EPILOGO
Come
ogni notte da un paio di mesi a quella parte, alle tre in punto mi
svegliai. O meglio, qualcuno mi svegliò.
Senza
nemmeno aprire gli occhi, accennai un sorriso nel sonno e con una mano
scossi Andrea che dormiva al mio fianco. Lui mugolò
qualcosa, poi lo sentii poggiare le labbra sulla mia fronte.
"
A chi tocca questa volta?" domandò sottovoce, mentre io
lentamente ritornavo nel mondo reale
"
A te" dissi divertita, ma lui stava già indossando il
pantalone del pigiama, per poi avviarsi verso la cameretta dei bambini
"
Ok, ma mi devi una colazione a letto" e così
dicendo, tutto assonnato, mi puntò un dito contro prima di
sparire dalla mia vista
"
Sbrigati! Prima che si svegli anche Vale" sussurai ridendo, e pensando
che mio marito fosse proprio un papà modello.
Sì,
mio marito. Eravamo sposati ormai da sette anni; Valentina, la nostra
primogenita, ne aveva da poco compiuti sei, e il piccolo Luca aveva
appena tre mesi.
Quella
era diventata la nostra routine quotidiana, o meglio, notturna.
L'orologio biologico di Luca faceva sì che il piccolo si
svegliasse sempre alle tre del mattino, e io e Andrea facevamo i turni
nell'alzarci e preparargli il latte. Quella notte toccava a lui, dato
che la precedente ero stata io a cullare nostro figlio fino a quando
non si era addormentato di nuovo.
Stava
crescendo il piccoletto, ogni giorno mi sembrava più vispo,
e letteralmente più grande, e tutti coloro che ci
conoscevano ci dicevano che ben presto avrebbe smesso di svegliarsi nel
pieno della notte per la consueta poppata. Sinceramente, io e Andrea ci
eravamo abituati a quel ritmo ormai, ed eravamo addirittura arrivati al
punto di svegliarci spontaneamente a quell'ora per niente felice, nel
caso in cui Luca tardasse di dieci minuti.
Era
in qualche modo rassicurante sentirlo, per me significava che andasse
tutto bene.
Luca
era nato un po' prematuro, e nelle sue prime settimane di vita, avevamo
temuto tutti per la sua salute. Lo avevano tenuto nell'incubatrice
prima di permetterci di portalo a casa, e durante quei giorni che per
me e Andrea erano stati infiniti, era stato difficile continuare a
condurre la nostra solita vita. Eravamo nervosi e preoccupati, al punto
tale da decidere di affidare Valentina ai nonni per un po', pur di non
farle respirare quell'aria che si era creata in casa.
Lui
si era gettato a capofitto nel lavoro, e io mi ero praticamente
trasferita in ospedale...era stato difficile, difficilissimo,
continuare a essere quelli di sempre, e avevamo persino litigato, per
poi renderci conto subito dopo che l'unica ragione che ci spingeva ad
essere sempre nervosi e intrattabili, era il bene che ci legava a
nostro figlio. Da quel momento in poi avevamo capito che dovevamo
essere forti, per la nostra famiglia, per ciò che stavamo
costruendo insieme passo dopo passo come avevamo sempre sognato, e alla
fine, i medici ci avevano detto che Luca aveva recuperato il suo peso
forma e poteva tornare a casa con noi.
Andrea
era corso a casa dei suoi per dare la bella notizia e prendere Vale, e
poi, tutti e quattro, eravamo tornati a casa come una normalissima,
incasinata e felice famiglia.
"
Si è riaddormentato?" domandai, notando la figura di mio
marito avanzare nella nostra stanza da letto
"
Sì, tutto a posto" mi rassicurò lui, infilandosi
di nuovo sotto le coperte
"
Vale? Si era svegliata anche lei?" domadai a quel punto, accoccolandomi
a lui
"
No...per fortuna quella bambina ha un sonno più profondo di
un ghiro" rise, sbadigliando subito dopo
"
E menomale" aggiunse un attimo dopo, al che io sorrisi guardandolo in
modo inequivocabile
"
Dai, sarebbe stato un problema altrimenti" disse, stringendomi di
più a sè
"
Si...poverina! Luca l'avrebbe svegliata ogni notte" concordai, pur
sapendo bene che non era a nostro figlio che Andrea si stesse riferendo
"
Anche quello. Ma soprattutto, non avrei potuto fare certe cose con la
sua mamma" sussurrò, le labbra tra i miei capelli
"
Sei un egoista" e così dicendo, gli tirai un leggero pugno
sul petto
"
Dovreseti pensare prima al bene dei tuoi figli" continuai, rilassandomi
sempre di più contro il suo corpo
"
Ma voi donne non vi accontentate mai.." mormorò in un
lamento, posando subito dopo le labbra sulla mia fronte
"
Volete che ci alziamo di notte per cullare i nostri figli, ma poi vi
lamentate se la sera dopo siamo stanchi e vi trascuriamo" aggiunse,
apparentemente serio
"
Non si è mai verificata una situazione simile" ammisi,
carezzandogli il torace con le dita
"
Questo perchè io sono un papà e un marito
speciale. E perchè fare l'amore con te è
diventato per me più naturale e spontaneo del respirare"
Ma
quanto potevo amarlo io?
In
momenti come quello me lo chiedevo, e non sapevo darmi risposta. Andrea
era il mio tutto, i miei sentimenti per lui non erano quantificabili,
numerabili, contabili..non lo erano mai stati dopotutto.
"
Ma tu lo sai che non tutte le coppie continuano ad avere quel tipo di
privacy dopo la nascita dei figli?"
"
Lo so benissimo, e sono felice che noi siamo un'eccezione" rispose
prontamente, poi sbadigliò di nuovo, al che io lo seguii
Capitava
spesso che chiacchierassimo in piena notte, dopo la poppata di Luca,
così, abbracciati stretti e morti di sonno, come se fosse
stata la cosa più naturale del mondo.
"
Grazie per tutto quello che fai amore mio. Per i bambini, e per me"
sussurrai, un attimo prima che lui mi baciasse sulle labbra
"
Ma sai di latte!" mi lamentai a quel punto, per poi scoppiare a ridere
il momento successivo
"
Dovevo assicurarmi che fosse buono" si giustificò lui,
provando a baciarmi di nuovo.
Glielo
permisi ovviamente, ma quando le nostre labbra si separarono, tornai
alla carica.
"
Dimmi la verità..ne dai almeno un po' a Luca, o lo bevi
tutto tu? Mi devo preoccupare?" scherzai divertita.
Non
so per quale strano motivo, ma mio marito andava pazzo per i latte dei
bambini, e per gli omogenizzati anche. Lo avevo scoperto quando
Valentina era piccina piccina, ed era lei ad aver bisogno delle
attenzioni che ora dedicavamo a Luca. Un sabato pomeriggio avevo
accompagnato Laura, mia cognata, a scegliere un vestito per la sua
allora imminente festa di laurea; era una delle prime volte che
lasciavo Vale con Andrea...all'inizio era stato un papà
inbranatissimo, ma voleva talmente tanto bene alla piccolina, che si
era impegnato con tutto se stesso, e dovevo ammettere che aveva
imparato piuttosto in fretta a relazionarsi con nostra
figlia. Poi lei lo adorava, diceva a tutti che il suo papà
fosse il suo principe. Anche io lo avevo fatto con il mio, da piccola.
Comunque,
quando io e Laura eravamo tornate a casa con il vestito per la
cerimonia (non vi dico lo shock della sorella minore di Andrea quando
aveva scoperto la nostra storia e quando si era resa conto che era
stato proprio grazie a lei, indirettamente, che ci eravamo
ritrovati...era stata felicissima!) avevamo trovato il barattolo del
latte in polvere vuoto per metà, e a meno che Valentina non
si fosse trasformata in un lupo e avesse preso ben il triplo della sua
dose quotidiana, voleva dire che qualcun'altro l'avesse bevuto.
Presi
in giro Andrea per giorni per quella storia, ma le cose peggiorarono
quando cominciai a riempire la dispensa di omogenizzati...una sera
costrinse anche me a mangiarne uno, ce lo dividemmo, e nonostante
tutto, fui costretta ad ammettere che non fosse proprio male.
Io invece continuo ad avere una fissa per i biscotti
'Plasmon', e di tanto in tanto ne rubo qualcuno dallo scatolo di mia
figlia, con l'unica differenza che Vale se ne accorge quasi sempre e mi
prende bellamente in giro insieme al papà.
"
Amore? Dormi?" fu la sua voce a riportarmi alla
realtà
"
No..stavo pensando" dissi, riprendendo a disegnare cerchi concentrici
sul suo petto
"
A cosa?" si incuriosì lui
"
Alla nostra famiglia" sorrisi. Ciò che eravamo era
esattamente ciò che avevo sempre sognato.
Lui
mi baciò un'altra volta, dolcemente. " Pronta per domani?"
domandò subito dopo
"
Prevedo una giornata molto impegnativa, ma sì.
Sono felice di presentare Luca ad Alice, Edo, Erika, Marco,
Lisa, Vittorio, Nico e Matilde. E poi Vale non vede l'ora di giocare
con Giovanni e Aurora"
"
Mia madre si è offerta di tenere lei tutti i bambini nel
pomeriggio, così noi possiamo trascorrere una giornata tutti
insieme come ai vecchi tempi"
"
E' un'ottima idea!" sorrisi.
"
Stessa cosa vale per sabato...quando usciremo con Matteo, Giulia,
Eleonora e Romeo" aggiunse subito dopo lui
"
Tua madre è un angelo...non potevo beccare una suocera
migliore" ed ero sincera.
"
Io invece sto ancora aspettando le lasegne di tua madre"
scherzò Andrea
"
A Pasqua le preparerà sicuramente" lo rassicurai, iniziando
a far fatica a tenere gli occhi ancora aperti
"
Domani la chiamo e le dico di farne una teglia solo per me" "Esagerato"
risi, e lui mi seguì a ruota.
Sì,
effettivamente erano cambiate un po' di cose durante quegli
anni..diciamo logistiche. Andrea mi aveva chiesto di sposarlo il Natale
successivo al matrimonio di Erika e Marco, nel frattempo io avevo
cominciato a cercare lavoro a Torino, e l'estate successiva, appena
tornati dal viaggio di nozze in Norvegia, mi ero trasferita anche io in
città. Inizialmente, avevamo vissuto insieme nel monolocale
che lui aveva affittato qualche anno prima, poi, mettendo qualcosa da
parte giorno dopo giorno, ci eravamo decisi a chiedere un
prestito per acquistare una casa tutta nostra. Non era e non
è tutt'oggi un palazzo signorile, è
semplicemente un bilocale poco distante dal centro città,
giusto giusto per noi quattro, sempre sottosopra e traboccante di
giocattoli, tricicli , biberon, culle, passeggini...e aria di casa.
Ma
è il nostro nido, e non lo scambieremmo nemmeno per
la Venaria Reale.
All'interno
di quella mura è praticamente successo di tutto: ci hanno
visto entrare da sposini innamorati, per poi sederci al tavolo e
decidere dove mettere quel divano, quel televisore, e quale quadro
fosse più adatto al nostro salotto; ci hanno visto
battibeccare per scegliere il colore delle pareti della cucina e
montare le mensole del mobile nel bagno come si trattasse di un'impresa
impossibile; ci hanno visto imparare lentamente a vivere sotto lo
stesso tetto, prima a sopportare e poi addirittura ad apprazzare i
difetti dell'altro, e trovare un compromesso che andasse bene a
entrambi, perchè in fondo un matrimonio vero è
fatto di questo: di compromessi. Ma quelle mura ci hanno visto anche
creare una nuova vita, anzi, due nuove vite, a distanza di qualche
anno. E ci hanno visto discutere per sciocchezze, risponderci male, e
poi fare pace con un sorriso; ci hanno sentito ridere,
piangere, sussurrare, urlare, cantare e stare in silenzio a seconda
delle occasioni, ma più di ogni altra cosa, ci hanno visto
crescere insieme, diventare una meravigliosa famiglia.
Stavo
bene a Torino, ma non perchè si trattasse di quella
città nello specifico, ma semplicemente perchè
lì c'era Andrea, e per me qualunque posto al mondo dove ci
fosse lui, poteva essere casa.
A
volte sentivo la mancanza di Vitte, dell'aria di mare che aveva condito
le mie giornate da studentessa universitaria, ma a mancarmi di
più erano ovviamente le persone con le quali avevo legato
durante quegli anni, e che molto presto avrei rivisto.
Erika
aveva dato alla luce uno bimbo e una bimba, Giovanni e Aurora, e lei,
Marco e i bambini continuavano a vivere a Vitte.
Alice
e Edoardo si erano sposati qualche mese prima, e ora la mia amica era
in dolce attesa. Tuttavia, avevano lasciato Vitte per trasferirsi nel
paese di lei.
Lisa
e Vittorio avrebbero tanto voluto avere dei figli, ma per il momento la
cicogna non era arrivata a casa loro...comunque ero certa che presto
sarebbe accaduto.
Persino
Nico aveva messo la testa a posto con Matilde, anche se aveva impiegato
un annetto buono. Non avevano però alcuna intenzione di
sposarsi, nè di avere figli, almeno in quel
frangente....volevano ancora godersi la vita da fidanzatini felici.
L'indomani
sarebbero venuti tutti a casa nostra per una rimpatriata di gruppo. Non
vedevo l'ora di rivederli tutti, e pure Andrea era entusiasta della
cosa.
Dal
canto mio, strano ma vero, un pomeriggio che avevo deciso di
accompagnare Valentina al parco, avevo conosciuto la mamma di un'altra
bambina, due anni più piccola di mia figlia. Avevamo
chiacchierato del più o del meno durante quelle ore, mentre
le piccole giocavano insieme, e soltanto quando avevo raccontato tutto
ad Andrea, avevo realizzato di aver trascorso un intero pomeriggio in
compagnia della sua ex...e avevo addirittura apprezzato la sua
compagnia!
A
quel punto lui mi aveva raccontato che aveva saputo da Matteo e Giulia,
che nel frattempo erano diventati anche amici miei, che Eleonora avesse
sposato un tizio di nome Romeo e avessero avuto una bambina anche loro.
Mi ricapitò di incontrarla qualche giorno dopo, sempre al
parco, ma quella volta ero in compagnia di Andrea, e in quell'occasione
anche lei collegò i pezzi.
Si
salutarono quasi amichevolmente, dandomi la conferma che non si
vedessero, nè sentissero da anni; poi arrivò suo
marito e ce lo presentò. In quel momento capii che non ci
sarebbe stato nulla di male se ogni tanto ci fossimo incontrate al
parco e avremmo chiacchierato un po', dopotutto anche le bambine si
erano legate e non me la sentivo affatto di impedire a Valentina di
giocare con un'amica solo perchè si trattava della figlia
della ex di mio marito. Non aveva il minimo senso, dato che ogni cosa
era stata chiarita tra loro molti anni prima.
Qualche
settimana dopo Eleonora e Romeo ci invitarono a prendere un
caffè da loro, e quel pomeriggio io e la ex fidanzata di mio
marito, ridemmo a crepapelle ricordando quella telefonata che aveva
fatto perdere le staffe a tutte due, e aveva messo Andrea in mare di
guai.
E' così strana la vita....mai avrei pensato di ricordare un
momento del genere ridendo con quella che era allora la mia rivale in
amore.
Il
tutto per la goia e il sollievo di Matteo e Giulia, anche loro genitori
della piccola Sofia, che durante quegli anni si erano equamente divisi
tra le due coppie....qualche mese dopo avevamo cominciato ad uscire
regolarmente insieme, tutti e sei, affidando i bambini a una coppia di
nonni tra quelli di Andrea, quelli di Matteo, quelli di Giulia e quelli
di Ele.
I
miei genitori (e anche quelli di Romeo) non vivevano a Torino, motivo
per il quale io e Andrea avevamo promesso di raggiungerli per
festeggiare la Pasqua insieme.
Visto
che praticamente trascorrevamo tutte le domeniche in compagnia dei miei
suoceri, ci pareva giusto passare le feste in compagnia dei miei.
Fortunatamente
avevo instaurato un bel rapporto con i genitori di Andrea: quando lui
mi aveva portata a casa sua per la prima volta, sua madre mi aveva
chiaramente fatto capire di non essere contenta del fatto che il
figlio, a un passo dalle nozze, avesse lasciato Eleonora per me. Ma
come mi aveva confidato poco più tardi, gli era bastato
guardarci apparecchiare la tavola insieme, prenderci in giro per i
nostri rispettivi difetti, e persino scontrarci su qualcosa, per capire
che eravamo fatti l'uno per l'altro.
Era
stata lei stessa a notare che ciò che c'era tra noi, non
c'era mai stato tra Andrea ad Eleonora. Diceva che le ricordavamo tanto
lei e suo marito, che quando litigavano, sapevano sempre che non fosse
nulla di così disastroso e definitivo. Non c'era nemmeno
bisogno di chiarire, il più delle volte, perchè
dieci minuti dopo erano di nuovo lì a chiacchierare
tranquillamente, come se nulla fosse successo.
Noi
due effettivamente ci comportavamo allo stesso modo,e forse era quello
uno dei tanti motivi per i quali il nostro matrimonio non si era mai
incrinato seriamente, e speravo con tutta me stessa che mai lo avrebbe
fatto.
Non
per essere presuntuosa, ma ne ero quasi certa: io e Andrea avevano
trovato il nostro equilibrio, e avevamo imparato a ballarci sopra,
senza più alcun timore di cadere.
Ci
dicevamo tutto, anche le cose che sapevamo avrebbero potuto in qualche
modo infastidirci, ma la cosa più importante di tutte, era
che finivamo sempre e comunque per capirci, per comprenderci, e
rifugiarci l'uno tra le braccia delll'altra.
"
Non hai ascoltato una parola di quello che ho detto, vero?"
Ops.
Come sempre aveva ragione.
"
Mi perdoni se ti dico che stavo pensando a quanto sono felice con te, i
bambini, i loro nonni, l'arrivo degli amici lontani,e i progetti con
quelli vicini?"
"
Ti sembra il momento di pensarci?" mi prese in giro lui, il suo respiro
sul mio viso
"
Che ore sono?" domandai a quel punto
"
Quasi le quattro del mattino, e faremmo meglio a liberarci
dall'abitudine di parlare così tanto a notte fonda, se non
vogliamo che i nostri figli pensino di avere degli zombie per genitori,
e gli adulti interpretino male il nostro non aver dormito per tutta la
notte"
"
Ma è così rassicurante condividere questi
momenti, solo io e te" ammisi, lottando contro un altro sbadiglio
"
Lo so, anche a me piace tanto" disse lui, ribaltando le nostre
posizioni, e sdraiandosi sopra di me
"
Che fai? Non dovevamo dormire?" domandai a quel punto, le sue labbra
già mi stavano torturando il collo
"
Un'ora in più o un'ora in meno non farà la
differenza...ormai" argomentò, senza smettere di baciarmi, e
intrufolando contemporaneamente le mani sotto la maglietta del mio
pigiama, scangiando il reggiseno che prontamente si perse nel groviglio
di lenzuola
"
Sei incorregibile, lo sai?" lo provocai a quel punto, lasciandolo
tuttavia fare del mio corpo qualunque cosa volesse
Di
tutta risposta lui rise, aiutandomi a liberarlo del proprio pigiama.
"
Cos'è che stavi dicendo..quando non ti stavo ascoltando?" mi
incuriosii, pur facendo fatica a pensare a qualcosa di diverso dalle
sue mani e dalle sue labbra che lasciavano baci ardenti su di me
"
Parlavo della pagella di Vale" disse, tra un bacio e l'altro
"
E' stata bravissima, dovremmo farle un regalo" proposi
"
La bambola che ha visto in tv e le piace tanto?" e volarono via pure i
pantaloni
"
Sì, Sbrodolina...lunedì andiamo a compargliela.
E' la sua prima pagella scolastica, ed è stata un
successone, se la merita" decretai.
Lui
non rispose, troppo impegnato a baciarmi dappetutto, e anche io,
l'attimo successivo accantonai completamente l'argomento, distratta dal
nostro modo di fare l'amore.
"
Sbrodolina? Ma che razza di nome è?" lo sentii obiettare
poco dopo, dal nulla.
Lo amavo, amavo ogni piccola cosa di lui.
Non
mi diede il tempo di articolare una risposta, perchè le sue
labbra tornarono a congiungersi con le mie; baci lenti, intensi,
roventi, passionali, traboccanti di tutto l'amore e la
complicità che ci legava.
E
per un po', dimenticammo bambini, genitori, parenti, amici...eravamo
noi due e basta, io e Andrea, ancora una volta chiusi nella nostra
magica bolla.
Ricascarci,
il giorno del matrimonio di Erika e Marco, permettere a quegli occhi
verdi di leggere tra le righe del mio cuore, a conti fatti, era stata
la miglior scelta che avessi potuto fare.
BUONALVEEEEEEEE!!!!
Ora
è finita davvero. Ieri sera ho letto le vostre recensioni
nelle quali mi avete fatto capire di voler sapere qualcosa in
più sul futuro di Carlotta e Andrea...e non potevo
assolutamente sopportare di avervi in qualche modo deluso sul finale,
perciò ho impiegato tutta la mattinata per scrivere questo
epilogo, che spero con tutto il cuore abbia colmato i vostri dubbi e
soddisfatto le vostre curiosità ;)
Non
era assolutamente in programma, anzi..pensavo di scrivere il primo vero
capitolo della nuova storia stamattina, ma ho preferito
accontentarvi..prendetela come un grazie per tutto il supporto che mi
date e le belle parole che mi scrivete sempre. Queste storie
non sono solo mie, ma anche vostre, perciò ecco
l'ultimissimo capitolo, tutto per voi <3
Forse
Carlotta e Andrea meritavano qualche pagina in più, ma con
gli esami che mi hanno costretta ad abbandonare tutto per un po', e la
nuova storia in testa, alla fine ho deciso di chiuderla qui. Spero
tanto che abbiate apprezzato questo epilogo, grazie ancora di tutto, e
a prestoooooooooooo <3<3<3<3
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