Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: roro    18/03/2009    12 recensioni
[…]“Il tuo bellissimo vestito è sporco, Sakura-chan. Cosa te ne farai, ora?”.[…]
A volte, si sceglie un posto ove passare il tempo senza pensarci granché.
Sakura aveva fatto così, quel giorno. E non c’era accenno di pentimento, nel suo sguardo…
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Fantasma      
Se ci sei tu, non ho bisogno del paradiso.
© S. Meyer – Twilight saga
 
.:Fantasma:.
.:Let me rest in peace
:.



Image and video hosting by TinyPic

Photobucket





A Hime, perché gliel'avevo promesso.
A Elisa, perché, se ho scritto su Naruto, un po' lo devo a lei.
A Susi, perché non c'è una ragione, ma voglio dedicarla anche a lei.
Alla
giudicessa e alle altre partecipanti, perché di contest così corretti non ce ne sono tanti.



 

“Chi sei?”.
Sbarrai gli occhi, guardandomi intorno, indecisa. Chi aveva parlato?
Ero scappata nella foresta, correndo per ore ed ore, alla ricerca di un posto dove nascondermi. Non volevo tornare a casa.
Volevo sparire.
Deglutii, in imbarazzo, cercando di trovare la forza di parlare. Forza che, ovviamente, sembrava essere svanita. “Ehm… Mi chiamo Sakura”, esordii, torturandomi le mani. Una leggera brezza mi sferzava il volto, e poggiai delicatamente il busto contro un albero. Ero in panico. “Sakura Haruno”, precisai, fissando lo sguardo sul piccolo fiumiciattolo che scorreva innanzi a me. Era un bel posto. Tranquillo.
Se fossi stata una bambina, mi sarei di certo arrampicata sugli alberi. O mi sarei buttata dal ponticello, usando le travi di legno come trampolino, desiderosa di farmi un bagno nell’acqua limpida.
Era decisamente un posto tranquillo.
Una voce – infantile, ma di certo appartenente ad un uomo – scoppiò in una piacevole risata. Sembrava divertito, e sorrisi a mia volta, indecisa sul cosa fare.
“Non credevo di incontrare nessuno, qui. Quindi, immagino sia meglio andare via”. Era ovviamente una bugia. Non mi importava nulla di incontrare qualcuno, né credevo che tornare a casa – a casa, da loro – sarebbe stata la scelta migliore. Ma non mi andava di passare del tempo parlando con il nulla.
Feci un passo indietro, sollevando i lembi del mio vestito, nel disperato tentativo di non sporcarlo più di quanto già non fosse.
 
Dopotutto, non desideravo rovinarlo.
 
Sakura-chan, posso farti una domanda?”.
Sollevai un sopracciglio, infastidita: non ci conoscevamo per nulla. Quel chan era esageratamente sfacciato.
Ma la sua voce mi incuriosiva, e, per quanto assurdo, non volevo che smettesse di parlare. Mi faceva sentire meno sola, ecco.
Annuii soprappensiero, ammonendo il nulla di non riprovare a chiamarmi così. Potevo essere violenta. Molto violenta.
“Perché indossi un abito da sposa?”. Aspettò qualche secondo – come per riordinare le idee – prima di continuare. “Dopotutto, non credo sia il genere di abito più adeguato per passeggiare nel bosco. Potresti inciampare, Sakura-chan”.
Strinsi i pugni, pregando mentalmente i Kami di donarmi la pazienza necessaria a sopportarlo. Non sapevo se rispondergli.
Non volevo essere oggetto di scherno. Né desideravo che qualcuno venisse a conoscenza di quanto era accaduto.
L’avrebbe trovato assurdo.
O, forse, mi avrebbe capita, o mi avrebbe apprezzata, o mi avrebbe derisa. Avrebbe anche potuto avere pena di me, una banalissima diciottenne.
Ma non volevo che mi prendesse in giro.
Non anche lui.
“Dovevo sposarmi stamattina”, spiegai, irritata.
“E non l’hai fatto?”.
“No”.
“Ah. C’è un motivo, Sakura-chan?”, domandò.
Lasciai andare i lembi del vestito, voltandomi. “Ovvio, baka”, mormorai, passandomi una mano tra i capelli e strappando con rabbia le forcine.
Quella pettinatura così elaborata mi faceva male. Tanto.
Sentii le lacrime – quelle che avevo trattenuto per tutta la mattina, quelle che mi bruciavano il volto, quelle che desideravano scorrere lungo le mie gote – premere per uscire, e mi morsi il labbro inferiore. Piangere sarebbe stato inutile. Non ci avrei guadagnato nulla. “Mi ha lasciata. Sull’altare. Non che fosse innamorato di un’altra, sia chiaro”. Sorrisi, amara, lasciandomi scivolare per terra, e sfiorando con le dita le travi di legno. “Semplicemente, non era innamorato di me”. La mia voce aveva assunto una sfumatura colpevole, e mi passai una mano sugli occhi, certa della presenza delle stille salate – quelle dannatissime stille salate! – sul mio volto. Il loro era un dono sgradito, fatto di occhi rossi e volto infantile.
Sobbalzai.
Il trucco si stava sbavando.
Diavolo.
“Tu lo amavi molto, non è così?”. Capii che era una domanda retorica, e restai in silenzio, lugubremente accompagnata dai miei singhiozzi sempre più forti.
Perché dovevo essere così dannatamente emotiva? Solo perché Sasuke-kun – quel Sasuke-kun che amavo alla follia sin da quando ero bambina, quel Sasuke-kun che aveva accettato di sposarmi solo per compiacere i miei genitori, quel Sasuke-kun che mi aveva lasciata senza una ragione – non mi voleva?
Sì, cazzo!, sì!
I miei sogni si erano infranti quando non l’avevo visto arrivare. Quando quel dannato bigliettino con su scritte poche, impersonali parole era giunto tra le mie mani. I miei sogni si erano irrimediabilmente distrutti.
 
E nessuno li avrebbe aggiustati.
 
Sakura-chan, credo che dirti mi dispiace non risolverebbe nulla, vero?”.
Scoppiai a ridere.
Inutilmente. Incredibilmente. Improvvisamente.
Era una risata stupida – mi deridevo da sola. Era una risata folle, che fuoriusciva da delle labbra dipinte di rosso, e che si dipanava, come una matassa, in un luogo magico. Era una risata inopportuna, che non riuscivo a sedare in alcun modo.
Le unghie, lunghe e perfettamente curate, iniziarono a premere nella carne dei miei palmi, graffiando i guanti bianchi. Gemetti, quando il sangue li macchiò: li avevo rovinati. Non avrei più potuto indossarli.
 
Mai più.
 
“Ehi?”.
Alzai gli occhi, concedendomi un singhiozzo esasperato, e mi ritrovai di fronte qualcuno.
Oh. Il nulla era una persona, dunque. Un bel ragazzo, tra parentesi. “Come ti chiami?”. La domanda m’era sfuggita istintivamente, e tentai di rilassare i muscoli, per non sembrare finta. La rigidità delle mie braccia era quella di una bambola, e le mie gambe, lasciate scomposte sul legno, avevano l’immobilità della morte.
Sospirai. Ero distrutta.
“Il mio nome è Naruto, Sakura-chan”.
Naruto.
“È un bel nome”, balbettai, passando una mano sull’erba, nel tentativo – disperato – di ripulirla dal sangue. “Piacere di conoscerti, Naruto”, sussurrai infine, abbozzando un sorriso. Se davo corda ad un ragazzo appena conosciuto, che poteva benissimo essere un maniaco, dovevo essere pazza.
Totalmente matta.
Essere sola e disperata non era un’attenuante per quella stupidaggine.
“Sai, Sakura-chan?”.
“Dimmi”, borbottai, indecisa.
Mi stavo lasciando andare.
 
E non era un bene.
 
Aggrottò un sopracciglio, sedendosi distrattamente su di una trave e giocherellando con una foglia caduta da chissà dove. “Io non ti sono simpatico, vero?”.
Sospirai. “Naruto, se questo è un modo per farmi ridere, credo tu abbia sbagliato. I finti ingenui non mi piacciono. E non voglio essere felice”. Mi morsi il labbro inferiore, sollevando gli occhi verso il cielo – perché? Perché avevo scelto quel posto?
 
Non riuscivo a sopportare la gente.
E la bellezza di quel luogo era esasperante.
 
“Sakura, credo che comportarsi in questo modo sia controproducente. Non fa bene, essere depressi”.
Lui non mi guardava.
Pur essendo conscio del mio sguardo fisso sul suo volto, e della mia aria offesa, lui continuava ad osservare qualcosa, nel folto della foresta. Continuava a tenere gli occhi lontani dai miei.
In quel momento, mi resi conto che lui e quel posto si somigliavano – erano complementari.
I capelli biondo cenere del ragazzo ricordavano il colore delle foglie autunnali, consumate da un sole scomparso e sparse da un vento impetuoso. Persino il colore degli occhi ricordava incredibilmente quello dell’acqua cristallina del fiume.
 
Era reale, quel ragazzo?
 
“Scusami, Naruto, posso domandarti una cosa?”, chiesi, sfilandomi piano i guanti. Si erano tinti di verde. E del mio sangue scarlatto.
Erano da buttare.
“Sì, ovvio, Sakura-chan”.
“Come… Come ci sei finito, qui?”. Sfiorai leggermente con le dita le labbra, notando che erano sporche di sangue. Le avevo morse con troppa rabbia. “Intendo dire: perché mai sei nascosto nel bosco? Cercavi qualcuno?”.
“Forse cercavo te, Sakura-chan”.
Mi ci volle un attimo – o erano dei minuti? – a riordinare le idee, e capire quel che aveva detto. Me? Forse cercava me?
Era assurdo.
Sospirai per l’ennesima volta, notando che le lacrime si erano fermate. “Non scherzare, baka. Noi non ci conosciamo neppure”, ribattei, confusa. Voleva umiliarmi? “Siamo solo due estranei che hanno avuto la sventura di incontrarsi sullo stesso ponticello, nella stessa foresta”, grugnii. Non volevo fare amicizia.
 
Mi avevano già bruciata.
 
“Scusami. Non volevo offenderti, e non volevo sembrare inopportuno”, ridacchiò, incapace di sostenere un discorso serio. Mi scoccò una nuova occhiata, per poi indicare, severo, il mio abito. “Si è sporcato”, mormorò. “Il tuo bellissimo vestito è sporco, Sakura-chan. Cosa te ne farai, ora?”.
Aveva gli occhi persi nel vuoto.
Non mi guardava.
Non osservava me.
Era rivolto nella mia direzione, i suoi occhi erano fissi su di me, ma non mi guardava.
Osservava il nulla.
Gemetti – ero tornata sola?
“Non ne ho idea. Lo getterò, forse”. Abbassai gli occhi verso le mie mani giunte sul grembo, e sorrisi, notando il loro pallore. Stavo dunque morendo? “Dopotutto, Naruto, Sasuke-kun aveva tutte le ragioni del mondo, per non amarmi. Sono goffa. E imbranata. Sono goffissima, imbranatissima e bruttissima. Persino quest’abito da sposa non riesce a farmi splendere”.
Lui mi afferrò una ciocca di capelli – cazzo! – e la portò accanto al volto, osservando i miei stranissimi boccoli lampone con aria critica.
Occhi verdi, capelli rosa e pelle pallida. Ero un mostro.
“Sei bellissima, Sakura-chan. Assomigli ad un fiore di ciliegio”.
Rossore.
Le mie gote erano – davvero – arrossite?
“Non scherzare”.
“Non sto scherzando, Sakura-chan. È tutto vero”.
 
Perché?
 
Perché Sasuke-kun non mi aveva mai detto nulla del genere?
Perché mi aveva lasciata sull’altare?
Perché non mi aveva amata?
 
Perché ero viva?
 
“Voglio sparire”, sibilai, attirando le ginocchia al petto e affondando le dita nella gonna dell’abito. Sporca. “Voglio sparire, Naruto. Lo voglio”.
Non sapevo perché glielo stavo dicendo.
 
Ero matta?
 
“Sparire, Sakura-chan?”, mi chiese, sedendosi poco più in là. “Vuoi sparire?”.
“Sì”.
“Per… Per quest’uomo che ti ha lasciato sull’altare?”.
Feci cenno d’assenso col capo, puntando gli occhi verso la valle: perché, tutt’a un tratto, quel luogo incantato mi sembrava perfetto per un’esecuzione?
 
La mia esecuzione.
 
Perché tutto quel verde mi opprimeva?
Perché persino quel ponticello mi sembrava fastidioso?
Perché non trovavo pace?
 
Perché?
 
“Sakura, sei proprio decisa a morire?”, mi domandò, passandosi una mano tra i capelli color del grano e poggiando distrattamente una mano sul legno di un albero, indeciso. Non era convinto. “Sei proprio sicura?”, continuò, socchiudendo gli occhi e massaggiandosi le tempie.
“Sì”.
Sospirò, voltandosi verso di me e fissandomi con le sue iridi lapislazzuli. “Allora dovrei dirti una cosa, temo”.
“Cosa?”, chiesi laconica, ascoltando il suono sgraziato della mia voce.
 
E non chiedendomi il perché della mancanza del chan dopo il mio nome.
 
“Sono uno Shinigami, Sakura”.
 
Shinigami?
 
Mi mossi piano, cercando una posizione migliore.
Dovevo sistemarmi meglio.
Era un’esigenza quasi assurda, ma sentivo il bisogno di sedermi il più comodamente possibile, e di sistemarmi meglio i capelli – li legai in una debole coda, carezzandoli lentamente con le dita pallide.
Poi sospirai, alzando lo sguardo verso di lui – e il terrore mi attanagliò le viscere.
 
Era serio.
 
“Uno… Shinigami?”, domandai, sentendo la gola seccarsi improvvisamente. “Non scherzare”.
“Non scherzo”. Alzò gli occhi verso un albero poco distante. “Ero stato mandato qui dai miei superiori. In cerca di qualcuno”.
“Qualcuno?”.
“Sì”. Annuì, soprappensiero. “Hai detto di voler sparire, Sakura, e io cercavo un desiderio da esaudire”, mormorò Naruto, facendo qualche passo nella mia direzione e osservandomi affranto. “Questo posto è magico. Esprimere un desiderio qui equivale a realizzarlo”, aggiunse, abbozzando un sorriso.
 
Scherzava…?
 
Deglutii. “Non dire cavolate. Lo sappiamo entrambi che non sei serio”.
“Credimi”, mormorò.
 
E tutto mi sembrò reale.
 
Mi morsi il labbro inferiore, abbassando nuovamente gli occhi verso la gonna, e verso le mie mani giunte. Dopotutto, restare viva non mi aiutava.
E Sasuke-kun non avrebbe sentito la mia mancanza.
“D’accordo, Naruto. Prendi pure la mia anima”, mormorai, fissandolo. Avevo lo sguardo perso nel vuoto – come anche lui, del resto. “Non mi interessa. Forse, la morte mi farà bene”.
I rumori mi giungevano distorti.
Li udivo.
Udivo distintamente il cinguettare di un uccellino, e il debole scrosciare del ruscello. Ma, al contempo, tutto mi sembrava strano. Irreale.
“Sei proprio sicura, Sakura-chan, che la morte sia la scelta più giusta?”.
Non risposi, limitandomi ad alzare le spalle, e a mordermi il labbro inferiore. Perché quella domanda? Lui era uno Shinigami. Un Dio della Morte. Doveva desiderare le anime umane, non tentare di convincerle a sopravvivere.
Risi, pensando che non ero mai stata così disfattista, e che avevo sempre sorriso, anche nei momenti più bui.
Anche quando un anno prima Sasuke-kun aveva fatto perdere le sue tracce, ed era tornato solo dopo otto mesi, io ero rimasta allegra.
 
Era la mia indole.
 
Eppure, in quel momento, io non riuscivo a desiderare la vita. Perché Sasuke-kun mi aveva rifiutata. Definitivamente.
“Ne sei proprio sicura?”.
“Sì”, mormorai, alzando appena il capo verso di lui e sorridendo, gli occhi umidi e le mani mollemente distese lungo i fianchi. “Fa’ pure. Per me è ok”.
Sospirò. “Come vuoi tu, Sakura-chan. Ma sappi che, per me, non risolverai nulla. E che lo faccio solo per ordine dei miei superiori”.
Annuii. “Grazie, Naruto”.
Non disse null’altro, facendo solo un balzo nella mia direzione.
Gli occhi erano tizzoni ardenti, le unghie s’erano improvvisamente allungate, e mi osservava, come un predatore osserva la sua preda tremante.
 
Sembrava una volpe.
 
Ma, al contempo, aveva assunto uno strano, stranissimo fascino. Animale, quasi.
Quando mi si avvicinò, non capii più nulla, e sospirai, fissando indecisa le sue iridi rubino.                  
 
Era dunque quella, la morte tanto attesa?
 
“Scusami, Sakura”, mormorò, stringendomi contro di sé. Tremava, sfiorandomi il volto con i suoi morbidi capelli color del grano. “Non vorrei. Devo”.
Sorrisi, incapace di formulare una frase di senso compiuto. Il volto di Sasuke-kun vorticava ancora nella mia mente, nella sua eterna espressione imbronciata.
 
E faceva ancora dannatamente male.
 
“Grazie”, ripetei, stringendolo a mia volta.
Mi sentivo stranamente leggera. Impalpabile, quasi.
“Grazie. Grazie, Naruto”.
Sospirando, finii preda dell’oblio. E, mentre le mie forze scivolavano via da me, mi resi conto che, forse, la morte non era poi tanto male.
Il mio animo s’andava fondendo con lo Shinigami accanto a me, e centinaia di luci – gialle? – si sparsero nell’ambiente, colorando tutto.
 
Un perfetto spettacolo d’addio.
 
Naruto mi avrebbe accompagnata, forse.
E Sasuke-kun avrebbe potuto – finalmente! – vivere come desiderava, inseguendo i sogni e le aspirazioni di cui era stato privato a causa della mia vita.
 
Quei sogni che non gli avevo mai regalato.
 
Ce l’avevo fatta.
“Grazie”.
Lo sentii mormorare qualcosa, irritato. “Non ringraziarmi”.
“Invece lo faccio, baka”.
Strinsi con maggior forza le dita intorno alle braccia di Naruto, sistemando meglio il mio capo sul suo petto, finalmente felice.
 
Sasuke-kun…






*Whisper*

Wow. ò.ò
Questa Shot è... davvero su Naruto? Davverodavvero?
...
Sembra di sì.
Onestamente, qui ho scritto solo una volta, un anno fa - più o meno -, con una mia amica. E poi basta.
In questo fandom bazzicavo di quando in quando, leggiucchiavo qualcosa, ma nulla di particolare: non mi sono mai sentita capace. ù.ù Ho deciso di buttar giù qualcosa su Naruto solo per un contest. XP
Com'è palese, Sakura è OOC - non totalmente, ed è giustificata dall'ambientazione, ma pur sempre OOC è -, e ciò mi ha fatto penare. Anche perché, beh, questa storia di è classificata terza al contest "Alternative Universe Special 3° edizione", lasciandomi seriamente basita: profetizzavo un mio ultimo posto, non credevo di raggiungere il podio. XD
Non sono totalmente soddisfatta di quest'elaborato, ma mi ci sono affezionata. ù.ù E sono felice di essere stata premiata. ^O^
Spero commenterete, anche negativamente, perché i commenti sono sempre utilissimi. ù.ù
^O^ Spero siate vivi! E spero vivamente che non vi siate sentiti male durante la lettura. XP
Grazie a tutti!
EDIT del 2/05/09: AW! AW! *O*
Questa storia ha vinto il premio come miglior elaborato del mese di Aprile sul Panda Fan Fic! *O*
Vi invito ad andare sul forum, perché molto interessante. E vado a sclerare ancora un po'! *O*
Roro
   
 
Leggi le 12 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: roro