Deux
Drink some wine and leave my
mind, forever.
Distesa accanto a lui,
osservava la sua schiena alzarsi ed abbassarsi al ritmo regolare del
suo respiro e l'ombra che le scapole leggermente sporgenti tracciavano
sulla sua pelle.
Dormiva profondamente, con la bocca socchiusa e la guancia destra
schiacciata sul cuscino.
Le pupille si muovevano dietro le sue palpebre chiuse, custodi dei
sogni che popolavano l'animo di lui nel sole di quella domenica mattina.
Allungò una
mano verso il suo polso, non molto più spesso di quello di
una donna, e lentamente seguì il sentiero del suo braccio,
fino alla spalla, soffermandosi poi sui suoi soffici capelli ricci e
scuri, che lei amava definire di velluto.
Non
avrebbe saputo definire i sentimenti che la legavano a quel ragazzo,
quel giovane uomo che aveva tanti anni in meno di lei che non le
sarebbero bastate le dita di due mani per contarli.
Più che come un'amante si era impossessata della sua
gioventù come una ladra, gli succhiava via quegli anni d'oro
con capricci inadatti ad una donna della sua età.
Dubitava davvero di essere l'adulta tra i due, quella che avrebbe
potuto ricoprire il ruolo di una madre, di una guida, agli occhi di
quel corpo smarrito, in balia del mondo e senza ancore.
Se
all'inizio ciò che provava verso di lui era un feroce
desiderio di possesso, il volere di rinchiuderlo nel suo ventre come se
non fosse altro che un abbozzo di uomo, ora tutto ciò si era
evoluto in qualcosa di più profondo dell'amore, della
passione, della fiducia.
Ciò che la spingeva verso quello che agli occhi di un'altra
donna sarebbe stato un bambino inesperto, era un bisogno trascendente e
unico, come d'acqua fresca, di dolcezza.
Non le
importava molto di non riuscire più a distinguere il
desiderio sincero di quel corpo dall'abitudine ormai irrinunciabile di
quelle mani, di quelle labbra, del solletico di quei capelli lunghi
sull'ombelico.
Si trattava di un sentimento imprescindibile, che venendo a mancare
avrebbe strappato la sua vita come carta velina, rendendola inutile
quanto terra arida e dura.
Eppure di
tanto in tanto avvertiva il richiamo del mondo battere forte nel petto
e la presenza di lui le sembrava ingombrante, le pareva di non poter
più scindere le loro anime e sentiva il bisogno di mentire,
come per aggrapparsi a qualcosa che le ricordasse ancora il fatto che
sarebbe esistita anche senza lui.
Vedeva tanti uomini, alcuni li desiderava.
Costruiva castelli di carte su una possibile avventura sessuale con
alcuni di essi, come l'avrebbero toccata, l'aspetto dei loro
appartamenti, la loro presenza nel suo sonno e il loro odore sui
vestiti. Cos'avrebbero detto finché facevano l'amore e il
modo in cui le loro mani avrebbero tracciato percorsi nell'aria mentre
parlavano.
Non
avrebbe mai saputo rendere le sue fantasie reali, esse erano l'unico
spazio non impregnato dalla presenza di lui, ma sapeva che se avesse
davvero osato avvicinare quegli uomini ogni loro fascino sarebbe
svanito sotto lo sguardo della sua coscienza, il peso delle azioni.
Aveva paura e la paura ammutoliva il desiderio.
Era come se nella sua intera vita non ci fosse stata altra esperienza
all'infuori di lui, come se non avesse mai incontrato altri occhi o
giaciuto in altri letti. Non avrebbe saputo nemmeno ansimare
diversamente da come faceva con lui.
Dormiva sulla schiena,
nudo, appena coperto dal lenzuolo. Ignaro di cosa ci fosse a legare le
persone e di come nulla fosse mai sincero e semplice.
La vita si prendeva gioco dei sentimenti e li trasfigurava, lei lo
sapeva, gli umani non avevano il diritto di credere nell'amore, nella
purezza, tutto veniva sacrificato nella speranza di ottenere altro e
non restava più niente.
Viveva
imprigionata nella trasparenza e nella forza dei sentimenti di lui, in
quella spontaneità disarmante che non sapeva spiegarsi.
Aveva occhi di bambino, eppure con una pazienza sorprendente per la sua
età assecondava ogni suo sciocco capriccio; comprarle del
cioccolato mentre fuori pioveva a dirotto, girare la città
la sera tardi per trovare il dvd che lei aveva così voglia
di vedere, stringerla forte tutta la notte ogni volta in cui lo stress
minava i suoi nervi e asciugarle le lacrime salate con le punte delle
dita.
Non si
sarebbe davvero detto che l'adulta fosse lei, con lui avvertiva un
senso di sicurezza e comprensione che non aveva incontrato mai, nemmeno
durante l'infanzia.
Ritornava bambina, per la prima volta sentiva di non dover dimostrare
nulla, di potersi abbandonare senza riserve.
Ma lo
stesso sentimento di protezione che lui le infondeva la faceva sentire
in trappola, senza vie d'uscita.
Aveva una voglia di ribellione e di fuga persino più forte
di quella dei tormentati anni del liceo e si ritrovava a pensare che
tutte le premure non fossero altro che un modo per controllarla, per
impedirle di vivere autonomamente, perché non fuggisse,
tutto questo le pesava sull'animo come un macigno.
Incatenata dalla dolcezza.
Le prime volte vigeva in lei la convinzione che sarebbe diventata il
suo punto di riferimento, la sua guida, il suo senso materno palpitava
alla vista di quel corpo giovane e magro, ma ora si rendeva conto che
era lui a considerarla un essere fragile e volubile che necessitava di
essere salvaguardato dal mondo.
Il
destino si era per l'ennesima volta preso gioco di lei, la ancorava a
quell'uomo senza cui non poteva vivere e da cui avrebbe voluto
staccarsi con tutte le sue forze.
Lo sapeva che quella notte, un paio di mesi prima, in cui aveva voluto
possederla così all'improvviso, era stato solo per
incatenarla per una vita intera.
Ricordava perfettamente quei baci appassionati, quei baci che avevano
un sapore diverso da quello dell'amore, un sapore diverso da quello
della gioventù. Avevano il gusto del possesso.
Le mani che le serravano i polsi con decisione e il suo ansimare
violento non potevano essere fraintesi.
Da allora il suo corpo non le aveva comunicato altro che nausea ed
estraneità, non aveva più seguito il suo naturale
flusso. Attendeva con ansia, ma sapeva che oramai un altro essere
frutto dei loro corpi cresceva in lei, la testimonianza vivente della
fine della sua libertà. Aveva paura.
In quel
momento, sentendosi osservato con tanta insistenza, egli socchiuse
piano gli occhi e vedendola accanto a lui, illuminata dal sole
mattutino e bellissima, le prese la mano e un sorriso dolce nacque
sulle sue labbra.
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Buongiorno, amore >> disse lei e sorrise di rimando,
lasciando che la paura, per un momento, scivolasse dimenticata in fondo
all'anima.
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