Fantasma
Se
ci sei tu, non
ho bisogno del paradiso.
©
S. Meyer – Twilight saga
.:Fantasma:.
.:Let
me rest in peace
:.
A Hime, perché
gliel'avevo promesso.
A Elisa, perché, se ho scritto su Naruto, un po' lo devo a
lei.
A Susi, perché non c'è una ragione, ma voglio
dedicarla anche a lei.
Alla giudicessa e alle altre partecipanti,
perché di contest così corretti non ce ne sono
tanti.
“Chi
sei?”.
Sbarrai
gli occhi, guardandomi intorno, indecisa. Chi
aveva parlato?
Ero
scappata nella foresta, correndo per ore
ed ore,
alla ricerca di un posto dove nascondermi. Non volevo
tornare a
casa.
Volevo sparire.
Deglutii,
in imbarazzo, cercando di trovare la forza di parlare. Forza che,
ovviamente,
sembrava essere svanita. “Ehm… Mi chiamo
Sakura”, esordii, torturandomi le
mani. Una leggera brezza mi sferzava il volto, e poggiai delicatamente
il busto
contro un albero. Ero in panico. “Sakura Haruno”,
precisai, fissando lo sguardo
sul piccolo fiumiciattolo che scorreva innanzi a me. Era un bel posto. Tranquillo.
Se
fossi stata una bambina, mi sarei di certo arrampicata sugli alberi. O
mi sarei
buttata dal ponticello, usando le travi di legno come trampolino,
desiderosa di
farmi un bagno nell’acqua limpida.
Era
decisamente un posto tranquillo.
Una
voce – infantile, ma di certo appartenente ad un uomo
– scoppiò in una
piacevole risata. Sembrava divertito, e sorrisi a mia volta, indecisa
sul cosa
fare.
“Non
credevo di incontrare nessuno, qui. Quindi, immagino sia meglio andare
via”. Era
ovviamente una bugia. Non mi importava nulla di incontrare qualcuno,
né credevo
che tornare a casa – a casa, da loro
– sarebbe stata la scelta migliore. Ma non mi andava di
passare del tempo
parlando con il nulla.
Feci
un passo indietro, sollevando i lembi del mio vestito, nel disperato
tentativo
di non sporcarlo più di quanto già non fosse.
Dopotutto,
non
desideravo rovinarlo.
“Sakura-chan, posso farti
una domanda?”.
Sollevai
un sopracciglio, infastidita: non ci conoscevamo per nulla. Quel chan era esageratamente sfacciato.
Ma la
sua voce mi incuriosiva, e, per quanto assurdo, non volevo che
smettesse di
parlare. Mi faceva sentire meno sola, ecco.
Annuii
soprappensiero, ammonendo il nulla
di
non riprovare a chiamarmi così. Potevo essere violenta. Molto violenta.
“Perché
indossi un abito da sposa?”. Aspettò qualche
secondo – come per riordinare le
idee – prima di continuare. “Dopotutto, non credo
sia il genere di abito più
adeguato per passeggiare nel bosco. Potresti inciampare, Sakura-chan”.
Strinsi
i pugni, pregando mentalmente i Kami di donarmi la pazienza necessaria
a
sopportarlo. Non sapevo se
rispondergli.
Non
volevo essere oggetto di scherno. Né desideravo che qualcuno
venisse a
conoscenza di quanto era accaduto.
L’avrebbe
trovato assurdo.
O,
forse, mi avrebbe capita, o mi avrebbe apprezzata, o mi avrebbe derisa.
Avrebbe
anche potuto avere pena di me, una banalissima diciottenne.
Ma
non volevo che mi prendesse in giro.
Non
anche lui.
“Dovevo
sposarmi stamattina”, spiegai, irritata.
“E
non l’hai fatto?”.
“No”.
“Ah. C’è
un motivo, Sakura-chan?”,
domandò.
Lasciai
andare i lembi del vestito, voltandomi. “Ovvio,
baka”, mormorai, passandomi una
mano tra i capelli e strappando con rabbia le forcine.
Quella
pettinatura così elaborata mi faceva male. Tanto.
Sentii
le lacrime – quelle che avevo trattenuto per tutta la
mattina, quelle che mi
bruciavano il volto, quelle che desideravano scorrere lungo le mie gote
–
premere per uscire, e mi morsi il labbro inferiore. Piangere sarebbe
stato
inutile. Non ci avrei guadagnato nulla. “Mi ha lasciata.
Sull’altare. Non che
fosse innamorato di un’altra, sia chiaro”. Sorrisi,
amara, lasciandomi
scivolare per terra, e sfiorando con le dita le travi di legno.
“Semplicemente,
non era innamorato di me”. La mia voce aveva assunto una
sfumatura colpevole, e mi passai
una mano sugli
occhi, certa della presenza delle stille salate – quelle
dannatissime stille
salate! – sul mio volto. Il loro era un dono sgradito,
fatto di occhi rossi e volto infantile.
Sobbalzai.
Il
trucco si stava sbavando.
Diavolo.
“Tu
lo amavi molto, non è così?”. Capii che
era una domanda retorica, e restai in
silenzio, lugubremente accompagnata
dai miei singhiozzi sempre più forti.
Perché
dovevo essere così dannatamente emotiva? Solo
perché Sasuke-kun – quel
Sasuke-kun che amavo alla follia sin da quando ero bambina, quel
Sasuke-kun che
aveva accettato di sposarmi solo per compiacere i miei genitori, quel
Sasuke-kun che mi aveva lasciata senza una ragione – non mi
voleva?
Sì, cazzo!, sì!
I
miei sogni si erano infranti quando non l’avevo visto
arrivare. Quando quel
dannato bigliettino con su scritte poche, impersonali parole era giunto
tra le mie
mani. I miei sogni si erano irrimediabilmente distrutti.
E
nessuno li
avrebbe aggiustati.
“Sakura-chan, credo che
dirti mi dispiace
non risolverebbe nulla, vero?”.
Scoppiai
a ridere.
Inutilmente.
Incredibilmente. Improvvisamente.
Era
una risata stupida – mi deridevo da sola. Era una risata
folle, che fuoriusciva
da delle labbra dipinte di rosso, e che si dipanava, come una matassa,
in un
luogo magico. Era una risata
inopportuna, che non riuscivo a sedare in alcun modo.
Le
unghie, lunghe e perfettamente curate,
iniziarono a premere nella carne dei miei palmi, graffiando i guanti
bianchi.
Gemetti, quando il sangue li macchiò: li avevo rovinati. Non
avrei più potuto
indossarli.
Mai
più.
“Ehi?”.
Alzai
gli occhi, concedendomi un singhiozzo esasperato, e mi ritrovai di
fronte qualcuno.
Oh.
Il nulla era una persona, dunque.
Un
bel ragazzo, tra parentesi. “Come ti chiami?”. La
domanda m’era sfuggita
istintivamente, e tentai di rilassare i muscoli, per non sembrare finta. La rigidità delle mie
braccia era
quella di una bambola, e le mie gambe, lasciate scomposte sul legno,
avevano l’immobilità
della morte.
Sospirai.
Ero distrutta.
“Il
mio nome è Naruto, Sakura-chan”.
Naruto.
“È un
bel nome”, balbettai, passando una mano sull’erba,
nel tentativo – disperato
– di ripulirla dal sangue.
“Piacere di conoscerti, Naruto”, sussurrai infine,
abbozzando un sorriso. Se
davo corda ad un ragazzo appena conosciuto, che poteva benissimo essere
un
maniaco, dovevo essere pazza.
Totalmente
matta.
Essere
sola e disperata non era un’attenuante per quella
stupidaggine.
“Sai,
Sakura-chan?”.
“Dimmi”,
borbottai, indecisa.
Mi
stavo lasciando andare.
E
non era un bene.
Aggrottò
un sopracciglio, sedendosi distrattamente su di una trave e
giocherellando con
una foglia caduta da chissà dove. “Io non ti sono
simpatico, vero?”.
Sospirai.
“Naruto, se questo è un modo per farmi ridere,
credo tu abbia sbagliato. I
finti ingenui non mi piacciono. E non
voglio essere felice”. Mi morsi il labbro
inferiore, sollevando gli occhi
verso il cielo – perché?
Perché avevo
scelto quel posto?
Non
riuscivo a
sopportare la gente.
E
la bellezza di
quel luogo era esasperante.
“Sakura,
credo che comportarsi in questo modo sia controproducente. Non fa bene,
essere
depressi”.
Lui
non mi guardava.
Pur
essendo conscio del mio sguardo fisso sul suo volto, e della mia aria
offesa,
lui continuava ad osservare qualcosa, nel folto della foresta.
Continuava a
tenere gli occhi lontani dai miei.
In
quel momento, mi resi conto che lui
e
quel posto si somigliavano
– erano
complementari.
I
capelli biondo cenere del ragazzo ricordavano il colore delle foglie
autunnali,
consumate da un sole scomparso e
sparse da un vento impetuoso.
Persino
il colore degli occhi ricordava incredibilmente quello
dell’acqua cristallina
del fiume.
Era
reale, quel ragazzo?
“Scusami,
Naruto, posso domandarti una cosa?”, chiesi, sfilandomi piano
i guanti. Si
erano tinti di verde. E del mio sangue scarlatto.
Erano
da buttare.
“Sì,
ovvio, Sakura-chan”.
“Come…
Come ci sei finito, qui?”. Sfiorai leggermente con le dita le
labbra, notando
che erano sporche di sangue. Le
avevo
morse con troppa rabbia. “Intendo dire: perché mai
sei nascosto nel bosco?
Cercavi qualcuno?”.
“Forse cercavo te, Sakura-chan”.
Mi ci
volle un attimo – o erano dei minuti? – a
riordinare le idee, e capire quel che
aveva detto. Me? Forse
cercava me?
Era
assurdo.
Sospirai
per l’ennesima volta, notando che le lacrime si
erano fermate. “Non scherzare, baka. Noi non ci
conosciamo
neppure”, ribattei, confusa. Voleva umiliarmi?
“Siamo solo due estranei che
hanno avuto la sventura di incontrarsi sullo stesso ponticello, nella
stessa
foresta”, grugnii. Non volevo fare amicizia.
Mi
avevano già
bruciata.
“Scusami.
Non volevo offenderti, e non volevo sembrare inopportuno”,
ridacchiò, incapace
di sostenere un discorso serio. Mi scoccò una nuova
occhiata, per poi indicare,
severo, il mio abito. “Si è sporcato”,
mormorò. “Il tuo bellissimo vestito è
sporco, Sakura-chan. Cosa te ne
farai, ora?”.
Aveva
gli occhi persi nel vuoto.
Non
mi guardava.
Non
osservava me.
Era
rivolto nella mia direzione, i suoi occhi erano fissi su
di me, ma non mi guardava.
Osservava
il nulla.
Gemetti
– ero tornata sola?
“Non
ne ho idea. Lo getterò, forse”. Abbassai gli occhi
verso le mie mani giunte sul
grembo, e sorrisi, notando il loro pallore. Stavo
dunque morendo? “Dopotutto, Naruto, Sasuke-kun
aveva tutte le ragioni del
mondo, per non amarmi. Sono goffa. E imbranata. Sono goffissima,
imbranatissima
e bruttissima. Persino quest’abito da sposa non riesce a
farmi splendere”.
Lui
mi afferrò una ciocca di capelli – cazzo!
– e la portò accanto al volto, osservando i miei
stranissimi boccoli lampone
con aria critica.
Occhi
verdi, capelli rosa e pelle pallida. Ero un mostro.
“Sei
bellissima, Sakura-chan. Assomigli
ad
un fiore di ciliegio”.
Rossore.
Le
mie gote erano – davvero
– arrossite?
“Non
scherzare”.
“Non
sto scherzando, Sakura-chan.
È tutto
vero”.
Perché?
Perché
Sasuke-kun non mi aveva mai detto nulla del genere?
Perché
mi aveva lasciata sull’altare?
Perché
non mi aveva amata?
Perché
ero viva?
“Voglio
sparire”, sibilai, attirando le ginocchia al petto e
affondando le dita nella
gonna dell’abito. Sporca.
“Voglio
sparire, Naruto. Lo voglio”.
Non
sapevo perché glielo stavo dicendo.
Ero
matta?
“Sparire,
Sakura-chan?”, mi chiese,
sedendosi
poco più in là. “Vuoi
sparire?”.
“Sì”.
“Per…
Per quest’uomo che ti ha lasciato
sull’altare?”.
Feci
cenno d’assenso col capo, puntando gli occhi verso la valle:
perché, tutt’a un
tratto, quel luogo incantato mi sembrava perfetto per
un’esecuzione?
La
mia esecuzione.
Perché
tutto quel verde mi opprimeva?
Perché
persino quel ponticello mi sembrava fastidioso?
Perché
non trovavo pace?
Perché?
“Sakura,
sei proprio decisa a morire?”, mi domandò,
passandosi una mano tra i capelli
color del grano e poggiando distrattamente una mano sul legno di un
albero,
indeciso. Non era convinto.
“Sei
proprio sicura?”, continuò, socchiudendo gli occhi
e massaggiandosi le tempie.
“Sì”.
Sospirò,
voltandosi verso di me e fissandomi con le sue iridi lapislazzuli.
“Allora
dovrei dirti una cosa, temo”.
“Cosa?”,
chiesi laconica, ascoltando il suono sgraziato della mia voce.
E
non chiedendomi
il perché della mancanza del chan
dopo il mio nome.
“Sono
uno Shinigami, Sakura”.
Shinigami?
Mi
mossi piano, cercando una posizione migliore.
Dovevo
sistemarmi meglio.
Era
un’esigenza quasi assurda,
ma sentivo
il bisogno di sedermi il più comodamente possibile, e di
sistemarmi meglio i
capelli – li legai in una debole coda, carezzandoli
lentamente con le dita
pallide.
Poi
sospirai, alzando lo sguardo verso di lui – e il terrore mi
attanagliò le
viscere.
Era
serio.
“Uno…
Shinigami?”, domandai, sentendo la gola seccarsi
improvvisamente. “Non
scherzare”.
“Non
scherzo”. Alzò gli occhi verso un albero poco
distante. “Ero stato mandato qui
dai miei superiori. In cerca di qualcuno”.
“Qualcuno?”.
“Sì”.
Annuì, soprappensiero. “Hai detto di voler sparire,
Sakura, e io cercavo un desiderio da esaudire”,
mormorò Naruto, facendo qualche
passo nella mia direzione e osservandomi affranto. “Questo
posto è magico.
Esprimere un desiderio qui equivale
a
realizzarlo”, aggiunse, abbozzando un sorriso.
Scherzava…?
Deglutii.
“Non dire cavolate. Lo sappiamo entrambi che non sei
serio”.
“Credimi”,
mormorò.
E
tutto mi sembrò reale.
Mi
morsi il labbro inferiore, abbassando nuovamente gli occhi verso la
gonna, e
verso le mie mani giunte. Dopotutto, restare viva non mi aiutava.
E
Sasuke-kun non avrebbe sentito la mia mancanza.
“D’accordo,
Naruto. Prendi pure la mia anima”, mormorai, fissandolo.
Avevo lo sguardo perso
nel vuoto – come anche lui, del resto. “Non mi
interessa. Forse, la morte mi
farà bene”.
I
rumori mi giungevano distorti.
Li
udivo.
Udivo
distintamente il cinguettare di un uccellino, e il debole scrosciare
del
ruscello. Ma, al contempo, tutto mi sembrava strano.
Irreale.
“Sei
proprio sicura, Sakura-chan, che la
morte sia la scelta più giusta?”.
Non
risposi, limitandomi ad alzare le spalle, e a mordermi il labbro
inferiore. Perché quella
domanda? Lui era uno
Shinigami. Un Dio della Morte. Doveva desiderare
le anime umane, non tentare di convincerle a sopravvivere.
Risi,
pensando che non ero mai stata così disfattista, e che avevo
sempre sorriso,
anche nei momenti più bui.
Anche
quando un anno prima Sasuke-kun aveva fatto perdere le sue tracce, ed
era
tornato solo dopo otto mesi, io ero rimasta allegra.
Era
la mia indole.
Eppure,
in quel momento, io non riuscivo a desiderare la vita.
Perché Sasuke-kun mi
aveva rifiutata. Definitivamente.
“Ne
sei proprio sicura?”.
“Sì”,
mormorai, alzando appena il capo verso di lui e sorridendo, gli occhi
umidi e
le mani mollemente distese lungo i fianchi. “Fa’
pure. Per me è ok”.
Sospirò.
“Come vuoi tu, Sakura-chan.
Ma sappi
che, per me, non risolverai nulla. E che lo faccio solo per ordine dei
miei
superiori”.
Annuii.
“Grazie, Naruto”.
Non
disse null’altro, facendo solo un balzo nella mia direzione.
Gli
occhi erano tizzoni ardenti, le unghie s’erano
improvvisamente allungate, e mi
osservava, come un predatore osserva la sua preda tremante.
Sembrava
una volpe.
Ma,
al contempo, aveva assunto uno strano, stranissimo fascino. Animale, quasi.
Quando mi si avvicinò, non capii più nulla, e
sospirai, fissando indecisa le sue iridi rubino.
Era
dunque quella,
la morte tanto attesa?
“Scusami,
Sakura”, mormorò, stringendomi contro di
sé. Tremava, sfiorandomi il volto con
i suoi morbidi capelli color del grano. “Non vorrei. Devo”.
Sorrisi,
incapace di formulare una frase di senso compiuto. Il volto di
Sasuke-kun
vorticava ancora nella mia mente, nella sua eterna espressione
imbronciata.
E
faceva ancora dannatamente male.
“Grazie”,
ripetei, stringendolo a mia volta.
Mi
sentivo stranamente leggera. Impalpabile,
quasi.
“Grazie.
Grazie, Naruto”.
Sospirando,
finii preda dell’oblio. E, mentre le mie forze scivolavano
via da me, mi resi
conto che, forse, la morte non era poi tanto male.
Il
mio animo s’andava fondendo con lo Shinigami accanto a me, e
centinaia di luci
– gialle? – si
sparsero
nell’ambiente, colorando tutto.
Un
perfetto
spettacolo d’addio.
Naruto
mi avrebbe accompagnata, forse.
E
Sasuke-kun avrebbe potuto – finalmente!
– vivere come desiderava, inseguendo i sogni e le aspirazioni
di cui era stato
privato a causa della mia vita.
Quei
sogni che non gli avevo mai regalato.
Ce
l’avevo fatta.
“Grazie”.
Lo
sentii mormorare qualcosa, irritato. “Non
ringraziarmi”.
“Invece
lo faccio, baka”.
Strinsi
con maggior forza le dita intorno alle braccia di Naruto, sistemando
meglio il
mio capo sul suo petto, finalmente felice.
Sasuke-kun…
*Whisper*
Wow. ò.ò
Questa Shot è... davvero
su Naruto? Davverodavvero?
...
Sembra di sì.
Onestamente, qui
ho scritto solo una volta, un anno fa - più o meno
-, con una mia amica. E poi basta.
In questo fandom bazzicavo di quando in quando, leggiucchiavo qualcosa,
ma nulla di particolare: non mi sono mai sentita capace.
ù.ù Ho deciso di buttar giù qualcosa
su Naruto solo per un contest. XP
Com'è palese, Sakura è OOC - non totalmente, ed
è giustificata dall'ambientazione, ma pur sempre OOC
è -, e ciò mi ha fatto penare. Anche
perché, beh, questa storia di è classificata
terza al contest "Alternative Universe Special 3° edizione",
lasciandomi seriamente basita: profetizzavo un mio ultimo posto, non
credevo di raggiungere il podio. XD
Non sono totalmente soddisfatta di quest'elaborato, ma mi ci sono
affezionata. ù.ù E sono felice di essere stata
premiata. ^O^
Spero commenterete,
anche negativamente, perché i commenti sono sempre
utilissimi. ù.ù
^O^ Spero siate vivi! E spero
vivamente che non vi siate sentiti male durante la lettura. XP
Grazie a tutti!
EDIT del 2/05/09: AW! AW! *O*
Questa storia ha vinto il premio come miglior elaborato del mese di Aprile sul Panda Fan Fic! *O*
Vi invito ad andare sul forum, perché molto interessante. E vado a sclerare ancora un po'! *O*
Roro
|