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Autore: idrilcelebrindal    15/01/2016    3 recensioni
La Battaglia dei Cinque Eserciti è terminata, ed è stata una strage; ed anche se nessuno dei Durin ha trovato la morte sul campo, i Nani sono privi di guida. Thorin, menomato dalle ferite, in preda a spaventosi rimorsi e sensi di colpa, straziato dall'ansia per la sorte dei suoi ragazzi, medita di rinunciare al Trono per cui ha tanto combattuto.
Kili, privato di suo fratello disperso in battaglia, profondamente deluso dallo zio, si aggrappa disperatamente alla vita; in questa lotta, ha come solo conforto la presenza della sua dolce Liatris, e la convinzione che Fili non è morto, e prima o poi tornerà.
E intanto, molto più ad ovest, gli Orchi in fuga trascinano con loro alcuni prigionieri: uno, con un'astuta messinscena, prepara una rocambolesca fuga, senza sapere quali ostacoli incontrerà e se l'impresa non gli costerà la vita; un altro, alla disperata ricerca del suo passato, scoprirà che l'amicizia può fiorire anche in luoghi e momenti del tutto inaspettati. Non sa che questa amicizia lo trascinerà su una via oscura e piena di pericoli, ma anche di sorprese, ed alla fine potrebbe anche ritrovare se stesso ed il suo destino.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Fili, Kili, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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51 Elkar il Rosso
51 Elkar il Rosso

La prima luce dell’alba penetrava nella stanza attraverso una fessura nelle pesanti tende di velluto. Kili si crogiolava nel caldo bozzolo del piumino che divideva con sua moglie, e da qualche momento il suo sguardo indugiava sulla forma addormentata la suo fianco.
I capelli biondissimi formavano un alone luminoso intorno al capo e sulle guance indugiava un delizioso colore roseo; le labbra si incurvavano leggermente ai lati, come se la loro proprietaria si stesse godendo un bel sogno.
Kili non si sarebbe mai stancato di guardarla. A volte si ritrovava ancora incredulo, come se vivesse in uno strano e dolcissimo sogno da cui si sarebbe dovuto risvegliare; e poi pensava, con umorismo un po’ forzato, che, se fosse davvero stato un sogno, non avrebbe avuto a che fare con una montagna di grattacapi sotto forma di una pletora di Nani rissosi ed irascibili, una Montagna da ripulire e rimettere in sesto, per non parlare di un mucchio di maledetto oro di cui non sapeva bene cosa fare.  E di un fratello maggiore vagabondo, sparito chissà dove senza degnarsi di dare notizie di sé.
Però in momenti come quello poteva allontanare tutto dalla mente e lasciare spazio alla tenerezza.  Uno dei suoi ricordi più vividi era quello di Liatris addormentata tra le sue braccia nella camera sopra la Locanda di Laketown… più o  meno una vita fa. Erano cambiati entrambi; erano stati costretti ad assumersi responsabilità in quel momento impensabili; ma il giovane principe Nano poteva a buon diritto ritenersi orgoglioso di se stesso, per come aveva gestito una situazione al limite dell’impossibile; ma sapeva pure che non ci sarebbe riuscito senza la sua saggia, energica ed equilibrata Liatris.
Kili era sempre stato ritenuto volubile in amore; e lui stesso aveva iniziato a pensare di essere incapace di vero attaccamento. Tanto facilmente le Nane attiravano il suo interesse, tanto velocemente tutto finiva in una bolla di sapone; uno sguardo ed una richiesta, anche innocente, diventava una macina da mulino legata intorno al suo collo; e spesso l’interesse  si trasformava in una irrefrenabile desiderio di svanire in uno sbuffo di fumo.
Ci voleva quella giusta, per farmi passare la voglia di scappare!  Pensò Kili. Con Liatris non si era mai sentito costretto; non dipendeva da lui. Gli lasciava il  suo spazio perché lei stessa aveva bisogno del suo; non vivevano l’uno in funzione dell’altra, e come risultato  il loro legame era più saldo e più profondo che mai.
Il giovane Nano stava prendendo seriamente in considerazione l’idea di svegliare la moglie coprendola di baci, quando un lieve mormorio nella sala di soggiorno attirò la sua attenzione.
Ma chi diavolo…
Le voci si alzarono in uno scambio che iniziava a somigliare ad un alterco, e divennero distinguibili. Kili sospirò.

Quando si erano trasferiti alla Montagna, Liatris si era accorta quasi subito che i suoi impegni pubblici con la ricostruzione non le avrebbero consentito di occuparsi della gestione domestica della  loro piccola famiglia. E quando Kili si ritrovò con un’unica camicia pulita che avesse anche tutti i bottoni al posto giusto, la Nana prese in mano la situazione e si trovò una governante.
Halla era una vedova di mezz’età, giunta dalle Montagne Grigie, lontana parente di Nàr. Trovò  i servitori e gli artigiani necessari e li terrorizzò in misura adeguata per ottenere che tutto filasse liscio, dalle pulizie, al guardaroba, ai rifornimenti. Tentò di tiranneggiare anche i due giovani Nani il cui benessere era affidato alle sue cure, e mentre Kili si era venuto a trovare francamente in difficoltà, Liatris aveva avuto con lei un breve ma intenso confronto in cui erano stati  chiariti i rispettivi ruoli. Di conseguenza, Halla aveva preso a difendere l’intimità dei suoi protetti con la ferocia di una leonessa, entrando ben presto in rotta di collisione con gli altri Nani che , in qualche modo, avessero a che fare con loro.
La situazione era diventata particolarmente grave con Dwalin.

Il principe Nano si alzò senza far rumore, per non svegliare Liatris, e cercò velocemente qualcosa da indossare prima che la situazione nel soggiorno degenerasse. Alle voci si erano sostituiti rumori che somigliavano in modo allarmante a dei… ringhi.
Kili conosceva bene, per esserne stato spesso il bersaglio, l’intensità dei ringhi del suo Maestro d’Armi ora Comandante della Guardia; ma che la dignitosa Halla emettesse suoni simili a quelli di una tigre a difesa dei suoi cuccioli lo lasciava un po’ spiazzato. Meglio uscire prima che Dwalin si trovi quattro graffi paralleli su ciascuna guancia.
Recuperata infine una camicia ed un paio di semplici pantaloni, uscì nell’arena.

Dwalin ed Halla si stavano affrontando naso a naso. Il fatto che lei fosse una testa buona più bassa di lui non sembrava scalfire la sua posizione: in effetti, la postura ricordava molto Thorin al suo peggio.
“Non ti permetterò di disturbarli, signor Comandante della Guardia! E’ l’alba, e…” il sarcasmo grondava dalla parola signor.  Come ad esprimere l’opinione di Halla sul fatto che, indubbiamente,  Dwalin era tutt’altro che un signor.
“Non devo rendere conto ad una governante di quello che faccio! E’ urgente, e…” la parola governante era a sua volta carica di qualcosa che andava dall’ironia al disprezzo. Il modo migliore per mandare fuori dai gangheri la Nana, così fiera della sua posizione.
“Aspetta, brutto…”

“Signori, basta così.” Intervenne Kili.
“Ecco! L’hai svegliato!”
“E’ quello che volevo!”
“Ho detto basta,” ribadì il principe.
“Ma lei…”
“Ma lui…”

Kili sospirò di nuovo.
“Se non la smettete sveglierete anche Liatris,” osservò. E questo pose fine alla discussione.
“Allora, cosa succede?”
Dwalin aveva l’aria un po’ preoccupata.
“E’ arrivato un gruppo di messaggeri, Kili. Da tua madre.”
Il principe spalancò gli occhi, allarmato.
“E’ successo qualcosa?” chiese, infilandosi gli stivali e cercando con lo sguardo la giacca, che Halla recuperò prontamente e gli porse.
“Dicono che Dìs sta procedendo, dovrebbe essere al massimo ad una settimana di viaggio, ma hanno messaggi urgenti.  Aspettano con Balin nello studio privato.”

Uscendo dal suo appartamento, Kili ordinò ad una delle guardie di chiamare Thorin.
“Ah, sì: cercami anche Nori, d’accordo?”
Dwalin sollevò un sopracciglio con aria interrogativa.
“Ho la sensazione che ci servirà.”

Quando Kili entrò nello studio, i tre Nani posarono immediatamente un ginocchio a terra.
“Mio Signore…” iniziò quello che doveva essere il capo del drappello. Tutti e tre portavano i segni di una dura cavalcata.
“Ah, Dannir! Lieto di vederti,” lo interruppe Kili. “Alzati. Non c’è bisogno di cerimonie a quest’ora del mattino. Come sta mia madre?”
Dannir si alzò un po’ a fatica. Era evidentemente provato, ma si guardava anche intorno con aria meravigliata.
“Quando l’abbiamo lasciata, appena superato il grande Fiume, bene, mio Signore. Non dovrebbe tardare ancora molto, aveva intenzione di fermarsi solo qualche giorno, ma la colonna è comunque numerosa, ed i carri con i rifornimenti più lenti di noi.” Così dicendo, gli porse una lettera ripiegata e sigillata; era evidentemente un po’ perplesso davanti a questo nuovo Kili così  serio e regale, ed inevitabilmente ricordò quella volta in cui l’aveva rincorso con un bastone dopo averlo sorpreso a servirsi di ciliegie nel suo frutteto.  
Kili  ruppe il rigillo con dita nervose. Dìs aveva appena passato l’Anduin quando gli aveva inviato la sua risposta per mezzo di Groac; cos’era successo subito dopo per indurla a mandare messaggeri così di gran fretta? Per un attimo si maledì per non aver proseguito nello scambio epistolare, via corvo, ma gli era sembrato scortese approfittare di Groac senza averne una  reale  necessità.
In quel momento la porta dello studio si aprì per lasciar entrare Thorin, seguito subito dopo  da Nori. I tre Nani si inchinarono in segno di rispetto, ma Thorin agitò la mano invitandoli a lasciar perdere, e guardò Kili con  aria interrogativa.
“Da tua madre?” il giovane Nano annuì con espressione seria e si rivolse di nuovo a Dannir.
“Perché mia madre si è fermata dopo il Fiume?” chiese, mentre svolgeva la lettera dal suo involucro protettivo.
“Aveva intenzione di aspettare il ritorno delle pattuglie di esploratori che aveva mandato indietro lungo l’Antica Via.”
Kili alzò le sopracciglia
“Perché esploratori?”
“Dopo aver quasi superato le Montagne Nebbiose, ci siamo imbattuti in una colonna di Orchi diretti a Gundabad, evidentemente reduci dalla battaglia. Li abbiamo dispersi senza difficoltà, ma nella confusione si è smarrita una giovane Nana a cui Lady Dìs tiene molto. E’ venuta da Gabilgathol per stare con lei  la scorsa estate, il suo nome è Gwennis.”
Kili scambiò uno sguardo sorpreso con  i presenti.
“Mai sentita,” rispose Thorin. Balin e Dwalin confermarono con un cenno del capo, mentre Nori rimase impassibile.
Gabilgathol,  pensò Kili. Salta fuori un po’ troppo spesso, ultimamente. Chissà se…

‘Carissimo,’  scriveva Dìs, ‘poco dopo la partenza del tuo amico, ho ricevuto la visita di uno strano personaggio che sostiene di conoscervi. Il suo nome è Beorn.’
“Beorn!” esclamò Kili alzando gli occhi verso i tre messaggeri. “Beorn il Mutaforma?”
I tre si guardarono perplessi.
“Beh, non so se muta, ma anche così è abbastanza impressionante,” rispose Dannir.
“Sì, lo è,” ridacchiò Kili.
“Non avete visto l’altra forma,” bofonchiò Dwalin, lasciando i tre esterrefatti. Cosa mai doveva essere per impressionare  Dwalin?
L’assenso convinto degli altri presenti non aiutò affatto.

‘Mi ha portato notizie interessanti, sopratturro perché potrebbero riguardare tuo fratello, anche se non oso affidarmi ad una vera speranza.’
Kili trasalì visibilmente, mettendo in allarme tutti i presenti.
“Kili! Cosa succ…”
Il principe di Erebor alzò la mano zittendo le domande, e proseguì leggendo ad alta voce.
La Gente del Fiume, che a quanto pare riconosce Beorn quale Signore, ha raccolto un Nano più morto che vivo sulle rive dell’Anduin. Doveva essere caduto in acqua almeno tre miglia a sud del Guado, perché in caso contrario non avrebbe superato le rapide. Beorn è andato a parlargli.  Si chiama Elkar, è un Comandante dell’esercito dei Colli Ferrosi, ed ha combattuto davanti ad Erebor.”
“E come diavolo ha fatto ad arrivare al Fiume?” sbottò Dwalin. Kili lo incenerì con un’occhiataccia e proseguì nella lettura.
Gli Orchi ed i Goblin hanno preso…”  la voce di Kili si incrinò. Gli sembrava che le lettere ballassero davanti ai suoi occhi, ed all’improvviso si sentì la gola asciutta. Non si rese conto di aver trattenuto il respiro finchè Thorin non gli mise una mano sul braccio, chiedendo con un filo di voce:
“Kili… hanno preso …cosa?”
Il giovane Nano alzò sullo zio uno sguardo incredulo.
“… prigionieri, zio. Hanno preso prigionieri.”
Le esclamazioni soffocate dei presenti caddero nel silenzio che si era stabilito. Kili fermò il coro di domande alzando ancora una volta la mano.
Non è chiaro a che scopo l’abbiano fatto, ma Elkar è certo che non si tratti di un caso. Ha avuto modo di sentire che, quando le cose si stavano mettendo male per gli Orchi, sia circolato l’ordine di prendere vivi nemici che portassero armi ed accessori particolarmente belli, il che fa pensare che cercassero prigionieri di alto  rango.  Per certo avevano con loro tre Elfi ed un altro Nano, oltre ad Elkar.”  

“Un altro Nano!”  alitò Kili. Le possibilità sembravano enormi, a quel punto. Si rese conto che stava tremando, e guardò i Nani più anziani solo per accorgersi che anche loro erano come pietrificati. Nessuno osava respirare.
Dannir era  con me quando ho incontrato Beorn, e ti  darà tutti i particolari sulla storia di Elkar; che, attenzione, è riuscito a fuggire quando si trovavano ancora sulla sponda est dell’Anduin. I miei esploratori hanno ordine seguire gli Orchi anche fino a Gundabad se lo ritengono opportuno,   di cercare tracce di qualunque Nano, ed anche di eventuali prigionieri, e se c’è qualcosa da scoprire lo faranno.  Se avranno notizie te le comunicherò, sempre che ti venga in mente di mandarmi il tuo amico pennuto. Chiudo perché Dannir ed i suoi sono pronti a partire e non voglio perdere nemmeno un altro minuto. Ti spiegherà perché, nonostante sia la cosa che più vorrei al mondo, non posso tornare a rivoltare tutte le Montagne Nebbiose fino all’ultimo sassolino. Spero che stiate tutti bene, che il  mio nipotino cresca e che   mio figlio si comporti da Durin, altrimenti faremo i conti quando arrivo. Tanto devo già fare due chiacchiere con tuo zio, ho tempo anche per te.”
“Oh Mahal,” sussurrò Thorin, suscitando sorrisetti malcelati dai figli di Fundin. “Non vedo l’ora.”
“Forse me la cavo, stavolta,” bofonchiò Kili, “ma mi assicurerò che Groac sia molto chiaro quando le parlerà…”
Ripiegò la lettera e si rivolse a Dannir.
“Avanti, amico, raccontaci la storia di questo Elkar”.

“Ecco qui, non c’è  altro. Elkar è ancora presso la Gente del Fiume che lo ha salvato, e resterà lì finchè non sarà del tutto guarito. Ha lasciato a Beorn alcune lettere da consegnare a Dàin ed ai suoi parenti nei Colli Ferrosi.”
Nori parlò per la prima volta, a mezza voce.
“Interessante, questo Nano. Cosa faceva nei Colli Ferrosi? Non è da tutti scappare da un’orda di Orchi con un trucco così ingegnoso.”
Dannir scosse il capo.
“Non saprei, di lui so solo che lo conoscono come Il Rosso, perché pare che abbia i capelli rosso fuoco.  Beorn lo considerava attendibile, ma si può chiedere a Dàin.  Pare che fosse davvero malconcio quando lo hanno ripescato.” Fece una pausa. “Ci ho pensato su parecchio mentre venivamo qui. Non credo che gli Orchi che abbiamo incontrato avessero prigionieri. Si sono scompaginati subito, e se ci fossero stati Nani ed Elfi li avremmo visti, e comunque un prigioniero Nano si sarebbe fatto riconoscere. Non ci siamo nascosti. Ah, prima che tu lo chieda, non c’erano né carri né trasporti particolari dove avrebbero potuto essere fuori vista, magari legati e non in condizioni di attirare la nostra attenzione.”
“Però Beorn ha detto che appena dopo il guado la colonna si è divisa,” osservò Dwalin. Dannir annuì.
“Probabilmente i Goblin sono andati a sud, e gli Orchi a nord, verso Gundabad.”
“Goblin Town. E’ a Goblin Town.” Sussurrò piano Thorin.
Il ricordo dell’esperienza sotterranea fece correre un brivido su tutti i Nani  che l’avevano vissuta. Chi sarebbe sopravvissuto là sotto?

Kili era rimasto pensieroso durante il racconto di Dannir.
“Ma non si sa niente di questi prigionieri?”
“Elkar non ne sa quasi niente. I primi giorni era quasi sempre fuori conoscenza, e quando si è ripreso è rimasto nel carro, e ne usciva solo furtivamente, di notte. Con lui c’era un Elfo, che non parlava molto. Un guerriero, secondo lui, anche se correva voce che fosse un nipote di Thranduil.”
“E il Nano? Non l’ha mai visto?”
“Non da vicino. Sa solo che è giovane, e biondo.”
Tutti trattennero il respiro.
“Fili!” alitò il Nano più giovane.
“… o Gràin,” intervenne Balin. “Mi dispiace,” continuò dopo un’occhiataccia di Dwalin, “ma dobbiamo tener conto di questa possibilità. So quello che pensi, Kili,  so anche cosa pensano Gandalf ed Oìn, ma non basta. Non possiamo ignorare i fatti  nudi e crudi, e questi ci dicono che quel Nano potrebbe essere benissimo Gràin.”




ANGOLINO AUTRICE.
D’accordo, mi arrendo. Con tutta la buona volontà, sembra che non riesca ad aggiornare in tempi decenti. Quindi, per le poche lettrici che non abbiano ancora gettato la spugna, perdonatemi: farò del mio meglio.

ANGOLO DEL **GRAZIE**
Ho parecchi ringraziamenti arretrati.
Emouel, Laucace, Gil-estel94; e _Kiara_ a cui va un caloroso Tre volte benvenuta!
Sono andata a riguardarmi qualche pagina di recensioni ai primi capitoli, ed ho notato come i nomi siano cambiati! D’altra parte, è passato un periodo indecentemente lungo, quindi è normale cheabbiano cambiato lidi. Per fortuna ci deve essere qualche altro interessato, altrimenti non vedrei un numero incredibile di contatti! Vi amo tutti, anche se non vi fate sentire e mi lasciate nel dubbio che abbandoniate la pagina dopo le prime due righe…
Infine, un grazie particolarmente sentito a ventiquattronovembre; aspetto di leggerti.
Baci a tutti
Idril
  
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