrivare al Fiume?”
sbottò Dwalin. Kili lo incenerì con un’occhiataccia
e proseguì nella lettura.
“Gli Orchi ed i Goblin hanno preso…”
la voce di Kili si incrinò. Gli sembrava che le lettere
ballassero davanti ai suoi occhi, ed all’improvviso si
sentì la gola asciutta. Non si rese conto di aver trattenuto il
respiro finchè Thorin non gli mise una mano sul braccio,
chiedendo con un filo di voce:
“Kili… hanno preso …cosa?”
Il giovane Nano alzò sullo zio uno sguardo incredulo.
“… prigionieri, zio. Hanno preso prigionieri.”
Le esclamazioni soffocate dei presenti caddero nel silenzio che si
era stabilito. Kili fermò il coro di domande alzando ancora una
volta la mano.
“Non è chiaro a che
scopo l’abbiano fatto, ma Elkar è certo che non si tratti
di un caso. Ha avuto modo di sentire che, quando le cose si stavano
mettendo male per gli Orchi, sia circolato l’ordine di prendere
vivi nemici che portassero armi ed accessori particolarmente belli, il
che fa pensare che cercassero prigionieri di alto rango.
Per certo avevano con loro tre Elfi ed un altro Nano, oltre ad
Elkar.”
“Un altro Nano!” alitò Kili.
Le possibilità sembravano enormi, a quel punto. Si rese conto
che stava tremando, e guardò i Nani più anziani solo per
accorgersi che anche loro erano come pietrificati. Nessuno osava
respirare.
“Dannir era con me
quando ho incontrato Beorn, e ti darà tutti i particolari
sulla storia di Elkar; che, attenzione, è riuscito a fuggire
quando si trovavano ancora sulla sponda est dell’Anduin. I miei
esploratori hanno ordine seguire gli Orchi anche fino a Gundabad se lo
ritengono opportuno, di cercare tracce di qualunque Nano,
ed anche di eventuali prigionieri, e se c’è qualcosa da
scoprire lo faranno. Se avranno notizie te le comunicherò,
sempre che ti venga in mente di mandarmi il tuo amico pennuto. Chiudo
perché Dannir ed i suoi sono pronti a partire e non voglio
perdere nemmeno un altro minuto. Ti spiegherà perché,
nonostante sia la cosa che più vorrei al mondo, non posso
tornare a rivoltare tutte le Montagne Nebbiose fino all’ultimo
sassolino. Spero che stiate tutti bene, che il mio nipotino
cresca e che mio figlio si comporti da Durin, altrimenti
faremo i conti quando arrivo. Tanto devo già fare due
chiacchiere con tuo zio, ho tempo anche per te.”
“Oh Mahal,” sussurrò Thorin, suscitando
sorrisetti malcelati dai figli di Fundin. “Non vedo
l’ora.”
“Forse me la cavo, stavolta,” bofonchiò Kili,
“ma mi assicurerò che Groac sia molto chiaro quando le
parlerà…”
Ripiegò la lettera e si rivolse a Dannir.
“Avanti, amico, raccontaci la storia di questo Elkar”.
“Ecco qui, non c’è altro. Elkar è
ancora presso la Gente del Fiume che lo ha salvato, e resterà
lì finchè non sarà del tutto guarito. Ha lasciato
a Beorn alcune lettere da consegnare a Dàin ed ai suoi parenti
nei Colli Ferrosi.”
Nori parlò per la prima volta, a mezza voce.
“Interessante, questo Nano. Cosa faceva nei Colli Ferrosi?
Non è da tutti scappare da un’orda di Orchi con un trucco
così ingegnoso.”
Dannir scosse il capo.
“Non saprei, di lui so solo che lo conoscono come Il Rosso,
perché pare che abbia i capelli rosso fuoco. Beorn lo
considerava attendibile, ma si può chiedere a Dàin.
Pare che fosse davvero malconcio quando lo hanno ripescato.” Fece
una pausa. “Ci ho pensato su parecchio mentre venivamo qui. Non
credo che gli Orchi che abbiamo incontrato avessero prigionieri. Si
sono scompaginati subito, e se ci fossero stati Nani ed Elfi li avremmo
visti, e comunque un prigioniero Nano si sarebbe fatto riconoscere. Non
ci siamo nascosti. Ah, prima che tu lo chieda, non c’erano
né carri né trasporti particolari dove avrebbero potuto
essere fuori vista, magari legati e non in condizioni di attirare la
nostra attenzione.”
“Però Beorn ha detto che appena dopo il guado la
colonna si è divisa,” osservò Dwalin. Dannir
annuì.
“Probabilmente i Goblin sono andati a sud, e gli Orchi a nord, verso Gundabad.”
“Goblin Town. E’ a Goblin Town.” Sussurrò piano Thorin.
Il ricordo dell’esperienza sotterranea fece correre un
brivido su tutti i Nani che l’avevano vissuta. Chi sarebbe
sopravvissuto là sotto?
Kili era rimasto pensieroso durante il racconto di Dannir.
“Ma non si sa niente di questi prigionieri?”
“Elkar non ne sa quasi niente. I primi giorni era quasi
sempre fuori conoscenza, e quando si è ripreso è rimasto
nel carro, e ne usciva solo furtivamente, di notte. Con lui c’era
un Elfo, che non parlava molto. Un guerriero, secondo lui, anche se
correva voce che fosse un nipote di Thranduil.”
“E il Nano? Non l’ha mai visto?”
“Non da vicino. Sa solo che è giovane, e biondo.”
Tutti trattennero il respiro.
“Fili!” alitò il Nano più giovane.
“… o Gràin,” intervenne Balin. “Mi
dispiace,” continuò dopo un’occhiataccia di Dwalin,
“ma dobbiamo tener conto di questa possibilità. So quello
che pensi, Kili, so anche cosa pensano Gandalf ed Oìn, ma
non basta. Non possiamo ignorare i fatti nudi e crudi, e questi
ci dicono che quel Nano potrebbe essere benissimo Gràin.”
ANGOLINO AUTRICE.
D’accordo,
mi arrendo. Con tutta la buona volontà, sembra che non riesca ad
aggiornare in tempi decenti. Quindi, per le poche lettrici che non
abbiano ancora gettato la spugna, perdonatemi: farò del mio
meglio.
ANGOLO DEL **GRAZIE**
Ho parecchi ringraziamenti arretrati.
Emouel, Laucace, Gil-estel94; e _Kiara_ a cui va un caloroso Tre volte benvenuta!
Sono andata a
riguardarmi qualche pagina di recensioni ai primi capitoli, ed ho
notato come i nomi siano cambiati! D’altra parte, è
passato un periodo indecentemente lungo, quindi è normale
cheabbiano cambiato lidi. Per fortuna ci deve essere qualche altro
interessato, altrimenti non vedrei un numero incredibile di contatti!
Vi amo tutti, anche se non vi fate sentire e mi lasciate nel dubbio che
abbandoniate la pagina dopo le prime due righe…
Infine, un grazie particolarmente sentito a ventiquattronovembre; aspetto di leggerti.
Baci a tutti
Idril
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